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DOCUMENTI

I contadini manifestano a favore della "terza liberazione"

Introduzione di Marina Miranda
Traduzione dal cinese di Clara Bulfoni

Con la consueta sensibilità per i problemi sociali più scottanti della Repubblica popolare, la rivista di Hong Kong, Zhengming, pubblica quest’articolo incentrato sulle reazioni ‘liberatorie’ dei contadini e sulle iniziative intraprese da quadri e autorità locali in risposta a tali reazioni. Questo risveglio della protesta nelle campagne, anche se con punte che hanno destato preoccupazione nei dirigenti locali, è la conferma dell’importanza della rinnovata attenzione che la nuova leadership del partito sta dedicando ai problemi del settore agricolo. Porre gli interessi delle masse al primo posto è uno slogan che ha caratterizzato il modo di presentarsi dei leader della quarta generazione in veste di riformatori sensibili e attenti alle esigenze e agli interessi degli strati meno abbienti, tra cui i contadini in particolare, che continuano a rappresentare la maggioranza della popolazione. Ne hanno ampiamente trattato i documenti ufficiali di due ultimi appuntamenti istituzionali, le “Risoluzioni” del 3 Plenum del XVI Comitato centrale, svoltosi ad ottobre 2003 e il rapporto sull’attività di governo del Primo ministro Wen Jiabao, nel corso della 2 Sessione della X Assemblea nazionale del popolo. Ai problemi del settore agricolo è dedicato il quarto paragrafo delle “Risoluzioni”, nel quale è stato ribadito che, al fine di assicurare maggiore stabilità sociale, devono essere realmente tutelati, in base alla legge, i diritti dei contadini e alleggerito il loro carico fiscale, mediante una ulteriore razionalizzazione del sistema delle imposte e una riduzione delle tasse sui prodotti agricoli, che devono essere diminuite progressivamente fino ad essere abolite nell’arco di 5 anni, con la sola eccezione del tabacco. Devono inoltre essere migliorate le norme per il trasferimento e la vendita dei diritti di gestione della terra. Sebbene, in base al sistema dei contratti a responsabilità familiare, ai contadini siano garantiti i diritti di utilizzo della terra, questi diritti vengono spesso violati dagli abusi delle autorità locali, che ridistribuiscono la terra ad altri per mezzo di decreti amministrativi. 

Secondo contratto, l’utilizzo della terra è concesso in media per trent’anni, ma questo limite dovrebbe essere esteso al fine di incoraggiare gli investimenti produttivi. Proprio su questo punto, però, le risoluzioni appaiono alquanto vaghe. Il rapporto del primo ministro Wen Jiabao può essere letto e interpretato in base ad alcuni enunciati ricorrenti, tra cui quello de “i cinque punti da programmare complessivamente” (wu ge tongchou): quelli che contemplano uno sviluppo ponderato e bilanciato tra crescita economica e garanzie sociali, tra regioni arretrate e avanzate, tra città e campagna, tra uomo e ambiente naturale, tra crescita interna e politica di apertura verso l’estero. Sono questi gli elementi che ormai caratterizzano la visone politica della nuova leadership: uno sviluppo economico che tenga conto del fattore umano, uno sviluppo sostenibile, ben coordinato in modo complessivo con quello sociale, una crescita bilanciata da un sistema di garanzie sociali, una maggiore attenzione ai problemi e agli squilibri della crescita economica. Vorrei qui sottolineare infine un elemento interessante: come a livello delle autorità locali e persino dei dimostranti venga utilizzato lo stesso linguaggio politico adoperato dal governo centrale. Come ha infatti ampiamente sottolineato nelle note la traduttrice di questo testo, la terminologia usata è di sapore inconfondibilmente maoista: si parla di “liberazione” (jiefang), di “rivoluzione” (geming), con espliciti riferimenti alla nota ‘teoria delle contraddizioni’ enunciata da Mao Zedong, fino a rispolverare un famigerato slogan tanto in voga durante la rivoluzione culturale, “sventolare la bandiera rossa per opporsi alla bandiera rossa”. E’ stato infatti il Segretario generale del partito, Hu Jintao, a presentarsi quasi come un discepolo del presidente Mao, diffondendo in molte occasioni ufficiali un’immagine di frugalità, evitando lo sfarzo cerimonioso e ricercando l’umiltà e l’essenzialità di stile maoista. (Marina Miranda) 

