CONCORSO
INTERNAZIONALE DOCUMENTARI
LAND
MINES - A LOVE STORY di
Dennis O'Rourke, Australia, 2005, 77’
Land Mines - A love Story
racconta la storia di Habiba e Shah che, a causa delle guerre combattute
in Afghanistan negli ultimi 25 anni, hanno attraversato un’immensa
sofferenza, ma sono sopravvissuti e mostrano come sia possible essere
coraggiosi e morali in un mondo di violenza autorizzata e menzogne
ufficiali. Shah, un ex Mujaheddin vittima delle mine anti-uomo, lavora
come operaio alla pavimentazione delle strade di Kabul in rovina. Un
giorno nota una bella ragazza tajika, Habiba, che ha una sola gamba, ed
inizia a corteggiarla. Nonostante il caos, la violenza e tutti gli
ostacoli posti da tradizione e religione, Shah e Habiba riusciranno a
sposarsi. Land Mines – A Love Story è un film contro la guerra,
ambientato in un paese che, dopo 25 anni di guerra è diventato sinonimo
di conflitto. E’ anche una storia romantica ed una celebrazione della
vita, della speranza, dell’amore.
Dennis O’Rourke
E’ nato a Brisbane in
Australia. Nei tardi anni ‘60 studia fotografia da autodidatta, sognando
di diventare fotogiornalista. A Sydney lavora come fotografo all’Australian
Broadcasting Corporation. Dal ’74 al ’79 vive in Papua Nuova Guinea,
dove è in corso il processo di decolonizzazione. Qui insegna
cinematografia documentaristica. Il suo primo film Yumi Yet –
Independence for Papua New Guinea (1976) riscuote un grande successo.
Tra i suoi altri film: Ileksen – Politics In Papua New Guinea (1978),
Yap... How Did You Know We'd Like TV? (1980), The Shark Callers Of
Kontu (1982), "…Couldn't Be Fairer" (1984), Half
Life – A Parable For The Nuclear Age (1985), "Cannibal
Tours" (1988), The Good Woman of Bangkok (1991),
Cunnamulla (2000).
IRAQ,
MY COUNTRY - AN EXILE'S RETURN TO SAMARA
di Hadi Mahood, Australia, 2005, 52’
Il regista
iracheno-australiano Hadi Mahood torna in Iraq per la prima volta dopo 13
anni per documentare la situazione del suo paese nell’anno successivo
alla caduta di Saddam Hussein. Il dodicenne Ahmed, che ha perso il lavoro
come operaio edile ed ora vende munizioni, lo conduce alla scoperta
dettagliata della città: dalle camere di tortura nell’ufficio dell’intelligence
alle prigioni delle forze della coalizione. Il regista tenta poi di
filmare l’esplosione di una macchina ma viene aggredito dalla polizia
irachena che gli distrugge la camera. Hadi si concentra anche sul caos
politico e sulla corruzione amministrativa e svela la realtà del nuovo
Iraq, un paese che lotta per la libertà, la democrazia ed il benessere
economico.
Hadi Mahood
Hadi Mahood è nato a Samawa,
nell’Iraq meridionale. Ha studiato regia all’Istituto d’Arte dell’Università
di Baghdad. Ha realizzato numerosi film in Iraq negli anni ’80, tra cui The
Bird Seller e Al-Muhamra. Tra il 1988 e il 1990 ha lavorato
come assistente alla regia presso il Dipartimento di Produzione
Cinematografica della Baghdad Television. Nel 1990 ha scritto e diretto The
Drowned, un documentario basato su informazioni confidenziali dai file
della polizia irachena. Nel 1991 è sfuggito alle persecuzioni in Iraq ed
ha lavorato per la radio dell’opposizione irachena in Arabia Saudita.
Nel 1997 in Australia ha diretto uno spettacolo teatrale dal titolo Night
Traveller e due documentari. Ha inoltre lavorato all’Arabic
Broadcasting service.
