[Xiong Peiyun, “Minjian shi yi ge hao dongxi”, Nanfang Zhoumo, 29.5.08, internet ed.]
Il terremoto di Beichuan non ha solo cambiato faccia al territorio della Cina. Ha anche scosso lo spirito dei cinesi.
Quando il 12 aprile giunse la notizia del terremoto a Beichuan– una notizia che ci ha sconvolto come nient’altro al mondo – Chen Guangbiao, amministratore delegato della maggiore associazione di
beneficienza cinese, la Jiangsu Huangpu Investment Group, decise immediatamente di recarsi sul luogo del disastro. Dopo solo due ore dalla scossa e quando ancora la maggior parte delle persone non conosceva
l’entità dei danni, Chen aveva già raccolto e inviato sul posto una squadra di soccorso che includeva circa sessanta tra escavatori, gru e altri mezzi pesanti e composta da oltre 120 operatori. Viaggiando senza soste giorno e notte, alle tre di mattina del 14 aprile la squadra è arrivata nella zona terremotata quasi nello stesso momento in cui la raggiungeva l’esercito, diventando così la prima squadra di intervento popolare [cioè non inviata dallo Stato, ma spontanea] a giungere nell’area colpita dal terremoto.
Fossero tutti come Chen Guangbiao! Il suo gesto risoluto ha dato il via ad un massiccio dispiegamento di forze da parte della popolazione e ci ha anche mostrato quanto, a distanza di trent’anni dall’inizio
della politica di riforma e apertura, tali forze siano cresciute in Cina. Se osserviamo in prospettiva tutto ciò che è avvenuto in seguito al terremoto, dai soccorsi prestati dai terremotati stessi alla partecipazione
dei cittadini e delle aziende, Chen Guangbiao così come un numero incalcolabile di altri soccorritori hanno ottenuto tutti il medesimo risultato: mostrare al governo e al mondo intero che la società civile, quando bisogna risolvere una crisi, possiede una consapevolezza e una forza indispensabili e insostituibili.
Ciò che rende un Paese grande e potente non è lo Stato, ma è la società, è lo sviluppo delle forze civili. Allo stesso modo, se la politica di un Paese è o meno illuminata dipende dall’atteggiamento che il governo
adotta nei confronti della società civile. È innegabile che uno degli evidenti progressi compiuti ad oggi dalla Cina è la crescita della sua società civile e il fatto che sempre più persone, dentro e fuori il sistema, si rendono conto che “popolare è bello” e l’esistenza di una società civile libera, autonoma e spontanea è la fonte di una forza che permette ad una società di conservare il proprio spirito creativo, lavorare quotidianamente per il progresso e, nei momenti cruciali, risolvere le crisi.
Come la storia ha più volte dimostrato, se la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini non rappresenta l’obiettivo principale del governo o addirittura questo ostacola e soffoca i quotidiani diritti dei cittadini, è molto difficile che si possa sviluppare una società avanzata, perché in queste condizioni lo sviluppo della società è destinato a essere tarpato da un governo grande e potente. Oggi noi sappiamo che tutte le tragedie nella storia moderna causate dai governi che volevano plasmare loro stessi le società fin nei minimi dettagli, altro non sono che le disillusioni post-illuministiche di chi credeva all’esistenza di una ragione onnipotente e di ideologie che professano l’assoluta supremazia dello Stato. Per usare le parole di Friedrich von Hayek, tutti i tentativi di progettare la società nella sua totalità, per quanto nobili possano essere le intenzioni, portano su di sé il marchio della tragedia. In questo senso, nei trent’anni della politica di riforma e apertura la società cinese è come rinata e oggi emerge rinnovata. È noto a tutti, dopotutto, che la vera svolta delle Riforme in Cina ha avuto origine dalla popolazione civile.
In ogni epoca, il popolo si è sempre trovato nell’occhio del ciclone enel cuore pulsante della vita. È il popolo che, nella vita di ogni giorno, percepisce i progressi e la decadenza della società e fa sì che, a poco
a poco, la società si lasci la disperazione alle spalle e rinasca a nuova vita. In occasione del recente terremoto, l’inaspettata comparsa sulla scena dei soccorritori civili ha dimostrato ancora una volta il ruolo
svolto dalle forze civili nel creare adesione nella società e nel rimarginare le sue ferite. Perciò la popolazione civile è insostituibile. È chiaro dunque che quando affermiamo che “popolare è bello” ci riferiamo a qualcosa di molto vero e concreto.
Nonostante ciò, molti governi locali nutrono ancora molti sospetti nei confronti della forze civili e affermano persino che una parte dei volontari possano aver oggettivamente creato “disordine” nelle zone colpite dal disastro. In realtà la valutazione fatta dalle popolazioni terremotate, che hanno subito espresso un giudizio equo e autorevole sul contributo dei volontari, è stata esattamente l’opposto. Certo non si può negare che, in effetti, il coordinamento tra il lavoro dei volontari e quello dei governi locali non sia stato del tutto perfetto. Tuttavia ciò non solo non può portarci a criticare gli sforzi della popolazione civile cinese, ma al contrario ci deve far riconoscere la priorità di quest’epoca. L’organizzazione spontanea delle forze civili ha la necessità di un sostegno da parte della politica e nelle politiche, ha bisogno che il governo rimuova gli ostacoli allo sviluppo della professionalizzazione e dell’organizzazione nella società civile. Su questo punto, la società civile ha qualcosa da imparare, ma il governo ne ha ancora di più.
(traduzione dal cinese di Giorgio Strafella)
MONDO CINESE N. 135, APRILE - GIUGNO 2008