La fase preparatoria del XVII Congresso del Partito comunista cinese ha visto nel corso degli ultimi mesi un acceso dibattito sulle principali tematiche riguardanti non solo la vita interna del partito stesso, ma anche - e soprattutto - i nodi cruciali che il paese dovrà affrontare nel futuro prossimo. E’ significativo, a questo proposito, che sia stata la penna di un vegliardo, l’ottantaseienne Xie Tao, già prorettore dell’Università del Popolo di Pechino, a mettere per iscritto, con modalità accettabili e quindi riconosciute dai vertici, uno dei temi più sentiti ed attuali nella Cina della “società armoniosa”, quello del rapporto tra socialismo e democrazia. Nel febbraio di quest’anno, nel mensile di tendenza “liberale”
Yanhuang Chunqiu, pubblica un suo contributo, intitolato “Il modello del socialismo democratico e il futuro della Cina”
(Minzhu shehuizhuyi de fangshi yu Zhongguo weilai), dove l’anziano studioso afferma senza mezzi termini che
l’unica via d’uscita per il Partito comunista cinese è oggi abbracciare il socialismo democratico, citando la Svezia come modello di una società largamente egualitaria, con un welfare adeguato e piena protezione
dei diritti per operai e contadini. Il dibattito e le polemiche suscitate da questo scritto sono state ancor più forti anche a causa del prestigio e della figura stessa dell’autore, che non può certo annoverarsi tra i “dissidenti” o gli “eretici” del partito. Appartiene infatti, come l’editore della rivista, Du Daozheng, a quel gruppo di intellettuali che ormai hanno ampiamente superato gli ottant’anni e che quindi possono permettersi, finalmente, di esprimere pensieri e riflessioni che sono da tempo largamente condivisi ma, almeno fino ad oggi, ancora non organicamente formulati.
Ed ancora una volta, tocca alla rivista di Hong Kong Zheng Ming il giocare un insostituibile ruolo di mediazione e di confronto, proprio grazie ad articoli come quello di cui abbiamo qui voluto proporre la
traduzione, per far rimbalzare, attraverso la propria voce apparentemente provocatoria, idee e proposte che a Pechino si esprimono in maniera più o meno velata, ma che poi verranno meglio chiarite e dibattute.
A.C.L.
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[Hu Jiwei1, “Xiqing de qixiang yu yinqie de xiwang”, Zheng
Ming, n. 7 (357), luglio 2007, pp. 27-29.]
Il significato politico della tesi di Xie Tao sul socialismo democratico è il seguente: il cosiddetto “socialismo con caratteristiche cinesi” non ha affatto realizzato la democrazia, mentre l’unica via d’uscita a partire da
oggi è proprio la democrazia. Il suo articolo ha suscitato una vasta eco stimolando una nuova ondata di interesse nelle riflessioni sulla democrazia. E il fatto che il Comitato centrale del Partito comunista cinese abbia assunto un atteggiamento tollerante, senza affibbiare le solite etichette, rappresenta davvero un progresso, che speriamo possa continuare.
L’articolo sul socialismo democratico scritto dal compagno Xie Tao,pubblicato sul numero di febbraio della rivista Yanhuang Chunqiu, ha suscitato una vasta eco ed ha aperto un animato dibattito, cosa che
non si verificava da anni. Il suo vicedirettore, Wu Si, ha dichiarato:«Sulla nostra rivista non abbiamo mai pubblicato articoli che abbiano avuto una risonanza così vasta». E lo stesso Xie Tao mi ha confermato
di aver in questo modo raggiunto il suo scopo, che possiamo così riassumere: tutti, e soprattutto i membri della classe medio-alta, sono ormai ben consapevoli dell’esistenza di due ordini di problemi: il primo
è che il cosiddetto “socialismo con caratteristiche cinesi”, in atto da alcune decine di anni, non ha affatto instaurato una vera democrazia; il secondo è che l’unica via d’uscita percorribile, e che la Cina sta
cercando da anni, è proprio la democrazia.
