Premessa
La Cina si sta preparando per
diventare la prossima, grande
frontiera della tecnologia
a livello mondiale. È difficile prevedere
quando ciò avverrà, ma
non sembrano esservi dubbi sul
fatto che le tecnologie dell’informazione
e della comunicazione
(abbreviate in ICT, Information
and Communication
Technologies), e segnatamente la
Rete, hanno già consentito al gigante
cinese non solo di competere
su scala globale, ma di diventare
in breve tempo una forza
trainante del cambiamento. I dati1
sono eloquenti: 94 milioni di utenti
Internet a fine 2004 (+18,2% rispetto
all’anno precedente), 334
milioni di utilizzatori di telefoni
cellulari; flussi di esportazione relativi
a prodotti ad alto contenuto
tecnologico cresciuti a ritmi del
40-60% nell’ultimo decennio. Nel
2004 è avvenuto il sorpasso, nel
ranking mondiale, della Cina ai
danni del Giappone, in termini di
numero di utenti Internet2.
Communications of the ACM3,
prestigiosa rivista internazionale
di computer science, ha dedicato
a questi argomenti gran parte del
numero di aprile 2005. L’avere
raggruppato sette articoli sotto il
titolo “Transforming China” riflette
chiaramente l’importanza attribuita
ai fenomeni in atto.
1. Modelli di diffusione di
Internet nelle imprese cinesi
Internet è stata introdotta ufficialmente
in Cina alla fine del 1992.
Sin dal primo momento, la diffusione
della “rete di reti” si è accompagnata
ad una crescita progressiva
del grado di
informatizzazione del tessuto economico.
Ma, a differenza di quanto
avvenuto in altri paesi, i manager
cinesi hanno dovuto affrontare
questa sfida potendo contare
su un patrimonio di esperienza
in campo informatico quasi
inesistente, su infrastrutture poco
diffuse in un territorio sconfinato
e su un livello medio di sviluppo
economico alquanto modesto. Per
molte organizzazioni il salto è stato
notevole, e spesso ha comportato
il passaggio diretto e repentino
da prassi operative tradizionali,
essenzialmente di tipo manuale,
a sistemi informativi basati
sul paradigma Internet. D’altro
canto, l’essersi affacciati relativamente
tardi sul mercato ICT si è
accompagnato a interessanti opportunità
per le imprese cinesi, tra
cui: poter scegliere tra una gamma
di applicazioni e strumenti più
avanzati, perché di nuova generazione;
imparare dall’esperienza
degli altri e, quindi, evitare le
trappole e i rischi che tipicamente
si associano con l’adozione di
tecnologie poco conosciute; e, infine, essere meno assillati dal problema
che invece attanaglia le
aziende che hanno alle spalle una
lunga storia di automazione, ossia
la necessità di far convivere i
nuovi sistemi con le tecnologie e
applicazioni preesistenti (cosiddetti
legacy systems).
Ma come si sta diffondendo
Internet tra le imprese cinesi? Una
ricerca di Guo e Chen4 ha analizzato
un campione formato da 94
aziende operanti a Pechino,
Guangzhou e altre grandi città
situate nelle regioni orientali del
paese, dimostrando l’esistenza di
una correlazione tra l’ammontare
della spesa ICT (ossia relativa
all’acquisto di hardware, software
e servizi informatici) e il tasso di
diffusione di Internet tra gli operatori
economici. L’andamento di
queste due grandezze nel periodo
1992-2004 rivela la presenza
di uno sviluppo per fasi:
Avvio (1993-1995). Internet fu
implementata ufficialmente tra la
fine del 1992 e l’inizio del 1993.
Il primo backbone nazionale (ossia
la linea “dorsale” che funge
da percorso principale per il flus-
so del traffico verso e da altre reti
di telecomunicazioni) è il risultato
di un progetto congiunto tra
l’Accademia cinese delle scienze
e le università di Pechino e
Qinghua. Grazie al supporto governativo,
le prime imprese poterono
realizzare proprie reti
aziendali che consentirono l’avvio
dei servizi di posta elettronica.
