A settembre si è tenuto a Shanghai un convegno internazionale sullo stato dell’arte nella ricerca e nella formazione sulla pubblica amministrazione in Cina oggi. Le attività sono state ospitate dalla Scuola di Relazioni internazionali e Affari pubblici dell’Università di Fudan e co-finanziate da diverse istituzioni, americane e cinesi: American Society for Public Administration, Rudgers University, Louisiana State
University, Journal of Chinese Public Administration Review e Istituto cinese per gli affari pubblici. Data tale rilevante compartecipazione statunitense, i lavori si sono tenuti in lingua inglese.
Nell’intento degli organizzatori, l’obiettivo del convegno era “promuovere un migliore adattamento della ricerca e della formazione nel campo amministrativo alla realtà in rapida evoluzione della pubblica amministrazione cinese e agli standard internazionali”. In questa ottica, la conferenza ha rappresentato un luogo di incontro tra circa 50 esperti, cinesi e stranieri e ha accolto soltanto un pubblico selezionato di studenti di dottorato e docenti universitari. Va ricordato che in Cina la scienza dell’amministrazione è stata reintrodotta all’inizio degli anni ’80, di conseguenza la comunità scientifica interessata alla materia appare oggi relativamente giovane ed esigua.
Gli interventi hanno trattato argomenti quali modernizzazione, e-government, gestione delle performance nel settore pubblico, comportamenti dei burocrati e delle organizzazioni burocratiche, strategie nazionali di policy nel contesto internazionale. Sebbene i contributi riguardassero realtà disparate nel panorama mondiale, l’attenzione di chi scrive si è concentrata sulle sezioni dedicate alla Cina.
Da queste sono emerse problematiche che non interessano soltanto gli studi amministrativi, ma delineano uno spaccato della vita accademica cinese oggi, come anche dell’interazione tra studiosi e potere.
Le materie amministrative in Cina, stato dell’arte e progetti
Tra gli oratori di maggiore levatura, Jia Lingmin, Vicesegretario della Società cinese per l’amministrazione, ha tracciato il quadro del settore in Cina, sottolineando che gli studi sull’amministrazione sono in espansione. La disciplina - secondo il relatore - non ha ancora raggiunto una piena maturità, soprattutto in termini di sviluppo metodologico e teorico. Tuttora, infatti, i lavori di alcuni studiosi cinesi presentano evidenti lacune, che a loro volta rischiano di influenzare la qualità della formazione degli studenti e di perpetrarsi per generazioni. L’obiettivo principale per gli studiosi cinesi di pubblica amministrazione deve quindi essere un rafforzamento della disciplina in tempi ragionevoli, concentrando l’attenzione sulla formazione di risorse umane competenti. Tale consolidamento produrrebbe anche un aumento del numero e della qualità dei contributi cinesi nella stampa specializzata a livello internazionale e una partecipazione più rilevante
nello sviluppo delle teorie in materia.
Un’eco di queste parole ha risuonato nel contributo di Bert Rockman, Purdue University (Usa), che ha presentato un breve riassunto della storia della disciplina negli Stati uniti, sottolineando come la ricerca
in Cina oggi sembri essere ad uno stadio che gli studiosi statunitensi hanno superato negli anni ’80. In base all’esempio statunitense, un miglioramento della qualità degli studi sull’amministrazione in Cina sarebbe quindi possibile e auspicabile. L’invito agli esperti cinesi è di fare uno sforzo nell’analisi teorica e nel rigore metodologico.
Un discorso a sua volta ripreso e ampliato da Evan Berman, Louisiana State University (Usa), che ha indicato come obiettivo primario e fondamentale per il rafforzamento della disciplina l’investimento di maggiori energie in studi empirici. Solo dati empirici rilevanti possono garantire l’originalità della ricerca, e di conseguenza la teoria può arricchirsi ed evolvere. In veste di redattore di importanti riviste, l’oratore ha lamentato la mancanza di rigore metodologico che traspare da alcuni articoli proposti da cinesi e la generale carenza di dati empirici nei contributi che spesso riceve, ma che non pubblica. Gli studiosi cinesi occupano una posizione privilegiata per l’accesso ai dati sull’amministrazione in Cina, quindi potrebbero offrire al
mondo studi originali e approfonditi in materia. E data la peculiarità della realtà cinese, se la comunità scientifica locale rendesse noti i risultati di ricerche empiriche, molti esperti internazionali sarebbero
fortemente interessati a leggere, discutere ed eventualmente rielaborare (in prospettiva globale) i dati prodotti.