MASHGHÈ
BAM (Lesson From Bam) di Alireza Ghanie, Austria/Iran/Australia, 2005,
23’
Sono passati quaranta
giorni dal terremoto di Bam, nell’Iran sudorientale, che ha ucciso più
di 68 000 persone e ha distrutto la città di Bam, con la sua antica
cittadella di mattoni di fango. I bambini sono finalmente tornati a scuola
nell’antica cittadella, ma poiché la maggior parte degli edifici è
stata distrutta, devono fare lezione all’aria aperta. I bambini scrivono
delle composizioni sulla loro esperienza nel terremoto ed uno ad uno le
leggono ad alta voce. Ma una bambina di nome Fateme si rifiuta di leggere
il suo tema…
Alireza Ghanie
Nato a Tehran nel 1959, si è
trasferito in Austria all’età di 14 anni. Ha conseguito un diploma di
Master nel 1982 all’Università di Arte musicale e drammatica di
Salisburgo. Si è laureato in Scienze informatiche nel 1994. Ha lavorato a
lungo nel teatro e nell’opera, ha realizzato numerosi cortometraggi e
scritto varie sceneggiature. Il suo lungometraggio d’esordio è stato Windspiel
(Il gioco del vento) del 2002, che ha partecipato a diversi festival. Il
suo cortometraggio Hand in Hand (1994) ha ricevuto il premio
“Europa Tolerance” sponsorizzato dal Parlamento Europeo. Vive e lavora
come artista freelance a Salisburgo.
LES
ARTISTES DU THÉÀTRE BRÛLÉ (The Burnt Theatre) di
Rithy Panh, Francia/Cambogia, 2005, 85’
Come è possibile creare
oggi in Cambogia, dove la cultura è stata sradicata da due generazioni?
Tentando di rispondere a questa domanda Rithy Panh segue un gruppo di
cinque appassionati artisti in cerca di una forma di espressione e di un
teatro. Rotha è attore ed autore di teatro. Doeun è un attore che vive
lavorando in serial TV e karaoke bar, ma sogna ancora di interpretare
Cyrano! Hoeun, attore e artista, si accampa come Robinson Crusoe nell’ex
Teatro Nazionale in rovina. Phan, attrice disoccupata di 52 anni, era una
presentatrice televisiva ed è stata poi imprigionata dagli Khmers Rossi.
Bopha è una giornalista di 22 anni che cerca di comprendere la storia
recente del suo paese. L’ambientazione principale è l’ex teatro
nazionale, bruciato dieci anni fa. Vi sono cresciuti gli alberi. Questo
luogo simbolico viene filmato come il sesto personaggio del film.
Rithy Panh
Si è laureato all’IDHEC
(Istituto di Alti Studi Cinematografici di Parigi). E’ un filmmaker di
documentari, lungometraggi, fiction tv. I suoi lavori: Site 2
(1989), Souleymane Cissé (1990), Cambodge, entre guerre et paix
(1991), Rice People (1994), The Tan's family (1995), Bophana,
a Cambodian tragedy (1996), Un soir après la guerre (1997), Lumières
sur un massacre, 10 films against 110 000 000 land mines (1997), 50
ans et un monde (1998), La terre des âmes errantes (1999), S21,
La Machine Khmère Rouge (2001-2002), Les Gens d’Angkor
(2003), The Burnt Theatre (2005). Ha ricevuto numerosi premi in
molti festival internazionali. E’ anche coautore del libro La Machine
Khmère Rouge. Nel 2000 è ospite di Asiaticafilmediale con un omaggio
al suo cinema.
TRILOGY
POLITIK (A Political Trilogy) di
Garin Nugroho, Indonesia, 2005, 32’
Il film è una trilogia
su diverse importanti questioni della politica indonesiana. Ognuna delle
tre parti ha uno stile e una forma particolari. La prima parte focalizza,
con un’accurata prospettiva storica, il passato coloniale e la creazione
dell’Indonesia moderna. La seconda parte tratta la questione dell’autonomia
dei Papuani e la crudele standardizzazione che ha causato massacri e
sofferenze di varie etnie in vari territori. La terza parte osserva con un
approccio più saggistico e riflessivo l’identità culturale ed etnica,
un problema esplosivo in Indonesia.
