1. L’uso di tongzhi e di altri appellativi
I grandi cambiamenti che la Cina sta attraversando non riguardano
solo la sfera dell’economia e della politica ma anche quella della lingua:
nuove parole entrano nel lessico, vecchie parole assumono significati
nuovi o cadono in disuso. Un ambito del lessico particolarmente
sensibile ai cambiamenti sociali è quello degli appellativi. Secondo
Guo Xi, professore di linguistica dell’università di Nanchino e autore
del libro Zhongguo shehui yuyanxue (Sociolinguistica cinese)1, la
lingua cinese è tra le più ricche al mondo di appellativi. Tra questi,
l’appellativo tongzhi, compagno, è indissolubilmente legato alla storia
del Partito comunista cinese ed ha avuto una vita degna delle travagliate
vicende del partito stesso.
La parola italiana compagno viene dal latino medievale companio2
e la sua prima accezione, secondo la definizione del dizionario
della lingua italiana di De Mauro3, è la seguente: chi condivide con
altri un’attività o una condizione. La sfumatura politica del termine
compagno compare solo nella terza accezione della definizione nel
dizionario italiano: come appellativo reciproco degli aderenti ai partiti
socialista e comunista, o per indicare chi è di sinistra. L’uso, in italiano,
della parola compagno nella sua accezione politica risale agli anni della
Prima Internazionale, la cui sezione italiana fu fondata nel 18694.
Il Xiandai hanyu cidian5(Dizionario del cinese moderno), definisce
la stessa parola come: persona che lotta per una causa, per un ideale
comune, in particolare indica un membro dello stesso partito politico.
La parola cinese è composta da tong che come aggettivo significa
“uguale, simile,” come preposizione “con, e” e zhi che significa
“aspirazione, ideale”. Non molto diversa è la definizione del termine
riportata nel Gudai hanyu cidian6(Dizionario del cinese classico).
Successivamente il termine bisillabo è passato a designare le persone
con gli stessi ideali e, soprattutto nella poesia, anche marito e moglie7.
L’accezione politica del termine come membro di partito non si è poi
limitata agli ambienti comunisti, come dimostra il suo impiego già in
ambito nazionalista. Esemplari in tal senso le parole di Sun Yat-sen:
“geming shangwei chenggong, tongzhi reng xu nuli” (la rivoluzione
non è ancora avvenuta, i compagni devo ancora impegnarsi)8.
Con la fondazione del Partito comunista il termine comincia ad essere
impiegato diffusamente, diventando l’appellativo più frequente.
Nell’articolo 4 del Primo Programma Generale del Partito comunista
cinese, leggiamo la seguente definizione di tongzhi: “chiunque, senza
distinzione di sesso e nazionalità, può diventare membro del partito
e nostro compagno, fintantoché supporti il programma e le politiche
del nostro partito, si mantenga fedele e goda dell’appoggio di un
membro del partito”9.
Come scrive Chen Jianmin nel suo Zhongguo yuyan he Zhongguo
shehui (Lingua cinese e società cinese) “negli anni ’50 ‘compagno’ era
una parola sacra, siccome la società sosteneva la politica, l’appellativo
compagno aveva la sfumatura di ‘uno dei nostri’, velocemente si è
diffuso in ogni classe sociale, senza distinzioni di sesso, età o posizione
sociale, tutti potevano chiamarsi reciprocamente ‘compagno’. Chiamare
‘vecchio compagno’ le persone anziane, ‘piccolo compagno’ i giovani e
dare del ‘compagno’ a persone sconosciute sembrava solenne, cordiale
ed educato. (…) Perciò la parola ‘compagno’ aveva completamente
sostituito parole usate nella vecchia Cina come ‘signore, signorino,
signorina, signora, padrone, direttore’ e ‘commesso, operaio, postino,
cuoco, spazzino’, e parzialmente sostituito appellativi come ‘signore,
professore, dottore, preside, responsabile, capo settore’ diventando
così l’appellativo più diffuso tra la gente in Cina. All’epoca la diffusione
di ‘compagno’ aveva ragioni sociali profonde, questa meravigliosa
parola era associata al socialismo. Poi l’uso illimitato della parola,
persino tra parenti ci si chiamava ‘compagno’, ha dato un senso di
monotonia e involgarimento”10. Soprattutto con la Rivoluzione culturale
la percezione della parola compagno variava a seconda dell’esperienza
soggettiva e poteva sia essere temuta che ben accetta. Ed è dopo la
Rivoluzione culturale che l’uso di tongzhi, come appellativo unificante
in modo egualitario membri di classi sociali tanto diverse, dai quadri
di partito agli spazzini, comincia a cambiare.
