Fino a qualche mese fa, il nome di Li Ao forse non avrebbe suscitato che
sguardi perplessi e vagamente interrogativi, fatto questo giustificabile
perché la produzione artistica e le clamorose esternazioni di questo
singolare intellettuale si erano comunque limitate a obiettivi strettamente
legati alla realtà interna di Taiwan. Questo scrittore settantenne è salito
improvvisamente alla ribalta nel settembre scorso1, quando, invitato in Cina
per un giro di conferenze, ha scandalizzato e divertito il suo uditorio con
le sue affermazioni provocatorie e la sua retorica sempre oscillante tra la
raffinatezza dei riferimenti storici e la cruda, mirata grossolanità di alcune
battute populiste. Ma chi è in realtà Li Ao e come devono essere interpretati
i suoi interventi alla luce della sua carriera politica e del suo percorso
intellettuale?
1. Li Ao: scrittore e dissidente
Li Ao è nato a Harbin nel 1935 da una famiglia di intellettuali (suo
padre era insegnante di cinese) emigrati a Taiwan nel 1949. Studente del
dipartimento di storia della prestigiosa Taiwan National University (lui
stesso si definisce essenzialmente uno storico orgoglioso di essere tale, fatto
quest’ultimo provato anche dallo sfoggio civettuolo di aneddoti storici tipico
dei suoi discorsi), Li Ao si è però fatto notare fin dagli anni ’60 come autore
di narrativa. Gli studiosi di letteratura cinese lo ricordano forse come uno
dei candidati al Nobel per la letteratura nel 2000 (poi andato allo scrittore
cinese in esilio Gao Xingjian) per il suo romanzo Il tempio della Legge
buddista a Pechino, un resoconto del Movimento dei Cento Giorni del 1898.
Politicamente, Li Ao ha iniziato ad attirare l’attenzione dei circoli intellettuali
di Taiwan già dai primi anni ’60, quando il mensile Wenxing da lui diretto
si impose come una delle prime voci di protesta contro il regime dittatoriale
del Guomindang, appellandosi ad un “liberalismo ideologico” necessario per
una completa modernizzazione di tipo occidentale del paese. L’atteggiamento
polemico di Li Ao nei confronti del regime del Guomindang raggiunse
l’apice nel 1969, quando, con un aperto gesto di sfida, aiutò uno dei primi
promotori del movimento per l’indipendenza di Taiwan, l’avvocato Peng
Mingmin a fuggire in Giappone e ad evitare l’arresto per attività sovversive2.
Una provocazione tanto aperta non poteva essere ignorata e questo gesto
costò a Li Ao cinque anni di prigione (dal 1971 al 1976). Il caso Li Ao,
segnalato nel 1974 anche da Amnesty International3, suscitò un certo clamore
per la palese violazione della libertà di opinione e gettò un ombra negativa
sul governo nazionalista che in quegli stessi anni si trovava a fronteggiare
l’isolamento internazionale iniziato con l’espulsione di Taiwan dal Consiglio
delle Nazioni Unite.
La vicenda di Li Ao non va tuttavia vista come un caso isolato, ma inserita
nel panorama dell’ondata di protesta nei confronti del regime nazionalista e
nelle richieste di riforme democratiche da parte dei circoli intellettuali taiwanesi
negli anni ’70, richieste che poi portarono alla formazione di gruppi politici
dissidenti come la Lega Democratica di Taiwan che costituiranno il primo
nucleo del Partito Democratico Progressista. Il caso di Bo Yang (n.1920) in
particolare presenta delle notevoli affinità con le vicissitudini politiche di Li Ao:
Bo Yang, anche lui noto in al pubblico occidentale per il suo saggio Brutti
cinesi (1985), arrestato nel 1968 per una vignetta irriverente nei confronti
di Chiang Kai-shek e rimasto in carcere per 8 anni (era stato condannato
a morte in primo grado e in seguito la sentenza fu commutata in 12 anni
di carcere, poi ridotti a seguito dell’amnistia concessa dopo la morte di
Chiang Kai-shek)4, è da anni considerato come il simbolo della lotta per
i diritti umani. Dal canto suo Bo Yang ha sempre sostenuto la necessità
dell’indipendenza per gli intellettuali, che dovrebbero pertanto ricoprire un
ruolo nettamente separato da quello dei politici di professione: “ ...Scrivere
saggistica è come sedersi in macchina al fianco del guidatore, avvertendolo
se sbaglia a girare, dicendogli di mantenersi nella propria corsia di non
sorpassare, di rallentare e di stare attento ai semafori... Ma, dopo tanti anni,
qualcuno deve aver pensato che avevo insegnato abbastanza – per questo
sono finito in carcere...” 5. Li Ao viceversa ha finito per trasformare la propria
posizione di intellettuale dissidente in una sorta di trampolino di lancio
per una carriera politica che ha finito col mettere in secondo piano la sua
carriera letteraria che tuttavia, negli anni 80 si è limitata quasi esclusivamente
alla produzione di pamphlet anti-Guomindang finiti regolarmente
all’indice fino alla fine degli anni ’80 e del regime di legge marziale.
