CONCORSO
INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI
JI
FENG ZHANG DE MA (Season Of The Horse)
di Ning Cai, Cina, 2005, 105’
Il pastore mongolo, un
tempo orgoglioso simbolo dell’antica vita nomade delle praterie,
signore di un grande impero governato sulla groppa di un cavallo, si
trova oggi a dover affrontare una dura lotta per preservare il suo
tradizionale stile di vita. Minacciato dall’invasione delle distese
desertiche, la civiltà moderna e le restrizioni del governo sulla
pastorizia, il protagonista Wurgen lotta per tenere con sé l’amato
cavallo, l’unico che gli resta. Non volendo abbandonare la prateria
per una nuova e incerta vita nella città, Wurgen si ritrova in
conflitto con i suoi amici e vicini, con le autorità locali ed anche
con sua moglie. Oltre ad essere la personale battaglia di un uomo per la
sopravvivenza, The Season of the Horse è un requiem per un sogno
in rapida dissoluzione, uno stile di vita, un’identità culturale ed
un’orgogliosa tradizione nomade oggi minacciata dall’estinzione.
Ning Cai
Mongolo, della minoranza etnica
della Cina, è nato nel 1963 in Cina nelle praterie mongole di Horgin.
Nel 1986 si diploma all’Accademia drammatica di Shanghai, e recita in
numerosi spettacoli teatrali, film e show televisivi. E’ stato
insignito del Plum Blossom Award, il principale premio teatrale in Cina,
e di vari altri premi. Ha anche recitato nel ruolo del protagonista in Heavenly
Grassland, per il quale ha vinto il più prestigioso premio del
cinema cinese, il Golden Rooster Award, come migliore attore. Oltre il
successo ottenuto come attore, decide di impegnarsi per far conoscere le
storie, la cultura e le condizioni di vita del suo popolo. Nel 1998 si
diploma come regista alla Beijing Film Academy e nel 2000 inizia a
lavorare per l’Inner Mongolian Film Studio portando avanti progetti di
recitazione e regia.
WU
SONG DA WO (Lost In Wu Song) di Lu Yi Tong, Cina, 2005, 93’
M, uno scoraggiato
giovane di Pechino, sfortunato e un po’ sprovveduto, sogna di girare
un film su Wu Song, il suo adorato eroe vissuto 1000 anni prima. Con
grande difficoltà trova un finanziatore per il suo film. Una volta
realizzato il suo sogno, il film su Wu Song, M, ancora vergine, decide
di vivere in castità e diventare monaco buddista. Ma contro la sua
volontà l’attrice del suo film lo inizia al sesso. Dopo incessanti
conflitti con il produttore, il finanziatore, la tradizione, la morale,
il potere, l’autorità, i suoi genitori… Il giovane finisce con l’essere
licenziato dal suo stesso film! Fallisce in tutto, ma la sua percezione
del mondo cambia.
Lu Yi Tong
Lu Yi Tong è nato a Pechino
nel 1963. E’ un artista autodidatta, regista indipendente,
sceneggiatore, attore e produttore. Nei suoi film esprime la ricerca di
libertà e indipendenza. Nel periodo 1986-90 lavora ad una dozzina di
lungometraggi, corti e serie tv come scenografo, cameraman e produttore.
Nel 1990-97 vive e studia a Parigi, New York e in India. Nel 1998-99 si
occupa dell’adattamento del romanzo di Wang Xiaopo, Golden Age,
incentrato sulla rivoluzione culturale cinese. La sceneggiatura non
passa la censura. Nel 2002 è consulente di produzione per il film Blind
Shaft di Li Yang premiato con l’Orso d’Argento al 53° Festival
di Berlino e presentato alla quarta edizione di Asiaticafilmmediale.
NIU
PI (Oxhide) di Liu Jiayin, Cina, 2005, 110’
Una famiglia, tre
persone, 23 scene. Oxhide è un film su una famiglia di tre
persone –padre, madre e figlia- che abitano sotto lo stesso tetto a
Pechino. La famiglia vive producendo artigianalmente borse in cuoio, ma
gli affari sono in crisi a causa dell’ostinazione del padre. Il
negozio potrebbe vendere di più se offrisse degli sconti, ma il padre
si rifiuta di farlo. L’uomo invecchia rimanendo aggrappato alle sue
irrealistiche speranze per il futuro. Il suo compleanno si avvicina e
non sembra che la situazione cambierà in meglio. La famiglia non riesce
a pagare i debiti accumulati da anni. Un’atmosfera di ansia si
diffonde nella famiglia, ci sono interminabili discussioni, una vetrina
coperta di polvere, una vita povera, pesanti debiti, affari in rosso. Ma
ci sono anche momenti felici ed un’indescrivibile affetto. Prima dell’alba,
il giorno del suo compleanno, il padre apre gli occhi e viene colto da
una totale disperazione. Oxhide è stato riconosciuto come il
più innovativo film cinese degli ultimi anni.