Le reti ChinaNet e China
Education and Research Network
diventarono operative nel 1994.
Contagio (1995-2000). La realizzazione
di soluzioni basate sulle
tecnologie di comunicazione ha
contribuito a innalzare in misura
considerevole la spesa ICT. A partire dal 1997 è stato soprattutto
lo sviluppo dell’e-commerce a
guidare le scelte di
informatizzazione delle imprese.
Nel 1998 nasce il primo motore
di ricerca in lingua cinese (Sohu),
sviluppato da Sohu.com, società
quotata al Nasdaq nel 2000 (fondata da Charles Zhang, noto anche
come il Bill Gates cinese5). In
termini di volumi di traffico,
Sohu.com oggi si colloca tra i primi
5 portali a livello mondiale.
Congelamento (2000-2004).
Molte imprese hanno iniziato a
porre sotto controllo i propri investimenti
in tecnologia. In parallelo
è cresciuto il ricorso a servizi
di consulenza strategica offerti da
grandi società internazionali. In
questo periodo oltre la metà delle
imprese considerate dallo studio
di Guo e Chen hanno ridotto
i loro budget per l’acquisto di tecnologie,
mentre, in parallelo, è
cresciuta la spesa per servizi di
consulenza e outsourcing di attività
informatiche.
Diffusione (dal 2004). La tecnologia
assume un ruolo importante
in tutte le maggiori imprese, e
nel frattempo si consolidano applicazioni
ICT di nuova generazione,
basate cioè sull’uso del telefono
cellulare (mobile commerce) e dell’analisi strategica
dei dati (business intelligence).
Secondo il China Internet Network
Information Center, i Website presenti sul territorio cinese sono
668.900. L’area di Pechino e quella
di Shanghai presentano la
maggiore diffusione di utenti
Internet: rispettivamente 27,6% e
25,8% in rapporto alla popolazione
residente6.
Lo studio di Guo e Chen procede
dimostrando come la redditività
delle imprese cinesi sia correlata
positivamente con l’intensità di
adozione delle tecnologie
Internet. L’influenza esercitata da
altre variabili, quali ad esempio
il settore economico e le dimensioni
aziendali, non sembra invece
ugualmente significativa. In
altri termini, non sempre le grandi
organizzazioni cinesi sono quelle
che adottano Internet con maggiore
convinzione. Inoltre, le realtà
di minori dimensioni mostrano
un atteggiamento più convinto
verso la Rete rispetto a realtà
omologhe presenti in paesi occidentali.
Ciò, probabilmente, è
dovuto al fatto che il livello minimo
di investimenti necessari per
integrare Internet nelle attività
aziendali risulta accessibile anche
da chi detiene minori risorse finanziarie.
In genere, le aziende
cinesi più aggressive sul versante
della Rete sono quelle che mettono
a segno i migliori risultati in
termini di utili.
2. I vantaggi delle tecnologie
Tutto bene, dunque? Un articolo
di Quan et al.7 apparso sullo stesso
numero di Communications of the
ACM mette in guardia da conclusioni
affrettate e semplicistiche. I
risultati messi a segno dalla Cina
nell’arco di pochissimi anni testimoniano
sì le dimensioni assunte
dai processi di trasformazione in
atto, tuttavia - affermano gli autori - sarebbe fuorviante ritenere
l’ICT come l’unico fattore che ha
determinato il cambiamento. Piuttosto,
le tecnologie sono un elemento
necessario per lo sviluppo
economico e sociale, ma non sufficiente
a sostenerlo. Occorre poi
considerare che le infrastrutture
(non solo tecnologiche) a disposizione
sono ben lungi dall’aver
raggiunto uno stadio di diffusione
omogeneo. Barriere tecnologiche
e finanziarie (dall’accesso
a Internet all’uso di carte di credito
e altri strumenti sostitutivi del
contante) caratterizzano tuttora
molte aree del paese.