La produzione strettamente letteraria di Li Ao è ridotta sostanzialmente a
due romanzi-fiume: Il tempio della Legge buddista a Pechino (Beijing fayuan
si, 1994)6, candidato al Nobel e Amore sulla vetta della montagna (Shang
shan, shang shan, ai, 2001)7, considerata dallo stesso Li Ao come il vertice
della sua espressione artistica. L’attenzione ricevuta da questo monumentale
romanzo di 330.000 caratteri sembra però dovuto più al contenuto “scabroso”
(almeno per i lettori cinesi) del romanzo stesso che per il suo effettivo
valore letterario: una madre e una figlia, a trent’anni di distanza, incontrano
e amano lo stesso uomo in una situazione a tratti ambigua e incestuosa. Il
tempio della Legge buddista a Pechino , come già accennato in precedenza, è
invece un’attenta ricostruzione dei Cento Giorni delle Riforme. Oltre che per
l’accuratissima rievocazione dei fatti – in cui si avverte la solida formazione
storica dell’autore, il romanzo presenta un notevole interesse anche per quei
lettori interessati semplicemente alla figura di Li Ao, alle sue esternazioni ed
all’eventuale ideologia. Molto significative a proposito sono le dichiarazioni
dello scrittore riguardanti i due eroi principali del suo romanzo, Tang Sitong
e Liang Qichao: “Ci sono due personaggi diversi nel Tempio: Tan Sitong e
Liang Qichao. Dopo il fallimento del Movimento delle Riforme, i due ebbero
destini differenti. Tan, ebbe il coraggio di morire da martire, mentre Liang
decise di fuggire in Giappone. La dinastia Qing, il loro nemico, alla fine
crollò comunque – e Liang riuscì, indirettamente a sconfiggere i suoi nemici.
Essere un martire, quindi, non conta poi granchè. Io preferisco essere un
soldato, un combattente. Sono un soldato ambizioso, positivo, energico e
felice. Colpisco i miei nemici al cuore – e faccio loro male”8. Ma quali sono
le ultime guerre combattute da questo spietato guerriero?
2. Li Ao, la scena politica taiwanese e il problema delle “due Cine”
L’impegno politico è sempre stata una priorità per Li Ao; tuttavia, lo
schieramento in prima persona dello scrittore è venuto prepotentemente
alla ribalta soltanto nel 2000 quando Li si è presentato come candidato
alle elezioni presidenziali per il Xin Dang, il “Partito Nuovo”. Il carattere
puramente dimostrativo di tale candidatura venne subito ribadito dallo
stesso Li Ao che invitò immediatamente il proprio potenziale elettorato a
votare per James Soong (Song Chuyu), candidato del Qingmin Dang, “Primo
Partito Popolare”. L’intento di Li Ao era chiaramente quello di dirottare
i voti del candidato ufficiale del Guomindang, Lian Zhan, verso il più
popolare James Soong. Quest’azione era intesa come una sfida aperta alla
strategia del presidente uscente Li Denghui, accusato di voler occultamente
sostenere il candidato del Minjindang, “Partito Democratico”, l’ex sindaco
di Taipei Chen Shuibian e di aver per questo sponsorizzato la candidatura
di una figura scarsamente carismatica con Lian Zhan. Gli attacchi di Li Ao si
concentrarono quindi non tanto su Lian Zhan ma sullo stesso Li Denghui9,
accusato più volte di corruzione e di tendenze filo-nipponiche. Una mossa
astutamente calcolata, che però non potè frenare l’ascesa alla presidenza
di Chen Shuibian. Dopo l’inizio della presidenza Chen, Li Ao ha cambiato
l’oggetto delle sue polemiche che non si rivolgono più tanto al Guomindang,
quanto al Partito Democratico e a gruppi ad esso vicini . Questa strenua,
quasi virulenta opposizione è dovuta principalmente alla posizione di Li Ao
rispetto alla questione dello Stretto e alla riunificazione tra Cina e Taiwan.
