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POLITICA INTERNA

Mediazione e "visione scientifica": 
Hu Jintao al XVII Congresso del Pcc

di Marina MIRANDA

1. Le nuove nomine al vertice del Partito 
Molte sono state le attese per l’evento politicamente forse più significativo degli ultimi cinque anni: il XVII Congresso del Pcc, che si è svolto dal 15 al 21 ottobre 2007. La principale aspettativa consisteva nel conferimento a Hu Jintao di un secondo mandato come Segretario generale; l’avvenuta riconferma gli ha così permesso di consolidare definitivamente la propria posizione politica. 

Le sorprese non sono però mancate per quanto riguarda la nomina dei nuovi membri del Comitato permanente dell’Ufficio politico, l’organismo la cui composizione rispecchia la nomenclatura più alta del Partito, i nove uomini più potenti del paese1. Proprio nella designazione di questi nuovi elementi si è giocata una delicata e difficile partita, fatta di tattiche e compromessi, mosse di bilanciamento e manovre di contrappeso: infatti le dimissioni da questo organismo di alcune personalità sono da interpretare come una compensazione per l’ingresso di alcuni e il mancato ritiro di altri.

Per gli analisti occidentali, la sorpresa maggiore è consistita senza dubbio nella nomina del primo tra i nuovi quattro membri designati: quella di Xi Jinping, 54 anni, dal 2002 Segretario del Pcc nel Zhejiang, chiamato a marzo 2007 a capo del Partito a Shanghai dopo l’incriminazione di Chen Liangyu2. Egli è posto nella gerarchia ufficiale come numero sei, subito dopo i primi cinque leader riconfermati in tale organismo: una posizione che lo rende di fatto il jiebanren, l’erede designato, il più probabile successore di Hu Jintao al prossimo XVIII Congresso.

Da più parti si era invece a lungo supposto che tale scelta potesse ricadere su Li Keqiang, 52 anni, Segretario del Pcc nel Liaoning, senza dubbio l’opzione preferita da Hu Jintao, dati gli strettissimi rapporti intercorsi tra i due all’interno della Lega della gioventù comunista negli ultimi 25 anni, nel corso dei quali a ogni avanzamento di carriera di Hu è seguita una promozione di Li3. Quest’ultimo ricopre attualmente nella gerarchia ufficiale il settimo posto, immediatamente successivo a quello di Xi Jinping e potrebbe quindi essere destinato a succedere invece a Wen Jiabao a capo del Consiglio degli affari di Stato.

Sebbene sia probabile che nei prossimi cinque anni Li Keqiang possa riuscire a sfidare la candidatura di Xi Jinping, tuttavia la posizione politica di quest’ultimo appare sin da adesso molto forte: essendo figlio di Xi Zhongxun, un veterano della Lunga marcia, egli appartiene al cosiddetto “Partito dei prìncipi”, il Taizidang, costituito dai figli di quadri di alto livello, entrati anch’essi nella carriera politica. In quanto membro del Taizidang, Xi riceve quindi l’appoggio incondizionato di un segmento importante del Partito, quello di tutti coloro legati per vincoli di parentela a funzionari ai vertici del Pcc; l’aggiunta di un curriculum politico impeccabile ne fa al momento il personaggio maggiormente accettabile da parte di tutti i gruppi e fazioni.

A rafforzare la candidatura di Xi Jinping alla successione potrebbero intervenire nel breve periodo altri fattori, come, ad esempio, la sua futura nomina sia a capo della Scuola centrale di Partito che alla vice-presidenza della Repubblica, nel corso della prossima riunione dell’Assemblea nazionale del popolo, a marzo 2008. Tali cariche sono state entrambe ricoperte da Zeng Qinghong; ed è proprio con questo influente personaggio che la posizione di Xi deve essere messa in relazione. Infatti l’ingresso di Xi nel Comitato permanente del Politburo è senza dubbio direttamente legato alle dimissioni di Zeng dallo stesso organismo, come una chiara mossa di compensazione.

Quest’ultimo si è ritirato nonostante avesse solo 68 anni e non ancora 70, il limite d’età in base al quale ci si aspetta che si dimettano i membri di questo supremo organismo, secondo quello che pare ormai un consolidato processo di istituzionalizzazione (zhiduhua) all’interno della leadership. Le dimissioni di Zeng Qinghong non possono essere state che volontarie e assolutamente non imposte da altri, data la posizione di grande prestigio da lui ricoperta nello scacchiere politico e l’influenza che è ancora destinato ad esercitare per così dire dietro le quinte, nonostante sia uscito ufficialmente dalla scena politica principale.Ricordiamo come negli ultimi mesi proprio la sua posizione non fosse chiaramente intelligibile, essendo stata a lungo oggetto di speculazioni e azzardate ipotesi4; ma il suo probabile ritiro era stato preannunciato in maniera corretta solo dalla stampa di Hong Kong5.

