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L'esplosione dell'economia e l'arretratezza dell'istruzione

Xu Xing, “Jingji baofa yu jiaoyu luohou”, Kaifang Zazhi, dicembre
2007 http://www.open.com.hk/0712p25.html  

Il Pcc solo oggi annuncia l’esenzione dalle spese scolastiche per le scuole elementari e medie. Partendo dalla rapida crescita della ricchezza cinese negli ultimi anni e dallo sperpero ostentato dei burocrati,
quest’articolo dimostra che in Cina la spesa per l’istruzione e per il benessere materiale è straordinariamente inadeguata e che i bassi salari cinesi e lo scarso benessere trasformano [i lavoratori] nelle vittime sacrificali di tale vorticosa crescita economica. Scopriamo qui che l’indicatore di benessere della popolzione cinese è in caduta e che quella del socialismo è tutta una grande farsa.

Il giorno 11 dello scorso mese (novembre), sul sito web del Ministero cinese dell’istruzione è comparsa la decisione del Consiglio degli affari di Stato di eliminare, a partire dal nuovo anno, le rette scolastiche per le scuole elementari e medie cittadine, nella convinzione che questo sia il punto di partenza della politica per il benessere della popolazione, presentata dal Comitato centrale dopo il XVII Congresso del Pcc1. Se la cantano e se la suonano da soli. 

Un principio dell’istruzione obbligatoria è la gratuità
L’esonero dalle rette scolastiche delle scuole elementari e medie, in origine, era un principio basilare dell’istruzione obbligatoria. L’enciclopedia Wikipedia dà la seguente definizione di istruzione obbligatoria:
“Istruzione obbligatoria significa che lo Stato ha l’obbligo di usare risorse pubbliche per garantire a tutti i minori, che ne abbiano l’età adeguata, di ricevere un’istruzione. I tre principi base dell’istruzione 
obbligatoria sono l’obbligatorietà, l’universalità e la gratuità”.

Ciò che chiamiamo istruzione obbligatoria non indica soltanto il dovere per i capifamiglia di mandare a scuola i bambini in età scolare; ancor più importante è l’indicazione della responsabilità e del
dovere del governo di offrire un’istruzione gratuita ai bambini in età scolare. Nel mondo esiste una scuola dell’obbligo gratuita di 9 anni oppure di 12. Quella di 9 comprende 6 anni di elementari e 3 di medie, ma alcuni paesi non distinguono tra medie inferiori e superiori, cosicché dalle elementari fino all’accesso all’università il ciclo completo è di 12 anni; esonerandoli tutti dalle rette scolastiche, è come se in Cina le medie superiori fossero gratis fino al terzo anno. In Occidente ci sono molti paesi in cui le scuole elementari, oltre a non avere retta scolastica, non hanno neanche spese per i libri o spese straordinarie e provvedono anche gratuitamente al pranzo degli studenti.

L’Onu ha incluso il principio del diritto di ogni cittadino all’istruzione gratuita nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, il cui articolo 26 stabilisce: “Ognuno ha il diritto di ricevere un’istruzione, che deve essere gratuita, almeno per le fasi primarie e basilari. L’istruzione primaria deve essere di carattere obbligatorio”. Le richieste dell’Onu sono molto elevate: si ritiene che tutta l’istruzione, compresa quella di alto livello, debba essere gratuita; ma in tutto il mondo, solamente il Nord Europa, l’Australia e la Nuova Zelanda sono in grado di realizzare questo risultato. Nel Nord Europa e in Australia, non solo l’Università è gratuita, ma per gli studenti universitari è previsto anche un sussidio. Gli studenti europei e americani non godono di queste agevolazioni, ma hanno borse di studio e prestiti finanziari per il supporto all’istruzione; gli studenti con delle ambizioni, quindi, non potranno mai sentirsi a corto di opportunità.