Quan et al. osservano inoltre che
le tecnologie dell’informazione
non sono ancora diventate una commodity, questo significa che a
differenza di quanto avviene in
contesti più avanzati - chi le adotta
per primo può sperare di ottenere
vantaggi competitivi duraturi.
In questo senso, l’ICT può rappresentare
un mezzo per differenziarsi
dalla concorrenza. Tra gli
esempi più significativi di imprese
che sono riuscite a coniugare alti
livelli di utilizzo con elevata
profittabilità figurano certamente
i due maggiori portali cinesi
(Sina e Sohu) che offrono una
vasta gamma di servizi informativi
e legati al commercio elettronico.
D’altro canto, l’ICT non è necessariamente
vantaggiosa per tutte
le imprese operanti in Cina. In tale
realtà, non dimentichiamolo, l’offerta
di manodopera è abbondante
e relativamente a basso
costo8. Inoltre, mentre nei contesti
sviluppati la scelta di sostituire
la forza lavoro con strumenti ICT
assume un significato preciso in
termini di convenienza economica,
nella realtà cinese questo genere
di decisioni si giustifica solo
se rapportato a specifiche condizioni,
quali ad esempio le dimensioni
aziendali e il tipo di orientamento
al mercato.
Per le aziende che competono a
livello globale e che devono puntare sulla qualità dei prodotti e
sulla convenienza dell’offerta,
l’ICT rappresenta certamente un
fattore strategico di
differenziazione e produttività. In
presenza di accordi con operatori
stranieri, l’investimento in tecnologie
dell’informazione diventa
una scelta ineludibile. Ad esempio
Huawei, costruttore cinese di
apparati di rete, e l’omologo statunitense
3Com hanno sottoscritto
un contratto di cooperazione
per presidiare congiuntamente il
mercato nordamericano. A seguito
di tale accordo, Huawei ha
dovuto affrontare notevoli investimenti
per rendere i propri sistemi informativi compatibili rispetto
a quelli del proprio partner9.
Un sofisticato sistema di automazione
delle attività produttive
ha invece consentito a Lenovo
(precedentemente conosciuta
come Legend Computer) di diventare
il costruttore leader in Cina.
Lenovo, come noto, nel dicembre
2004 ha acquisito la divisione PC
dell’IBM.
Per le imprese di medie dimensioni
che competono nel mercato
domestico cinese, le decisioni di
investimento in ICT sono influenzate
soprattutto dalle caratteristiche
del settore di appartenenza.
Maggiore è l’intensità informativa
di quest’ultimo, maggiore è il
potenziale vantaggio che può essere ottenuto dagli investimenti
tecnologici. Per Centaline, gruppo
immobiliare che conta 6.300
addetti e oltre 350 filiali sparse
nel paese, la condivisione e diffusione
delle informazioni sono un
fattore chiave di successo. La recente
adozione di un sistema informativo
gestionale unico a livello
di gruppo ha consentito di
creare un ambiente integrato e
accessibile a tutti, orientato alla
collaborazione a distanza. E gli
esempi potrebbero continuare.
Resta comunque il fatto che molte
imprese presenti in Cina hanno
dimensioni relativamente esigue e operano in modo esclusivo
su un mercato (quello domestico)
che sta conoscendo anni di crescita
ininterrotta e tumultuosa. Per
questo genere di operatori i requisiti
di qualità dell’offerta sono
certamente meno stringenti rispetto
ai livelli medi che, invece, contrassegnano
le economie più
avanzate. In molti casi, dunque,
la messa in atto di nuovi investimenti
ICT difficilmente rappresenta
una strada obbligata. E infatti,
la stragrande maggioranza
delle imprese attive sul mercato
cinese sceglie di fronteggiare le
sfide della concorrenza nel modo
più tradizionale e immediato, ricorrendo
cioè all’impiego di nuova
manodopera.