La sua uscita di scena appare quindi sempre più come una mossa all’interno di una strategia politica più ampia, controbilanciata dalla nomina di Xi Jinping, senz’altro frutto di un compromesso politico tra le varie componenti e anime del Partito. Un’altra possibile mossa di compensazione per il ritiro di Zeng Qinghong è stato la riconferma nel Comitato permanente dell’Ufficio politico di Jia Qinglin, 67 anni, Presidente della Conferenza politica consultiva, anche lui legato a Jiang Zemin, le cui dimissioni sarebbero state invece auspicate da Hu Jintao6.Al contrario ha avuto luogo l’aspettato ritiro di altri due membri: Luo Gan e Wu Guanzheng, rispettivamente di 72 anni e 69 anni7.

I posti lasciati vacanti dai tre dimissionari e da Huang Ju, deceduto a giugno 2007, hanno quindi permesso l’ingresso nel Comitato permanente del Politburo di quattro nuovi membri: oltre a quello
di Xi Jinping e Li Keqiang, quello di He Guoqiag, alleato di Zeng Qinghong, sinora a capo del Dipartimento organizzazione del Pcc e di Zhou Yongkang, già Ministro degli interni, con stretti legami con Zeng e Jiang Zemin.

Oltre che nel Comitato permanente, l’ulteriore consolidamento del potere di Hu Jintao ha comportato l’ingresso nell’Ufficio politico e nel Comitato centrale di un numero sempre maggiore di suoi alleati, detti Tuanpai8, perchè appartenenti al gruppo di dirigenti che hanno fatto carriera all’interno della Lega della gioventù comunista negli anni ’90, quando egli era a capo di tale organizzazione. Nella nuova composizione del Politburo la percentuale dei Tuanpai è andata crescendo, arrivando a toccare circa il 30%, rispetto al totale di 25 membri di questo organismo9, mentre una percentuale quasi equivalente, solo leggermente superiore di posti è occupata da membri del Taizidang e da personalità legate al cosiddetto “Gruppo di Shanghai” (Shanghai ban), capeggiato da Zeng Qinghong e Jiang Zemin. Tale suddivisione quasi equa di posti ai vertici del Partito dimostra come vengano perseguiti criteri di bilanciamento e “armonia” tra i vari gruppi del Pcc. 

2. Un “bipolarismo con caratteristiche cinesi”
Come prova di quanto appena detto, bisogna riconoscere la gran capacità di Hu Jintao nel saper mediare e cooperare con le diverse anime del Partito per meglio governare e dare stabilità al paese; egli è riuscito persino a trasformare in alleati i suoi possibili rivali, contrariamente a quanto suggerirebbero analisi semplicistiche e superficiali della scena politica di Zhongnanhai.

Infatti, anche prima delle sue dimissioni, Zeng Qinghong, in quanto il più alto leader al potere del “Gruppo di Shanghai”, non poteva essere considerato l’avversario più temibile dell’attuale Segretario generale; in realtà erano invece molti gli elementi che inducevano a considerare piuttosto una collaborazione sotto molti aspetti: un rapporto sì competitivo, ma allo stesso tempo cooperativo, una condivisione di poteri, una sorta di triumvirato Hu Jintao-Wen Jiabao-Zeng Qinghong10.

E’ sempre più evidente come siano cambiate le modalità secondo cui si svolge oggi il gioco tra fazioni all’interno della leadership, che sembra seguire un modello di maggior cooperazione - pur sempre nella competizione - tra i diversi gruppi. E’ un modello che costituisce un’importante evoluzione rispetto a quelli applicati precedentemente allo studio delle élite politics del periodo post-maoista: lo schema precedentemente verificabile era quello di un gioco a somma zero, in cui “il vincitore prende tutto”11, imponendo alla fine della lotta un solo leader trionfatore e un solo gruppo dominante sugli altri.


La recente evoluzione politica sembra confermare invece la tesi avanzata da un noto studioso, Cheng Li12, quella di una sorta di “bipartitismo” ravvisabile nell’attuale sistema politico, una sorta di “bipolarismo con caratteristiche cinesi”, nel senso non di due schieramenti politici che si fronteggiano, ma di due fazioni che coesistono all’interno di uno stesso partito. Tali gruppi sono identificabili con due coalizioni, una che potremmo definire “populista”, guidata da Hu Jintao e Wen Jiabao e un’altra per così dire “elitaria”, costituita dai membri sia dello Shanghai ban che del Taizidang. Anche a quest’ultimo gruppo infatti estende la sua influenza Zeng Qinghong, essendo figlio di un veterano della Lunga marcia, Zeng Shan13.

