[Shi Hongping, Liu Yi, “Licai guwen zoujin baixing shenghuo”, Renmin
ribao (haiwai ban), 20 settembre 2005, p. 4]
A Pechino, nei primi giorni d’autunno, erano molte le persone presenti nella Sala
delle esposizioni del Centro nazionale del commercio, in occasione dei quattro giorni del Festival della
cultura finanziaria della capitale e della Fiera internazionale della banca, della finanza e dell’investimento
(semplicemente chiamata la Fiera della finanza). Il professore in pensione Ma Daye e la moglie, residenti
nel distretto Fentai di Pechino, tenendo in mano un pacco di depliant che pubblicizzano prodotti finanziari,
spiegano che “una volta andati in pensione non rimangono più tante cose da fare, ti ritrovi un po’ di soldi
a disposizione e pensi di dare un’occhiata a formule di investimento diverse dal deposito bancario”.
Mentre parla, Ma Daye legge scorrendo gli opuscoli colorati che promuovono i vari prodotti finanziari.
E’ convinto di essere venuto nel posto giusto per investire. Alla Fiera della Finanza di Pechino questa
volta hanno partecipato quasi 70 istituti finanziari della capitale, tra cui banche, assicurazioni, società
per azioni, fondi previdenziali e fiduciari, agenzie d’investimento in futures, istituti di pegno e contabili
finanziari, tutti impegnati a lanciare sul mercato i loro servizi e prodotti più nuovi.
1. Il 70% dei residenti desidera un finanziamento
La crescita della Fiera della Finanza di Pechino rispecchia esattamente la recente espansione del
mercato finanziario cinese. Secondo statistiche ministeriali, alla fine del luglio
2005 i depositi bancari dei residenti cinesi ammontavano già a 13.370 mld di yuan, mentre
il bilancio del debito nazionale era di 2.500 mld di yuan. Disponendo di fondi maggiori, molte persone
non si accontentano più di “aspettare gli interessi” del denaro che depositano in banca e guardano
al mercato finanziario sperando di poterne trarre profitto. Secondo indagini condotte a Pechino,
Shanghai, Tianjin e Canton dall’Istituto nazionale delle ricerche sociali, oltre il 70% degli esaminati
è interessato alla gestione finanziaria privata, quasi la metà di questi mostra di aver bisogno di
servizi finanziari individuali. Una ricerca del Centro di monitoraggio della prosperità economica cinese
dimostra anche che quasi il 70% dei residenti spera, per la gestione delle proprie finanze, di avere un
buon consulente, ovvero un professionista della gestione finanziaria. Contrariamente a questa aspettativa
diffusa, la Cina non ha professionisti validi e specializzati. Ora quasi tutte le banche forniscono
servizi di consulenza finanziaria a clienti con depositi bancari che raggiungono cifre particolari. Ciò
nonostante, molte persone sono ancora incerte e si chiedono se sia meglio investire comprandosi
una macchina o una casa, quadri di antiquariato o un’assicurazione. Il vice Presidente della Banca
dell’industria e del commercio cinese Zhang Furong ritiene che, solo quando vi saranno dei professionisti
della gestione finanziaria specializzati e abilitati in base a severe procedure e parametri professionali,
la situazione potrà migliorare. E non è solo la gente comune ad avere bisogno di consulenti preparati,
anche tutti gli istituti bancari invocano la pronta comparsa di professionisti della materia. Zhang
Furong ricorda che, a partire dagli anni Novanta del XX secolo, alcune banche industriali, compagnie
assicurative e compagnie di titoli azionari avevano iniziato ad ampliare il raggio d’affari includendo
la “gestione finanziaria”. All’epoca quest’ultima aveva però ancora i colori della semplice “vendita e
gestione dei prodotti”. Trascorsi diversi anni di sviluppo, molti istituti bancari hanno cominciato a gestire
l’attività finanziaria in relazione alla stratificazione sociale della clientela, combinando il marketing
relazionale con quello complessivo. La gestione finanziaria è così diventata un metodo efficace per
preservare i clienti di alta qualità. Tuttavia, a causa della mancanza di parametri professionali unificati
e di personale addestrato e riconosciuto, la maggior parte del business finanziario rimane ad un
livello abbastanza arretrato.
