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CULTURA E SOCIETÀ

Il grande blog 

di Sara Bigatti

1. Premessa

Questo lavoro ha per argomento quella che ormai, anche in Cina, è divenuta una vera e propria moda. Tre sono gli aspetti su cui si è concentrata la nostra attenzione: le origini e la storia del blogging in Cina; alcuni rinomati blog e i siti che li ospitano, e infine la libertà e le costrizioni entro cui gli scrittori in linea devono operare.
Nel 2005 gli utenti internet in Cina hanno raggiunto i 110 milioni1 ed il web è considerato una delle forme mediatiche più libere2, in un paese dove i media sono sotto stretto controllo del governo centrale3.
Nonostante il governo cinese, come vedremo più avanti, sia costantemente impegnato a lanciare nuove regole per centralizzare sotto un regolatore di stato le notizie rese pubbliche su internet e le opinioni dei navigatori in rete, il web è diventato una piattaforma unica per lo scambio di opinioni tra individui e la pubblicazione di notizie.
L’introduzione di una serie di software nel 1997 come Userland e Scripting News hanno reso estremamente semplice la creazione di pagine web e dato la possibilità all’ordinario utilizzatore internet di scrivere i propri pensieri e condividerli in rete senza aver bisogno di conoscenze tecniche approfondite.
Dalla sua prima comparsa sulla scena cinese nel 2002, l’abitudine di aprire un blog (dall’inglese web log), ovvero di scrivere e pubblicare diari personali su internet, è cresciuta a vista d’occhio ma è solo nel 2005 che il fenomeno sembra esplodere e si calcola che i blogger nel paese siano 10 milioni con una media di un nuovo blogger ogni 5 secondi4.
Soltanto da poco si è raggiunto un consenso sulla traduzione in cinese del termine blog e la scelta è caduta su bo ke dove bo significa “erudito” e ke “ospite”5 e questa traduzione è prevalsa su wangzhi, ovvero diario in rete, buluo cioè tribù e chun blog o blog puro.
La società che ha introdotto il blogging in Cina nell’agosto del 2002, e creato il sito Blogchina, ne ha recentemente cambiato il nome in bokee.com. Questo è uno dei siti di genere più popolare al mondo, con un incremento di visite mensile del 50%6. Altri portali come Sina.com o Sohu.com ospitano innumerevoli blog.
Inizialmente è solo Fang Xingdong, il fondatore di Blogchina ad intuirne il potenziale e a raccogliere investimenti per 5 milioni di Rmb, mentre i suoi competitori, compreso il direttore generale di Sina, Chen Tong dichiarano di non riuscire a capire che differenza ci sia tra i blog e una tradizionale discussione on line in BBS (Internet Bulletin Board Systems)7.
L’esplosione di interesse da parte del cinese comune avviene dopo una lunga gestazione di ben 40 mesi, un periodo in cui sono i grandi portali a scegliere i contenuti e a gestire i blog senza riuscire a suscitare l’interesse dei navigatori che li considerano noiosi e ripetitivi. E’ la decisione degli stessi portali di indire una serie di competizioni aperte agli utenti internet che segna la svolta8.
I navigatori in rete, per la maggior parte giovani di estrazione urbana possono esprimersi e anche seguire quei blog che ritengono più interessanti e consoni ai loro interessi, ignorando siti web ufficiali come per esempio Xinhua.com9.
Gli scrittori di blog cinesi sono per lo più studenti e professionisti con il tempo e la possibilità di avere accesso ad internet; “la blogsfera è la nuova casa spirituale della gioventù urbana. E’ la casa da tè dove possono chiacchierare ed imparare dai loro coetanei”10. Una ricerca condotta dall’università Tsinghua11 e Sohu.com indica che il 70% degli utenti blog guadagna meno di 2,000 yuan al mese e che la metà di essi sono studenti senza alcun reddito. Il 77% degli intervistati ammette di scrivere per esprimere i proprio sentimenti; la maggior parte dei blog sono diari privati resi pubblici, che contengono informazioni personali, link ad altri siti e foto.

