IPer celebrare i quarant'anni della sua Sezione di Storia Mondiale, il Dipartimento di Storia della Università di Pechino ha ospitato, dal 10 al 15 dicembre scorso, un convegno internazionale su "Continuità e rotture della storia mondiale: dall'antica Grecia al mondo moderno". L'incontro ha coinvolto oltre sessanta studiosi di diverse università cinesi insieme ad alcuni colleghi giapponesi e coreani e ad una dozzina fra tedeschi, francesi, statunitensi, inglesi, olandesi, belgi, greci, italiani e tunisini. I titoli delle quattro sezioni in cui si sono articolati i lavori bastano a dare una prima idea dell'ampiezza dei temi affrontati: "Dalla Grecia antica al Medio Evo"; "Dal mondo moderno al mondo contemporaneo"; "L'Asia: da moderna a contemporanea"; "Teorie della storia e storia culturale".
Si è trattato di un'occasione importante per conoscere un mondo, quello degli studi cinesi di storia extracinese, di cui poco o nulla si sa in Occidente ed in particolare in Italia e che si rivela invece estremamente vivace ed interessante, a giudicare dagli interventi dei relatori ma anche dai lunghi dibattiti che hanno fatto seguito ad ogni sessione e dalla nutrita partecipazione degli studenti lungo l'intera durata del convegno.
Come ha dichiarato il professor Zhang Zhilian -; promotore dell'iniziativa assieme ad un altro docente di storia della Università di Pechino, Gao Yi, entrambi nel ristretto numero degli storici cinesi noti in Italia -; il convegno si poneva fra i suoi obbiettivi principali proprio quello di coinvolgere studenti e giovani laureati in un'esperienza di colloquio internazionale, oltre che di promuovere gli studi sull'antica Grecia (a cui infatti è stato dedicato ampio spazio: frutto anche dell'attenzione che le politiche del governo greco come di altri paesi, a differenza dell'Italia, dedicano alla collaborazione scientifica con la Cina) e di offrire ai ricercatori l'occasione di uno scambio di idee con i colleghi stranieri su grandi questioni della storia mondiale quali l'interpretazione teoretica della storia mondiale e l'altra, che dava il titolo al convegno, del rapporto fra continuità e rotture nella storia. Due questioni di estrema importanza e complessità che, come ha sottolineato Federico Masini nel porgere i saluti finali a nome degli studiosi stranieri, rimandano alle categorie fondamentali di spazio e di tempo e chiamano in causa la possibilità di concettualizzare la trasformazione degli individui, delle società, degli equilibri globali.
II tema del rapporto fra continuità e rotture, o fra struttura ed evento, e del modo in cui una rottura storica può dar luogo a nuove continuità e a nuove tradizioni, è stato al centro anche dell'ampia relazione conclusiva di Gao Yi su "Rotture e continuità nell'evoluzione della civiltà moderna". Gao Yi ha proposto una definizione generale della civiltà moderna come fusione di tre fattori, progresso scientifico, industrializzazione e democrazia. In particolare la superiorità tecnica ed economica prodotta dal processo di industrializzazione avrebbe impresso al cammino verso la modernità il suo carattere irresistibile. Elementi in ultima analisi pre-;moderni e antimoderni risultano invece il colonialismo e la religione: considerazione, in particolare per quanto riguarda il ruolo della religione, particolarmente significativa se messe a confronto con alcune posizioni diverse che caratterizzano il dibattito occidentale sui processi di modernizzazione. Gao Yi ha anche criticato senza riserve il punto di vista marxista, tradizionalmente egemone nella storiografia cinese, che vede nel socialismo il superamento e la fine della civiltà capitalista moderna, ma piuttosto che sulla contrapposizione fra i due termini ha insistito sulla necessità di trovare un punto di equilibrio fra capitalismo e socialismo, entrambi componenti fondamentali, ma di per sé non autosufficienti, della civiltà moderna così come lo sono i due principi corrispondenti di libertà ed uguaglianza.
Emerge con chiarezza in queste conclusioni la ricerca, che ha costituito un filo conduttore per l'intero convegno, di nuove chiavi di lettura generale della storia, in grado di rispondere alle domande poste dalle grandi trasformazioni politiche che investono il mondo e in particolare la Cina, a partire appunto dal superamento critico dell'interpretazione storiografica marxista. Si tratta, per riprendere ancora una volta il titolo dell'incontro, di un'operazione di rottura con il passato difficile e complessa (come testimonia forse una certa resistenza ad abbandonare il primato marxiano delle strutture economiche) che gli storici cinesi hanno il merito di affrontare con un rigore che non tutti i loro colleghi occidentali hanno mostrato nell'affrontare, anni addietro, lo stesso problema.
MONDO CINESE N. 117, MAGGIO-AGOSTO
2004