2. Il primo gruppo di professionisti comincerà ad operare nel 2006
Il 23 agosto [2005] le istituzioni bancarie e numerosi investitori cinesi hanno finalmente dato il
benvenuto ai primi consulenti finanziari (AFP, acronimo di Association for Financial Professionals). Quel
giorno, l’Organizzazione internazionale dei consulenti finanziari (CEP, potrebbe essere l’acronimo
di Center of Economic Performance) e il Comitato nazionale per la regolamentazione finanziaria hanno
emesso un attestato al primo gruppo di professionisti cinesi che hanno superato la prova di abilitazione
professionale. Lo stesso giorno il Comitato nazionale per la regolamentazione finanziaria
è ufficialmente entrato a far parte dell’omologo Comitato internazionale, e ha ottenuto da quest’ultimo
la licenza a formare e riconoscere i propri consulenti finanziari (AFP) e consulenti di finanza internazionale
(CEP). Il primo gruppo di consulenti finanziari (AFP) conta in tutto 379 persone, provenienti dalla Banca
dell’industria e del commercio cinese, dalla Banca di Cina, dalla Banca di costruzione cinese, dalla
Banca dello sviluppo cinese e dalla Banca dello sviluppo di Pudong di Shanghai. Tra queste, 167 persone
provengono dalla Banca dell’Industria e del Commercio. Il Direttore del Comitato nazionale
per la regolamentazione di banca e finanza Liu Hongru fa sapere che la nascita del primo gruppo di
professionisti della gestione finanziaria internazionale (CEP) è stimata per il prossimo anno.
Liu Hongru sostiene che un importante motivo per cui la Cina ha introdotto certificati di abilitazione
alla specializzazione del CFP (Certified Financial Planner) internazionale è perché l’Organizzazione
del CFP ha fissato criteri deontologici estremamente severi per coloro che ottengono l’attestazione,
ottimi sistemi di addestramento e procedure operative standard. Conformandosi al metodo adottato
da molti dei membri ufficiali del CFP internazionale, la Cina ha istituito un sistema di attestazione
su due livelli, che certifica rispettivamente i consulenti di finanza internazionale e quelli di finanza
nazionale. Secondo quando stabilito dal Comitato, entrambe le categorie possono conseguire l’attestato
di qualifica solo dopo aver raggiunto i parametri stabiliti per ciascuna in termini di formazione,
prove di verifica, esperienza diretta e etica professionale.
3. La gestione finanziaria deve internazionalizzarsi
Poiché i servizi di gestione finanziaria cinese si sono mossi piuttosto tardi, devono ora affrontare
molte sfide. Secondo il vice Presidente della Banca di Cina Hua Qingshan, le nuove condizioni
del mercato lanciano ai servizi di gestione finanziaria delle banche commerciali tre grandi sfide. La
prima è la formazione di squadre di professionisti specializzati: poiché la popolazione urbana di tutto
il paese si avvicina ai 400 milioni, e poiché, secondo gli standard internazionali, ogni professionista
della gestione finanziaria può occuparsi di 200 clienti, la Cina avrà bisogno di 100 mila professionisti.
La seconda sfida è la revisione della struttura organizzativa e amministrativa:
l’apparato locale che ha finora operato in modo frammentario dovrà integrarsi in senso
orizzontale e verticale, per far sì che tutto il paese possa dotarsi di servizi standardizzati e accrescere
la conoscenza dei prodotti. La terza sfida è la trasformazione della rete e dei canali di comunicazione:
il sistema incentrato sulle attività di deposito e prestito dovrà cambiare integrando nuovi servizi.
Il Presidente della Banca dell’industria e del commercio cinese Jiang Jianqing afferma che “il sistema di
formazione e certificazione nella gestione finanziaria ha fornito agli operatori del settore modelli di sviluppo
professionali standardizzati. Ciò nonostante, siamo pienamente consapevoli che la professione
del consulente finanziario in Cina è appena sorta e che per consolidarsi abbisogna ancora di specialisti
nazionali e stranieri, nonché del solido appoggio e contributo di tutte le classi sociali. E’ pertanto
necessario che tutte le istituzioni bancarie nazionali forniscano le condizioni necessarie ed opportune.
Bisogna far sì che questo sistema si integri sempre più nella realtà cinese e che i professionisti
della gestione finanziaria si radichino nel territorio, rafforzandosi sempre più”.
Il Presidente del Comitato internazionale per la regolamentazione delle attività finanziarie Elaine
Bedel ritiene che nel mercato finanziario cinese esista un grande vuoto e che rafforzare il legame con
gli standard internazionali sarà vantaggioso per lo sviluppo e la coesione di entrambe le parti.
(traduzione dal cinese di Serena Zuccheri)
MONDO CINESE N. 125, OTTOBRE-DICEMBRE
2005