2. I blog più noti  

Il blog di Wang Jianshuo12 è uno dei più popolari siti cinesi. Scritto in inglese e in cinese e sottotitolato “Eventi (a Shanghai) che riguardano la mia vita (e quella degli altri)” il sito riceve circa 1 milione di contatti al mese. Jeremy Goldkorn13 in una intervista a China Radio International dichiara di preferire blog scritti da donne e commenta: “Io penso che le donne urbane cinesi in particolare, siano più libere di quanto lo siano state in passato in questo paese, da quasi tutti i punti di vista… Ci sono tante donne cinesi che sanno usare il computer, che sono utenti entusiaste, utenti di internet e io immagino che il fatto che ci sia quest’altra strada con la quale possedere un pezzo di universo che è loro e con il quale possono fare ciò che vogliono, sia segno della più grande libertà che godono in tutti gli altri aspetti della loro vita”14.
E’ questo il caso delle regine del blog, quali Furong Jiejie e Muzi Mei, che sono diventate veri fenomeni con fama pari alle concorrenti dello show televisivo Super Girls15 tanto da provocare dibattiti su stampa e televisione e scomodare i censori governativi.
Furong Jiejie, il cui vero nome è Shi Heng Xia, è una normale ragazza di origine contadina della provincia dello Sha’anxi che dopo aver faticato per essere ammessa all’università si vede rifiutare la possibilità di continuare gli studi postlaurea nelle due più prestigiose università della capitale. Decide allora di pubblicare sui fori internet BBS delle due istituzioni alcuni saggi personali accompagnati da sue foto in pose provocanti, nonchè pagine di diario in cui rivela i suoi tentativi di trovare un fidanzato. Nel giro di qualche mese, tutti parlano di Sorella Hibiscus e il suo blog riceve giornalmente fino a 100 millioni di contatti16. Raymond Zhou del China Daily17 scrive di lei: “...è una delusa, crede davvero di essere così bella e piena di talento come dichiara o si sta prendendo gioco di noi e manipolando il pubblico per profitti futuri?”
Rebecca MacKinnon, ex bureau chief della CNN a Pechino dichiara in un’ intervista: “Ciò che trovo interessante del fenomeno Sorella Hibiscus è che ora i navigatori in rete e non la CCTV, la televisione di stato cinese, o i canali televisivi ufficiali, hanno un grande potere di creare o disfare una star
- cosa che, se fossi il Dipartimento della propaganda, mi darebbe qualche preoccupazione [...] La mancanza totale di controllo su chi diventa famoso può essere una esperienza nuova per alcuni quadri. Significa che il Partito ha perso il controllo su chi è un modello da imitare”18.  

