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CULTURA E SOCIETÀ

Il baule dei costumi
L'opera di Pechino attraverso il racconto di un protagonista

di Patrizia Liberati

1. Chi è Liang il terzo: il passato 

Liang il Terzo mi ha raccontato che avrebbe voluto fare l’attore. “Non intendo dire l’attore professionista, ai miei tempi, soltanto i bambini delle famiglie più povere entravano nelle compagnie professionali di opera di Pechino1. Erano venduti dalle loro famiglie o raccolti negli orfanotrofi, nessun genitore che poteva evitarlo avrebbe lasciato che il proprio figlio fosse sottoposto alle estenuanti esercitazioni quotidiane, al rischio di essere incoraggiato alla prostituzione maschile, a una vita incerta regolata dalle stagioni teatrali e minacciata dai periodi di bassa stagione e dalle pause obbligate nei periodi di lutto nazionale2”. La famiglia di Liang era mediamente benestante, il padre faceva il contabile in un banco dei pegni, ogni giorno incontrava gente di tutti i mestieri costretta a impegnare i propri averi in cambio di qualche soldo. Spesso, dopo le rappresentazioni, gli attori impegnavano i loro costumi.
“Il famoso attore di ruoli jing (faccia dipinta) Jin Shaoshan (1889-1948)3, per esempio, aveva il vizio dell’oppio. Dopo gli spettacoli mastro Jin lasciava il suo costume al banco per poi riscattarlo in occasione della rappresentazione successiva.” Il padre di Liang sapeva bene che tipo di vita facevano gli attori e non avrebbe mai permesso al figlio di fare quella scelta. Tuttavia amava profondamente l’opera di Pechino e assistere agli spettacoli era uno dei suo svaghi quotidiani. Il banco dei pegni si trovava a Qianmen, a sud della città. Nella zona che andava da Qianmen a Tianqiao4 erano situati tutti i teatri principali5, a fianco dei bordelli, si raggiungevano passando vicino ai banchi degli indovini, attraverso i gruppi di spettatori che assistevano alle prodezze di saltimbanchi e lottatori, circondati dal trambusto della massa dei più poveri che vivevano in alloggi di fortuna nei vicoli circostanti e fuori dalle porte della città. “Negli anni trenta e quaranta, a Qianmen risiedevano tutte le compagnie più famose: la Rongchunshe6 che recitava nel Teatro Zhonghe, la Mingchunshe7 al Teatro Qingle, la Fuliancheng8 allo Huale, attori famosi come Mei Lanfang (1894-1961)9, il più grande interprete di ruoli femminili dan che la Cina abbia mai avuto, Ma Lianliang (1901-1966), straordinario attore nel ruolo laosheng, ‘uomini anziani’, Tan Fuying (1906-1977) attore laosheng nipote di Tan Xinpei10, protagonista del Monte Dingjun11 il primo film girato in Cina nel 1905, si esibivano al Guanghelou, al Kaiming e al Diyi Wutai e nelle sale da tè12, che oramai non esistono più. Jin Shaoshan col tempo era diventato amico di mio padre e spesso andavano insieme ad assistere agli spettacoli.
Mio padre cantava abbastanza bene nel ruolo jing come amatore (piaoyou) e Jin Shaoshan lo aveva preso come suo allievo. Dopo la morte della prima moglie, mio padre si era risposato e nel 1941 sono nato io. Siamo venuti ad abitare in questa siheyuan nella zona di Shishahai. Anche mia madre amava l’opera di Pechino, è stata lei a scegliere di vivere in questa parte della città. In quegli anni a Shishahai vivevano molti attori e artisti famosi. Il mio nonno materno era un mercante di carbone e possedeva vari magazzini in città. Ma Lianliang, Tan Fuying e altri attori famosi erano spesso invitati a esibirsi in casa nostra durante le feste della famiglia13, anche il grande pittore Qi Baishi è venuto a dipingere da noi su invito di mio nonno.”