Anche a livello accademico la questione degli appellativi desta
preoccupazione: il professor Li Shuxin, che si occupa dell’evoluzione
delle parole che hanno funzione di appellativi in cinese, parla di una
chengwei kunjing, traducibile come situazione difficile (dell’uso) degli
appellativi. Egli sostiene che “questa non è una semplice questione
di forma, ma riflette sul piano degli appellativi il conflitto tra vecchi e
nuovi concetti culturali e vecchi e nuovi rapporti umani”11 .
Per esprimere uno dei significati di tongzhi si impiega shifu, mastro
artigiano, che esce dalle botteghe e fabbriche e arriva in società.
Questo termine era sia l’appellativo onorifico usato dall’apprendista
per rivolgersi al proprio maestro, sia l’appellativo per rivolgersi a
qualsiasi persona che avesse una determinata abilità tecnica. Oggi
è usato da operai e impiegati nel campo finanziario e commerciale,
non dai membri del partito che continuano a usare tongzhi o il titolo
ufficiale né dai militari che sono invece tutti “compagni”.
A stabilirlo è la regolamentazione riguardo gli appellativi da usare
nell’esercito promulgata nel 1990 secondo la quale “tra militari ci
si rivolge con il nome della carica, oppure con il cognome seguito
dalla carica, oppure dalla carica seguita da compagno oppure dal
nome completo seguito da compagno. I quadri dirigenti e i superiori
chiamano i subordinati o i militari del loro stesso livello con cognome
e nome che può essere seguito da compagno. In occasioni pubbliche
se non si conosce la carica di una persona la si può chiamare con il
grado militare seguito da compagno o solo compagno”12 .
A compensare la progressiva scomparsa di tongzhi, accanto a
shifu, troviamo laoshi, maestro e daifu, dottore ma il limite di questi
appellativi è di non poter diventare di uso diffuso come tongzhi e
di non poterlo quindi sostituire. Un’altra parola che ricompare con
la politica di apertura e riforma è laoban, che significa “negoziante,
padrone”. È interessante notare che non solo manager e responsabili
unici di entità economiche a capitale misto, estero, individuali,
collettive o statali si chiamano laoban ma anche capi e responsabili di
organi del partito o istituzioni pubbliche hanno parzialmente assunto
questo appellativo. Anche la parola xiansheng, “signore”, è tornata
di nuovo in voga. Dagli anni ’50 essa era associata agli intellettuali
borghesi e ai patrioti democratici del Fronte unito. Se si chiamava
signore un intellettuale della Cina comunista era implicito un senso
ironico. In alcune università la parola circolava, ma era molto più
frequente chiamarsi compagno o lao (vecchio) + cognome. Invece
oggi la parola xiansheng è molto diffusa e gli intellettuali la accettano
volentieri come appellativo perché indica persone di grande cultura
ed etica. Una ragione del successo di xiansheng può essere l’influenza
del giapponese sensei che significa maestro. Ma la sfera d’uso e il
senso implicito del termine hanno subito grandi cambiamenti, non è
infatti detto che i signori a cui ci si rivolge siano persone di grande
erudizione, come il signor capofabbrica o il signor direttore. Non è
neanche detto che i signori siano avanti con gli anni, perché possiamo
chiamare signori anche i giovani. I diversi usi di xiansheng impiegato
per indicare anche il medico, il maestro e il marito, hanno fatto sorgere
l’ipotesi a Chen Jianmin che questa parola potrà ben presto colmare
il vuoto lasciato dall’ormai desueto tongzhi13.
A prova di ciò porta l’annuncio di morte di un linguista, membro del
Pcc, in cui si è impiegato xiansheng e non tongzhi, fatto inimmaginabile
qualche anno fa14 .