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Da Zhengming, n. 5, Maggio 2004, pp.13-14: Li Zijing, “Nongmin youxing zheng ‘disanci jiefang’”, (I contadini manifestano a favore della “terza liberazione”). (A partire dalla seconda metà di marzo di quest’anno, sono stati più di 20 milioni i contadini che, in 25 province e città della Cina, hanno preso parte a manifestazioni, dimostrazioni e raduni a favore della “terza liberazione”) 

In 25 province e città i contadini promuovono raduni, manifestazioni e dimostrazioni 

Dopo che sono state rese note le decisioni del Comitato Centrale e del Consiglio di Stato riguardanti l’alleggerimento della pressione fiscale sui contadini, e quindi l’aumento delle loro entrate, la risposta generalizzata nelle campagne cinesi è stata molto forte, con reazioni e richieste di ogni tipo. Dal 20 marzo i contadini di 25 province e città della Cina hanno dato vita ad una serie ininterrotta di manifestazioni e raduni di grande ampiezza, che hanno visto la partecipazione di oltre 20 milioni di persone. Gli striscioni che portavano, gli slogan che gridavano erano di carattere politico, come: “Festeggiamo la terza grande liberazione dei contadini!”, “Ecco la terza rivoluzione dei contadini!”, “Contadini unitevi, lottiamo per la terza emancipazione!”1 , “I contadini debbono sopravvivere, vogliono la terra, vogliono l’emancipazione, vogliono davvero la rivoluzione!”, “Abbattiamo i tiranni e i furfanti locali2 , i contadini devono liberarsi; far cadere le Comuni popolari è stata la seconda liberazione dei contadini; liquidare le ‘diecimila tasse’3 è la terza liberazione dei contadini!” 

Il motivo dei raduni è evidente 

In alcune località, la decisione del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e del Consiglio di Stato riguardante l’alleggerimento della pressione fiscale sui contadini, è servita di pretesto per trasformare le manifestazioni in “festeggiamenti”. Chiarissimo motivo di queste manifestazioni, che sono state chiamate “grandi assemblee contadine per la terza liberazione” o “grandi assemblee contadine per dare l’addio all’estorsione delle ‘diecimila tasse’”, “grandi assemblee dei contadini che lottano per diritti di nuovo tipo”, oppure “grandi assemblee contadine di denuncia dello sfruttamento e dell’oppressione”, e che alcuni hanno anche definito “grandi assemblee per celebrare l’emancipazione dei contadini”. 

Gli organismi locali del governo e del partito chiedono aiuto al Centro 

Dalla seconda metà di marzo alla metà d’aprile, l’Ufficio del Comitato Centrale, quello del Consiglio di Stato e la segreteria del Comitato Centrale hanno ricevuto quasi cinquecento rapporti su richieste di istruzioni da parte dei governi locali. I responsabili del governo e del partito del Liaoning, dello Shandong e dello Hebei si sono precipitati di persona a Pechino per chiedere al Comitato Centrale: Che fare? Secondo quanto riportato nel “Bollettino” dell’ufficio del Consiglio di Stato e nel “Notiziario riservato” dell’Agenzia Nuova Cina, i suddetti organismi locali hanno criticato la connotazione politica delle manifestazioni e delle dimostrazioni, formulando le accuse di ‘aver innalzato la bandiera rossa per opporsi alla bandiera rossa’, e di ‘aver rivolto la punta della lancia proprio contro il Partito comunista e il sistema socialista’4 . Ritengono, infatti, che i raduni abbiano avuto un preciso supporto organizzativo e politico, siano cioè stati in qualche modo istigati da organizzazioni politiche clandestine o da organizzazioni religiose; quindi hanno esplicitamente dichiarato che le richieste di emancipazione dei contadini avevano lo scopo di impadronirsi del potere del Partito Comunista. Alcuni comitati provinciali hanno sottolineato la necessità di condurre un’inchiesta che chiarisca quali siano le forze che stanno alle spalle delle manifestazioni e dei raduni dei “barbuti”5 , chiedendo inoltre di prendere le necessarie misure per reprimerle. I segretari dei comitati provinciali dello Shandong, Zhang Gaolu, dello Hunan, Yang Zhengwu, e dello Anhui, Wang Baihua, della municipalità di Chongqing, Huang Zhendong ecc., hanno concordemente dichiarato di avere avuto le mani completamente legate, e di non aver potuto adottare misure adeguate, vista l’ampiezza delle manifestazioni e delle dimostrazioni avvenute, sottolineando inoltre che la situazione avrebbe potuto sfuggire al controllo facendo dilagare i disordini anche in città. 