L’appello a svolgere studi empirici sull’amministrazione in Cina e a “restituire al mondo” dati sulla realtà cinese utili allo sviluppo internazionale della disciplina, ha stimolato una risposta in parte provocatoria, di Zhou Zhiren, Università di Pechino. La situazione cinese attuale non permette un facile accesso a dati sulle attività dell’amministrazione: il governo, e ancora di più gli enti locali, non condividono con piacere informazioni sul proprio lavoro con gli studiosi nazionali. I colleghi statunitensi devono tenere in considerazione la realtà locale, politicamente diversa da quella con cui sono abituati ad interagire. In Cina è necessario operare con le dovute cautele nelle relazioni con il governo.
Un intervento non programmato di Sun Ping, Università del nord-est (Cina), ha sottolineato a questo punto che le attività di ricerca in Cina sono sottoposte ad un altro vincolo rilevante: la relativa esiguità dei fondi a disposizione dei ricercatori, soprattutto se giovani alle prime esperienze, in parallelo con la dimensione del paese ostacolano in parte la raccolta di dati.
A seguire il contributo di Erhard Friedberg, Science Po (Francia), unica prospettiva europea tra gli ospiti illustri del convegno. L’abilità degli studiosi sta nel saper interagire proficuamente con la realtà in cui
operano. Produrre ricerca di qualità, anche empirica, implica sfruttare le risorse effettivamente accessibili nell’ambiente, senza seguire schemi troppo rigidi, ma anzi adattando teorie e metodi alla situazione
analizzata. Un contributo interessante da parte degli studiosi cinesi potrebbe essere, innanzitutto, evidenziare quali modalità di ricerca siano coerenti con la loro situazione nazionale.
Infine, Zhu Qianwei, Università di Fudan, ha concluso discutendo il ruolo dei Master in pubblica amministrazione (MPA) cinesi nella formazione di studenti e funzionari pubblici per la diffusione di conoscenze avanzate sull’amministrazione. Nati all’inizio del secolo, tali master si sono moltiplicati sul territorio e oggi alcune sedi soffrono di una carenza di organico qualificato. Per garantire una formazione orientata alla diffusione di buone pratiche sulla base di fondamenti teorici e metodologici consolidati sarebbe necessario rafforzare innanzi tutto le competenze del corpo docente.
Il panorama effettivo degli studi cinesi sull’amministrazione
Un’analisi critica sfaccetata della produzione intellettuale sulla pubblica amministrazione in Cina a partire dal 2002 è stata presentata da quattro relatori, sulla base di fonti quali articoli su periodici, tesi di dottorato e curricula di studio. Le conclusioni di tutti gli oratori confermano la rapida evoluzione in corso nella disciplina e l’effettiva persistenza dei problemi evidenziati nella sezione precedente, interpretati come tracce di immaturità del campo di ricerca.
King W. Chow, Università del Sichuan, ha sottolineato che, in termini di contenuti, gli articoli pubblicati sulla rivista cinese
Amministrazione pubblica in Cina sono in genere buoni esempi di ricerca applicata,
ma mostrano carenze in termini di innovazione teorica. Come anche gli articoli sul tema scienza e tecnologia e le relative politiche in Cina - ha sostenuto Sun Ping (Università del nord-est) - limitati inoltre nell’impiego di metodi quantitativi e nella varietà dei temi di ricerca.
Jing Yijia, Università di Fudan, ha evidenziato con uno studio comparativo che le tesi di dottorato cinesi degli ultimi anni sono paragonabili in termini qualitativi a quelle statunitensi dell’inizio degli anni ’80. Una conclusione che conferma la presa di posizione
pecedentemente espressa da Rockman, ma che - precisiamo - si basa sull’applicazione alle tesi cinesi di una griglia di valutazione elaborata da autori statunitensi sulla base della propria situazione nazionale.
Infine, Khashruzzaman Choudhury e Frances P. Liddel, Jackson State University (Usa), hanno presentato una valutazione dello stato della ricerca sulla pubblica amministrazione in Cina (basata su fonti in lingua inglese) e avanzato alcune proposte generali per un avanzamento del settore.