3. La censura  

Nell’estate del 2005 circolano su internet una serie di articoli circa la censura di Furong Jiejie, a seguito di un’intervista rilasciata da Shi Heng Xia alla Reuters in cui la ragazza si lamenta che le autorità hanno preso seri provvedimenti contro di lei19.
Liu Qiang, un addetto del Dipartimento della Cultura Internet, dipendente dal Ministero della Cultura, dichiara che il Ministero ha prestato attenzione al fenomeno Sorella Hibiscus su internet, ma che nessuna azione è stata presa per metterla al bando20. Due giornalisti ammettono di aver ricevuto l’ordine di non scrivere più su di lei e Blogchina viene invitata dal Dipartimento della propaganda del Comitato centrale del Partito comunista a spostare il sito “incriminato” in una zona meno prominente del sito21.
Simile sorte è toccata a Muzi Mei22, nome d’arte di Li Li, giornalista del Guangzhou City Pictorial, che nel 2003 diviene oggetto di frenetica attenzione da parte dei media e dei quotidiani cinesi, per i diari pubblicati sul suo blog in cui racconta le proprie vicende amorose23. Anche nel suo caso circolano voci su un bando governativo, e per Muzi Mei inizia un periodo di difficoltà: nel giro di qualche mese la giornalista perde il lavoro, smette di aggiornare il suo blog e la pubblicazione imminente di un suo libro viene bloccata24. Recentemente Muzi Mei è ricomparsa su internet con una serie di registrazioni podcast25 e un nuovo blog26 in lingua cinese con sede negli Stati Uniti.
Se la maggior parte dei blog è inoffensiva, il governo è chiaramente preoccupato di censurare quelle informazioni che possono “destabilizzare la società o lasciare i lettori confusi”27. I ministeri e le agenzie governative sotto la guida del Ministero della Pubblica Sicurezza che si occupano di monitorare internet sono ben otto28 e si stima che nel 2003 ci fossero 30.000 persone occupate a controllare e censurare la rete web29.
Nel settembre del 2005 il governo cinese impone nuove regole nel tentativo di centralizzare tutti i siti web cinesi sotto un unico regolatore di Stato. La legge proibisce di pubblicare contenuti che “vadano contro la sicurezza di stato e il pubblico interesse”30.
Un ruolo estremamente importante a questo riguardo è giocato anche dagli operatori del settore, siano essi i proprietari di siti web e moderatori dei fori di discussione. Blogcn e Bokee e così Microsoft, Yahoo e Google hanno un sistema di filtraggio che impedisce agli utenti di pubblicare in rete scritti su soggetti vietati31. Parole tabù vengono trasformate immediatamente sullo schermo in simboli senza senso32.
Il governo attribuisce la responsabilità per la correttezza politica dell’ informazione distribuita attraverso un sito alla società stessa33 che ospita i dibattiti on line o un sito blog34. Se una frase vietata supera il filtro, la società può ricevere una telefonata della polizia con la richiesta di correggere il problema. Se uno scrittore di blog supera il limite considerato accettabile, il sito viene chiuso e qualora le offese siano considerate una minaccia per la sicurezza dello Stato, l’individuo in questione rischia la prigione. Secondo Reporters Without Borders il numero di cinesi in prigione a seguito di attività in rete è 6235.

4. Gli standard  

Questa può essere una delle ragioni per cui Fang Xingdong, fondatore del primo web log del paese, scrive la “Dichiarazione dei blogger” e “Il Codice di condotta dei blogger36, stabilendo gli standard etici e morali ai quali i blogger devono obbedire.
Ogni blogger che usi i servizi di Bokee e Blogcn ha l’obbligo di fornire un indirizzo e-mail e un numero di documento d’identità per aprire un blog, ma non un nome vero. Il ministero dell’informazione ha però recentemente ordinato che tutti i possessori di blog e forum di discussione si registrino pena la chiusura dei loro diari. Il sito web del ministero dichiara: “Internet ha portato beneficio a molti, ma ha anche portato molti problemi, come sesso, violenza a superstizione feudale e altre informazioni dannose che hanno avvelenato lo spirito della gente”37. Un articolo pubblicato su Blog Herald nel giugno del 2005 sostiene che solo il 10% degli scrittori di blog presenti in Cina si fosse registrato con il ministero dell’informazione38.
Se tutto ciò sembra presagire il peggio, c’è chi ritiene che le nuove imposizioni siano soltanto uno spauracchio e che sia impossibile controllare un numero crescente di blog prodotto da una popolazione di utenti in rete in continua crescita.
E’ interessante notare però che recentemente le autorità si sono interessate al blogging non soltanto per imporre restrizioni, quanto per aumentare la trasparenza nella gestione degli affari pubblici. I delegati dell’Assemblea Nazionale del Popolo e i membri della Conferenza Consultiva Politica hanno avuto a disposizione quest’anno il sito blog.people.com.cn39 gestito dal Quotidiano del Popolo sul quale pubblicare informazioni sulle mozioni e proposte di cui sono fautori o sostenitori, mentre ai visitatori del sito viene data la possibilità di commentare e manifestare le proprie opinioni a riguardo. La creazione di un blog dedicato ai delegati del congresso si aggiunge all’uso di altre forme di comunicazione più tradizionali come la trasmissione in diretta dei principali meeting e conferenze stampa su internet, radio e televisione. Detto ciò, alcuni membri dell’Assemblea Nazionale del Popolo continuano a temere i problemi e le difficoltà che possono nascere con la diffusione dei blog. E’ in questo contesto che alcuni legislatori hanno sollecitato la creazione di un migliore contesto legale per la gestione dei blog, al fine di proteggere la privacy dei cittadini e al fine di evitare che “le vituperazioni nel mondo virtuale”40 minaccino la vita quotidiana del popolo.