Garin Nugroho
Vedi RINDU KAMI PADAMU – Of
Love and Eggs.
INVISIBILI
- ADIVASI DALIT E LA NARMADA di Tommaso D'Elia, Alessandro Pesce,
Italia, 2005, 52’
Navighiamo lungo il fiume
Narmada, le cui valli sono popolate dagli Adivasi, nativi di questi
territori da millenni. Scopriamo i loro villaggi, il loro lavoro, le loro
scuole, la loro lotta, ed anche il monsone, che sommerge e devasta. Il
fiume Narmada, 1800 km, uno dei sette fiumi sacri dell’India, bloccato
da cinque enormi dighe e tremila dighe minori sui suoi affluenti, forma
uno tra i più grandi bacini del pianeta. Questo progetto è stato
sovvenzionato fino al 1992 dalla Banca Mondiale, che si è poi tirata
indietro. Completata la costruzione di quasi tutte le dighe, centinaia di
migliaia di individui sono stati trasferiti altrove: vengono ora chiamati
“riabilitati”. Oltre 100.000 famiglie sono state private della loro
terra e della loro identità. Questo lavoro mira a far conoscere la
condizione degli Adivasi e far comprendere quanto, in nome del progresso,
si stia perdendo in termini di conoscenza del rapporto uomo-natura. Fanno
da guida in questo viaggio alla scoperta della realtà degli Adivasi:
Sanjay Mitra, ingegnere e fotografo da 25 anni nei territori Adivasi,
Medha Paktar, ‘la signora di Narmada’, leader dell’NBA (movimento di
resistenza non violento per la salvaguardia del fiume Narmada), Madhuri
Ben, leader ‘Jagrit Adivasi Dali Sangathan’, Munir Fasheh, fondatore
Arab Education Forum, Payal Parek, climatologa del MIT of Boston.
Tommaso D’Elia
Nato a Roma nel 1952, dal
1976 lavora come giornalista. Dal 1980 realizza reportage freelance in
Afghanistan, Indonesia, USA. Vive in Brasile dal 1985 dove è
caporedattore di un settimanale. Nel 1990 realizza il suo primo
documentario sul rientro di Rigoberta Menchu in Guatemala. Tra i suoi
altri lavori: 500 anni dopo: L’eredità di Colombo (1992), Il Quinto
Sole: sul sentiero dei Maya (1995), un reportage tv in Giordania.
Alessandro Pesce
Architetto, vive da dodici
anni in Messico. Ha prodotto con Tommaso D’Elia quattro documentari: Polveri
di Giordania (2003), Artigianato nel Trentino (2004), Rototom
Sunsplash - NordEst Italia (2004) (co-regia), e Invisibili
(co-autore).
XINJIANG
'NODO DELL'ASIA' di
Gaia Ceriana, Italia, 2005, 26’
Accompagnando con la
telecamera un gruppo di Professori del Dipartimento di Studi Orientali
dell’Università La Sapienza nelle loro ricerche per una mostra sulla
regione, l'autrice immagina due diversi viaggi in due epoche storiche. Un
viaggio nel presente seguendo un camion di carbone sulla strada che
costeggia il deserto del Taklamakhan attraverso le città-oasi, i bazar
uiguri e le città cinesi in pieno sviluppo. Il viaggio del pellegrino
cinese Xuanzang detto Tripitaka, nel sesto secolo, verso l'India alla
ricerca dei sacri testi buddisti, è raccontato attraverso i resti
archeologici delle città-regno in cui fiorivano il buddismo, la
tolleranza ed il commercio sulla via della seta.
Gaia Ceriana
Gaia Ceriana è nata a
Siena nel 1949. Si è laureata in Filosofia presso l'Università La
Sapienza di Roma. Nel periodo 1985/93 è presidente dell'Associazione
Italia India. Nel 1995 crea Indoroman per la raccolta e la distribuzione
delle stoffe ancora prodotte a telaio manuale tra il Mediterraneo e
l'India. Ha realizzato i seguenti documentari: Ladakh Centro dei Passi
(1978), sul Buddismo tibetano e la città di Leh; Le Crisalidi
(1981), sulle donne nell'Islam; Videodiario di viaggio con lettera
(1983), un viaggio attraverso Usa, Caraibi e Brasile; Ora che non siamo
più bambini (1991-96), 8 artisti contemporanei lavorano, ognuno per
un giorno, con i bambini di una scuola di Roma; Gaia in India (2004).