Queste due coalizioni possiederebbero alcune caratteristiche proprie dei partiti, come dei leader palesemente identificabili, una chiara base di supporto e un fine comune volto alla stabilità del sistema. Questo sarebbe il campo di maggior cooperazione tra i due gruppi informali, egualmente potenti, che, secondo un sistema di pesi e contrappesi, sono invece in competizione per acquisire maggior influenza e assicurarsi continuità nella gestione del potere.

Rispetto ad altri schieramenti identificati precedentemente all’interno del Pcc, queste due coalizioni non possono essere semplicisticamente definite in termini ideologici, come liberali e conservatori, favorevoli e ostili al mercato, riformisti e reazionari; esse rappresentano finalità politiche divergenti, priorità socio-economiche differenziate e interessi regionali diversi. In assenza di una vera forza di opposizione in un sistema che rimane a partito unico, la formula “un partito, due fazioni” illustrerebbe una dinamica di maggior condivisione del potere e sarebbe in grado di rappresentare meglio, secondo Li, gli sviluppi e le trasformazioni intervenuti negli ultimi anni nella lotta politica in Cina.

Attualmente nessuna delle due coalizioni sarebbe intenzionata o avrebbe la forza necessaria per sconfiggere completamente l’altra ed escluderla dal gioco politico. A ciascuna apparterrebbero punti di forza e debolezza complementari a quelli dell’altra: ad esempio, i Tuanpai possiedono comprovata esperienza nelle organizzazioni del Partito, nell’amministrazione provinciale e locale, in quella delle aree rurali, soprattutto nelle regioni interne e occidentali povere, nella vecchia base industriale del nord-est. A causa della loro esperienza limitata nei settori industriale, finanziario, bancario e del commercio estero, sono meno qualificati a trattare l’economia internazionale e a favorire l’integrazione della Cina nel sistema economico globalizzato, campo in cui sono molto più versati i membri dello Shanghai ban. Questi ultimi possiedono una formazione più cosmopolita, un livello di istruzione molto alto, spesso conseguito all’estero e hanno maggiore versatilità nel trattare le questioni internazionali; hanno acquisito le loro esperienze professionali nei settori finanziari di Shanghai e delle province costiere, con le cui elite imprenditoriali e manageriali tendono a identificarsi. 

Quello di promuovere lo status internazionale della Cina è un altro degli obiettivi comuni a entrambe le coalizioni, per il quale è necessaria una forte cooperazione: al modello di crescita accelerata proposto da Jiang Zemin, Hu Jintao e Wen Jiabao hanno apposto molti correttivi, che non vanno però ad intaccare il progetto di ascesa della Cina in ambito internazionale, dal quale non si vuole recedere e per il quale è importante il contributo dello Shanghai ban.

In questa visione “bipolare” bisogna però fare attenzione a non effettuare forzature interpretative, che porterebbero a rappresentare un sistema dai confini troppo precisi, con coalizioni alquanto rigide, schieramenti assai netti e definiti14. A mio avviso, bisognerebbe invece debitamente considerare le caratteristiche di mobilità tra i diversi gruppi, sempre alquanto fluttuanti, poco chiusi, che tendono a continue sovrapposizioni e inclusioni tra insiemi diversi. Tali dinamiche di aggregazione trasversale sono state ben esaminate da un altro studioso, Bo Zhiyue15, il quale non ha tralasciato la formazione di sottoinsiemi che comprendono al loro interno, collegandole tra loro, parti di gruppi più estesi. E’ il caso, ad esempio, della cosiddetta “cricca di Qinghua”, esaminata anche da Cheng Li16, formata dai laureati di questa prestigiosa università, molti dei cui membri sono assimilabili al gruppo dei Tuanpai. Oltre Hu Jintao, hanno completato i loro studi a Qinghua Wu Bangguo e Huang Ju, entrambi appartenenti allo Shanghai ban e Wu Guanzheng, che ha a lungo militato nella Lega della gioventù comunista e che ha stretti rapporti personali anche con Zeng Qinghong17.