GLI INGANNI DELLA DINASTIA DI MAO
Dopo la pubblicazione dell’articolo di Xie Tao, con altri compagni ci siamo riuniti due volte e abbiamo discusso a lungo. Siamo tutti dell’opinione che, in seguito al Movimento del 9
dicembre2, con la nostra
partecipazione alla rivoluzione e il nostro immediato ingresso nel Partito comunista, abbiamo dedicato la nostra esistenza alla creazione di una società democratica. Quegli anni di lotte, di vittorie e sconfitte,
dolori e gioie rimarranno per sempre scolpiti nei nostri cuori. Proprio in qualità di membri anziani del partito, noi abbiamo ripetutamente tentato di dare avvio alla rivoluzione democratica cinese e costruire la
democrazia. Anche il più autorevole leader del partito, Mao Zedong e il Comitato centrale hanno solennemente proclamato di voler realizzare la rivoluzione democratica a lungo termine, di considerare la “società della nuova democrazia” una fase indipendente di basilare importanza prima di entrare, alcune decine di anni dopo, nella cosiddetta “fase socialista”. Tuttavia, loro stessi non hanno mantenuto le promesse fatte, ingannando tutto il popolo cinese e tutto il mondo. E la sanguinosa storia di questi ultimi decenni dimostra che i personaggi della dinastia di Mao, che esercitavano il potere e che hanno instaurato una dittatura dispotica, hanno commesso un errore dopo l’altro ed hanno aggravato le loro colpe persistendo in un governo dittatoriale, opprimendo personalità brillanti all’interno e al di fuori del partito, uomini che davvero nutrivano idee democratiche e tenevano alla causa democratica, che sono stati umiliati, attaccati senza pietà e distrutti nel corso di “movimenti” dalle più diverse denominazioni.
Il cosiddetto principio leninista, da loro ripetutamente espresso, per cui “la democrazia della classe proletaria è infinitamente superiore a quella della classe capitalista” in teoria non è scientifico e in pratica è un grande inganno. La gente comprende sempre di più la distinzione tra dittatura e democrazia, tra bianco e nero!
Mettere l’etichetta di “democrazia” su di un sistema dispotico è come parlare di “grandezza, gloria e correttezza” in discorsi che sono “falsi, lunghi e vuoti”. Anche se si mascherano cose vecchie con abiti nuovi, le questioni più urgenti rimangono ancora insolute: l’unica via d’uscita è abbattere l’autocrazia e realizzare la democrazia.
L’ARTICOLO DI XIE TAO, UN SASSO GETTATO CHE HA PRODOTTO MOLTE ONDE
L’articolo di Xie Tao, gli scritti che sono stati in seguito pubblicati su Yanhuang Chunqiu riguardo al problema della democrazia, il dibattito sempre più vasto sorto tra i lettori, pur esprimendo divergenze sia
sul piano pratico che teorico, costituiscono comunque una conferma in merito al sempre maggiore consenso riguardo ai due problemi sopra riportati (il primo è che da anni non c’è una vera democrazia, il secondo è che l’unica soluzione è la democrazia). Sulle due questioni relative al tipo di democrazia e alla modalità con cui realizzarla, la verità sta gradualmente emergendo dal dibattito, ed anche rispetto al metodo, più si discute più questo si conforma alla realtà dei fatti.
Dopo la vasta eco prodotta dal suo articolo, Xie Tao ha scritto una poesia:
A 80 anni la vita umana è all’estremo,
le catene dello spirito si perdono in un sorriso,
da un sasso gettato in acqua molte onde,
la storia è scritta sulle spalle degli antenati3.
La nuova tendenza nelle riflessioni sulla democrazia suscitata da Xie Tao e dalla rivista, ha raggiunto ciò di cui lo stesso Xie Tao ha sempre parlato: senza ambire a molto, con quest’articolo si voleva solo “aprire una breccia e far discutere tutti”.
“Aprire una breccia” è stato il primo effetto positivo prodotto da questo nuovo interesse per le riflessioni sulla democrazia. Il secondo effetto, “il sasso che ha prodotto molte onde”, si sta gradualmente verificando.
Secondo quanto riferisce Wu Si, il vicedirettore, la rivista Yanhuang Chunqiu ha recentemente ricevuto 40 articoli di commento a quello di Xie Tao, dei quali 20 hanno espresso giudizi molto positivi, 8 rappresentano
posizioni fortemente contrarie, 7-8 sostengono le opinioni di Xie Tao e auspicano il proseguimento e l’approfondimento del tema, 3 sono neutrali, esprimendo cioè una parziale approvazione e un parziale disaccordo.