3. La Cina e il Networked
Readiness Index
Gli indicatori quantitativi di diffusione
dell’ICT appaiono sempre
meno idonei ad apprezzare la situazione
di un paese sia in termini
assoluti che relativi. Inoltre,
considerata la dinamicità che contrassegna
il mondo delle tecnologie,
diventa altresì necessario tenere
conto della dimensione temporale
dei fenomeni osservati.
Da alcuni anni è emersa la necessità
di considerare altri fattori
e condizioni che favoriscono un
uso delle risorse tecnologiche efficace,
tale cioè da influenzare
positivamente la crescita del sistema
economico e sociale. Risulta
in questo senso interessante il calcolo
del cosiddetto “Networked
Readiness Index (NRI)”10 che, nelle
intenzioni degli ideatori, si propone di consentire a ciascun paese
di disporre di elementi utili per
valutare la propria situazione anche
in rapporto con altri tipi di
realtà. Ma, forse, l’aspetto maggiormente
significativo fa riferimento
alle indicazioni che possono
scaturire dall’NRI in termini di
capacità di un determinato sistema-paese di avvalersi delle opportunità
tecnologiche. Tali capacità
derivano da una combinazione di
fattori, tra cui i principali risultano
essere: l’alfabetizzazione informatica
della popolazione, il grado
di diffusione delle tecnologie
nel tessuto economico e il livello
di informatizzazione del settore
pubblico.
Il Networked Readiness Index è
dunque un indice composito, costruito
aggregando un sistema di
ben 78 indicatori quantitativi e
qualitativi che sono stati scelti allo
scopo di permettere analisi comparate
e multidimensionali. Il NRI
comprende tre macro categorie di
variabili, relative al contesto ambientale (environment), al grado
di adeguatezza (readiness) e all’utilizzo (usage) dell’ICT nel paese
considerato. È interessante
osservare come ciascuno degli ultimi
due indicatori consideri tre
diverse classi di destinatari delle
tecnologie, vale a dire gli individui
residenti, le aziende e la pubblica
amministrazione.
La classifica assoluta 2004/2005,
stilata su un totale di 104 paesi,
colloca ai vertici Singapore, seguito
da Islanda, Finlandia. Danimarca
e Stati Uniti. La Cina si
posiziona al 41° posto (nel 2002/
2003 era 51esima). L’Italia perde
notevolmente terreno rispetto agli
anni precedenti e, passando dal
28° al 45° posto, viene superata
da tutti i grandi paesi europei, ma
anche da alcuni paesi emergenti,
quali ad esempio l’Estonia, la Tunisia,
la Giordania, la Tailandia e
così via.
Scomponendo ulteriormente le tre
macrovariabili, la Cina risulta
46esima con riferimento al “contesto
ambientale” (tale voce comprende,
a propria volta, il contesto
di mercato, quello politiconormativo
e quello
infrastrutturale). Con riferimento
al grado di adeguatezza e al livello
di utilizzo delle tecnologie,
invece, la Cina guadagna posizioni
rispetto all’indice NRI, occupando
rispettivamente il 39° e
il 38° posto della graduatoria
mondiale.
Il ruolo del settore pubblico risulta
decisivo nel determinare tali
risultati positivi. Ad esempio, le
performance cinesi sono di assoluto
rilievo rispetto al Government
Readiness. Infatti su tale fronte il
paese conquista la 17esima posizione,
grazie al varo dei grandi
piani nazionali di e-Government
che si sono susseguiti a partire dal
1999, e grazie altresì all’utilizzo
di sistemi di acquisto di beni e servizi
in Rete (cosiddetto e-procurement) da parte delle amministrazioni
pubbliche. L’indicatore
denominato Government
Readiness fa riferimento alla capacità
di un paese di avvalersi
delle tecnologie ICT (prima fra
tutte Internet) come strumento per
il policy making. Ne sono un
esempio i provvedimenti di politica
industriale e finanziaria, la presenza
di una strategia di innovazione
tecnologica basata su una
visione unitaria, articolata con
precise politiche di settore.
