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La tradizione xilografica giapponese

La tecnica della xilografia fu introdotta in Giappone dalla Cina nell'VIII secolo e per circa 800 anni fu monopolio dei monasteri buddhisti che se ne servivano per diffondere i testi sacri. Nel XVII secolo, dopo la pacificazione del Giappone, prostrato da decenni di sanguinose guerre civili, ad opera di tre condottieri (Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu) nel paese rifiorirono le attività economiche e la nascita di una classe media di mercanti e piccoli imprenditori che rapidamente, grazie alla loro intraprendenza, si arricchirono alle spalle della classe dominante, i samurai. E' proprio grazie a questi nouveaux riches che la xilografia diventa un'arte vera e propria. La produzione di libri stampati passa nelle mani di imprese con finalità schiettamente commerciali: ormai c'è un pubblico i cui gusti vanno serviti e assecondati (o, proprio come succede oggi, manipolati dai produttori stessi). Naturalmente, a un aumento sempre crescente della richiesta di stampe e libri illustrati, fa riscontro una rapida evoluzione delle tecniche di stampa e di distribuzione. Fino all'alba del XVIII secolo le stampe erano in bianco e nero e veniva utilizzata una sola matrice di legno. Poi appaiono quelle colorate a mano e, verso la metà del secolo, le prime vere stampe policrome. 
Padre dell'ukiyo-e è da tutti considerato Hishikawa Moronobu (1618-1694), l'artista noto per i suoi album erotici. Ma sono degli ultimi decenni del XVIII secolo i tre artisti forse più grandi di tutto l'ukiyo-e: Suzuki Harunobu (1725-1770), insuperato poeta del quotidiano e creatore di un canone di bellezza quasi adolescenziale; Torii Kiyonaga (1752-1815), autore di splendidi dittici e trittici che presentano donne slanciate e statuarie, spesso ritratte en plein air; Kitagawa Utamaro (1753-1806), sommo cantore della bellezza femminile in tutti i suoi aspetti. Nella prima metà del XIX secolo giganteggia, invece, Katsushika Hokusai (1760-1849), l'artista estremo-orientale più conosciuto in Occidente, grandissimo paesaggista, ma eccellente in tutti gli stili e con tutte le tecniche. L'altro grande paesaggista del periodo è Utagawa Hiroshige (1797-1858), uno dei primi artisti giapponesi ad essere apprezzati in Europa, nella seconda metà dell'Ottocento: alle sue composizioni si ispirarono artisti del calibro di Van Gogh e Toulouse-Lautrec. 
Dopo la caduta del governo militare e la restaurazione del potere imperiale nel 1868, il Giappone si apre all'Occidente e conosce una rapidissima modernizzazione, che si ripercuote ovviamente sulle arti tradizionali: non fa eccezione l'ukiyo-e, legato com'era a un ambiente sociale che rapidamente scompariva. Inoltre l'arrivo di nuove tecniche di riproduzione (e della fotografia) causa un declino della vecchia arte xilografica.
Tuttavia, nel XX secolo la xilografia continua a esistere come uno dei tanti media di cui l'artista giapponese dispone per esprimere il suo mondo. Si possono individuare due correnti principali. La shin-hanga (stampa rinnovata) mostra ancora una certa fedeltà agli stili del passato, reinterpretati però modernamente: lo si può constatare nelle opere di artisti come Hashiguchi Goyô (1880-1921), Ito Shinsui (1898-1972) e Kawase Hasui (1883-1957). La sôsaku-hanga (stampa creativa) invece, molto più influenzata dall'arte occidentale, rompe completamente con il passato e non pone alcun freno alla fantasia dell'artista. Di quest'ultima corrente, non rappresentata nella presente mostra, ricordiamo due tra i più importanti creatori di xilografie del XX secolo: Onchi Kôshirô (1891-1955) e Munakata Shikô (1903-1975).
 

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