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Università e riforma in Cina

(traduzione dal cinese di Alessandra Lavagnino)

Nel luglio scorso, durante un mio soggiorno a Pechino, si discuteva con alcuni colleghi cinesi dei problemi delle nostre università - cinesi e italiane - e delle riforme più o meno radicali in merito alle quali il mondo accademico veniva, volente o nolente, coinvolto. In quell'occasione mi è stata suggerita la lettura dell'articolo di cui pubblichiamo oggi la traduzione italiana, perché secondo i colleghi cinesi fotografava in maniera fedele la complessità del dibatto allora in corso nei campus cinesi, e tracciava anche dei possibili scenari.
Due brevissimi spunti di riflessione vorrei suggerire a margine dell'articolo, che abbiamo voluto pubblicare integralmente per mantenerne inalterate le componenti più concrete e gli agganci con la realtà. Innanzitutto la rilevanza mediatica, del tutto insolita per un paese come la Cina, che si è voluto dare ad un Progetto non ancora ufficialmente approvato, ci sembra testimoniare la volontà di attirare l'attenzione, anche all'estero1, su un problema cruciale, che ormai non può più venire tenuto da parte e sul quale in tempi rapidi delle decisioni dovranno essere prese.
In secondo luogo, come non leggere tra le righe, quando si accenna allo strapotere dell'amministrazione (alla lettera il termine xingzhenghua, l'intraducibile "amministrativizzazione", o guanchanghua, "la costituzione di gruppi di potere fra i funzionari") anche una critica alle ingerenze del Partito, che peraltro non viene mai nominato esplicitamente, ma che sembra gravare come una pesante cappa di piombo su qualunque scelta e valutazione (si veda l'accenno a "decisioni che dipendono solo da organismi governativi")?
Le tematiche cruciali che qui vengono proposte verranno seguite dalla nostra rivista anche nei prossimi numeri.


Alessandra Lavagnino

[Corrispondenza da Pechino di Lin Chufang e Sun Yafei, in Nanfang Zhoumo (Supplemento del fine settimana del Quotidiano del sud),10 luglio 2003, n. 1013.]


La radicale riforma dell'Università di Pechino (Beida)

Una riforma che introduce nella Torre d'avorio la competizione e la selezione, un tentativo che cerca nuove vie per le Università cinesi.