Liu Jiayin
Liu Jiayin è nata nel 1981 a
Pechino, dove è cresciuta. Dal 1999 ha studiato all’Accademia di
Cinema di Pechino, specializzandosi in sceneggiatura. Nel 2002 ha
realizzato il suo primo cortometraggio, The Train. Oxhide
è il suo primo lungometraggio.
DIE
HÖHLE DES GELBEN HUNDES (La grotta del cane giallo) di Byambasuren
Davaa, Germania, 2005, 93’
Nansal (6 anni), la
figlia maggiore di una famiglia nomade mongola, un giorno mentre è
fuori nei campi trova un cagnolino. Quando lo porta a casa, suo padre
teme che possa portare sfortuna ed esige da lei che se ne liberi subito.
Ma nonostante gli ordini del padre, la bambina tiene il cucciolo,
tentando di nasconderlo. Quando la famiglia si sposta in un altro campo,
il padre lascia il cucciolo legato a un palo. Solo quando il cane darà
prova di proteggere il bambino più piccolo della famiglia da un branco
di minacciosi avvoltoi, l’uomo lo accetterà accogliendolo nella
famiglia. La grotta del cane giallo racconta la storia dell’antico
legame tra l’uomo e il cane, un legame che assume una nuova forma
attraverso l’eterno ciclo della reincarnazione in Mongolia.
Byambasuren Davaa
E’ nata a Ulaanbaatar
(Mongolia) nel 1971. Dal 1989 al 1994 ha lavorato come assistente alla
regia e conduttrice alla tv pubblica mongola. Nel 1995 è entrata alla
Mongolian Film School e dal 1999 frequenta corsi alla Munich Film School
dove studia tecnica documentaria. Ha realizzato una serie di
documentari, tra cui The Story of the Weeping Camel (2003),
presentato con grande successo in numerosi festival in varie parti del
mondo e nominato all’Oscar. La grotta del cane giallo è il suo
progetto di tesi.
GHEIR
SALEH (Underexposure) di Oday Rasheed, Germania/Iraq, 2005, 74’
E’ il primo film
girato a Baghdad dopo la caduta di Saddam Hussein, realizzato con l’aiuto
di molti volontari e amici con un budget minimo. Il titolo fa
riferimento sia alla pellicola scaduta utilizzata per girare il film,
sia alle generazioni di iracheni isolati dal mondo per decenni. Il film
getta uno sguardo senza precedenti né censure nella vita degli iracheni
nei giorni tumultuosi del post-Saddam. Il passato è appena un attimo
indietro, la presenza della morte incombe costantemente sul futuro.
Maysoun è una donna che trova sollievo nella sessualità. Hassan trova
invece conforto nella fiducia che i suoi film sopravvivranno al cancro
che consuma il suo corpo. Nassir, solo, senza casa né altro che i suoi
sacchi di stracci colorati, prova per la prima volta il senso della
compagnia e della responsabilità quando trova un soldato iracheno
morente.
Oday Rasheed
Oday Rasheed è nato nel 1973.
Termina gli studi secondari a Baghdad alla fine della seconda guerra del
Golfo nel 1991 ed entra prima all’Istituto di Scienza Elettrica, poi a
quello di Arti applicate. Nel 1998 viene ammesso al Dipartimento di
Cinema dell’Accademia delle Arti che lascia però dopo poco per le
cattive condizioni in cui versa il Dipartimento a causa dell’embargo e
delle disposizioni del precedente regime. Negli anni 90 si dedica alla
produzione di film indipendenti sperimentali. In seguito all’ultima
guerra Iraq-USA decide di lavorare attivamente per lo sviluppo e la
rinascita del cinema iracheno, iniziando con Underexposure.
THE
RISING - BALLAD OF MANGAL PANDEY di Ketan Metha, India, 2005, 160’
1857: L’intero
subcontinente indiano è governato dalla Compagnia Britannica delle Indie
Orientali, l’impresa commerciale di maggior successo nella storia. La
compagnia ha le sue leggi, la sua amministrazione, il suo esercito
composto di soldati indù e musulmani, chiamati sepoy. The Rising
è un racconto epico di amicizia, tradimento, amore e sacrificio, sullo
sfondo di quella che i Britannici chiamarono ‘rivolta dei sepoy’, ma
che per gli Indiani è stata la Prima Guerra d’Indipendenza. Quando l’eroico
sepoy Mangal Pandey salva la vita ad un ufficiale britannico, nasce tra i
due una forte amicizia. Ma l’introduzione di nuove cartucce, che si dice
siano ricoperte di grasso di mucca (sacra agli indù) e di maiale
(proibito ai musulmani), scatenerà l’ira ed il risentimento dei sepoy,
sfidando questa amicizia e cambiando il corso della storia.