L’analisi del contenuto degli articoli esposta da Wu Si rivela che i due atteggiamenti estremi, di critiche accese e analisi approfondita, rappresentano ciascuno il 20% - in tutto il 40% - e provengono da esperti di pari influenza e potere; mentre il 10% degli articoli è firmato da sostenitori in linea di principio, che discutono in termini tecnici. Del restante 50%, la maggior parte sono lettori comuni, non esperti e
sostengono in modo altisonante e unilaterale la posizione di Xie Tao. Secondo la ricerca che lo stesso Wu Si ha effettuato su internet, con le chiavi di ricerca “Xie Tao”, “socialismo democratico” compaiono più di 2000 risultati, con le chiavi “Xie Tao”, “Yanhuang Chunqiu” più di 3000: è quindi evidente che questo è ormai un argomento molto discusso.
SI RIACCENDE NUOVAMENTE IL DIBATTITO SULLA DEMOCRAZIA
Essendomi documentato consultando una trentina di saggi e articoli sull’argomento, sono quindi dell’opinione che stia aumentando sempre di più questo nuovo interesse per le riflessioni sulla democrazia e che oggi ci si trovi nel pieno di un vortice, con una serie di possibili stravolgimenti, difficili da evitare. Tuttavia, sulla base di alcuni autorevoli interventi e di articolati saggi che
Yanhuang Chunqiu ha provveduto costantemente a pubblicare, è evidente come non solo possano essere confutate in modo chiaro e conciso alcune false credenze e possano essere dissipati alcuni malintesi, ma anche come [un punto basilare] si chiarifichi in modo sempre più approfondito e da ogni angolatura – sia antica, moderna, cinese o straniera: il fatto che la democrazia sia un valore universale e che [ci si interroghi su] quale tipo
di democrazia sia necessaria in Cina e su come realizzarla.
Alcuni compagni ritengono che il terzo, chiaro effetto di questa nuovo dibattito sulla democrazia costituisca un rinnovamento negli studi sul pensiero di Marx ed Engels. Da molti anni la storia ci ha dimostrato
che numerosi quadri del Partito comunista cinese, pur ricoprendo le più alte cariche, non hanno veramente compreso cosa siano il marxismo e il socialismo, creando grandi distorsioni e malintesi. Ritengo che alcuni
articoli pubblicati su Yanhuang Chunqiu siano molto convincenti e meritino una scrupolosa lettura da parte degli strati medio-alti del nostro gruppo dirigente. Si dovrebbero inoltre studiare accuratamente alcuni
importantissimi scritti di Marx ed Engels e riesaminare alcuni concetti basilari cosiddetti “marxisti”, da noi sempre sostenuti.
UN’ATMOSFERA TOLLERANTE
Il quarto grande effetto è l’atmosfera piacevole, insolita e tollerante che sta emergendo. Il mio articolo pubblicato sul numero di maggio di Zheng Ming dal titolo “Si indietreggia per andare poi avanti” conteneva un commento specifico sullo spirito di indulgenza, del tutto inusuale, mostrato dalle più alte cariche del Comitato centrale.
I leader più autorevoli, nei confronti dell’articolo di Xie Tao sul socialismo democratico pubblicato su
Yanhuang Chunqiu, hanno adottato le due politiche dei “tre no”, ovvero “non controllare”, “non proibire”,
“non censurare” e “non stampare altrove”, “non discutere”, “non criticare” ,mostrando un atteggiamento politico ammirevole.
Successivamente, Yanhuang Chunqiu ha pubblicato ogni settimana articoli, chiarendo e approfondendo ulteriormente la questione relativa alla democrazia. Rispetto ai più diversi interventi e saggi pubblicati su riviste apparsi su internet nello stesso periodo di tempo, le autorità centrali hanno
sempre mantenuto un atteggiamento tollerante, davvero atipico.
Ho notato in particolare l’atteggiamento della pubblicistica che fa capo alla “corrente principale” del Comitato centrale: la posizione espressa, sebbene negativa, era ammorbidita, senza stigmatizzazioni, né forti attacchi. Questo approccio corrisponde alle due politiche dei “tre no” ed è molto diverso da quello assunto in passato. Se l’atteggiamento tollerante del Comitato centrale nei confronti del socialismo democratico continuerà, gioverà senz’altro allo svolgimento del XVII Congresso del Partito e
delle Olimpiadi, contribuendo ad un’atmosfera politica piuttosto positiva.