L’insegnamento sulla pubblica amministrazione in Cina
Lo stato dell’arte della didattica sulla pubblica amministrazione in Cina e il suo futuro sono stati affrontati da Khashruzzaman Choudhury in una prospettiva esterna. Il relatore ha espresso una valutazione complessiva dell’insegnamento sull’amministrazione e proposto alcune linee guida per gli sviluppi futuri. Più specifiche appaiono le problematiche evidenziate da King K. Tsao (Università cinese di Hong Kong), che, grazie ad una visione dall’interno, circoscrivono un nodo estremamente rilevante dalla questione. L’oratore sostiene – come altri - che una riforma dell’insegnamento in questa materia non può prescindere dalla capacità di innovazione teorica degli studiosi cinesi. Data l’esperienza diretta e pluriennale di Tsao, infatti, le teorie elaborate in Occidente difficilmente offrono strumenti di lettura efficaci per la realtà empirica cinese, peculiare e in rapida evoluzione. L’elaborazione di nuovi strumenti teorici è quindi una priorità assoluta, soprattutto se si vuole allenare gli studenti cinesi a svolgere ricerche empiriche metodologicamente fondate.
Questo quadro generale si rispecchia in aspetti più specifici della formazione affrontati nelle presentazioni successive: Zhao Yongfei, University of Pittsburgh (USA), e chi scrive, Università degli Studi di Milano, hanno analizzato rispettivamente il ruolo degli MPA e dell’insegnamento linguistico specialistico nella costruzione di una nuova identità per i funzionari pubblici cinesi.
La modernizzazione dell’amministrazione pubblica in Cina
L’ultima sezione del convegno che affrontiamo brevemente in questa sede si è concentrata sullo stato della pubblica amministrazione in Cina, in particolare sulla sua modernizzazione. La discussione si è soffermata per la prima volta sulla necessità di una maggiore interazione tra esperti e Stato in Cina nell’elaborazione di tappe ulteriori della modernizzazione amministrativa. Dopo una descrizione di King K. Tsao sullo sviluppo della funzione pubblica dal 1993, i contributi di Shi Xuehua e Huang Jianhong, Università normale di Pechino e Università di Suzhou, di Huang Jianhong, Università di Nanchino e Yang Kaifeng, Florida State University, hanno proposto diverse applicazioni alla Cina di modelli teorici, enfatizzando l’importanza
della ricerca di nuove chiavi di lettura dei cambiamenti in corso e di una integrazione tra teoria e pratica.
A margine della Conferenza si sono svolti tre incontri a tema degni di essere menzionati. Una serata è stata dedicata ad illustrare a giovani studiosi cinesi i requisiti richiesti e gli ostacoli da superare per vedere pubblicato un proprio articolo su una rivista specializzata internazionale. Erano presenti quattro redattori di riviste di pubblica amministrazione di alto livello, Evan Berman, Jong S. Lee, Maureen Pirog e Bert Rockman. Un incontro pomeridiano è poi stato organizzato da due relatrici coreane sul tema: “Building a network of women policy leaders in Asia”.
Infine, dopo la chiusura dei lavori del convegno, si è svolta una tavola rotonda intitolata: “a caccia della qualità nella ricerca cinese sull’amministrazione pubblica”. La prima caratteristica interessante dell’incontro è che si è svolto in lingua cinese, la partecipazione è stata quindi ristretta alle persone in grado di capire la lingua. Di conseguenza, alla riunione erano presenti tutti i rappresentanti delle maggiori università cinesi, compresi docenti di Taiwan e di Hong Kong, studenti di dottorato cinesi e chi scrive, in qualità di auditrice.
Poiché di fatto si è trattato di una riunione a porte chiuse (la barriera linguistica è più potente di una serratura di sicurezza), il registro della conversazione è stato informale. L’intento era di tirare le fila dei discorsi dei giorni precedenti e identificare gli obiettivi primari della comunità scientifica per l’azione nell’immediato futuro. E’ stata presa la decisione di non fondare per il momento una associazione di studi sulla pubblica
amministrazione, ma di concentrare gli sforzi sull’aggiornamento dei docenti, in particolare attraverso l’organizzazione regolare in Cina di convegni internazionali su questi temi. Tutti i presenti hanno concordato
sul fatto che il ruolo principale delle grandi istituzioni accademiche debba essere quello di promuovere una diffusione di competenze più specializzate, monitorare l’evoluzione dell’amministrazione e creare gradualmente relazioni più strette tra studiosi e governo per approfondire le attività di consulenza dei primi nei confronti del secondo.
MONDO CINESE N. 133, OTTOBRE -
DICEMBRE 2007