Tuttavia nell’individuare i raggruppamenti della scena politica cinese il margine di errore e di incertezza è sempre molto alto, dato il carattere informale di questo tipo di aggregazioni, la poca trasparenza e la difficoltà di verifica delle ipotesi

3. La celebrazione del contributo teorico di Hu Jintao
Nel corso del XVII Congresso, rispetto alle attese degli osservatori occidentali, si è verificata un’altra sorpresa, questa volta concernente l’inserimento del contributo teorico di Hu Jintao nello Statuto del Partito. Tale inclusione è, sì, avvenuta, ma non ha riguardato l’apporto dottrinale individuato dai più, quello della cosiddetta “società armoniosa socialista” (shehuizhuyi hexie shehui)18. Si era stati infatti indotti a ritenere che fosse questo lo slogan politico prescelto, dato il gran clamore che la propaganda e gli organi di stampa ufficiali avevano attribuito nell’ultimo anno a tale modello teorico, celebrato come la parola d’ordine suprema, meglio rappresentativa del nuovo corso di Hu Jintao. Soprattutto a partire dal 6° Plenum del XVI Comitato Centrale a ottobre 2006, la realizzazione di una “società armoniosa” era stata posta in una posizione di sempre maggior preminenza, in modo da diventare la priorità assoluta, lo scopo supremo, il principale oggetto della propaganda politica19.

Contrariamente alle attese non è stato questo modello teorico ad entrare a far parte della carta costituzionale del Pcc, bensì un altro, quello di una “visione di sviluppo scientifico” (kexue fazhan guan); un concetto altrettanto importante nella linea politica dell’attuale leadership, sinora però meno celebrato rispetto all’altro. A esso è dedicata anche la terza parte del rapporto di Hu Jintao al XVII Congresso20.

Nella parte emendata dello Statuto del Pcc questo termine è definito come uno sviluppo “globale” (quanmian), “coordinato” (xietiao) e “sostenibile” (ke chixu [de])21. Proprio della nozione di sviluppo sostenibile la “visione di sviluppo scientifico” può essere considerata una ridefinizione, una variante “con caratteristiche cinesi”: uno sviluppo economico che tiene conto del fattore umano e che è ben coordinato in modo complessivo con quello sociale. L’importanza del fattore umano è rafforzata da un altro principio, su cui si basa questa nuova concezione, quello de “le persone da considerare come priorità” (yi ren wei ben): in altre parole partire dagli interessi fondamentali della popolazione nei diversi indirizzi delle riforme e porre gli interessi della gente comune al primo posto.

Inoltre “scientifico” sarebbe uno sviluppo armonizzato e onnicomprensivo, programmato con rigore, metodo, sistematicità, che si differenzi da una crescita selvaggia, la quale ha lasciato, invece, nel corso del processo di riforma, sempre più spazio a disparità sociali e sperequazioni di ogni sorta. E’ quindi alla luce dell’esperienza delle riforme degli ultimi ventinove anni, le quali hanno prodotto spesso risultati poco “razionalizzati”, che deve essere interpretata l’accezione del temine “scientifico”. Infatti, nel nuovo sforzo che tende a sottolineare i risvolti negativi e le conseguenze sociali di uno sviluppo troppo accelerato, Hu Jintao ha voluto, nel suo programma politico, prendere chiaramente le distanze dal modello di sviluppo perseguito dai dirigenti della generazione precedente, misurabile soprattutto in percentuali di aumento del Pil. Per la prima volta è stata quindi considerata la prospettiva di una crescita ponderata e bilanciata da un sistema di garanzie sociali, che non crei ulteriori squilibri tra regioni arretrate e avanzate, tra città e campagna, tra uomo e ambiente naturale22.

Finalmente grande importanza nella nuova “visione” viene data al problema ambientale, che assume un posto di rilievo nel programma di sviluppo sostenibile. Sebbene questa sensibilizzazione dell’attuale leadership sia molto recente23, la gravità di questa problematica è oggi finalmente denunciata senza mezzi termini dal governo centrale24.

La “visione di sviluppo scientifico” è apparsa per la prima volta in un documento ufficiale del Partito a ottobre 2003, all’interno delle “Risoluzioni” del 3° Plenum del XVI Comitato centrale25. Ma ha ottenuto un posto centrale all’interno del programma politico dell’attuale leadership solo dopo che a essa è stato ispirato il rapporto presentato dal Primo ministro Wen Jiabao nel corso della 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo, a marzo 200426. Nello stesso periodo, il grande risalto dato a questo concetto sulla stampa di Partito ne ha sancito la definitiva consacrazione27.

E’interessante però notare la circostanza in cui per la prima volta in assoluto questo slogan è stato adoperato da Hu Jintao, circa un mese prima del 3° Plenum, nel settembre 2003, durante un viaggio nel Jiangxi28. Tale contesto logistico è degno di rilievo, non solo perché questa provincia è una delle aree agricole meno sviluppate,ma soprattutto perché è una vecchia base rivoluzionaria degli anni ’30, che aveva ospitato la Repubblica dei Soviet: scopo di tale visita è stato quindi quello di rendere omaggio allo spirito rivoluzionario di Mao e della prima generazione di veterani del Pcc. Già l’anno precedente, all’indomani della sua nomina al XVI Congresso, Hu si era recato nella stessa provincia29 e in un altro luogo “sacro” della rivoluzione, Xibaipo, nello Hebei30.