L’istruzione è un disastro da quando è entrata a far parte del mercato

Dopo le riforme di Deng Xiaoping, la Cina ha realizzato un’economia di mercato e persino l’istruzione si è adeguata alle leggi aziendali e del mercato. Il governo si è sgravato della responsabilità che gli competeva riguardo all’istruzione, lasciando che gli istituti fossero i soli ad avere responsabilità dei profitti, tanto che in ogni istituto sono emersi tremendi fenomeni di guadagni indiscriminati. Non solo le rette scolastiche e le spese extra erano esorbitanti ma, in alcuni comuni, se un alunno delle elementari voleva entrare nella “classe per studenti dotati” o nella “classe di avanguardia”, doveva pure sborsare fino a decine di migliaia di yuan come “fondo spese”. 

Nel 1986, quando Zhao Ziyang era in carica, il governo presentò la “Legge della Repubblica popolare cinese sull’istruzione obbligatoria”, che prevedeva si dovessero attuare 9 anni di scuola dell’obbligo
gratuita; la legge era già stata approvata dall’Assemblea nazionale del popolo, ma dopo i fatti di Tian’anmen tutte le riforme, eccetto quelle economiche, furono accantonate. Negli ultimi anni, le tasse statali sono cresciute vertiginosamente, mentre si sono aggravate le difficoltà per i figli della gente comune nell’accedere all’istruzione. I capifamiglia non riescono a sopportare l’onere, addirittura persone inserite nel sistema hanno reclamato contro i tre grandi scogli, quello degli alloggi, quello del servizio sanitario e quello dell’istruzione. Grazie al forte dibattito che si è scatenato, Wen Jiabao e Hu Jintao hanno finalmente dovuto prendere coscienza delle difficoltà della popolazione. Così, nel 2005, innanzitutto nelle province che rappresentavano i punti focali dei lavori per lo sviluppo della lotta alla povertà, si è deciso di iniziare ad esonerare gli studenti delle famiglie più povere dalle spese per i libri e per gli extra, nonché di offrire un sussidio agli studenti poveri delle superiori per le spese essenziali. A partire dalla primavera del 2006, il passo successivo è stato quello di eliminare le rette scolastiche e le spese extra per gli studenti delle campagne nelle regioni dell’Ovest. Quest’anno [il provvedimento] si è poi esteso alle campagne nelle regioni centrali e orientali, in attesa che il prossimo anno si arrivi ad attuarlo in ogni città del paese.

L’istruzione obbligatoria gratuita è un diritto di cui il popolo dovrebbe godere; peraltro, i fondi [che servono a esonerare dalle spese] vengono dall’erario statale, le cui finanze non sono altro che il denaro
dei contribuenti, quindi non occorre certo che i governanti mettano mano al proprio portafoglio. Quando si parla di fare il bene del popolonon si può parlare di favori o gentilezze.

La verità è che i leader del paese sono in debito verso il popolo cinese da tanto tempo. Nel mondo, ormai da tanto, sono 170 le nazioni in cui la scuola dell’obbligo è gratuita; la Cina si autodefinisce un paese in rapida crescita ma, in coda a 170 paesi, solo oggi muove i primi passi verso l’istruzione gratuita. Questa non è forse una mancanza nei confronti della popolazione? Il popolo cinese non ha mai avuto il diritto all’istruzione gratuita; solamente oggi scorge i segnali di un graduale riscatto dei diritti. Le campagne da quest’anno iniziano a non pagare le spese scolastiche, ma le città dovranno aspettare ancora fino al prossimo anno per concretizzare questo sogno2. Seppure si relizzerà l’istruzione obbligatoria gratuita in tutto il paese, il popolo avrà riconquistato un proprio diritto, nulla di più; che non si parli di una “grazia” del Partito comunista!

Il progresso economico è il frutto del sacrificio delle masse lavoratrici
Tutt’oggi, il Partito comunista cinese espone ancora la facciata del socialismo, quando quello che attua è in realtà un capitalismo clientelare, in cui lo sfruttamento dei lavoratori è ancora maggiore che nel capitalismo durante il periodo dell’accumulazione originaria. Ad essere sacrificate sono le masse lavoratrici, mentre i profitti e i meriti vanno tutti al Partito comunista. Facciamo ora due conti sul decollo economico.

