L’Università
del Popolo (Zhongguo Renmin Daxue) ha ospitato, negli ultimi giorni di
marzo, un’imponente conferenza, la World Conference on Sinology 2007
(Shijie Hanxue Dahui 2007), che ha avuto per tema “Dialogue between
Civilizations and a Harmonious World” (Wenming duihua yu hexie shijie)1.
L’evidente
richiamo di questo titolo all’attuale slogan politico della “società
armoniosa”2<è spia di un
interesse crescente del governo per iniziative di questo tipo, con le quali si
intende dare un’immagine di apertura agli studiosi stranieri. Infatti, dalla
prospettiva in cui si erano inizialmente mossi i professori dell’Università
del Popolo, di un convegno di studi che promuovesse un rigoroso confronto
scientifico tra accademici di vari paesi, si è passati ad un grande evento con
una chiara impronta politica, testimoniata soprattutto dagli interventi alla
cerimonia inaugurale di Chen Zhili, membro del Consiglio degli Affari di Stato e
del Ministro dell’educazione, Zhou Ji, nonché dall’intervento alla
cerimonia conclusiva di Xu
Jialu,
Vice presidente del Comitato permanente della Assemblea nazionale del popolo.
I
principali organi di stampa ufficiali naturalmente hanno voluto presentare
l’evento come la prima conferenza di questo genere organizzata nella
Repubblica popolare cinese ed è stata annunciata la decisione di realizzare
un’iniziativa analoga ogni due anni3.
Un
notevole impegno economico è stato profuso per rendere possibile
l’accoglienza di oltre 60 partecipanti stranieri e oltre 100 partecipanti
cinesi. Erano rappresentati ben 20 paesi del mondo, nonché molte delle
principali università e istituzioni culturali della Rpc, di Hongkong, di Macao
e di Taiwan.
Due
gli enti promotori della conferenza: l’Università del Popolo, in particolare
la School of Liberal Arts (Wenxue yuan), e lo Hanban (Zhongguo
Guojia Hanban, The Office of Chinese Language Council International) cioè
l’ufficio attualmente preposto alla promozione dello studio della lingua
cinese nel mondo e alla creazione degli Istituti Confucio.
Un
docente dell’Università del Popolo, Yang Huilin, che è anche direttore
dell’Institute of the Study of Christian Culture e responsabile del Journal
for the study of Christian Culture, è stato in buona misura l’ideatore
della conferenza. Egli già da anni è molto attivo nel promuovere ricerche sul
cristianesimo all’interno dell’Università del Popolo che tradizionalmente
non ha un dipartimento di studi sulle religioni. Non a caso dunque la World
Conference on Sinology 2007 ha visto una notevole quantità di
interventi, gran parte dei quali proposti da studiosi cinesi, sia sull’apporto
dei missionari cristiani alla sinologia sia sul ruolo e l’importanza delle
religioni nello sviluppo delle diverse civiltà. Ciò appare rilevante in una
fase in cui la leadership politica cinese ha iniziato a dichiarare ufficialmente
che il contributo delle religioni è importante e positivo per la costruzione di
quella “società armoniosa” che, come abbiamo ricordato, è diventata lo
slogan
dell’attuale
propaganda politica. A questo proposito, è significativo che, per la prima
volta, alla sessione inaugurale di un’iniziativa del genere al tavolo dei
relatori si trovassero alcuni sacerdoti cattolici stranieri. Tra gli interventi
principali della prima giornata dei lavori, figuravano infatti quello del
gesuita statunitense John Witek, della Georgetown University, e quello del
sacerdote verbita Wilhelm Müller, del Monumenta Serica Institute.
La
conferenza si è articolata in tre giornate: il 26 marzo, alla sessione plenaria
di apertura dei lavori sono intervenuti, oltre ai già ricordati politici, il
Rettore dell’Università del Popolo, Ji Baocheng, e l’Ambasciatore francese
Hervé Ladsous. La giornata è proseguita con cinque brevi sessioni su aree
tematiche molto vaste, riprese dai gruppi di lavoro del giorno successivo. Gli
argomenti spaziavano dai cambiamenti dell’immagine della Cina nella ricerca
sinologica alla sinologia come dialogo tra le civiltà, o ancora da
interpretazioni e
influenze
della cultura cinese tradizionale alla storia della sinologia; anche la
promozione internazionale della lingua cinese e la comunicazione tra le culture
figuravano tra le aree tematiche affrontate.
A
conclusione dei lavori della giornata si è svolta una tavola rotonda sulla
letteratura cinese nel XX secolo, durante la quale soprattutto Wolfgang Kubin,
dell’Università di Bonn, ha esposto una riflessione critica sui problemi
legati alla considerazione e comprensione che gli studiosi cinesi hanno della
letteratura cinese contemporanea.
Per inciso va segnalato che, proprio nei giorni successivi alla conferenza,
Kubin è stato al centro di una polemica relativa ad alcuni suoi precedenti
giudizi, particolarmente negativi, su buona parte della letteratura cinese
contemporanea4.
La
seconda giornata è stata occupata da gruppi di lavoro e discussione svolti in
parallelo, con un numero relativamente limitato di partecipanti, e suddivisi
nelle cinque aree tematiche della conferenza.
Gli
interventi riguardavano temi e discipline talmente differenziati da rendere
pressoché impossibile tentarne una sintesi. Sono state infatti proposte
relazioni di storia religiosa, teologia, linguistica, letteratura, sociologia,
filosofia, storia e altro ancora.
Nella
seconda parte del pomeriggio, una sessione plenaria dal titolo “Istituzioni
per gli studi cinesi e ricerca sinologica” ha visto l’intervento di otto
sinologi, provenienti da altrettanti paesi, tra cui, per l’Italia, Paolo
Santangelo,
dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Hanno
concluso i lavori della giornata i discorsi del Rettore Ji Baocheng, del già
ricordato Xu Jialu, Vice presidente del Comitato permanente della Assemblea
nazionale del popolo e della Direttrice dello Hanban,
Xu Lin; quest’ultima, durante una conferenza stampa nei giorni precedenti,
aveva dichiarato ufficialmente che gli Istituti Confucio nel mondo saranno 200
entro la fine del 20075.
L’ultimo
giorno della conferenza prevedeva due tavole rotonde dedicate a tematiche tanto
diverse quanto impegnative: la prima riguardava i documenti nestoriani e le
nuove scoperte archeologiche mentre la seconda la discussione sulla definizione
del significato del termine sinologia.
Un
articolo apparso sul sito dell’agenzia Xinhua sotto
il titolo “Sinologists criticize lack of serious Chinese studies”, riporta
brevemente i pareri di alcuni partecipanti, dai quali emerge, a fronte di un
numero sempre maggiore di persone che, nel mondo, studiano la lingua e la
cultura cinesi, l’urgenza di superare immagini semplificate e stereotipate ma
anche l’esigenza di approfondire gli studi relativi alla Cina moderna6 .
La World
Conference on Sinology 2007 ha rappresentato un’occasione
allargata di incontro e conoscenza tra studiosi cinesi e stranieri, tra sinologi
giovani e meno giovani, delle più varie provenienze. Essa ha voluto dare un
chiaro segnale della nuova e crescente volontà degli accademici cinesi di
discutere di sinologia con i colleghi occidentali su un piano di parità
scientifica.MONDO CINESE N. 131
APRILE - GIUGNO 2007