All’età di otto anni seguendo l’esempio del padre e il gusto della madre, Liang il Terzo ha iniziato a studiare privatamente il ruolo di ‘faccia dipinta’ (jing). Poi arrivato alle scuole medie è entrato a far parte della compagnia amatoriale della scuola, dove gli studenti avevano la possibilità di studiare i quattro ruoli fondamentali: sheng (ruolo maschile), dan (femminile), jing (faccia dipinta) e chou (buffone)14. C’era una compagnia amatoriale in tutte le scuole più importanti della città, le compagnie erano riunite in associazioni e organizzavano frequenti spettacoli. Liang avrebbe sicuramente continuato a cantare da amatore se un giorno non si fosse rotto gli incisivi in scena, cadendo male dopo una capriola. Da quel momento il suo aspetto è stato rovinato per sempre e la sua carriera di attore stroncata. Liang non ha voluto rinunciare alla sua passione ed ha deciso di trasformarla in un mestiere, rimanendo per sempre dietro le quinte a fare l’uomo del baule dei costumi. Finite le superiori è stato assegnato a una piccola compagnia teatrale che apparteneva alla Troupe di opera di Pechino di Shijiazhuang, capoluogo dello Hebei e ha lavorato per loro fino agli anni ’80.
“Questo lavoro si impara attraverso l’osservazione, nessuno dice all’allievo cosa deve fare, la sua unica possibilità è di seguire un vecchio esperto e convincerlo ad accettarlo come apprendista. Con una cerimonia il maestro accetta un giovane come suo discepolo stabilendo un legame che dura tutta la vita: lui si impegna a trasmettergli il mestiere e quando gli ha insegnato tutto ed è ormai vecchio e privo di mezzi, l’allievo ha il dovere di provvedere a lui, come avrebbe fatto un figlio. La collezione di costumi che possiedo mi è stata lasciata dal mio ultimo maestro. Lavorava come uomo del baule per la Troupe pechinese dell’opera di Pechino (Beijing Jingjutuan)15 che era stata fondata nel 1956. Prima teneva il baule presso l’Associazione di opera di Pechino e di kunqu (Beijingshi Jingkun xiehui)16 e poi, quando è stato troppo anziano per lavorare, l’ha dato a me. Fin dall’inizio sono stato affascinato dalla bellezza e ricchezza dei costumi, uno degli aspetti che rende l’opera di Pechino unica nel suo genere17 . Le mille regole e convenzioni del nostro mestiere sono molto difficili da imparare e nascono da esigenze pratiche o dalle superstizioni e dalle credenze popolari che regolavano la vita degli attori di una volta.”
La tradizione vuole che i costumi vengano riposti in tre bauli principali secondo un ordine prestabilito. Nel primo (da yixiang) ci sono ‘i grandi abiti’, gli abiti cerimoniali degli imperatori e degli alti dignitari, delle favorite e le tonache dei personaggi comuni, nel secondo (er yixiang) si custodiscono i kao, le armature dei generali con le quattro bandiere triangolari che spuntano dalla schiena, e altri costumi di personaggi di ruolo militare, il terzo (san yixiang) contiene le parti minori dell’abbigliamento, i pantaloni, i corsetti e gli abiti comuni. Poi ci sono le casse delle acconciature in cui vengono riposte anche le barbe, quelle degli stendardi e dei drappi, il baule delle scarpe e quello delle armi. Anche se nel vastissimo repertorio dell’opera di Pechino esistono opere ambientate in tutte le dinastie, i costumi sono stati originariamente disegnati imitando l’abbigliamento in voga nell’epoca Ming, la dinastia che ha visto la nascita di quest’arte, e non forniscono informazioni sul periodo storico in cui si svolge la storia. Servono allo spettatore per identificare a prima vista l’estrazione sociale e l’età dei personaggi, allo stesso modo in cui i colori del trucco facciale dei ruoli di ‘faccia dipinta’ sono codici precisi volti a informare il pubblico sul carattere e sul temperamento18 . L’ordine gerarchico e la divisione in classi sociali sono presenti anche nel criterio con cui vengono riposti i costumi nei bauli: in alto la tonaca mang19 dell’imperatore, poi a seguire in ordine di importanza gli abiti dei funzionari di vario rango e sul fondo gli indumenti dei personaggi comuni; le acconciature sono appese a una traversa fissata su due paletti piantati nei bauli aperti: la prima a sinistra è l’acconciatura dell’imperatore e poi seguono i cappelli dei ministri e degli altri personaggi di rango minore20. La necessità di un ordine preciso nasce probabilmente da considerazioni pratiche: a causa del vasto numero di elementi che compongono un costume e del valore intrinseco degli abiti ricamati e decorati preziosamente, l’ordine serve a evitare contrattempi, sviste o dimenticanze. “In qualsiasi momento sappiamo esattamente dove si trova ogni cosa. Se stiamo mettendo in scena Lo stratagemma della città vuota21 e il maestro dice all’apprendista di prendere il baguayi (abito con gli otto diagrammi) dello stratega Zhuge Liang, lui sa benissimo che si trova nel primo baule sotto il costume imperiale. Gli basterà infilare la mano nel baule lungo il bordo jiulongkou22 per trovarlo.”