Li Ao è sempre stato un acceso sostenitore della necessità di un’unica entità
politica identificabile come “Repubblica di Cina”. Ad una domanda diretta sul
futuro dei rapporti tra Cina e Taiwan, Li Ao ha risposto con la sua consueta
schiettezza: “Da quando il governo nazionalista si è trasferito a Taiwan
cinquant’anni fa, la sua politica nei confronti della Cina continentale si è
basata su due assunti: i comunisti sono malvagi, ma non dobbiamo aver paura
di loro. I comunisti cinesi erano così giudicati male e sottovalutati al tempo
stesso. La Cina è cambiata parecchio da allora, ma molti credono ancora in
questi concetti obsoleti. Attualmente Taiwan sta tenendo duro per mandare
un messaggio alla comunità internazionale: noi non accettiamo l’idea cinese
dell’ “un paese due sistemi” Un atteggiamento deciso nei confronti della
Cina continentale non è sbagliato, ma deve essere supportato dalla forza
che a Taiwan difetta”10 e, in una successiva dichiarazione, “Cina e Taiwan
possono essere paragonati a una coppia divisa da parecchio tempo che deve
superare molti anni di incomprensioni. La Cina ha nei confronti di Taiwan
l’atteggiamento di certi mariti che possono accettare qualche scappatella,
ma non un divorzio formale”11 . Quelle che Li Ao definisce “scappatelle”
sarebbero in realtà un serie di concessioni significative che il governo di
Beijing dovrebbe concedere a Taipei in cambio dell’effettiva riunificazione : assegnare a personalità politiche taiwanesi compiti quali la rappresentanza
alle Nazioni Unite e il ruolo di Ministro degli Esteri. Con il tempo, secondo
Li Ao “…dato che la Cina afferma che Taiwan potrà conservare il suo attuale
sistema politico per cinquant’anni, in quest’arco di tempo potremmo, grazie
alla nostra potenza economica, “conquistare” la Cina continentale così come
gli ebrei hanno conquistato gli Stati Uniti (sic!)”12 Questa linea di pensiero
rivela il forte pragmatismo di Li Ao insieme a un certo narcisismo di fondo che
vorrebbe assegnare alla classe politica e intellettuale taiwanese, in cui egli si
identifica personalmente, il ruolo di “mente” preposta ad ideare e coordinare
l’azione del “corpo” economico-militare costituito dalla Cina popolare. L’età
ormai avanzata dello scrittore sembrerebbe impedirgli un impegno diretto
nell’eventuale panorama di una riunificazione tra Cina e Taiwan, ma di
certo Li Ao non vuole precludersi almeno un ruolo di “battistrada” nella
normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. In questo senso si deve quindi
interpretare il suo viaggio in Cina nel settembre 2005 e i tre discorsi tenuti
rispettivamente a Beijing, presso l’Università di Beijing e l’Università Qinghua,
e a Shanghai, presso l’Università Fudan13 .