FRAMMENTI
ELETTRICI N. 4-5. ASIA-AFRICA di
Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi, Italia, 2005, 62’
E’ nostra intenzione,
come sempre, che i temi delle immagini del passato riflettano il nuovo.
Immigrazioni, problemi etnici, razzismo, colonialismo, neocolonialismo.
Frammenti Elettrici consiste in materiali d’archivio sul disagio
sociale, su differenze tra ‘speci umane’. Incontro con l’Altro.
Ripercorriamo continenti e popolazioni che avevamo esaminato nei primi
anni del ‘900 attraverso film di privati che viaggiano in Asia e in
Africa nei primi anni ’70. Pakistan, Afghanistan, Kashmir, Birmania,
Indonesia, Costa d’Avorio, Senegal. Un lavoro per smontare le propagande
folkloristiche dello ‘sviluppo del turismo’ in alcuni paesi, prima che
subiscano devastazioni, guerre, massacri. Paesi colpiti dal cataclisma
dell’invasione turistica. Un confronto a distanza sullo stato del Mondo.
Yervant Gianikian
& Angela Ricci Lucchi
Di origine armena, Yervant Gianikian ha studiato architettura a
Venezia.
Angela Ricci Lucchi è nata a Lugo di Romagna e ha studiato pittura a
Vienna con Oskar Kokoschka.
Vivono e lavorano insieme a Milano. Hanno realizzato un gran numero di
film ed installazioni, e pubblicato diversi articoli. Retrospettive dei
loro lavori si sono tenute in Europa, Stati Uniti, Canada.
ENTR’ACTE
CAMBODGIEN di
Walter Romeo, Italia, 2005, 15’
Dal 1975 al 1979 la
Cambogia governata dai Khmer Rossi diviene un enorme campo di lavoro,
vengono aboliti la proprietà privata e il denaro, l’istruzione e la
religione. Alla fine si contano due milioni di vittime (un terzo della
popolazione) e un tessuto sociale lacerato che ancora oggi è in via di
ricomposizione. Il collante sociale prima del genocidio è lo stesso di
oggi, il buddismo theravada sincretizzato con ataviche pratiche
animistiche (il culto degli antenati, dei geni domestici, degli spiriti
della natura). Come un fiume carsico, la religiosità popolare è riemersa
indenne, con caratteristiche specifiche che la distinguono da quella di
altri paesi del sud-est asiatico. Dalle campagne ai lungofiume della
capitale, i piccoli gesti e i grandi fasti di cinque diverse cerimonie
riassumono la realtà e la spiritualità di questo paese.
Walter Romeo
Si è laureato in DAMS all’Università
della Calabria, con una tesi in Teoria e tecnica del linguaggio
cinematografico. Lavora a Roma come operatore, montatore e regista
free-lance per produzioni ed emittenti televisive italiane ed europee. Ha
diretto documentari (No solo adelante, 2004, sul teatro di strada
in Guatemala e Salvador a pochi anni dalla fine della guerra civile; Okun
Charan Ciai, 2005, sul lavoro di cooperazione dell’ONG CIAI in
Cambogia; Ecole des arts, 2005) ed un cortometraggio, Il taglio(2005).
Nel 002 è stato l’unico italiano a partecipare al progetto The
volunteers’ odyssey, dirigendo sette brevi documentari sull’attività
di volontariato nel Sud del mondo. Ha pubblicato articoli e reportage su
diversi magazine.