Ketan Mehta
Nato in Gujarat (India) in
1952, Ketan Mehta ha studiato all’Istituto Indiano di Cinema e
Televisione a Pune. Ha iniziato la sua carriera realizzando diversi
telefilm e documentari e nel 1980 ha girato il suo primo film, Bhavni
Bhavai, sulla questione del sistema delle caste, molto apprezzato
oltre i confini indiani. Il suo terzo film, Mirch Masala (1985) ha
ottenuto grande successo in tutto il mondo. Tra i suoi film successivi: Maya
Memsab e Sardar. I film di Ketan Mehta sono stati selezionati
in vari festival cinematografici internazionali ed hanno vinto numerosi
premi nel corso degli anni. Mehta ha inoltre fondato una compagnia di
produzione, la Maya Entertainment Ltd., specializzata in animazione
digitale ed effetti speciali.
15
PARK AVENUE
di Aparna Sen, India, 2005, 116’
E’ la storia di due
sorelle, Anjali e Mithali, soprannominate Anu e Meethi. Meethi, nata dal
secondo matrimonio della madre, 18 anni dopo Anu, soffre di schizofrenia
ed epilessia. Nonostante i suoi problemi di salute e le resistenze della
famiglia, si fidanza con Joydeep. Meethi, che lavora come giornalista per
una casa editrice, si reca per lavoro fuori Calcutta, dove viene
ripetutamente violentata. In seguito a questo incidente, le condizioni di
Meethi si aggravano e Joydeep, non riuscendo più a relazionarsi con lei,
rompe il fidanzamento. La ragazza cade in una grave depressione e deve
essere ricoverata in una casa di cura per malati mentali. Tornata a casa,
non è più la stessa e vive in un mondo del tutto illusorio. Crede di
essere sposata con Joydeep, di avere cinque figli e che la sua casa sia al
15 di Park Avenue. Ma non esiste nessuna Park Avenue sulla mappa di
Calcutta.
Aparna Sen
Aparna Sen è una delle
più celebrate registe indiane. Ha debuttato come attrice nel 1961 in Two
Daughters di Satyajit Ray. Da allora ha recitato in film di numerosi
registi di rilievo. Ha scritto e diretto il suo primo film, 36
Chowringhee Lane, nel 1981. Tra gli altri film da lei diretti
ricordiamo: Parama (1985), Sati (1990), Yugant (What the
Sea Said, 1995), Paromitar ek din (House of Memories, 1999), Mr.
and Mrs. Iyer (2002). I suoi film hanno ricevuto un gran numero di
premi in festival nazionali ed internazionali, tra cui il premio del
pubblico di Asiaticafilmmediale per Mr. and Mrs. Iyer.
Retrospettive dei suoi film si sono tenute a Londra, Monaco, Kolkata. Il
Presidente indiano l’ha insignita del prestigioso Padmashree Award nel
1986 in riconoscimento del suo contributo al cinema.
HASINA
di Girish Kasaravalli, India, 2005, 123’
Hasina vive con le tre
figlie –la più grande, Munni, è cieca- nella periferia di una piccola
città. E’ stata abbandonata dal marito Yakoob per aver dato alla luce
solo figlie femmine. Hasina tenta disperatamente di riportare a casa
Yakoob, ma senza successo. Il medico che assiste Munni informa Hasina che
un’operazione potrebbe ridare la vista alla bambina. Un barlume di
speranza appare nel mondo di Hasina, che inizia a fare lavori di ogni
genere per guadagnare i soldi necessari all’operazione della figlia.
Hasina inizia a lavorare come cameriera nella casa di una ricca signora,
Julekha Begum. Julekha conosce bene i princìpi dell’Islam e della
Sharia e consiglia ad Hasina di cercare di ottenere giustizia dal Jamaath
(il Consiglio della moschea). Hasina inizia così un lungo percorso in
cerca della giustizia per lei e la sua famiglia.