Questo richiamo di Hu alla tradizione rivoluzionaria precedente sta a sottolineare un netto distacco dalla linea politica del suo predecessore, Jiang Zemin, delineando una nuova svolta politica. Allo stesso tempo l’orientamento sociale e riformista del nuovo corso riceve maggior peso e legittimazione nel richiamarsi a un passato rivoluzionario, “al servizio del popolo”31. L’innovazione di Hu consiste nel coniugare vecchie istanze socialiste e umanitarie con il nuovo corso di crescita della Cina, ancorando questo sviluppo moderno alle tradizioni rivoluzionarie del passato. E’ questa forse l’essenza della “visione di sviluppo scientifico”, che cerca di conciliare impulsi politici vecchi e nuovi.

Dal momento che il XVII Congresso ha celebrato questo concetto come quello maggiormente rappresentativo del nuovo programma politico, sarebbe interessante poter conoscere i termini del dibattito in base al quale si è giunti a mettere in secondo piano il modello di “società armoniosa”. Si potrebbe supporre che quest’ultimo possa essere stato considerato uno slogan forse troppo populista e trionfalistico, troppo idealistico e lontano dalla realtà odierna della Cina, in cui innumerevoli sono le disarmonie sociali e troppo stridente il contrasto con il modello ideale da perseguire.

Inoltre la realizzazione di un “società armoniosa” potrebbe essere stata ritenuta non in linea con il fine ultimo di un Partito che si definisce ancora comunista, cioè l’edificazione di una società per l’appunto comunista; non sarebbe stato corretto forse rimpiazzare completamente gli ideali gloriosi e rivoluzionari del passato con qualcosa che sembra un principio quasi religioso. Infatti il concetto di “armonia” ha chiare radici confuciane32 ed è molto vicino a una tradizione che il Pcc forse non desidera ancora celebrare ufficialmente33. Invece uno “sviluppo scientifico” appare certamente più in linea con la tradizione ortodossa del marxismo scientifico.

Sicuramente una scelta tra le due concezioni è stata necessaria, dal momento che non sarebbe stato possibile includere entrambe nello Statuto; se ciò fosse avvenuto il contributo teorico di Hu Jintao sarebbe stato di doppia entità e avrebbe sorpassato considerevolmente quello dei suoi predecessori, in particolare quello di Jiang Zemin34.

In ogni caso, rispetto al suo predecesore, Hu Jintao ha riportato un grande risultato, impiegando solo cinque anni per la celebrazione definitiva della propria dottrina, mentre invece per Jiang ne sono stati necessari tredici35. A quest’ultimo, come agli altri padri fondatori del socialismo in Cina, Hu si riallaccia per fornire legittimità al proprio contributo: nello Statuto emendato si dice che la “visione di sviluppo scientifico” è “una teoria scientifica” che “sta al passo con i tempi” e che è “in linea con il pensiero di Mao Zedong, la teoria di Deng Xiaoping e l’importante pensiero de ‘le tre rappresentatività’36.

La riconferma di Hu come Segretario generale e la sua canonizzazione tra i teorici del Partito segnano due importanti traguardi e il definitivo consolidamento del suo potere. Due vittorie importanti, ma non veramente complete, offuscate forse dalla fallita designazione di Li Keqiang come jiebanren e dalla mancata scelta del modello di “società armoniosa”. Tuttavia un trionfo su tutta la linea sarebbe stato nello stile di un leader autocratico, molto simile al modello dei suoi predecessori, Mao Zedong e Deng Xiaoping; al contrario abbiamo visto come il modello dello scontro politico in Cina sia mutato e non sia più rappresentabile come un gioco a somma zero.

Potremmo dire che la forza di Hu Jintao consiste piuttosto nella sua capacità di mediare e raggiungere importanti compromessi nei delicati e complessi equilibri di Zhongnanhai. Se quindi non è la sua figura ad emergere come più forte in assoluto, lo appaiono invece senza dubbio il Partito e il sistema. 