Nessun attore dell’opera di Pechino sa e può indossare il costume da solo e questo è un altro compito importante dell’uomo del baule. Prima della rappresentazione i costumi vengono tirati fuori dai bauli e disposti dietro le quinte (in passato su panche e sugli stessi bauli, ora sui tavoli delle grandi sale in cui si vestono e si truccano gli attori dei ruoli minori e nei camerini degli attori principali) e, dopo che l’attore si è truccato, viene aiutato a vestirsi. “Anche i nodi sono importanti. Il modo in cui si fanno i nodi distingue un vecchio maestro dai giovani che hanno imparato questo mestiere negli anni successivi, attraverso la formazione nelle accademie di teatro tradizionale che non enfatizzano adeguatamente gli aspetti pratici del nostro mestiere. I loro nodi sono troppo lenti e si sciolgono facilmente.”
Un vecchio detto recita ‘è meglio un costume a brandelli che il costume sbagliato’23 . A volte esistono sottili differenze nei costumi che le diverse scuole usano per la stessa rappresentazione, l’uomo del baule deve sapere, ad esempio, come Tan Fuying e Ma Lianlian, i fondatori delle scuole Tan e Ma, hanno modificato i costumi dei personaggi della Vendetta del pescatore24 .
L’ordine dei bauli, il modo di fare i nodi, la conoscenza di tutti gli elementi che compongono il costume di un personaggio e delle sottili differenze nei costumi che caratterizzano le diverse scuole di canto sono gli aspetti complicati e affascinanti di questo mestiere.

2. Gli anni 80 a Pechino 

Negli anni ’80, con la riforma economica, il signor Liang ha lasciato lo Hebei ed è tornato a Pechino. “Da quel momento non ho più avuto una unità di lavoro che si prendesse cura di me e ho iniziato a insegnare il ruolo jing ai bambini nel Palazzo dei Bambini del distretto occidentale (Xichengqu Shaonian gong)25 e orientale (Dongchengqu Shaonian gong)26 e al Palazzo dei Bambini di Pechino (Beijingshi Shaonian gong)27”.
Il Palazzo del distretto occidentale è situato in una deliziosa siheyuan nei pressi di Xinjiekou, che si spera non venga demolita in una delle ‘modifiche’ del piano regolatore della città di Pechino in cui i funzionari comunali cancellano e riposizionano gli edifici, in quella che sembra una eterna partita di majiang. L’altro Palazzo dei Bambini degno di essere menzionato è ospitato in quella che una volta era la Sala della Longevità del Palazzo imperiale, all’interno del parco Jingshan. I Palazzi dei Bambini sono stati da sempre la culla dei talenti amatoriali dei giovani cinesi e ancora oggi offrono classi di recitazione dei vari ruoli dell’opera di Pechino o per imparare a suonare strumenti musicali tradizionali, come il violino cinese a due corde (erhu)e l’arpa cinese (guzheng) oltre a classi di pianoforte, batteria, danza classica e pittura.