3. Li Ao in Cina: le conferenze presso le università e le reazioni della stampa a Taiwan e in Cina
Il ciclo di conferenze tenuto da Li Ao in Cina nel settermbre 2005 è stato
un “evento” accuratamente studiato a livello mediatico: i media e la stampa
di Cina e Taiwan, prima dell’arrivo dello scrittore avevano già lanciato una
campagna di promozione, nel tentativo di attribuire alla visita dei sottointesi
politicamente orientati verso l’una o l’altra parte. I discorsi di Li Ao (tenuti tra
il 21 e il 30 settembre) si sono alla fine rivelati, in sintonia con il personaggio,
una conferma e un capovolgimento delle aspettative di cui erano stati caricati
. I tre discorsi, come sottolineato dallo stesso Li Ao, vanno considerati come
un ciclo in cui appaiono una serie di posizioni di ispirazione buddhista: “Il
guardiano della legge dallo sguardo feroce” (Jin Gang nu mu) per il discorso
tenuto alla Beijing University, “Lo sguardo del Bodhisattva si abbassa sul
mondo” (Pusa di mei) per il discorso tenuto a Qinghua e “La monaca riflette
sulle cose mondane” (Nigu si fan) per il discorso tenuto all’università Fudan
di Shanghai14 . In altre parole, il discorso di Beida era proposto come un
monito alle generazioni presenti, quello di Qinghua come un’ analisi critica
dell’attuale situazione in Cina e quello di Fudan come una considerazione
sull’inconciliabilità tra utopia e pragmatismo. Tuttavia, esaminando in dettaglio
i tre testi, appare evidente al primo sguardo la somiglianza nella struttura
del discorso e l’approccio retorico usato da Li Ao per gestire meglio il suo
pubblico.
Tutti e tre i discorsi presentano, nei paragrafi di apertura, una chiara
intenzione di prendere l’uditorio di sorpresa, “spiazzandolo” con
dichiarazioni che capovolgono le aspettative dell’uditorio, distraendone
l’attenzione da quello che doveva esserne il punto focale. Disorientato
così il proprio pubblico, Li Ao, da una posizione apparentemente
provocatoria e paradossale, ribadisce in successione una serie di concetti
che riportano progressivamente l’ascoltatore alle proprie aspettative iniziali,
in una voltata dialettica di 360 gradi. Per esplicitare quest’ultimo concetto,
basterà esaminare analiticamente uno dei tre discorsi tenuti in Cina.
Il discorso tenuto a Beida è stato considerato come il più significativo dei
tre, ma l’ambivalenza dei suoi contenuti ha causato una divisione netta
nei commenti della stampa da entrambe le parti dello Stretto: secondo la
stampa taiwanese “A Pechino Li Ao è stato accolto come un eroe, fino a
quando ha iniziato a parlare. Il suo discorso a ruota libera non è iniziato
con la celebrazione di icone del pantheon della storia cinese ma con un
aneddoto della guerra civile americana con protagonisti Abraham Lincoln e
il generale Ulysses S. Grant. Si è quindi ulteriormente scaldato, elogiando
Hu Shi, liberale e nazionalista, e punzecchiando le autorità presenti con la
seguente citazione, sempre da Hu Shi: “Lottare per la libertà nazionale è lottare
per la libertà individuale”15 . Una lettura dei commenti della stampa cinese
farebbe invece pensare che l’oggetto sia un discorso totalmente differente:
in un editoriale del Renmin Ribao dal titolo “Lo scrittore taiwanese Li Ao afferma che la Cina sta godendo di una prosperità eccezionale”166 si sostiene
che “Li Ao... afferma che la Cina, dopo tanti anni non subisce più alcuna
prevaricazione, avendo ottenuto una prosperità notevole e una grande
potenza militare. “Solo il Partito Comunista è stato in grado di fare questo”.
Analizzando il testo completo del discorso di Li Ao si nota, fin dalle prime
battute, l’intento provocatorio. Tra gli “exempla” citati dallo scrittore troviamo
infatti non soltanto Lincoln e Grant, ma anche papa Wojtyla; viene aggiunto
poi un tocco di “suspence” quando lo scrittore afferma “Dicono che Li Ao ha
criticato il Guomindang, il Partito Democratico, gli Stati Uniti, e il Giappone.