Nella Cina successiva al take off economico, il Pil ha raggiunto lo scorso anno 20,94 trilioni di renminbi, pari a circa 2,64 trilioni di dollari, avvicinandosi così allo standard tedesco di 2,84 trilioni di dollari. Alla fine del settembre di quest’anno, il Pil cinese è arrivato a 16,6 trilioni di renminbi, in dollari oltre 2,2 trilioni, cifra relativa soloa tre stagioni di quest’anno; per la fine dell’anno [la Cina] supererà sicuramente la Germania, diventando la terza potenza economica al mondo, seconda soltanto ad America e Giappone3.

Il decollo economico è frutto dell’apertura economica e dell’introduzione di capitali esteri. La Cina, con una così conveniente forza lavoro, unita alla totale mancanza di rispetto nei confronti del collasso ambientale causato dall’inquinamento, è ovviamente diventata la fabbrica del mondo, ottenendo una bilancia commerciale favorevole con ampio surplus.

Il pensiero economico di Jiang Zemin non era certo migliore di quello di Deng Xiaoping, ma l’economia è cresciuta meglio durante il governo di Jiang che durante quello di Deng; il pensiero economico di Hu Jintao non è affatto migliore di quello di Jiang Zemin, eppure l’economia è fiorita di più sotto il governo di Hu che sotto quello di Jiang. Da questo si deduce che lo sviluppo economico non scaturisce dall’intelligenza dei leader, essendo bensì una tendenza economica naturale; è sufficiente che i leader non intralcino lo sviluppo economico perché tutto faccia il suo corso. A contribuire davvero allo sviluppo economico sono le masse lavoratrici delle città e delle province, come anche tutti gli imprenditori, commercianti e impiegati amministrativi delle aziende che partecipano alle attività economiche. Quei burocrati corrotti, in realtà, sono solo sanguisughe che vivono come parassiti alle spalle dello sviluppo economico.

Le masse lavoratrici sono le vittime dello sviluppo economico; gli imprenditori, i commercianti e gli alti responsabili aziendali ne sono invece i beneficiari. Per illustrare il problema basta considerare la quota
delle retribuzioni cinesi rispetto al Pil: la percentuale del Pil occupata dalle retribuzioni dei lavoratori è solamente il 12%; in Giappone, nel 1999, era il 54% mentre nel 2000, in America, era il 58,31%, in Germania è il 53,84%, in Inghilterra il 55,27%, in Brasile il 40%. Questi dati dimostrano quale sia il contributo delle retribuzioni delle masse lavoratrici allo sviluppo economico (tre volte più basso dei paesi occidentali!). Senza il sacrificio delle masse lavoratrici, come si potrebbe avere l’odierno sviluppo economico? Come si potrebbe diventare la fabbrica del mondo? Come sarebbe possibile permettere ai leader cinesi di far sfoggio, sul palcoscenico internazionale, dello status di “terza potenza economica mondiale”?

La ricchezza del paese, la povertà della gente, il decadimento dell’istruzione, la miseria degli insegnanti

Grazie allo sviluppo economico, il paese si è arricchito, le riserve di valuta estera hanno raggiunto 1.4 trilioni di dollari, superando il Giappone e facendo diventare la Cina il primo paese nella classifica
degli investimenti esteri. Ma di fatto, nel nostro paese ciò che cresce più velocemente non è il Pil e non sono le riserve di valuta estera, bensì le entrate fiscali.

Nel 2000, le entrate statali sono state di 1,3 trilioni, nel 2004 sono salite a 2,6 trilioni, in una fiammata e nel 2006 hanno raggiunto 3,9 trilioni, tre volte quelle del 2000. Il paese diventa più ricco mentre la gente diviene più povera e le finanze statali concedono ben poco all’istruzione.

I dati ufficiali relativi alle quote statali destinate alle spese dell’istruzione dal 1952 al 2003 mostrano che, sebbene tali spese siano aumentate negli anni, tuttavia la loro percentuale rispetto al totale della spesa pubblica manifesta una tendenza a diminuire; cosa ancora più importante, la percentuale nel Pil è ferma ad una quota poco maggiore al 2%, da vent’anni a questa parte. A confronto con la quota media mondiale del 5% o del 6% proposta dall’Onu, la distanza è notevole. 