Questa sua occupazione di insegnante si alterna ancora oggi ai suoi impegni come uomo del baule. Le compagnie stabili di opera di Pechino, come la Compagnia Nazionale (Zhongguo Jingjuyuan)28 e la Compagnia di Pechino (Beijing Jingjuyuan)29 hanno un gruppo di scenografi e costumisti che si occupano di preparare i costumi e di aiutare gli attori a vestirsi, le piccole compagnie d’altro canto non possono permettersi di pagare qualcuno esclusivamente con questo compito e gli attori sono responsabili dei propri costumi e si vestono l’un l’altro. Le compagnie minori, quelle amatoriali e gli spettacoli di studenti hanno spesso bisogno di prendere a noleggio i costumi per le loro rappresentazioni. Il signor Liang in tutti questi anni ha messo insieme probabilmente la più ricca collezione privata di costumi dell’opera di Pechino, valutata oltre un milione di yuan (circa centomila euro), e li noleggia per gli spettacoli. Per quattro o cinquecento yuan si può avere un costume da concubina Yuji per Addio mia concubina30 e l’assistenza del signor Liang come costumista. “Non ho l’automobile, se il tempo è bello con un carretto a tre ruote posso arrivare ovunque. In inverno diventa un po’ più complicato, i tassisti non amano vedersi riempire l’auto di ingombranti bauli, pacchi e pacchetti.”
Molto spesso le compagnie amatoriali di cinesi d’oltremare in visita a Pechino decidono di fare uno spettacolo nella capitale. Il teatro Dongyuan31 nei pressi della via Chang’an è stato restaurato recentemente e viene noleggiato per questi eventi. Il signor Liang viene chiamato per fornire i costumi, vestire gli attori e dare consigli sulla disposizione degli oggetti di scena. La distribuzione dello spazio di scena e il numero dei passi di ogni attore dell’opera di Pechino sono regolati con assoluta precisione32 e Liang è disponibile per fornire istruzioni su dove e come posizionare il tavolo e le due sedie di rito, dove mettere un cesto che simboleggia la testa mozzata di un nemico o una scala che rappresenta gli spalti di un castello. Se non possiede il costume necessario lo crea copiando dipinti d’epoca e fotografie di spettacoli del passato. “Ho imparato a cucire bene e in questi anni spesso ho passato la notte in bianco a cucire i costumi di una rappresentazione che si sarebbe tenuta il giorno dopo.”
Il signor Liang sogna da anni di trascrivere la sua esperienza a vantaggio di coloro che verranno dopo di lui. “In questi lunghi anni ho acquisito una vasta conoscenza e mi sono accorto che non esistono testi di riferimento, tutto è custodito nella memoria del maestro e dei vecchi professionisti del mestiere. Allora ho pensato che potrei scrivere un libro mettendo insieme vari testi sui costumi delle opere principali e integrando con descrizioni di opere minori che rischiano di andare perdute. Non si tratta soltanto di dare la lista degli elementi che formano il costume, ma anche di fornire note storiche, descrivere le decorazioni, fare diagrammi sui vari tipi di nodi da utilizzare. Nel capitolo dedicato ai ruoli di ‘faccia dipinta’ vorrei inserire tavole con il trucco facciale per i personaggi principali.” Il signor Liang è anche un pittore, nella sua stanza/magazzino custodisce tavole e tavole di maschere facciali dipinte da lui. “Da quando ho iniziato a lavorare, ho creato per mia comodità degli schemi di lavoro, mi sono fatto delle idee precise su come tutto questo andava fatto e vorrei trasmetterle agli altri. L’ideale sarebbe trovare un apprendista ma, a meno che non si riesca a entrare in una compagnia stabile e importante, questo è un mestiere che non paga. Noi siamo gli eroi senza nome, gli uomini dietro le quinte, per noi non c’è il risuonare degli applausi nè lo spettacolo delle espressioni soddisfatte ed eccitate del pubblico. I giovani di oggi non sono interessati a questo mestiere, preferiscono occupazioni più redditizie e meno faticose.”