Ora dicono: adesso sei a Pechino. Vediamo se hai il coraggio di attaccare il
Partito Comunista!”. Ma di fatto, Li Ao ha attaccato il Partito Comunista?
Il tema centrale del discorso di Beida è il liberalismo: liberalismo che
dovrebbe essere fondamentalmente liberalismo di tipo politico. Li Ao
sconvolge quindi le aspettative del pubblico affermando ex-abrupto che il
liberalismo tradizionalmente inteso non esiste: quello che conta realmente è
la libertà personale e quella garantita a livello costituzionale. Passando però a
descrivere le differenti strategie per ottenere libertà basilari come la libertà di
parola, Li Ao condanna come inutili e sciocche le rivolte e le proteste contro
avversari più forti (“Tutti i governi di questo mondo hanno a disposizione
armi e carri armati. Per questo vi dico: usate il cervello per combattere per la
libertà di parola”, un’evidente allusione ai moti di Tiananmen). D’altro canto,
secondo lo scrittore taiwanese, anche la linea dura del governo cinese non è
destinata ad ottenere lo scopo che si propone: il proibizionismo non può che
favorire la clandestinità, mentre una politica più aperta avrà maggior successo
nella soppressione dei moti di protesta. A riprova di quest’ultima affermazione,
Li Ao usa come esempio la libertà sessuale nei paesi scandinavi: i casi di
violenza carnale sarebbero diminuiti dopo la liberalizzazione delle vendita
di materiale pornografico. La scelta del paragone appare significativa: da una
parte l’intenzione di Li Ao è evidentemente quella di scandalizzare e divertire
il suo pubblico e guadagnarne così il favore. D’altro canto l’accostamento
dei movimenti per la libertà di parola al mercato dei prodotti pornografici è rivelatore delle opinioni di Li Ao sui dei movimenti popolari basati su principi
meramente utopistici: si tratta semplicemente di pornografia, di voyeurismo,
dal momento che essi non portano a risultati pragmaticamente apprezzabili. Il
cardine del pensiero di Li Ao è infatti essenzialmente il pragmatismo: “Auguro
al Partito Comunista di sopravvivere per altri mille anni. Vogliamo salirgli in
groppa, guidarlo e tollerarlo perchè ci serva. Che c’è di male in questo?... E’
sbagliato picchiare i pugni sul tavolo e lanciare le sedie. Di comunisti ce ne
sono tanti. Ci sono 69 milioni di membri del Partito Comunista attualmente
– tre volte la popolazione di Taiwan. Ma non è importante rinunciare alla
propria libertà e salvare invece il Partito Comunista, perchè dobbiamo avere
dalla nostra la gente. La proporzione tra la polazione totale della Cina e i
membri del Partito Comunista è di 19:1. Cosa pensate che farebbero le masse
cinesi? Dobbiamo rinunciare all’idea di conquistare la nazione attraverso
la guerra al Partito Comunista. E’ un concetto retrogrado e inattuabile”.
E’ evidente che, secondo Li Ao, la riunificazione di Taiwan con la madrepatria
è un’occasione straordinaria per gli intellettuali taiwanesi – lui stesso per
primo – di diventare “il cervello” che determinerà le mosse del “corpo” di
quella superpotenza in fieri che è la Cina continentale. Un’idea che d’altra
parte lo scrittore ha espresso chiaramente nel suo ultimo discorso presso
l’università Fudan di Shanghai, ricordando prima come l’imperatore Han
Gaozu fosse stato ammonito che “poteva conquistare un paese a cavallo ma
non poteva governarlo stando sempre a cavallo, dal momento che governare
un paese richiedeva un talento specifico” e da ultimo affermando apertamente
che “Gli amici della Cina continentale sono straordinari per quanto riguarda
le scienze, la tecnologia, le scienze naturali. Sono preparatissimi anche nelle
scienze umanistiche e nell’archeologia. Devo però dire che nelle aree più
squisitamente teoriche, come ad esempio le scienze sociali, gli amici della
Cina continentale sono stati in posizione di vantaggio per molti anni. La causa
di questo non è altri che Marx.” Il viaggio di Li Ao in Cina è stato quindi, più
che il ritorno di un “figliol prodigo”, un’astuta campagna promozionale per se
stesso e per certi circoli intellettuali taiwanesi: propostosi come mediatori, i
suoi membri nutrono in realtà la speranza di diventare i registi della politica
interna e internazionale della “grande Cina”.