MONDO CINESE N. 133, OTTOBRE - DICEMBRE 2007

Note

1. Attualmente essi sono (secondo l’ordine nella gerarchia ufficiale): Hu Jintao, Wu Bangguo, Wen Jiabao, Jia Qinglin, Li Changchun, Xi Jinping, Li Keqiang, He Guoqiang, Zhou Yongkang.A.
2 Come è noto, Chen Liangyu è stato incriminato per un grosso scandalo di speculazioni e manomissioni di fondi pensione; si veda a tal proposito: “A corruption scandal in Shanghai makes political mileage for Hu Jintao”, The Economist, internet ed., 7.9.2006; Yong Bing, “Hu Jintao fanfu zong gong Shanghaiban” (Nella lotta contro la corruzione Hu Jintao attacca radicalmente il Gruppo di Shanghai), Zheng Ming (ZM), n. 9 (347), settembre 2006, pp. 6-7..
3 Nel 1982, anno in cui Hu Jintao diventò Segretario della Lega della gioventù comunista, Li Keqiang iniziò a lavorare nel Comitato centrale della stessa organizzazione. Negli anni successivi le più importanti promozioni di Li sono state determinate dal crescente potere di Hu. Nel 1992, dopo che quest’ultimo è entrato a far parte del Comitato permanente dell’Ufficio politico, Li è stato nominato Segretario della Lega. Nel 1990, quando Hu diventa Vice presidente della Repubblica, Li è nominato governatore dello Henan. Nel 2002, con l’ascesa di Hu a Segretario generale, Li diviene Segretario del Partito della stessa provincia e poi nel 2004 di quella del Liaoning. Si veda: Chen Xiaoming, “Li Keqiang zheng chengwei diwudai lingpaozhe” (Li Keqiang è diventato effettivamente il contendente numero uno della “quinta generazione”), 11.12.2006, su <http://www.chubun.com/modules/article/view.article.php/c95/28925> ..
4 Ricordiamo che la stampa occidentale aveva accennato a pressioni affinché a Zeng Qinghong fosse affidata nel 2008 la carica di Presidente della Repubblica: “Hu is urged to cede his position to the Vice president”, International Herald Tribune, internet ed., 10.1.2007; David Fullbrook, “Rumors of a split in China’s elite”, Asia Times (AT), internet ed., 16.1.2007..
5 Yong Bing, “Shiqi Da choubeizu Zeng Qinghong xue quan” (Nel Comitato preparatore al XVII Congresso si riduce il potere di Zeng Qinghong), ZM, n. 11, (349), novembre 2006, pp. 8-9; Id., “Zeng Qinghong tu yan tui” (Zeng Qinghong inaspettatamente dichiara di ritirarsi), ZM, n. 12 (350), dicembre 2006, pp. 6-7. .
6 Jia Qinling, un protetto di Jiang, è una personalità molto discussa per presunte implicazioni in scandali economici, la cui posizione dimostra il limite del potere di Hu Jintao e della sua lotta alla corruzione. Si veda a tal proposito, Bill Savadove, “Jia Qinglin: Tainted survivor with a powerful patron”, South China Morning Post (SCMP), internet ed., 23.10.2007; Ting Shi, “New chiefs, policies on agenda at secret talks”, SCMP, 29.6.2007..
7 Yong Bing, “Xin jie Zhengzhiju ren xuan re zhengyi” (Nella recente riunione dell’Ufficio politico la scelta dei nominativi genera contrasti), ZM, n. 9 (347), settembre 2006, p. 9..
8 Tuanpai è un acronimo che sta per Zhongguo gongchanzhuyi qingniantuan (Lega della gioventù comunista), e pai, gruppo, fazione...
9 Le personalità confermate nel Politburo sono: Hu Jintao, Guo Boxiong, He Guoqiang, Hui Liangyu, Jia Qinglin, Li Changchun, Liu Qi, Liu Yunshan, Wang Lequan, Wang Zhaoguo, Wen Jiabao, Wu Bangguo, Yu Zhengsheng, Zhang Zhang Gaoli. .
10 Cheng Li, Lynn White, “The Sixteenth Central Committee of the Chinese Communist Party”, in China’s Deep Reform Domestic Politics in Transition, a cura di Lowell Dittmer e Guoli Liu, Lanham, MD, Rowman & Littlefield Publishers, Inc., 2006, pp.11-14; Wu Zhong, “The emerging Hu-Wen-Zeng troika”, AT, 21.2.2007..
11 Joseph Fewsmith, Elite Politics in Contemporary China, Armonk, (N.Y.) – London, M.E. Sharpe, 2001; Jonathan Unger, (a cura di), The Nature of Chinese Politics – From Mao to Jiang, Armonk, N.Y. - London, M. E. Sharpe, 2002; You Ji, “Jiang Zemin’s Command of the Military”, The China Journal, n. 45, gennaio 2001, pp. 131-138; Cheng Li, “The New Deal: Politics and policies of the Hu administration”, Journal of Asian and African studies, vol. 38, n. 4-5, 2003, pp. 329- 346 .