“Da quando ho lasciato Shijiazhuang per tornare a Pechino, sono praticamente diventato un disoccupato. Non ho diritto all’assistenza medica e sono anni che tento di farmi dare una pensione per il periodo che ho lavorato con la compagnia. La prima volta che ho mandato mio figlio a informarsi alla Commissione per la Cultura della provincia dello Hebei, gli hanno risposto che la compagnia non esiste più e che con quella è scomparso anche il mio dossier. Poi sono andato al Ministero per il Personale qui a Pechino e mi hanno detto che casi come il mio devono essere gestiti al livello provinciale, ogni provincia ha le sue normative e disposizioni locali per il trattamento dei dipendenti. Ora sto pensando di tornare nello Hebei a chiedere di nuovo, dopotutto la mia compagnia, anche se piccola, apparteneva alla Troupe dell’opera di Pechino di Shijiazhuang che esiste ancora.” Mi mostra un foglietto spiegazzato con un timbro rosso, è una dichiarazione che ha lavorato per la compagnia dagli anni ‘60 agli anni ’80. “Non possono ignorare la mia esistenza. Mi devono venti anni di contributi. Con il mio mestiere guadagno qualche migliaio di yuan al mese, ma mio figlio e mia figlia non sono ancora sposati e anche se lavorano entrambi, sono qui a casa con noi e dobbiamo provvedere anche a loro. Ho pensato di farmi dare il sussidio di disoccupazione, ma il comitato di quartiere mi controlla. Se prendo il sussidio devo persino nascondergli di avere il telefonino, tutti mi vedono andare avanti e indietro con i bauli, non crederebbero mai che guadagno quasi niente.”
Quando ci siamo conosciuti, il signor Liang mi ha invitato ad andare a trovarlo in ciò che è rimasto della vecchia casa di famiglia. Durante la campagna di collettivizzazione lanciata con il Primo piano quinquennale (1953-1957)33 il governo della nuova Cina, tra le altre disposizioni, ha deciso di ridistribuire gli spazi all’interno delle vecchie case padronali per far posto ai poveri che vivevano, come racconta il dramma “Il fosso Longxu” (Longxugou) dello scrittore Lao She, in ricoveri fatiscenti fuori dalle porte della città e alle moltitudini di contadini che emigravano in città per cercare lavoro. Secondo le direttive del governo municipale, la casa è quindi stata divisa tra vari nuclei familiari e a Liang e ai suoi sono rimaste due stanze. Se il signor Liang fosse stato il rampollo di una famiglia di vecchi rivoluzionari o un personaggio famoso, agli inizi degli anni ’80, sarebbe potuto tornare in possesso della sua vecchia casa come è stato per alcuni. Ma a lui non è toccata questa fortuna. Abbiamo bevuto il tè nella stanza comune, dove la famiglia si riunisce per mangiare, vedere la televisione, giocare a majiang, dove dorme sua moglie, che è malata ormai da molti anni. Fuori in un angolo, addossata al muro della sala da pranzo, è stata costruita una cucina di fortuna. Mi ha mostrato la sua camera da letto, una stanza di una decina di metri quadri che serve anche da magazzino per i costumi. “D’inverno fa freddo ma devo stare attento ad accendere la stufa. Per non parlare di fumare in camera.”
Il signor Liang vive così nel suo angolo della vecchia casa di famiglia, coltivando la passione ereditata dal padre e cerca di sbarcare il lunario noleggiando agli attori la sua splendida collezione di sogni. Si è fatto tardi, io mi congedo e lui si ritira a dormire nella sua stanzetta in compagnia di imperatori e favorite, ministri e generali, letterati e belle donne.

 

MONDO CINESE N. 127, APRILE-GIUGNO 2006

Note

1 Zhongguo Jingju Shi Bianji Weiyuanhui (Comitato Editoriale della Storia dell’Opera di Pechino), Zhongguo Jingju Shi (Storia dell’Opera di Pechino), Zhongguo Xiju Chubanshe (Casa Editrice del Teatro Cinese), Beijing, 1999. 