 

MONDO CINESE N. 126, GENNAIO-MARZO 2006

Note

1 Da internet “Asia Internet Usage and Populations Statistics in 2005”, http://www.internetworldstats.com/asia.htm 
2Living dangerously on the Net”, Censorship and surveillance of Internet Forums, Reporters Without Borders, 12 maggio 2003, http://rsf.org/article.php3?id_ article=6793
3 Fowler, Geoffrey A. e Fong Mei, “China Tightens Grip on Internet With New Content, Media Rules”, in The Wall Street Journal Online, 27 settembre 2005, http://online.wsj. com/public/article_print/SB112777213097452525.html  
4 Zhang, Yan, “Blogging Today”, in China Today, febbraio 2006. 
5 Da non confondersi con un termine foneticamente simile, sempre boke dove bo signi fica “trasmettere”. In questo caso la parola boke indica il podcast, ovvero la pubblicazione su internet di contenuto sonoro da parte di utenti web.  
6 Zhang, Yan, op.cit
740 Ge Yue Boke Zai Zhongguo de Liubian”, 10 novembre 2005, in http://tech.sina.com.cn/i/2005-11-10/1043762184.shtml
8 Ibid
9 Xiao Qiang, “China’s Internet Censors Fight a Losing Battle”, in China Digital Times, 30 settembre 2005, http://chinadigitaltimes.net/2005/10/chinas_internet_censors_fi ght_a_losing_battle_xiao_qian.php
10Blogsphere a new spiritual home for urban youths”, in Chinanews, 4 marzo 2005, http:chinadaily.com.cn.english/doc/2005-03/04/content_421879.htm 
11Chinese Blog Survey Reveals Online Habits”, in ChinaTechNews.com, 14 ottobre 2005,
http://www.chinatechnews.com/index.php?action=show&type=news&id=3059 
12 Si veda http://home.wangjianshuo.com/ 
13Blogging in China”, in Crienglish.com, 12 gennaio 2005, http://en.chinabroadcast.
cn/1857/2005-1-12/121@191987.htm. Per saperne di più sulla realtà digitale cinese e gli ultimi pettegolezzi, consiglio di visitare danwei.org, il blog scritto da Jeremy Goldkorn, il fondatore di una agenzia pubblicitaria con sede a Pechino che ha tradotto in inglese articoli sull’argomento e contiene link a numerosi siti web, http://chinadigitaltimes.net/ 
14Blogging in China”, op.cit.  
15 Si veda S. Pozzi, “Le Supergirls della Hunan TV”, in Mondo Cinese, n. 125, ottobre-dicembre 2005, pp. 32-42. 
16100 Million Readers: The Government Steps In”, in Furong Jiejie Interviewed by Blogchina, 11 luglio 2005. L’intervista si può leggere su http://capitalregionpeople.blogspot.com/2005/07/100-million-readers-government-steps.html 
17 Zhou Raymond, “Hibiscus Blooms and creates a Buzz on the Net”, in China Daily on line, 1 luglio 2005, http://www.chinadaily.com.cn/english/doc/2005-07/01/content_ 456357.htm 
18 Kuo Kaiser, “China Net Star Cries Censorship”, in Red Herring, 26 agosto 2005, http:// www.redherring.com/Article.aspx?a=13354&hed=China+Net+Star+Cries+Censorship 
19 Ibid.  
20Government censors reportedly planning to ban Chinese internet icon Sister Furong”, 11 luglio 2005, http://www.interfax.cn/showfeature.asp?aid=3474&slug=INTERNET FRJJ-CULTURE-GOVERNMENT-CENSORSHIP 