12
Cheng Li, “The New Bipartisanship within the Chinese Communist Party”, in Orbis - A Journal of World Affairs, vol. 49, n. 3, estate 2005, pp. 387-400; Id., “One Party, Two Factions: Chinese Bipartisanship in the Making?”, Behind the Bamboo Curtain: Chinese leadership, Politics and Policy, in “Carnegie Endowment for International Peace”, novembre 2005 http://www.carnegieendowment.org/files/Li.pdf   ; Id., “China’s Inner-Party Democracy: Toward a System of ‘One Party,
Two Factions’?”, China Brief online (CB), vol. 6, n. 24, 6.12.2006; Id., “Anticipating Chinese Leadership Changes at the 17th Party Congress”, CB, vol. 7, n. 6, 21.3.2007..
13 Cheng Li, China’s Leaders: the New Generation, Lanham, MD, Rowman & Littlefield Publishers, Inc., 2001, pp. 159-64..
14 In particolar modo ulteriori e poco proficue generalizzazioni potrebbero essere indotte dall’applicazione di questa tesi a contesti diversi da quelli delle logiche interne di Zhongnanhai..
15 Bo Zhiyue, “The 16th Central Committee of the Chinese Communist Party: formal institutions and factional groups”, Journal of Contemporary China, vol. 13, n. 39, maggio 2004, pp. 223-56..
16 Cheng Li, China’s Leaders: the New Generation, op.cit., pp. 87-126...
17 Ibid., pp. 154-55...
18 La cosiddetta “società armoniosa socialista” è un modello cui dovrebbe tendere la Cina per distribuire più uniformemente la ricchezza creata dallo sviluppo economico, ridurre sperequazioni e contraddizioni, creare maggiore giustizia ed equità sociale. Una “società armoniosa” non sarebbe affatto un insieme con assenza di contrasti, ma un complesso dove esiste un generale bilanciamento ed equilibrio tra i diversi strati, che elimini possibili conflitti. L’efficienza di un sistema sociale non si misura infatti in base all’assenza di controversie o conflitti, ma piuttosto nell’abilità di comporli e dirimerli..
19 M. Miranda, “Il 6° Plenum del Pcc tra lotte di potere e ‘armonia’ confuciana”, Mondo Cinese, (MC), n. 129, ottobre-dicembre 2006, pp. 5-18.
20 “Gaoju Zhongguo tese shehuizhuyi weida qizhi wei duoqu quanmian jianshe xiaokang shehui xin shengli er fendou - zai Zhongguo Gongchandang Di-shiqi ci Quanguo Daibiao Dahui shang de baogao” (Teniamo alta l’illustre bandiera della costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi per conquistare una nuova vittoria nella lotta per realizzare completamente una società del benessere - Rapporto all’Assemblea Generale dei Delegati di tutto il paese al XVII Congresso del Partito Comunista Cinese), Renmin Ribao, internet ed., (RmRb), 25.10.2007.
21 “Zhongguo Gongchandang Zhangcheng Zhongguo Gongchandang Di-shiqi ci Quanguo Daibiao Dahui bufen xiugai, 2007nian 10yue 21ri tongguo” (Statuto del Pcc – in parte emendato al XVII Congresso del Pcc, il 21.10.2007), su http://cpc.people.com.cn/GB/104019/104101/6434553.html .
22 M. Miranda, “‘Sviluppo scientifico’ ed emendamenti costituzionali - I lavori della 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo”, MC, n. 118, gennaio-marzo 2004, pp. 3-15..
23 Solo al 2005 risale il primo documento ufficiale di programmazione economica in cui viene dato ampio risalto ai problemi dell’impatto dello sviluppo economico sull’ambiente; si tratta del documento ufficiale del 5° Plenum del XVI Comitato centrale del Pcc, che si è svolto a ottobre 2005, i “Suggerimenti del Comitato centrale del Pcc per l’elaborazione dell’11° programma quinquennale” (“Zhonggong Zhongyang guanyu zhiding di-shiyi wu guihua de jianyi”, RmRb, 19.10.2005)..
24 Ci si rende alla fine conto di come la crescita economica non possa essere più perseguita a spese dell’ambiente, secondo un modello che consiste in un massiccio consumo energetico e in un diffuso e indiscriminato inquinamento. Si veda Wen Jiabao, “Zhengfu gongzuo baogao – 2007nian 3yue 5ri zai Di-shijie Quanguo Renmin daibiao dahui wuci huiyi shang” (Rapporto sull’attività di governo alla 5° Sessione della X Legislatura dell’Assemblea nazionale del popolo, 5.3.2007), RmRb, 18.3.2007..