C’è un altro punto degno di nota: gli investimenti per l’istruzione sono stati indirizzati prevalentemente negli ambiti dell’amministrazione statale, dell’istruzione di alto livello e nelle grandi città. Nelle cittadine e nei villaggi, le spese per l’istruzione gravano quasi completamente sui governi locali. Così, in molte zone decentrate, le amministrazioni locali che già in origine erano piene di debiti, semplicemente non hanno
la possibilità di provvedere all’istruzione locale. Questo comporta che le attrezzature scolastiche siano vecchie e malandate e gli edifici fatiscenti, oltre al fatto che i salari degli insegnanti sono molto scarsi
e spesso vengono pagati in arretrato; in particolare, per gli insegnanti che non figurano nei ruoli dello Stato e per i supplenti, le retribuzioni sono talmente basse da arrivare alla metà o addirittura un quarto di quelle degli insegnanti titolari. 

A Qian’nanzhou, nel Guizhou, ci sono circa 3000 supplenti, ognuno di essi ha uno stipendio mensile di poco più di 100 yuan; abitano a tre a tre in tuguri di fango e pietra che non arrivano a 10 metri quadrati. Nella contea di Weiyuan, nel Gansu, il 70% dei supplenti ha uno stipendio medio di soli 40 yuan al mese e prima di riuscire a ottenerlo passano vent’anni. Una scuola di etnia Miao, nel Guizhou, ricavata da un anfratto in una grotta, sopravvive grazie al sostegno finanziario di uno straniero dal cuore buono; qui gli insegnanti hanno stipendi mensili di 40 dollari. La dott.ssa Lin Yanping, dell’Accademia delle scienze sociali, recatasi nella riserva naturale di Ningxia per compiere delle ricerche, ha scoperto che il 40% dei bambini delle campagne non ha la possibilità di studiare. La campagna è povera, la campagna è dura. Non sorprende che un membro del Comitato permanente della Conferenza politica consultiva dello Anhui, Wang Zhaojun, in una lettera aperta a Hu e Wen abbia scritto: “A meno di 50 chilometri dal capoluogo, Hefei, c’è un piccolo villaggio; se il film ‘La battaglia di Tai’erzhuang’4 fosse stato girato qui, davvero non sarebbe servita alcuna scenografia, sarebbe bastato stenderci alcuni cadaveri e null’altro”. Ad una vista così penosa egli non ha saputo trattenere le lacrime. 

Il costo della dittatura a partito unico strozza le spese per la sanità e l’istruzione del popolo
Il Ministro dell’istruzione, Zhou Ji, ha affermato che, tra il 2006 e il 2010, dalle finanze statali saranno stanziati fondi per l’istruzione obbligatoria nelle campagne pari a 218.2 miliardi di yuan, dei quali 125,4 miliardi a livello centrale e 92,8 miliardi a livello locale. Adesso, abbiamo in tutto 218,2 miliardi, centralizzati o localizzati, che dividiamo poi per cinque anni, ottenendo solo 43,64 miliardi all’anno. Ad un conto grossolano, a paragone con i 3,9 trilioni incassati dalle finanze statali lo scorso anno, questa cifra è davvero ridicola.
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Possiamo ragionare anche da un altro punto di vista. Il governo ogni anno mangia, beve e sperpera 300 miliardi di yuan del denaro pubblico; ogni anno le auto di servizio costano 300 miliardi di yuan; ogni anno i viaggi di servizio e le ricerche sul campo costano altri 300 miliardi di yuan. Se prendiamo 43.64 miliardi, a rapporto con 300 miliardi, sono più o meno un settimo. E’ possibile così vedere come le spese scolastiche (ed extra) prelevate a 150 milioni di scuole elementari e medie siano pari solo a 1/7 del denaro pubblico che i funzionari statali si mangiano e si bevono ogni anno.

I fatti parlano chiaro. Al governo cinese non mancano certo i fondi per esentare dalle tasse scolastiche gli studenti di elementari e medie; ma in passato non intendevano, oppure non avevano pensato, che in Cina si dovesse realizzare una scuola dell’obbligo realmente gratuita. In questi casi si dice: “Non è che non puoi, è che non vuoi”5. In rete, un opinionista ha detto con molto humor: “Coloro che fanno l’istruzione in Cina dovrebbero prima di tutto riceverne una”. Queste parole sono in realtà una battuta satirica diretta al Ministro dell’istruzione e agli attuali governanti.