Con riferimento al Government
Usage, indicatore che può offrire
elementi significativi per valutare
il peso dell’ICT sia in termini di
supporto ai processi amministrativi
interni al settore pubblico, sia
in termini di fornitura di servizi
on-line a favore dei cittadini e
delle imprese, la Cina si piazza
nella 22esima posizione. Ancora
una volta emerge con tutta evidenza
il ruolo che il governo attribuisce
alla modernizzazione e
al potenziale innovativo collegato
alla società dell’informazione.
Tuttavia, nonostante gli
indubitabili progressi degli ultimi
anni, molta strada resta ancora
da percorrere. Ecco quali sono –
per ciascun componente del
Networked Readiness Index – i
due aspetti che in Cina risultano
maggiormente problematici:
-Environment Component Index
(livelli di sicurezza dei server
Internet e numero di grandi sistemi
di elaborazione, cosiddetti host);
-Readiness Component Index (sviluppo
delle reti telefoniche destinate
agli utenti business e agli
utenti residenziali);
-Usage Component Index (disponibilità
di telefoni cellulari e tasso
di penetrazione di Internet tra
la popolazione).
Come ovvio, il lettore interessato
potrà fare riferimento al documento
originale per avere un
quadro completo dello scenario
rappresentato nelle pagine del
“Global Information Technology
Report”. Gli stessi autori ammettono
di aver intrapreso un cammino
difficile e ambizioso, decidendo di non limitarsi a considerare
variabili di tipo hard, quali
ad esempio il reddito pro-capite
o il numero di utenti Internet presenti nei paesi analizzati.
Modellizzare fenomeni complessi
e in continua evoluzione come
quelli legati allo sviluppo tecnologico
di una nazione, sintetizzandola
mediante un solo indicatore
numerico porta con sé inevitabili
semplificazioni e compromessi
metodologici.
Tuttavia non si tratta di un mero
esercizio accademico, per quanto
affascinante esso sia. Finora il
Networked Readiness Index si è
dimostrato uno strumento utile
soprattutto per i paesi decisi a
puntare all’eccellenza mediante
l’uso delle tecnologie ICT, disposti
a confrontarsi con i migliori
della classe e a mettere in campo
iniziative concrete per eliminare
singoli punti di debolezza che
potrebbero rivelarsi decisivi nello
scenario globale. Sarà interessante
seguire gli sviluppi di questa
grande corsa.
Appendice
a. La Cina nel rapporto
Assinform 2005
Il mercato dell’informatica mondiale
è caratterizzato da un notevole divario tra paesi sviluppati,
paesi emergenti e paesi in via
di sviluppo. Nel 2004 l’area asiatica
si è confermata la più dinamica
in termini assoluti, secondo
l’ultimo Rapporto sull’informatica,
le telecomunicazioni e i contenuti
multimediali uscito lo scorso giugno
a cura di Assinform11.
Nel 2004 l’economia mondiale è
cresciuta del 5% in termini di PIL,
mentre il commercio globale è
cresciuto del 9% rispetto al 2003.
Le economie emergenti dell’Asia
hanno dato un importante contributo
a tale risultato, facendo
registrare nel 2004 un aumento
del 7,6% del PIL aggregato. Tra i
paesi asiatici, la Cina mette a segno
il miglior risultato dal 1996,
con una consistente crescita del
PIL, pari al 9,5%, e degli investimenti
(+26% in termini nominali).
Nonostante il notevole incremento
delle importazioni, l’attivo
commerciale ha raggiunto nel
2004 i 32 milioni di dollari, contro
i 26 dell’anno precedente.
Analoga situazione dell’India,
dove la crescita economica prosegue a ritmi sostenuti (+6,4%).