25 “Zhonggong zhongyang guanyu wanshan shehuizhuyi shichang jingji tizhi ruogan wenti de jueding” (Risoluzioni del Comitato centrale del Partito comunista cinese riguardanti alcuni problemi relativi al miglioramento del sistema dell’economia di mercato socialista), RmRb, 22.10.2003, pp. 1-2. Si veda anche a tal proposito, M. Miranda, “Riforme e sviluppo sostenibile secondo il nuovo gruppo dirigente del Pcc”, MC, n. 117, ottobre-dicembre 2003, pp. 3-12..
26 “Zhengfu gongzuo baogao - 2004.3.5 zai Shijie quanguo Ren Da erci huiyi shang” (Rapporto sul lavoro dell’attività di  governo - [Presentato] il 5.3.2004 alla 2° Sessione della X Assemblea nazionale del popolo), RmRb, 6.3.2004
27 “Chongfen renshi kexue fazhanguan de zhidao yiyi” (Riconosciamo completamente il significato guida della “visione di sviluppo scientifico”), RmRb, 22.3.2004; “Renmin Ribao: Shenke lijie kexue fazhanguan de jingshen shizhi” (Quotidiano del Popolo: comprendiamo profondamente l’essenza spirituale della “visione di sviluppo scientifico”), RmRb, 25.3.2004; “Renmin ribao: Zhuque bawo kexue fazhanguan de jiben yaoqiu” (Quotidiano del Popolo: acquisiamo in maniera accurata i requisiti fondamentali della “visione di sviluppo scientifico”), RmRb, 26.3.2004; “Nuli tigao guanche luoshi kexue fazhanguan de lingdao shuiping” (Sforziamoci di elevare il livello direttivo per realizzare la “visione di sviluppo scientifico RmRb, 28.3.2004..
28 “Wai bao: Hu Jintao zuofang hongse tudi fanying min xin, fuhe min yuan” (Rapporto esterno: la visita di Hu Jintao nelle basi rosse riflette i sentimenti della popolazione e corrisponde alle loro speranze), RmRb, 4.9.2003.
29 “Hu Jintao visits revolutionary base”, Peolpe’s Daily, internet ed., 9.12.2002.
30 Proprio a Xibaipo, nella provincia dello Hebei, nel corso del 2° Plenum del VII Comitato centrale nel marzo 1949, prima della conquista di Pechino, Mao Zedong tenne un famoso discorso che enfatizzava lo stile di vita frugale e lo spirito rivoluzionario dei quadri del partito. Si veda a tal proposito, Willy Wo-Lap Lam, “China’s leaders turn to Mao, CNN International, internet ed., 18.11.2003; Nailene Chou West, “Hu proves himself a decisive leader”, SCMP, 22.11.2003..
31 Secondo il famoso slogan maoista, “servire il popolo” (wei renmin fuwu). .
32 Sugli elementi confuciani ravvisabili nella teoria della “società armoniosa” cominciano a concentrarsi gli studi di alcuni autori cinesi, nei quali il modello di “società armoniosa” è collegato direttamente ai principi della dottrina confuciana, applicati a loro volta alla realtà contemporanea. Wang Fenghua, “Rujia hexie sixiang yu shehuizhuyi hexie shehui de goujian” (Il pensiero dell’armonia confuciana e l’edificazione di una società armoniosa socialista), Lilun Tantao, n. 2 (135), 2007, pp. 23-25; Yu Chunmei, “Rujia hexie sixiang de jiben neirong jiqi xiandai yiyi” (I contenuti fondamentali del pensiero dell’armonia confuciana e il suo significato contemporaneo), Ibid., pp. 66-68.
33 Come è noto, i comunisti cinesi avevano considerato il Confucianesimo come lo strumento di oppressione sul piano ideologico della vecchia società, rigettando completamente i valori dell’antica tradizione classica.
34 In base alla definizione ufficiale del pensiero de “le tre rappresentatività” (“san ge daibiao” sixiang), menzionato per la prima volta nel febbraio 2000, il Partito rappresenterebbe “le esigenze di sviluppo delle forze produttive più avanzate, gli orientamenti della cultura più avanzata e gli interessi fondamentali di larghissima parte della popolazione”. Si veda a tal proposito M. Miranda, “Il Partito comunista cinese da ‘partito rivoluzionario’ a ‘partito di governo’”, MC, n. 113, ottobre-dicembre 2002, pp. 15-28.
35 Jiang Zemin fu nominato Segretario generale dopo l’epurazione di Zhao Ziyang nel corso del 4° Plenum del XIII Comitato Centrale a giugno 1989 e il suo contributo dottrinale, il pensiero de “le tre rappresentatività” (si veda la nota precedente), è stato inserito nello Statuto del Partito nel corso del XVI Congresso, a novembre 2002..
36 “Zhongguo Gongchandang Zhangcheng”, op.cit. .

 

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