21 L’indirizzo del sito di Sorella Hibiscus su Bokee.com è: http://furongjiejie.bokee.com/ 
22 Il sito http://www.wenxue.com/T3/?q=blog/353  
23
Muzi Mei, Journalist and Blogger”, in AsiaInc, maggio 2005, http://www.asia-inc.com/May05/Hchina_MuiMei_may.htm  
24
Ibid. Su Muzi Mei si veda anche Albin Michel, Journal sexuel d’une chinoise sur le Net, Parigi, 2005.  
25
Si veda http://podcast.bokee.com.muzimei.html 
26 L’indirizzo blog di Muzi Mei è http://www.wenxue.com.T3/?q=blog/353 anche se l’ul timo aggiornamento risale all’ottobre 2005.
27 Zhang, Yan, op.cit.
28 “Jiang Renews Warning Against ‘Pernicious’ Internet”, in Agence France Press, 11 luglio 2001.
29Living dangerously on the Net”, Censorship and surveillance of Internet Forums, Reporters Without Borders, 12 maggio 2003.
30 Fowler, Geoffrey A. e Fong Mei, op.cit. 
31 Bruce Einhorn e Heather Green, “Blog Under Its Thumb”, in Business Week Online, 8 agosto 2005, http://www.businessweek.com/magazine/content/05_32/b3946073.htm 
32 Nel 2003 un elenco delle parole vietate fa la sua comparsa su Sina.com.cn per qualche minuto. La persona che ha pubblicato il messaggio è riuscita a superare il filtro introducendo un asterisco tra due caratteri. Si può vedere un elenco in cinese e traduzione inglese delle parole vietate in Xiao Qiang, “Translation of the Filtered Keywords in Chinese Cyberspace”, China Digital Times, 24 giugno 2005, http://chinadigitaltimes. net/2004/08/the_words_you_n.php 
33 Nel 1994, il Consiglio di Stato pubblica le “Regole per la protezione della sicurezza dei sistemi informativi computerizzati della Rpc (Zhonghua renmin gongheguo jisuanji xitong anquan baohu tiaoli)”. Negli anni successivi vengono emanate modifiche che specificano le attività illegali e le responsabilità. Si può trovare un sunto degli articoli di legge e le loro fonti in “Freedom of Expression and the Internet in China, a Human Right Watch Backgrounder”, http://www.hrw.org/backgrounder/asia/chinabck-0701.htm#rules 
34 Xiao Qiang, “China’s Internet Censors Fight a Losing Battle”, in China Digital Times, 30 settembre 2005 http://chinadigitaltimes.net/2005/10/chinas_internet_censors_fight_ a_losing_battle_xiao_qian.php 
35 Fowler, Geoffrey A. e Fong Mei, op.cit
36 Zhang, Yan, op.cit
37 Watts Jonathan, “Microsoft helps China to Censor Bloggers”, in The Guardian on line, 25 giugno 2005, http://www.guardian.co.uk/china/story/0,,1506601,00.html 
38Only 10% of Chinese Bloggers Registers with Government”, in Blog Herald, 25 giugno 2005, http://www.blogherald.com/2005/06/06/only-10-of-chinese-bloggers-register with-government/ 
39Blog opened for law makers, political advisors”, in China Daily, 22 marzo 2006, http://www.chinadaily.com.cn/english/doc/2006-03/04/content_526527.htm 
40 Ibid

 

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