Nel 2004 la spesa e gli investimenti
relativi al mercato mondiale
ICT (informatica e telecomunicazioni)
sono stati pari a 2.433 miliardi
di dollari. Rispetto all’anno
precedente si è registrato un aumento del 5,9%, superiore di 0,9
punti percentuali a quello dell’economia
mondiale. A fare da
traino sono stati soprattutto i paesi
che hanno conseguito le migliori
performance. Ciò dimostra
ulteriormente l’elevata correlazione
tra andamento del mercato ICT
e quello dell’economia in generale.
Nel 2004, dunque, l’ICT si
conferma come uno dei settori
economici più importanti a livello
mondiale, con una quota sul PIL
pari al 7,1%.
b. Il mercato delle telecomunicazioni
Nel 2004 il mercato mondiale
delle telecomunicazioni è cresciuto
del 6,9%, che rappresenta il
miglior risultato degli ultimi tre
anni. Analizzando l’andamento
per macroarea geografica, risulta
evidente il contributo dell’Asia
allo sviluppo complessivo. Ad
esempio, il comparto asiatico della connettività a banda larga si
conferma il più importante al
mondo, da un lato perché possiede
il maggior numero di linee
(58 milioni) dall’altro perché registra
il più elevato tasso di crescita.
Inoltre, si tratta di un mercato
che si presta bene alla diffusione
dei servizi multimediali grazie
alla maggiore velocità delle
connessioni (circa 10 volte superiori
a quelle europee) e per i costi
più bassi rispetto al resto del
mondo. La Cina detiene il primato degli accessi DSL12: 13,8 milioni
su un totale di 23 milioni di
linee.
Nel 2004 l’Asia ha confermato la
prima posizione assoluta in termini
di numero di utenti di telefonia
mobile. La Cina, nella quale il sorpasso della telefonia mobile
sulla telefonia tradizionale è
avvenuto già nell’ottobre 2003,
risulta il paese dominante nell’area
con la cifra record di 334
milioni di linee mobili e un tasso
di penetrazione del 24,8%. Per il
2005 gli osservatori prevedono
grandi cambiamenti per il settore
cinese delle telecomunicazioni, a
seguito dell’accelerazione del processo
di liberalizzazione e del probabile
rilascio delle licenze relative
ai cellulari di terza generazione.
c. Il mercato dell’informatica
Il settore dell’informatica nel 2004
è cresciuto del 4,4% rispetto al
2,6% dell’anno precedente. Il peso
attuale del Nord America, dell’Europa
e del Giappone è pariall’80,6% del totale. È facile prevedere
che se la crescita messa a
segno nell’ultimo biennio dalla
Cina, dall’India e da altri paesi
emergenti del Sud Est asiatico
proseguirà o si intensificherà, la
distribuzione delle quote di mercato
nei prossimi anni subirà una
variazione considerevole.
Gli osservatori concordano nel
prevedere che lo sviluppo ulteriore
dell’industria informatica cinese
(che genera un sesto del PIL nazionale)
potrebbe fungere da
propulsore del mercato. Perché ciò
avvenga, è necessario che in parallelo
si sviluppino il comparto
del software e quello dei servizi.
Storicamente forte nella produzione
e nella esportazione di elettronica
di consumo, da qualche
anno la Cina sta perseguendo
anche un’espansione del mercato
informatico. Esso vale all’incirca
30 miliardi di dollari (dati a
fine 2004) ed è destinato a crescere
a tassi del 15% annuo per il
prossimo quadriennio. L’orientamento
del governo verso un’economia
aperta non potrà che accelerare
l’adozione di sistemi informativi
in grado di supportare i
processi di internazionalizzazione
e l’efficienza delle imprese.
Un fenomeno destinato a consolidarsi
nei prossimi anni riguarda
lo sviluppo del mercato del
software, a seguito della crescita
delle vendite di personal computer
che ha portato la Cina a minacciare il Giappone come secondo
mercato mondiale nella vendita
di sistemi di elaborazione.