2 Mackerras Colin, Chinese Drama A historical survey, New World Press, Beijing, 1990.
3 Jin Shaoshan, figlio del noto attore di ruoli jing Jin Xiushan e fondatore nel 1937 della compagnia Songjushe, la prima e unica compagnia gestita da un attore di ruoli di faccia dipinta, specializzata in opere che avevano come protagonista un personaggio jing
4 Chen Shangqing, Tianqiao shihua (Racconti storici di Tianqiao), Sanlian Shudian Chubanshe (Casa Editrice della Libreria Sanlian), Beijing, 1990. 
5 Hou Xisan, Beijing Lao xiyuanzi (Vecchi teatri di Pechino), Zhongguo Chengshi Chubanshe (Casa Editrice delle Città Cinesi), Beijing, 1999.  
6 Compagnia fondata nel 1937 dall’attore Shang Xiaoyun (1900-1976), uno dei Quattro famosi attori dan. Nota per gli allestimenti di spettacoli con un vasto numero di attori, come Tiao Lingguan (Il saltellante Lingguan) con oltre 60 attori e Qingshi shan (La montagna di pietra azzurra) a cui partecipavano più di 30 attori nella parte di stallieri (matong), cfr nota n.1. 
7 Fondata dall’attore Li Wanchun (1911-1985) nel 1940, ha formato oltre 300 attori, tra cui Li Tongchun che è attualmente uno dei principali attori di Opera di Pechino a Taiwan e Wang Mingzhong, noto interprete e insegnante presso l’Accademia Nazionale dell’Opera di Pechino, cfr. nota n.1.
8 Fondata dall’attore Ye Chunshan nel 1903 con il nome di Xiliancheng, a partire dal 1912 fu denominata Fuliancheng. Con quarantaquattro anni di attività è stata la più longeva compagnia di Opera di Pechino, ha formato oltre 700 attori tra cui Ma Lianliang, Tan Fuying e Mei Lanfang, cfr. nota n.1. 
9 Wu Zuguang, Huang Zuolin and Mei Shaowu, Peking Opera and Mei Lanfang, New World Press, Beijing, 1981.
10 Zhou Chuanjia, Tan Xinpei zhuan (Biografia di Tan Xinpei), Hebei Jiaoyu Chubanshe (Casa Editrice dell’Istruzione dello Hebei), Shijiazhuang, 1996. 
11 Il documentario fu girato nello studio Fengtai di Pechino, successivamente distrutto da un incendio, e comprende tre importanti brani dell’opera. 
12 Savarese Nicola, Il racconto del teatro cinese, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1997. 
13 In occasioni importanti come compleanni, matrimoni, funerali, nascite e nelle festività principali come il Capodanno Cinese e la Festa di Mezzo Autunno, le famiglie bene stanti organizzavano tanghui (raduni di sala) in cui si invitavano compagnie di attori a recitare spettacoli nel teatro privato, nella sala principale o nel cortile della casa dei loro ospiti. 
14 Pan Xiafeng, The stagecraft of Peking Opera, New World Press, Beijing, 1995.  
15 Nasce dall’unione della Compagnia Ma di Ma Lianliang e della Seconda Compagnia della città di Pechino, in cui Tan Fuying aveva il ruolo di attore principale, cfr. nota n.1. 
16 Creata nel 1985, si occupa della diffusione e lo sviluppo dell’Opera di Pechino e del Kunqu. 
17 Savarese Nicola, Teatro e spettacolo fra Oriente e Occidente, Editori Laterza, Roma, 1997. 
18 Yu Weijie, Tradizione e realtà del teatro cinese, International Cultural Exchange, Milano, 1995. 
19 Dal nome del tipo di dragone a quattro zampe (una in meno del dragone sull’abito imperiale ufficiale) raffigurato nei ricami dei costumi di imperatori e ministri delle opere.  
20 Zhonguo Xiqu Xueyan (Accademia del Teatro Tradizionale Cinese), Zhongguo Jingju Fuzhuang Tupu (Collezione di tavole sui costumi dell’Opera di Pechino Cinese), Zhongguo Gonyi Meishu Chubanshe (Casa Editrice di Artigianato e Belle Arti della Cina), Beijing, 1999. 