Girish Kasaravalli
Girish Kasaravalli è uno
dei nomi di spicco del cinema indiano contemporaneo. Laureatosi in
Farmacia, è poi divenuto regista. Ex alunno dell’Istituto Indiano di
Cinema e Televisione di Pune, è l’unico regista del nuovo movimento
cinematografico attivo in Karnataka. Ha iniziato la sua attività nel
cinema Kannada nel 1975 e in tre decenni di carriera ha realizzato solo 10
film ma ha vinto numerosi premi prestigiosi. Ghatashraddha, Tabarana
Kathe, Thayi Saheba, Dweepa sono i suoi film di maggior
rilievo. I film di Girish Kasaravalli sono presenti in molti festival di
tutto il mondo. Retrospettive dei suoi lavori si sono tenute a Roma,
Rotterdam, Dakha etc. Girish sta attualmente lavorando ad un nuovo film.
GILANEH
di
Rakhshan Bani-Etemad, Mohsen Abdolvahab, Iran, 2005, 85’
Guerra Iran-Iraq, ultimo
dell’anno. Tehran viene ripetutamente colpita da missili. Gilaneh, una
donna sola di mezza età che vive in un villaggio, è costretta a mandare
in guerra suo figlio. Deve inoltre accompagnare a Tehran la figlia in
cerca del genero, che ha illegalmente abbandonato l’esercito. 15 anni
dopo: di nuovo l’ultimo dell’anno. Gilaneh, provata dalla vita e con
la figlia lontana, si prende cura del figlio ferito dalle armi chimiche.
Incapace di occuparsi di suo figlio, attende dal sud una donna, vedova di
guerra, che ha promesso di sposare il ragazzo. L’intento principale di
questo film è mostrare come l’amore e il destino siano stati violati e
cambiati dalla guerra.
Rakhshan Bani-Etemad
Nata nel 1954 a Tehran, inizia la
sua carriera come filmmaker di documentari; il suo primo film Off the
Limits è del 1987. Nei suoi lavori c’è un interesse per il sociale
e le donne vi interpretano spesso il ruolo di protagoniste. I suoi film
hanno avuto successo in tutto il mondo, vincendo numerosi premi
internazionali. Bani-Etemad è oggi considerata una delle più importanti
registe iraniane.
Mohsen Abdolvahab
Nato nel 1957 a Tehran, inizia la
sua carriera nel 1980, occupandosi del montaggio di documentari e film. Ha
prodotto 23 corto-documentari e documentari su temi culturali e
industriali. Ha ricevuto vari premi nazionali ed internazionali ed il suo
ultimo documentario The Wives of Haj Abbas è stato insignito del Silver
Wolf al Festival di Amsterdam 2001.
BIDAAR
SHO AREZOO (Wake Up Arezoo) di
Kianoush Ayyari, Iran, 2005, 90’
Subito dopo il terremoto
che ha colpito Bam, da un piccolo villaggio vicino, una giovane insegnante
uscita dalle macerie, raggiunge Bam in cerca di aiuti per gli abitanti del
suo villaggio. Appena scorge le rovine della città, decide di restare per
dare una mano ai sopravvissuti. Incontra un uomo che ha perso l’intera
famiglia nel terremoto, convince lui ed un giovane aiutante della
Mezzaluna Rossa a spostarsi nell’altro piccolo villaggio. Wake Up
Arezoo è un film coinvolgente sul terremoto che ha distrutto la
città iraniana di Bam antica di 2000 anni. Si può annoverare tra i
lavori cinematografici più realistici mai realizzati su una catastrofe.
Kianoush Ayyari e la sua crew hanno iniziato a girare 11 giorni dopo che
il terremoto aveva raso al suolo la città, usando come attori le vere
vittime e i reali soccorritori.
Kianoosh Ayyari
Nato nel 1951 ad Ahvaz, nell’Iran
sud-occidentale, negli anni ’70 si distingue come una delle più
importanti personalità del cinema indipendente del suo paese. Come
regista amatoriale ha girato numerosi film premiati nei festival nazionali
ed internazionali (The Reflection, The Trap, The Island,
Dust-Shower). Il suo debutto alla regia di un lungometraggio avviene
nel 1986 con The Monster premiato per la migliore regia al
Fajr Festival. Tra i suoi altri lavori: Beyond the Fire
(1988), the Abadanis (1993) che, inizialmente messo al bando,
diventa poi un grande successo internazionale vincendo il Pardo d’argento
al festival di Locarno del 1994; To Be or Not To Be (1998), Iranian
Spread (2003), presented in the third edition of
Asiaticafilmmediale, A Thousands Eyes, considerata la migliore
serie tv dell’era post-rivoluzionaria.