4. Li Ao a Taiwan: ultime apparizioni sulla scena politica interna
Questa ambizione è tuttavia supportata dall’appoggio dell’opinione
pubblica? A giudicare dalle ultime elezioni per lo Yuan Legislativo, tenutosi
nell’ottobre 2004, si direbbe di sì, dal momento che Li Ao è stato eletto
come deputato indipendente. Tuttavia, non si può dire che Li Ao sia molto
popolare tra i taiwanesi, nonostante la sua vita pubblica e privata sia sempre
stata al centro dell’attenzione (negli anni ’80, il suo matrimonio con l’attrice
televisiva Hu Yinmeng e il loro successivo divorzio ha occupato per giorni
le prime pagine dei rotocalchi). C.Y., 32 anni, insegnante di cinese afferma:
“Li Ao? Come scrittore non mi ha mai eccessivamente impressionato; come
politico... è un grande comunicatore, dice delle cose intelligenti ma ha un
modo di fare aggressivo, un po’ troppo narcisistico. Mi ricorda un po’ il vostro
Vittorio Sgarbi”17. X. M., 25 anni, fotografo, è ancora più drastico: “A parte
i suoi libri terribili, non mi pare proprio che Li Ao sia l’ideale come uomo
politico. Un uomo politico dovrebbe pensare prima ai propri concittadini e
non a se stesso. Adesso sta cercando di ingraziarsi la Cina per il suo vantaggio
personale e attacca continuamente chi sostiene l’indipendenza di Taiwan
– ma lui, si è mai chiesto cosa vogliono i taiwanesi?”18
In realtà, Li Ao sembra interessato, più che a chiedersi, a stabilire cosa
vogliono i taiwanesi. Il movimento indipendentista, che pure ha raccolto
e raccoglie ancora vasti consensi, specialmente nella parte meridionale
dell’isola, è stato da sempre oggetto delle sue critiche. Uno degli atti più
provocatori è stato quello di minimizzare i fatti noti come “Incidenti del 28
febbraio”19, largamente propagandati dal Partito Democratico e i vari gruppi
indipendentisti come uno dei primi atti di resistenza e autoaffermazione
nazionale dei taiwanesi. Nel suo saggio Il 28 febbraio di cui non sai nulla
(Ni
bu zhidao de Er er ba shijian)20, Li Ao afferma infatti che la rivolta fu ispirata
da sentimenti filo-giapponesi e che la maggior parte delle vittime non fu
registrata tra la popolazione locale, ma tra le famiglie dei cinesi appena arrivati
dalla Cina continentale e massacrati dalla folla inferocita. Questo pamphlet
politico gli ha alienato molte delle simpatie che riscuoteva a Taiwan come
dissidente politico perseguitato; d’altra parte, anche i rapporti di Li Ao con
il Guomindang non si sono mai completamente rasserenati. L’ultimo casus
belli è stato la candidatura dello scrittore a sindaco di Taipei per il prossimo
dicembre, in un’aperta azione di disturbo nei confronti del Guomindang,
forte della popolarità del sindaco uscente Ma Yingjiu. L’intenzione originale
di Li Ao era di ritirare la propria candidatura per sostenere eventualmente
quella del leader del Partito Nuovo James Soong21. L’indecisione di Soong
– che non ha ancora formalizzato la propria candidatura – ha portato Li Ao
a ritornare sulle proprie decisioni e a decidere di portare avanti comunque
la sua campagna personale. A una domanda sulla probabilità di un suo
sostegno al candidato del Guomindang per coalizione globale dell’ala
“blu” (favorevole alla riunificazione con la Cina) Li Ao ha risposto: “Ci
può essere solo competizione tra me e il Guomindang – niente negoziati
o compromessi” e “Candidandosi ora, James Soong potrebbe fare la cosa
giusta, ma purtroppo è tardi. Il mio talento è probabilmente sprecato per
questa campagna elettorale mentre per Soong è esattamente il contrario”22 .