Tuttavia Chen Jianmin sembra rimpiangere l’uso indifferenziato
e per questo insostituibile che la parola tongzhi comportava, altri
rimpiangono il mondo e le idee sottese a tale termine. È a tal proposito
significativo che nel 1990, sulla base dell’entusiasmo suscitato da un
articolo dal titolo “ode del compagno”, apparso sul Quotidiano del
Popolo15, il presentatore del telegiornale della Televisione Centrale
Cinese abbia salutato i telespettatori chiamandoli compagni. Il saluto
non ha suscitato lo stesso entusiasmo dell’articolo e dopo poco tempo il
saluto è stato rivolto di nuovo ai telespettatori e non ai compagni16.
2. I nuovi tongzhi
Da qualche anno poi tongzhi ha assunto un significato del tutto
diverso, è impiegato infatti per indicare tongxinglian, omosessuale.
L’uso del termine in questa nuova accezione ha avuto origine ad
Hong Kong, dove dalla fine degli anni ’80 i protagonisti della battaglia
per i diritti degli omosessuali hanno cominciato ad usare questo
appellativo. Il termine è stato ufficialmente adottato nel 1989 da un
attivista omosessuale di Hong Kong in occasione del primo festival di
cinema omosessuale17. La prima Conferenza, tenuta nel 1996, è stata
poi chiamata Chinese Tongzhi Conference ed è già diventata oggetto
di studio e dibattito18.
Chou Wah-Shan, uno dei massimi esperti in materia, sostiene
che vari elementi hanno contribuito alla popolarità dell’appellativo,
come l’istituzione del Tongzhi Forum, la pubblicazione, dal 1994,
dei suoi scritti in cinese con il termine tongzhi nel titolo, e l’impiego
di tongzhi nei nomi di tutte le organizzazioni omosessuali e nelle
relative pubblicazioni19. Chou sottolinea come tongxinglian sia stato
scartato in quanto termine medico, fortemente associato a malattia e
patologia. Rispetto ai termini inglesi corrispondenti, come lesbian, gay
o bisexual, diffusi in precedenza ad Hong Kong, tongzhi è preferibile
in quanto indefinito rispetto al genere del proprio oggetto erotico. Lo
studioso enfatizza la specificità culturale dell’appellativo che esprime
un concetto più ampio di quello indicante una mera preferenza
sessuale.
Secondo Chou, tongzhi è il termine più adatto per esprimere una
visione della sessualità corrispondente alla tradizione cinese e che
supera la dicotomia occidentale omosessuale/eterosessuale. Lo studioso
infatti ritiene che “non c’è ‘sesso’ nella parola in sé, che così aiuta ad
annullare l’imperante volgarizzazione di tongxinglian (omosessualità)
nella società tradizionale; contribuisce anche a pluralizzare la
sessualità, perché tongzhi non si riferisce solo a tongxinglian
ma a tutte le forme di pratica sessuale che sono state emarginate
dell’eterosessismo egemonico”20. È interessante notare quindi come
tongzhi, “omosessuale”, sia preferito ad altri appellativi per la sua
ampia sfera d’uso, come avveniva per tongzhi, “compagno”.
Secondo Andrew Wong, professore di linguistica dell’università
delle Hawaii a Manoa, le ragioni per cui è stato scelto questo termine
sono proprio da ricercare nell’accezione politica della parola. Egli
infatti sostiene che grazie all’associazione con nozioni come collettività,
orientamento pubblico, posizione politica tongzhi è diventata l’etichetta
ideale per gli attivisti in contesti pubblici21 .
Andrew Wong inoltre sottolinea la specificità culturale dell’appellativo,
per cui l’uso è limitato agli omosessuali cinesi, che non chiamerebbero
in questo modo un omosessuale di altra nazionalità. A confermare la
specificità culturale di questo movimento, c’è stata la proclamazione
del Tongzhi Day, che coincide con la Festa del Battello del Drago
(duanwujie) in commemorazione del poeta cinese Qu Yuan. Secondo
l’interpretazione di Andrew Wong, “attraverso l’appropriazione di
tongzhi e la reinterpretazione della storia di Qu Yuan, gli attivisti
hanno tentato di creare una nuova tradizione omosessuale che potesse
sostituire la vecchia”22 .