Hui Liangyu, nello Henan, testimone di una delle grandi manifestazioni dei contadini 

Recentemente Hui Liangyu, vice primo ministro del Consiglio di Stato, incaricato per gli affari dell’agricoltura, nel corso di un’ispezione condotta nelle campagne nel distretto di Luohe, nella provincia dello Henan, è stato testimone di una manifestazione tenuta da decine di migliaia di contadini, nella piazza dove si trova la sede dell’amministrazione municipale, che festeggiavano la “terza liberazione”. Hui Liangyu, incapace di trattenere l’emozione, ha detto più volte: i nostri fratelli contadini hanno sofferto troppo! Hanno dato così tanto, per avere così poco! E’ normale che inveiscano, che vogliano sfogarsi! Le colpe sono tutte sulle spalle del partito e del governo! Hui Liangyu, nel corso della riunione della Giunta del Comitato provinciale dello Henan, citando il discorso di Hu Jintao alla riunione plenaria del Politburo, ha detto: dobbiamo accettare questa realtà, e dobbiamo condurre una riflessione accurata e profonda riguardo ai “tre problemi delle campagne”6 . I diritti e gli interessi dei contadini sul piano politico, economico e culturale sono stati per lungo tempo trascurati, e perfino violati: questo è stato un nostro grande errore, un’amara lezione! 

In una urgente tele-conferenza nazionale Wen Jiabao espone i cinque “doveri” 

La sera del 20 aprile, il Consiglio di Stato convoca allora una teleconferenza per i quadri dirigenti politici di tutte le province, regioni autonome e municipalità, il cui tema sono le misure politiche da adottare nei confronti delle attività dei contadini nelle campagne. La conferenza viene presieduta da Zeng Peiyan; Wen Jiabao, in rappresentanza dell’Ufficio politico del Comitato Centrale e del Consiglio di Stato, fornisce le seguenti indicazioni di carattere politico: 1) bisogna mettere in pratica i principi ‘il Partito si basa sul pubblico interesse’ e ‘il potere è del popolo’, bisogna applicare in modo serio e coscienzioso la politica del Comitato Centrale del Partito e del Consiglio di Stato relativa alle campagne e ai contadini, e non è permesso prendere un qualunque pretesto per agire a proprio piacimento o prendere tempo per non fare le cose; 2) bisogna andare nelle campagne, far conoscere la politica e le risoluzioni del Comitato Centrale del Partito e del Consiglio di Stato riguardo ai “tre problemi delle campagne”, far sì che le masse dei contadini e i quadri delle aree rurali possano essere messi pienamente al corrente delle politiche che li riguardano, e siano salvaguardati i relativi diritti e doveri; 3) bisogna trattare correttamente attività dei contadini come manifestazioni e dimostrazioni ed è vietato ordinare alla pubblica sicurezza e alla polizia armata7 di adottare misure militari nei confronti dei contadini che manifestano e tengono dimostrazioni, e opporsi in modo fermo a misure che potrebbero acutizzare le contraddizioni; 4) bisogna risolvere in modo corretto le contraddizioni8 tra i contadini e il governo e tra i contadini e i quadri ed avere più pazienza anche riguardo ad una serie di slogan non corretti, e persino di opposizione lanciati dai contadini, bisogna dare fiducia al fatto che la maggior parte dei contadini e dei quadri delle aree rurali hanno le loro ragioni, e stanno dalla parte del governo; 5) bisogna inviare gruppi di ispezione e di lavoro nelle zone rurali in cui i problemi sono più numerosi, e più forte si fa sentire la voce del popolo, per portare a termine il compito di risolvere le contraddizioni, aiutare a riorganizzare i gruppi politici rurali, condurre indagini e controllare, attraverso le procedure legali, i quadri che hanno prodotto danni e scatenato l’indignazione popolare nelle zone rurali. 