Che sia finalmente giunto anche per Li Ao il momento di dimostrare il proprio
impegno in prima persona?
she, Taipei, 1997.
MONDO CINESE N. 127,
APRILE-GIUGNO 2006
Note
1 Alle conferenze di Li Ao in Cina hanno dato ampio spazio anche i giornali italiani, si
veda per esempio l’articolo di Jacopo Jacoboni apparso su La Stampa il 24 settembre
2005 e significativamente intitolato “Li Ao elogia la libertà sotto il naso dei censori”.
2
Questo è quanto afferma Li Ao, anche se, dalle memorie dello stesso Peng Mingmin
si evince che Li Ao non ebbe alcun ruolo nell’ideazione della sua fuga in Svezia. Si
veda a proposito Peng Mingmin, A Taste of Freedom, disponibile online http://www.
romanization.com/books/peng/index.html. Di fatto, Li Ao non fu mai accusato di aver
favorito la fuga di Peng, ma di essere un sostenitore del movimento per l’indipendenza
di Taiwan. Quest’ ultima accusa appare piuttosto pretestuosa, considerando la posizione
dello scrittore rispetto alla riunificazione con la Cina e confermerebbe la teoria
più accredita secondo cui sarebbero state le critiche di Li Ao alle personalità più
eminenti del Guomindang a provocarne l’arresto.
3
Si vedano tra l’altro le memorie di Li Ao, pubblicate anche online
http://www.cumt. edu.cn/campus/modify/zhuanji/liao/014.htm e un ricordo di quegli anni sempre ad
opera dello stesso Li Ao
4 Si veda la home page dello scrittore nel sito della sua casa editrice: http://www.ylib.com/author/bonyung/affair-8.htm
5 Bo Yang, The Ugly Chinaman and the Crisis of Chinese
Culture, Allen and Unwin,
Sidney, 1992 (Choulou de Zhongguo ren, Xinguang chubanshe, 1985)
6 Pubblicato dalla Guiguan tushu gongsi, Taipei, 1994.
7 Pubblicato dalla Li Ao chubanshe, Taipei, 2001
8
http://www.chinaculture.org/gb/en_artqa/2005-09/22/content_73205_4.htm
9 Si veda, ad esempio, James Conachy “Corruption and China policy dominate
Taiwan presidential campaign” pubblicato il 14 gennaio 2000 dal World Socialist
Website http://www.wsws.org/articles/2000/jan2000/taiw-j14.shtml
10 Jim Hwang, “Exposing the Dark Side”, Free China Review , vol. 50, n.3, marzo 2000,
pp.40-49.
11 http://www.taipeitimes.com/News/local/archives/2000/07/23/44821
12 Free China Review , op.cit.
13 I testi completi dei discorsi in traduzione inglesi sono disponibili su
http://www.zonaeuropa.com/20050924_1.htm
14 Ibid.
15 “China meet the lusty Mr. Li Ao”, Taipei
Times, 23 settembre 2005, p. 8.
16 “Taiwan writer Li Ao says China experiencing high-level prosperity”,
People’s daily online, 24 settembre 2005. http://english.people.com.cn/200509/24/eng20050924_210522.html
17 Intervista effettuata da chi scrive a maggio 2006 (l’intervistata attualmente risiede in
Italia)
18 Intervista effettuata da chi scrive a dicembre 2005 (l’intervistato attualmente risiede a
Taipei)
19 Il 28 febbraio 1947 a Taipei una venditrice ambulante di sigarette di contrabbando fu
brutalmente percossa dalla polizia. Le dimostrazioni di protesta contro le forze di polizia
furono brutalmente represse dal governo nazionalista provvisorio (si contarono
circa 20.000 morti)
20 Scritto con la collaborazione di Chen Jingzhen e pubblicato dalla Xin xinwen chuban
21 Mo Yan-chih e Ko Shu-ling, “Soong likely to run for Taipei mayor”,
Taipei Times, 11
gennaio 2006, p.3.
22 Ibid.
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