Ho appena ricevuto il numero di giugno della rivista Yanhuang Chunqiu, e, sebbene non abbia avuto tempo di leggerla con attenzione, già dall’indice è evidente l’accento posto sull’approfondimento delle tematiche riguardanti le riflessioni sulla democrazia, un fatto davvero positivo! Il primo articolo del numero di giugno è di Du Runsheng, e si intitola “La vitalità nelle riflessioni teoriche costituisce un segnale positivo”, un prezioso elogio da parte di un rivoluzionario oggi novantaquattrenne, ancora in buone condizioni di salute. Egli sostiene che questa nuova “ondata” nelle riflessioni sulla democrazia insieme con la sua vivacità teorica, stanno creando un’“atmosfera propizia per il risveglio del popolo”. Sono parole che riflettono le calde speranze nutrite da un gruppo di anziani membri del partito.
TRE PROPOSTE
Per promuovere questi nuovi approfondimenti, per studiare nuovamente il pensiero di Marx ed Engels e cominciare a passare dai discorsi sulla democrazia alla pratica, presento allora le seguenti tre proposte, sperando di destare l’attenzione delle autorità competenti ed ottenerne l’applicazione.
In primo luogo, mi auguro che il Dipartimento propaganda del Comitato centrale dia l’esempio e studi il primo testo del primo volume delle opere complete di Marx ed Engels: “Osservazioni di un cittadino renano
sulle recenti istruzioni per la censura in Prussia”. “Dare l’esempio” significa esortare tutte le sezioni del Dipartimento e i relativi dirigenti a comprendere i principi direttivi chiave del pensiero di Marx ed Engels.
In secondo luogo, spero che durante il XVII Congresso del Partito possa continuare la discussione sul tema della democrazia, che si possano accogliere non solo le opinioni rappresentative di ogni scuola di
pensiero, ma anche quelle di ogni gruppo di interessi e dei singoli.
Ricordo che, prima della 3° Sessione plenaria del XI Comitato centrale del
Partito4, era stata convocata una Conferenza preparatoria sulla teoria, una Conferenza di lavoro del Comitato centrale, che aveva attirato rappresentanti delle più diverse scuole di pensiero a prendere la parola, svolgendo un importante ruolo sulle epocali decisioni prese durante il 3° Plenum. Da quest’esperienza il XVII Congresso del Partito dovrebbe trarre una lezione.
IL PARTITO COMUNISTA VIETNAMITA HA GIÀ ATTUATO ELEZIONI COMPETITIVE
In terzo luogo, c’è un grande progresso nel XVII Congresso del Partito rispetto al XVI, ovvero l’emergere di rappresentanti delle unità di base, per la maggior parte dei quali si svolgono procedure elettorali
competitive con un’eccedenza di posti rispetto ai candidati del 15%, con un effetto piuttosto positivo.
Si auspica che il XVII Congresso applichi procedure elettorali competitive anche nei confronti dei membri del Comitato centrale, dell’Ufficio politico, dei membri del Comitato permanente e del Segretario generale.
Anche una procedura elettorale competitiva rappresenta una “campagna elettorale” ed è un importante passo per migliorare la democrazia all’interno del partito. Il nostro stretto alleato, il Partito comunista
vietnamita, ad aprile dello scorso anno nel corso del proprio X Congresso, ha già applicato il sistema della procedura elettorale competitiva ed anche il Segretario generale del Partito comunista vietnamita
è stato eletto in questo modo, suscitando un effetto molto positivo, di esempio, per la democrazia all’interno del partito, e, di conseguenza, per l’intera democrazia politica.
Ritengo che solo applicando queste tre proposte, si possa render noto se le autorità sono determinate a procedere dallo studio teorico all’applicazione pratica. Cominciare a passare dai discorsi sulla democrazia
a pratiche democratiche rappresenta il cambiamento radicale da un’atmosfera propizia ad una realtà favorevole.
7 giugno 2007
(traduzione dal cinese e note a cura di Chiara Romagnoli)
MONDO CINESE N. 132, LUGLIO -
SETTEMBRE 2007