Possiamo affermare con certezza che, viste le attuali risorse finanziarie cinesi, non si deve neanche parlare di 9 anni di scuola dell’obbligo, [in quanto] attuare un’istruzione gratuita di 12 anni, come anche diminuire le tasse nelle scuole superiori e nelle università sono tutte opere realizzabili a occhi chiusi.

Ma quello che la gente ha più difficoltà ad accettare è che il Partito comunista, col suo regime a partito unico, aggravi il governo con numerosi e pesanti oneri straordinari. Tra questi oneri, vediamo:
1) il sistema dei Comitati di Partito, che rende enormi le strutture governative. Una normale struttura di governo possiede le posizioni ufficiali di Presidente, Governatori delle province, Sindaci, Magistrati di contea e null’altro. Il Pcc, per la politica di controllo del governo, stabilisce un Comitato di Partito in ogni struttura governativa, aumentando i Segretari di comitato e numerose posizioni da vicari, sicché un governo si trova senza motivo a predisporre spese per il personale due o tre volte superiori;
2) per reprimere i dissidenti, il governo mantiene una vasta gamma di forze dell’ordine, che comprende [guardie] della sicurezza nazionale, [addetti] alla pubblica sicurezza, poliziotti armati, poliziotti telematici,
agenti segreti e picchiatori e mantiene ovunque nel paese campi di riforma attraverso il lavoro e prigioni, con costi incommensurabili; 
3) il Partito comunista è un partito politico, [ma] tutte le spese del Partito e delle organizzazioni ad esso legate sono ricoperte dalle finanze statali.

Solo per questi tre punti, si stima che ogni anno vengano spese cifre astronomiche. Possiamo dire che sono gli oneri dati al paese dal Partito comunista, col suo regime mono partitico, a strozzare la sanità, l’istruzione, la sicurezza sociale e lo stato sociale di cui la popolazione dovrebbe godere.

Nell’articolo “Rapporto indicativo sugli oneri fiscali nel mondo relativi al 2005”, pubblicato su Forbes, si ritiene che il carico fiscale cinese sia il secondo più alto al mondo, mentre il suo stato sociale è in
assoluto il più scarso. Nel Nord Europa si ha un alto carico fiscale con un evoluto stato sociale, la Cina ha pesanti oneri fiscali e uno stato sociale misero. Basti questo contrasto a dimostrare chi è veramente
socialista e chi lo è per finta.
(traduzione dal cinese e note di Emanuele Raini)

MONDO CINESE N. 134, GENNAIO - MARZO 2008

Note

1. Svoltosi a Pechino dal 15 al 21 ottobre 2007..
2 Nel rapporto sull’attività di governo presentato recentemente dal Primo ministro a marzo 2008, si prevede finalmente per quest’anno, a partire dal prossimo autunno, che l’istruzione sia resa gratuita anche nelle aree urbane oltre che in quelle rurali. Si veda in questo numero, “L’XI legislatura dell’Anp al varo: luci ed ombre di una Cina in ascesa”. . 
3Ad oggi, il Pil cinese non ha ancora superato, anche se per poco, quello della Germania. . 
4La battaglia del villaggio di Tai’er (Jiangsu, Xuzhou), spesso considerata parte della battaglia di Xuzhou, si svolse nel 1938, durante il secondo conflitto sinogiapponese (1937-45). Nel 1986, il regista Yang Guangyuan ne trasse un film, dal titolo “Xuezhan Tai’erzhuang”, (lett.: “Tai’er zhuang, campo di sangue”).  .
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Shi bu wei ye, fei bu neng ye, è un detto estratto dall.opera di Mencio, Libro I, parte II, capitolo VII. La traduzione inglese di Charles Muller, della Tōyō Gakuen University, recita: “this is non-effort, it is not inability.”cfr. http://www.hm.tyg.jp/~acmuller/contao/mencius.htm. 

 

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