DURANT
LA PLUIE di
Stefano Di Leo, Italia, 2005, 52’
Durant la pluie, titolo
che allude alla pervasiva presenza dei monsoni, racconta l’esperienza di
un fotografo francese, Nicolas Pascarel, che da anni lavora sul tema della
Memoria in Cambogia attraversando i luoghi e i volti del paese. Nel 30°
anniversario dell’ingresso dei Khmer rossi a Phnom Penh, Pascarel torna
in Cambogia per organizzare la mostra del suo lavoro all’Istituto di
Cultura Francese e a Toul Sleng, il Museo del Genocidio più conosciuto
come S21, la prigione dove, tra il ’75 e il ’79, trovarono la morte
18000 persone tra uomini, donne e bambini. Pascarel scava nei luoghi del
passato, nelle vite dei sopravvissuti. Visita le case occupate dalle
guardie di Pol Pot, le risaie ancora infestate da mine antiuomo; si
addentra nelle notti della capitale, dove il presente di estrema povertà
è la conseguenza del passato di questo paese, ma anche della corruzione
del governo attuale sostenuta dall’ipocrisia dei paesi occidentali.
Stefano Di Leo
Stefano Di Leo è nato nel 1965 a
Roma dove insegna presso l’Istituto di Stato per la Cinematografia e la
Televisione. Ha collaborato con Editrice Cinetecnica e ha pubblicato il
libro I mestieri della televisione. Come regista e direttore della
fotografia ha realizzato programmi televisivi e documentari, numerosi dei
quali sulle vite di artisti e personaggi noti (Michelangelo Pistoletto,
Enzo Cucchi, Alberto Sordi, Mimmo Paladino). L’età del ferro, Dedalus e
I percorsi dell’acqua sono i documentari di cui è stato sia regista che
direttore della fotografia.
YANG
BAN XI - DE 8 MODEL WERKEN (Yang Ban Xi - The 8 Model Works) di
Yan Ting Yuen, Paesi Bassi/Cina, 2005, 87’
La storia cambia di
continuo. Ciò che oggi è buono può essere considerato cattivo domani.
Nei dieci anni della Rivoluzione culturale cinese Jiang Qing, moglie di
Mao Tse Tung, bandì l’opera tradizionale sostituendola con una nuova
forma d’arte in cui i personaggi positivi erano contadini e soldati
rivoluzionari che cantavano e danzavano illuminati da forti luci; i “cattivi”
erano invece proprietari e antirivoluzionari truccati con colori scuri e
scarsamente illuminati. La propaganda si servì delle più moderne
tecniche del cinema, della musica e della danza, dando vita ad una nuova
forma d’arte: Yang Ban Xi, l’opera modello della Rivoluzione. Otto di
queste opere divennero popolarissime e passarono alla storia come “le 8
opere modello”. Erano l’unica forma d’intrattenimento permessa nei
teatri, in televisione e alla radio ed ebbero un’influenza enorme. Con
il declino della Rivoluzione culturale anche le opere di propaganda
decaddero, e furono per lungo tempo declassate come arte deprecabile. L’ascesa
e caduta dell’opera di propaganda si riflette in coloro che vi
lavorarono. Dopo dieci anni di fama inimmaginabile, alcuni di loro
finirono a spazzare palcoscenici. Comunque tutti ricordano quello delle
opere di propaganda come un periodo stressante ma grandioso delle loro
vite, in cui davvero credevano che Mao ed il Partito Comunista avessero la
chiave per un mondo giusto con uguali opportunità per tutti. Oggi le Yang
Ban Xi hanno riguadagnato popolarità e vengono messe in scena per un
pubblico costituito da cinesi di mezza età, teenager all’epoca dell’opera
di propaganda, che portano con sé i figli per assistere agli spettacoli.
Yan Ting Yuen
Yan Ting Yuen è nata a Hong Kong
nel 1967 ed è di nazionalità olandese. Ha studiato scienze delle
comunicazioni all’università di Amsterdam. Dal 1993 ha pubblicato
diversi articoli da freelance su giornali e riviste olandesi. Ha
realizzato varie produzioni cinematografiche e televisive: La Trappe
(2002), Urbania (2002), The Bummervideo’s (2002), Holland (2002),
Chin.Ind., Life Behind the Serving Hatch (2001).
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