21 Opera tratta dal Romanzo dei Tre Regni. Lo stratega Zhuge Liang del regno di Shu (221-263) consapevole dell’imminente attacco di Sima Yi, generale del regno di Wei (220-265), alla città di Xicheng in cui si è rifugiato, non avendo a disposizione truppe per difendersi, fa aprire le porte delle città e si fa vedere sugli spalti mentre suona il liuto e beve vino. Sima Yi conoscendo la fama di Zhuge Liang per gli stratagemmi militari, pensa che sia una trappola e va a stazionare l’esercito a quaranta miglia di distanza per riflettere sulla situazione. Questo permette alle truppe di Zhao Jun, avvertite da Zhuge Liang, di giungere sul posto a difendere la città. Sima Yi beffato è costretto a ritirarsi. 
22 ‘Bocca dei nove draghi’ è la parte anteriore del palcoscenico dove tradizionalmente sedeva il suonatore di tamburo. Si dice che il nome derivi dal fatto che l’imperatore Tang Xuanzong (685-762), creatore del Giardino dei peri, la prima accademia di teatro ‘nazionale’, suonasse personalmente il tamburo all’inizio degli spettacoli dell’accademia.
23 Ning chuan po bu chuan cuo.
24 Xiao En, uno degli eroi del romanzo I briganti (Shuihu Zhuan), in vecchiaia si è ritirato a fare il pescatore insieme alla figlia. Vessato dal signorotto della zona che, con l’aiuto dei suoi bravacci e di un magistrato connivente, esige pesanti tributi dai pescatori, una notte Xiao En attraversa il fiume con la sua barca, si introduce nell’alloggio del ricco con la scusa di mostrargli la preziosa perla Qingding, uccide lui e tutta la sua famiglia e poi si dà nuovamente alla macchia.
25 Situato al n.15 del vicolo Qian gongyong (Davanti ai Magazzini pubblici). Durante la di nastia Ming, questa siheyuan era uno dei magazzini riservati alla custodia dell’abbiglia mento imperiale, negli ultimi anni della dinastia Qing è stata poi adibita a residenza del vice ministro degli affari civili Chong Hou. Dal 1957 ospita il Palazzo dei bambini. 
26 Creato nel 1956, dal 1991 è alloggiato in una nuova residenza sul Secondo anello, un palazzo completo di teatro (Tiandi juchang) con 915 posti.
27 Per oltre 50 anni è stato ubicato nel padiglione Shouhuangdian all’interno del parco Jingshan, la sala in cui tradizionalmente si custodivano e veneravano le immagini de gli antenati della famiglia imperiale. Nel 2005 la municipalità di Pechino ha deciso di dare una nuova sede al Palazzo nel distretto di Chongwen e restaurare il padiglione in previsione delle Olimpiadi del 2008.
28 Fondata nel 1955, il primo direttore è stato il noto attore dan Mei Lanfang, è situata al n.48 della Pinganli Xidajie.
29 Fondata nel 1979, nasce dall’unione delle compagnie delle quattro ‘scuole’ di attori dan Mei, Shang, Cheng e Xun) e della Beijing Jingjutuan.
30 Dopo cinque anni di guerra (206-202 a.C.) per la supremazia della Cina, Xiang Yu, sovrano di Chu ormai sconfitto da Liu Bang, re dello stato di Han, cerca di convincere la favorita Yuji a salvare la vita consegnandosi al vincitore, ma lei dopo avergli giurato fedeltà eterna, danza per distrarlo dal pensiero della disfatta e, al termine della danza, si suicida con la sua spada per non essere di impaccio durante la ritirata.
31Dongyuan Xilou’ si trova all’interno del parco Changpuhe, tra la Chang’an Avenue e la Via Nanheyan.
32 Riley Jo, Chinese theatre and the actor in performance, Cambridge University Press, Cambridge, 1997.
33 La campagna denominata Gong si he ying (Gestione congiunta del pubblico e privato) è iniziata nel 1956 e ha portato alla completa collettivizzazione della proprietà privata su tutto il territorio nazionale.

 

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