L’evoluzione del comparto del
software sarà guidata, da un lato,
dall’espansione domestica, trainata
cioè dalle esigenze delle imprese
cinesi che devono organizzare
le proprie attività nel modo
più efficiente; e, dall’altro, dalla
delocalizzazione e dall’export verso
altri paesi. Ad esempio, la Cina
rappresenta per il Giappone il
partner più importante per quanto
riguarda l’outsourcing (ossia
l’esternalizzazione) della progettazione
del software.
Sono altresì destinate a intensificarsi
le relazioni di partnership tra
Cina e India che hanno portato
quest’ultima a delocalizzare parte
della propria produzione di
software e servizi. L’India, infatti,
da un lato vede la Cina come un
potenziale cliente molto interessante
per le proprie esportazioni
di software e servizi di outsourcing
(a causa della crescente domanda
proveniente dalle aziende cinesi,
soltanto in parte soddisfatta
dai prodotti e dal know-how dei
fornitori locali), dall’altra la ritiene
un ponte verso gli altri paesi
emergenti dell’area Asia-Pacifico.
Infine la Cina è considerata la
sede ideale per allocare attività
di supporto. Grazie alla presenza
di un numero elevato di giovani
ingegneri a salari molto bassi anche
rispetto all’India, ma con una
scarsa conoscenza della lingua
inglese, la Cina offre ottime opportunità
per delocalizzare le attività
caratterizzate da maggior
componente tecnologica e da minore
componente di servizio.
MONDO CINESE N. 123, APRILE-GIUGNO
2005
Note
1 M. Martinsons, “Transforming China”,
Communications of the ACM, 48(4),
2005, pp. 44-48.
2 Assinform, Rapporto sull’informatica,
le telecomunicazioni e i contenuti multimediali, Milano, 2005, p. 181.
3 ACM (www.acm.org) è l’Association
for Computing Machinery che dal 1947
costituisce il riferimento più importante
per gli studiosi delle tecnologie dell’informazione
e della comunicazione.
4 X. Guo e G. Chen, “Internet diffusion
in Chinese companies”,
Communications of the ACM, 48(4),
2005, pp. 54-58.
5 M. Martinsons, “The Internet
enlightens and empowers Chinese
society”, Communications of the ACM,
48(4), 2005, pp. 59-60.
6 Vedi www.cnnic.net.cn (15th
Statistical Survey Report, accesso effettuato
il 24 giugno 2005). China Internet
Network Information Center è l’ente che
dal 1998 effettua, per conto del governo
cinese, rilevazioni statistiche su base
semestrale, riguardanti la diffusione di
Internet nel paese.
7 J. Quan, Q. Hu e X. Wang, “IT is not
for everyone in China”, Communications
of the ACM, 48(4), 2005, pp. 69-72.
8 Secondo il Research Focus “China
and India” di UBS, August 2004, p. 14,
nonostante l’abbondanza di manodopera,
in Cina la situazione del mercato
del lavoro è destinata a complicarsi a
causa del progressivo invecchiamento
della popolazione (frutto, quest’ultimo,
della politica di: “un figlio per famiglia”).
9 L’aumento dei progetti di
informatizzazione condotti su scala
transnazionale solleva nuove sfide e
suscita complessi problemi anche di
tipo culturale. Si veda, ad esempio, G.
Walsham Making a world of difference.
IT in a global context, Wiley, 2001.
10 S. Dutta e A. Jain, “An analysis of
the diffusion and usage of information
and communication technologies of
nations”, in S. Dutta e A. Lopez-Claros
(Eds.), The Global Information Technology Report, Palgrave, 2005, pp. 3-27.
11 Assinform (www.assinform.it) è l’associazione,
aderente a Confindustria,
che raggruppa le principali aziende del
settore. Da 36 anni il Rapporto analizza
puntualmente l’evoluzione della domanda
e dell’offerta di tecnologie
dell’informatica e delle telecomunicazioni.
12 Le tecnologie DSL (Digital
Subscriber Line) operano utilizzando le
normali linee telefoniche per trasportare
voce, dati e immagini ad alta velocità.
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