L’impiego ormai diffuso del termine in questa nuova accezione
è confermato dal dizionario dello slang cantonese in cui leggiamo:
“tùhng ji [comrade] a homosexual or homosexuals, gays”23.
L’appellativo da Hong Kong si è poi diffuso a Taiwan e nella Cina
popolare. La percezione del termine tongzhi è certo diversa nella
Repubblica popolare, come conferma l’indagine svolta da Chou.
Nell’ambito di una sua intervista, una donna omosessuale della Cina
continentale ha infatti dichiarato: “(l’essere) tongzhi non riguarda solo
la sfera sessuale, ma la condivisione della visione del mondo e dello
scopo della vita. Per la nostra generazione di cinesi che ha attraversato
la Rivoluzione culturale, l’appropriazione dell’identità tongzhi è una
fantastica integrazione di una minoranza sessuale con una battaglia
rivoluzionaria. Ora è una minoranza che ironicamente adotta l’etichetta
politica più sacra del mondo tradizionale. È davvero bello!”24 . Altri
sono stati ancor più provocatori nel giustificare l’uso del termine,
come un’altra intervista dimostra: “Mi piace tongzhi perché sta a me
esplorare il zhi (scopo o spirito) che condivido (tong). E penso che
confondiamo i nostri ‘oppressori’ usando i loro termini sacri”25.
Il nuovo impiego del termine è verificabile soprattutto su internet,
dove troviamo espressioni come tongzhi wenxue, letteratura
omosessuale, tongzhi shenghuo vita omosessuale, tongzhi shijie
mondo omosessuale, tongzhi yinyue musica omosessuale, tongzhi
dianying film omosessuale ecc. Tongzhi è in questa nuova accezione
sia un aggettivo, come suggeriscono le espressioni sopra citate, sia un
sostantivo. Di ciò è esempio l’home page del sito Tongzhi legal aid26,
in cui leggiamo: “se sei un compagno e nella tua vita si presentano
problemi che ti angustiano e necessitano del supporto legale, come
minacce, estorsioni, discriminazioni o dispute sulla proprietà, i nostri
esperti faranno il possibile per aiutarti”. Trattandosi di un sito che offre
supporto legale, pullula di espressioni come tongzhi falü wenxian
documenti legali sugli omosessuali, tongzhi falü anli casi legali sugli
omosessuali, tongzhi falü rexian numero telefonico per informazioni
legali agli omosessuali ecc.
Un neologismo in voga tra gli studenti universitari è datong,
abbreviazione di daxuesheng tongzhi, come leggiamo nell’incipit di un
articolo pubblicato su internet: “sono studenti universitari, sono anche
omosessuali. Si chiamano daxuesheng tongzhi, o più semplicemente
datong”27.
Come è immaginabile, non tutti condividono l’uso di tongzhi nella
sua nuova accezione e ritengono i mass media responsabili della
diffusione del termine, incauti e poco rispettosi nei confronti della
storia che la parola compagno ha finora rappresentato. Secondo
Wang Tonglun, del dipartimento di cinese della Scuola Normale di
Lianyungang “i cinesi, soprattutto le masse della Repubblica popolare,
nutrono un profondo sentimento verso tongzhi. Sebbene come
appellativo generico stia cadendo in disuso, esso mantiene nella mente
delle persone un tono alto, serio. La sensibilità verso tongzhi dei cinesi
della Repubblica popolare è completamente diversa da quella dei
cinesi di Hong Kong, Taiwan, Singapore e Malesia. L’impiego cieco da
parte dei nostri mezzi di comunicazione di espressioni nuove e ancora
controverse provenienti da Hong Kong, Taiwan, Singapore e Malesia è
incauto. (…) I giornali, in quanto importanti mezzi di comunicazione
di massa, esercitano la funzione di guida nei confronti del lettore.
Nella difesa dello standard linguistico, hanno una responsabilità alla
quale non possono sottrarsi”28.
È certo un’ironia della sorte che i nuovi “compagni” cinesi siano
personaggi così poco amati dal partito.
MONDO CINESE N. 128, LUGLIO-SETTEMBRE 2006