L’opinione 
Celebrazioni e denunce
 

Nel giro di un mese, più di 20 milioni di contadini non organizzati si sono sollevati e hanno tenuto manifestazioni e raduni, ed è la prima volta che questo accade in 50 anni nella Cina continentale. Non c’è da meravigliarsi che “duchi e principi9 ” si siano spaventati a morte e che, uno dopo l’altro, abbiano proclamato lo stato di emergenza. Ecco, ancora una volta, lo stesso modo di fare, quello del 1989, nella scia di Li Peng e Chen Xitong: così avevano trattato le richieste pacifiche degli studenti, avevano ritenuto che fosse una agitazione “contro il partito, contro il socialismo” organizzata con appoggi esterni, che si poteva solo reprimere. Non potevano fare altro, altrimenti avrebbero dovuto dimettersi. In realtà questo “movimento contadino”, diffusosi in tutto il paese, non è altro che una ribellione dei contadini che, dopo essersi liberati dal peso delle Comuni popolari, sono stati di nuovo oppressi per lungo periodo. All’inizio di quest’anno, la politica del Comitato Centrale del Partito e del Consiglio di Stato, concernente la riduzione degli oneri e l’aumento delle entrate dei contadini, anche se nella sostanza non li ha affatto liberati (sia riguardo al sistema di proprietà della terra, sia dal fatto di avere i contadini ancora una identità di seconda classe rispetto a chi sta in città), avendo però ridotto le tasse e le imposte esorbitanti che gravavano su di loro, ha comunque fatto loro tirare un sospiro di sollievo. I contadini cinesi hanno una vita dura, pesantissimo è il fardello di fatica che da anni grava sulle loro spalle, e davvero basta alleggerirli di poco per renderli contenti. E’ normale quindi che possano organizzare manifestazioni per “festeggiare”. 

Ma allora, se esiste una politica del Centro a favore dei contadini, perché non la applica fino in fondo? Ma perché ridurre il fardello dei contadini significa anche, allo stesso tempo, ridurre i profitti dei funzionari, ecco perché non sarà facile. Perciò vanno benissimo le “celebrazioni”, vanno benissimo le “urla di benvenuto” che di fatto sono “grida di lotta”, sono manifestazioni rivolte ai quadri delle zone rurali che esercitano pressione, è perciò che agli occhi dei “duchi e principi” tutto questo diventa ovviamente una “nuova tendenza della lotta di classe”. Le misure politiche che il binomio Hu Jintao e Wen Jiabao ha adottato per risolvere i problemi dell’agricoltura, della campagna e dei contadini incontreranno di sicuro la resistenza di molti “duchi e principi”. Oggi è sorto questo nuovo fenomeno, cioè i contadini cinesi della classe inferiore, che sono stati sempre oppressi, non vogliono più essere maltrattati da funzionari corrotti, ma hanno invece preso l’iniziativa per ottenere i propri diritti. E ciò avrà sicuramente in futuro ampie ripercussioni. (Traduzione dal cinese di Clara Bulfoni)

 

MONDO CINESE N. 119, APRILE-GIUGNO 2004

Note

1 Interessante rilevare che le parole cinesi qui utilizzate sono nuovamente jiefang “liberazione”, geming “rivoluzione”, fansheng “emancipazione”, un esplicito richiamo alla terminologia rivoluzionaria del Partito Comunista Cinese del passato maoista [N.d.t.].
2 Anche qui le parole tuhao lieshen sono quelle del movimento contadino del passato [N.d.t.].
3 Tra virgolette nell’articolo, trattandosi di un gioco di parole basato sull’omofonia con l’espressione “wan sui“ (diecimila anni) che significa “lunga vita”, “evviva” [N.d.t.].
4 Anche questi sono slogan politici popolarissimi durante il periodo rivoluzionario [N.d.t.].
5 Espressione gergale per indicare i banditi [N.d.t.].
6 La formula “san nong wenti“, indica i tre principali aspetti legati alla terra: la campagna, la coltivazione, i contadini, e costituisce una delle tematiche ricorrenti della attuale leadership [N.d.t.].
7 Parte delle forze armate dello Stato il cui compito è proteggere le principali industrie, le miniere e i servizi di trasporto, proteggere le città e difendere le frontiere [N.d.t.].
8 Qui il richiamo - terminologico - è esplicito e riguarda uno dei cardini del pensiero di Mao Zedong, ovvero la sua ‘teoria delle contraddizioni’ e delle ‘contraddizioni in seno al popolo’. Cfr. S. Schram Il pensiero politico di Mao Tsetung, Mondadori, Milano, 1974, pp. 154 e sgg.
9 L’espressione zhuhou indicava l’aristocrazia feudale, durante il periodo imperiale; oggi viene costantemente impiegata dalla stampa di Hong Kong per indicare le alte gerarchie locali del partito e del governo.

 

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