A
LETTER OF FIRE di
Asoka Handagamana, Sri Lanka/Francia, 2005, 136’
Un’importante famiglia
viene sconvolta dopo che il figlio dodicenne è accidentalmente coinvolto
nell’omicidio di una prostituta. Il caso fa scalpore, tanto più quando
la madre, un magistrato, viene incaricata di occuparsi delle indagini. Il
ragazzo nel frattempo trova rifugio a casa della guardia di un museo: lì,
attraverso le interviste televisive, si rende conto che la madre ha
ordinato alla polizia di arrestare il sospettato dell’omicidio. Questo
evento scuote l’equilibrio mentale del ragazzo che perde fiducia in sua
madre, donna iperprotettiva, e si affeziona alla figlia della guardia. In
un momento di catartica tensione, la madre finirà con il rivelare i
segreti morbosi del passato della famiglia.
Asoka Handagamana
Asoka Handagamana è nato nel
1962 nello Sri Lanka centro-meridionale. Ha studiato Matematica all’Università
di Kelaniya (vicino Colombo) ed ha conseguito un Master in Economia dello
Sviluppo in Gran Bretagna nel 1995. Tornato in Sri Lanka, è attualmente
impiegato a livello manageriale presso la Bank of Sri Lanka. Ha realizzato
i seguenti film: Moon Lady (1992), Moon Hunt (1996), This
is My Moon (2000) presentato alla prima edizione di
Asiaticafilmmediale, Flying with One Wing (2002). I suoi lavori
sono stati premiati in numerosi festival.
MAHALAI
MEUNG RAE (The Tin Mine) di
Jira Maligool, Thailandia, 2005, 105’
Nel 1949 un giovane
studente vede la sua vita capovolgersi. Espulso dalla migliore università
della Thailandia, Archin Panjabhan viene mandato da suo padre via dalla
città, nel selvaggio sud della Thailandia. Giunto ad un campo minerario,
Archin intraprende un’odissea di quattro anni alla scoperta di se
stesso, un ‘corso universitario’ di vita che segnerà per lui la fine
della sua giovinezza rendendogli un dono ben più grande. Lì su una draga
per lo stagno, tra i padroni e i minatori, imparerà a vivere ai semplici
ritmi del fiume e delle stagioni, del lavoro e del gioco, dell’amore e
della perdita. Archin troverà finalmente se stesso e si laureerà come
uomo. Perché a volte, un insegnamento più alto può essere trovato nella
terra sotto i propri piedi.
Jira Maligool
E’ nato in Thailandia nel 1961.
Nel 1983 si è laureato in Arti della Comunicazione, specializzandosi in
Cinema e Fotografia. Ha iniziato la sua carriera come regista di video
musicali e spot pubblicitari. Il suo film d’esordio alla regia, Mekhong
Full Moon Party (2002) ha ricevuto 21 premi. Attivamente coinvolto in
tutti gli aspetti della realizzazione cinematografica, Jira ha lavorato
come sceneggiatore, fotografo e produttore per The Iron Ladies
(2000). E’ stato anche uno dei produttori di My Girl, grande
successo del 2003 che ha portato alla fondazione della compagnia di
produzione GTH. I lavori di Jira Maligool hanno ricevuto numerosi premi.
ERKAK
(The Shepherd) di
Yusup Razikov, Uzbekistan, 2005, 77’
Jamshid è un ragazzino
di tredici anni. Suo fratello maggiore parte per fare fortuna all’estero
lasciando da sola la giovane moglie Mastura, a cui le usanze locali
vietano di rimanere senza una protezione maschile. Jamshid è quindi
costretto ad accompagnarla ovunque vada, rinunciando ai suoi passatempi di
ragazzo ed anche al suo primo amore. Questa situazione pesa molto a
Jamshid e lo maldispone nei confronti della cognata. Ma un viaggio fatto
in compagnia della ragazza e l’improvvisa scomparsa di lei portano
Jamshid a cambiare atteggiamento.
Yusup Razikov
Nato nel 1957, studia Filologia
all’Università statale di Tashkent, lavorando contemporaneamente all’Uzbekfilm
Studio. Terminato il servizio militare, lavora alla TV uzbeka come
assistente regista, regista e autore di programmi d’arte. Nel 1983 al
Festival per emergenti di Mosca il suo The Ladder in the House with a
Lift vince il Grand-Prix per la migliore sceneggiatura di
cortometraggio. Dal 1988 al 1992 lavora come drammaturgo, regista e
sceneggiatore. Il suo primo film da regista è Angel in a Fire.
Negli ultimi anni ha lavorato a circa 100 episodi di un serial come
sceneggiatore e regista. Tra i suoi lavori ricordiamo inoltre: Orator
(1998), Women’s Paradise (2000), Men’s Dance (2002), Comrade
Boukenjayev (2003), Healer (2004).
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