1. Un terremoto nel campus

II 12 maggio, il Prof. Zhang di Beida riceve la seguente comunicazione: l'Ateneo sta mettendo in atto una riforma che arriverà fino a lui. "Allora ho pensato, che riforma può essere? Assegnano appartamenti? Ci si sposta dal tongzilou (dormitori con servizi in comune) in una casa più grande? No, non è possibile, sarebbe troppo bello!"
II Prof. Zhang apre l'e-mail: c'è un attachment in WORD2 intitolato "Progetto di riforma del sistema di reclutamento e promozione dei docenti dell'Università di Pechino (proposta in discussione)". II documento chiede a tutto il corpo docente di esprimere in tempi brevi le proprie opinioni, che verranno poi raccolte dai Dipartimenti e trasmesse all'Università.
"Mi metto subito a leggere, e via via che leggo mi sento sempre peggio, non capisco più niente. lo sono molto legato a Beida, ho un senso di appartenenza come a una famiglia, ma davanti a questo documento non posso trattenere un dubbio: ma questa "famiglia" è davvero la mia?" L'e-mail sconvolge il Prof. Zhang perché se le misure indicate nel progetto venissero effettivamente adottate la sua "ciotola di ferro" andrebbe immediatamente in frantumi. In altre parole, in passato una volta entrati a Beida non ci si doveva più preoccupare per tutta la vita, perché non esisteva la possibilità di essere licenziati. II senso del Progetto, invece, è proprio quello di introdurre un sistema competitivo attraverso la selezione. Esso prevede che coloro che si trovano nella posizione di Professore incaricato e di Professore associato stipulino un contratto a termine, nel corso del quale viene loro data per due volte la possibilità di ottenere una promozione. Chi, al termine, non sarà riuscito a passare di grado non potrà continuare il proprio legame contrattuale; se invece un Associato viene promosso a Professore ordinario otterrà la cattedra a lungo termine (equivalente ad un impiego a tempo indeterminato di altri paesi). Quindi lui, che è Professore associato, se non riuscisse ad essere promosso a ordinario entro il periodo stabilito, dovrà lasciare Beida.
Zhang ritiene che questo cambiamento sia troppo repentino. "Quella sera non riuscivo a prendere sonno, non riuscivo a capacitarmi! Ma ecco arrivare una telefonata: un vecchio amico di un altro dipartimento". I due parlano a lungo. L'altro, anche lui associato, gli dice: "Nel nostro dipartimento i colleghi in attesa di promozione sono tanti, e sono tanti i requisiti da rispettare, io poi, che non appartengo ad alcuno schieramento interno, dopo aver aspettato tanto mi ero ormai rassegnato a rimanere associato. Ora questo progetto mi costringe a pensare una strategia per andare avanti!". La telefonata si conclude in toni sempre più depressi. L'indomani il campus è brulicante di discussioni, che da iniziali dibattiti tra amici, giungono ben presto a inondare la rete.
A quanto si dice, prima che questa "Bozza di Progetto di riforma di Beida" venisse resa nota, era già stata ampiamente dibattuta per circa cinque mesi fra gli organismi dirigenti interni, che ne avevano modificato a più riprese i contenuti. I principi fondamentali del progetto sono: riguardo al corpo docente, mettere in pratica un sistema di reclutamento e di mobilità delle qualifiche; riguardo alle materie, un "sistema di eliminazione dal basso", introducendo un sistema di competizione esterna nel processo di assunzione e promozione; ovvero, non assumere, in principio, nuovo personale direttamente tra i laureati delle proprie Facoltà; e mettere in atto nei confronti del corpo docente una gestione per categorie separate, introducendo nelle assunzioni e nelle promozioni "un sistema di valutazione da parte del Consiglio dei professori".
In quel primo periodo, comunque, la situazione devastante della Sars a Pechino aveva fatto passare in secondo piano la discussione sul Progetto di riforma di Beida, anche se poi lo scompiglio provocato nel campus è stato per certi versi simile a quello del virus della Sars.
I sostenitori del Progetto lo ritengono lungimirante perché in linea con le normative internazionali, e di sicuro aiuterà Beida a diventare in tempi brevi un Ateneo di prima categoria a livello mondiale. Gli oppositori invece sollevano questioni di validità in merito ad aspetti legali, e sulla stessa ragionevolezza della riforma. Essi ritengono che, essendo l'università cinese un'università pubblica, il personale docente debba considerarsi un dipendente statale, ragion per cui non si può parlare facilmente di licenziamento, non ci sono le basi legali.
II Progetto di riforma riguarda principalmente i Professori incaricati e gli associati, perciò chi ne subisce maggiormente le conseguenze sono i docenti giovani e di mezza età: non stupisce quindi che sia proprio da loro che provengono le reazioni più forti. Molti infatti non la ritengono giusta: "II livello di molti ordinari è oggi inferiore a quello degli associati, persino a quello di alcuni giovani incaricati: perché gli ordinari vengono risparmiati? Perché non competono insieme a noi, sulla stessa linea?" "I problemi di Beida riguardano principalmente la gestione economica, perché non si comincia dalla riforma del sistema amministrativo invece di operare tagli prima di tutto sul corpo docente?"
L'orientamento dell'università è molto chiaro: promuovere la riforma laddove si incontra minore resistenza e una maggiore operatività: "La riforma non pretende la lode, si accontenta di un buon votol" afferma l'autore della Bozza del Progetto di riforma del personale di Beida, il famoso economista Zhang Weiying. "La nostra riforma vuole introdurre un nuovo sistema pagando il minimo scotto, nel modo più indolore possibile".
Intanto, mentre nel campus cominciano a serpeggiare voci diverse, le diverse parti muovono le proprie pedine.
In passato i dirigenti di Beida avevano a più riprese affermato che "Beida non può più aspettare". Senza riforma l'Ateneo potrà sopravvivere, ma l'obiettivo di diventare un'università di prima categoria mondiale rimarrà soltanto un miraggio.
In quei giorni Zhang Weiying, l'estensore e il maggiore promotore del Progetto, nei suoi interventi pubblici ha affermato che a Beida gli studenti non vengono scelti uno su 10.000 ma uno su 1.000, mentre per i docenti non è altrettanto. E questi interventi di Zhang non mancano, ovviamente, di ottenere l'appoggio di una parte degli studenti.
Parlando delle forti ostilità suscitate dalla riforma, il fatto che Zhang Weiying abbia detto che "la ragione per cui la riforma è così fortemente osteggiata, è perché la gente è abituata al vecchio sistema", scatena immediatamente forti reazioni negative, tanto che Zhang viene costretto in diverse occasioni a dare spiegazioni.
In rete viene ampiamente sostenuto il documento di un docente del Dipartimento di Storia: "I docenti, giovani e meno giovani, non dispongono di locali di studio ben attrezzati, alcuni devono aspettare che mogli e figli siano andati a dormire per poter lavorare, coi loro libri, su strettissimi balconi, in abitazioni di neppure 30 metri quadrati. E siccome hanno espresso le loro osservazioni in merito al progetto di riforma, vengono considerati degli oppositori".
II 16 giugno, dopo aver raccolto le opinioni provenienti dalle varie parti, Beida mette in circolazione la seconda Proposta di discussione, trasmettendola di nuovo a tutto il corpo docente per ulteriori riscontri. "La seconda bozza è stata modificata sulla falsariga della prima, è più consona alla situazione di Dipartimenti e Facoltà, ed ha un carattere operativo più realistico". Dice il Rettore, Xu Zhihong: "Questa seconda bozza prende più ampiamente in considerazione le critiche sollevate, ed è probabile che ci sarà anche un terzo giro di consultazioni".
Va rilevato che in questa seconda Proposta non figurano più alcune richieste concrete riguardanti il "sistema di mobilità delle categorie", come ad esempio "contenere sopra 1/3 la quota totale di mobilità nella categoria degli Incaricati, e al di sopra di 1/4 in quella degli Associati". Invece, per quanto riguarda le assunzioni aperte agli esterni per l'occupazione di oltre la metà degli incarichi resi vacanti nella categoria dei professori ordinari, vista anche la forte ostilità a regolamenti come quello per cui la lista dei nominativi non deve essere usata per le promozioni interne, la seconda Proposta in discussione non menziona il limite proporzionale, modificando così la dicitura: "I candidati esterni ed interni concorrono in condizioni di parità".
Ovviamente su alcune questioni ciascuna parte ha trovato un compromesso. Ma le divergenze permangono nonostante le modifiche apportate alla seconda bozza.
A questo proposito, il vice segretario del partito di Beida, Zhao Weiming, ha detto che tutto ciò costituisce un fenomeno molto positivo e anche molto normale, "Tutto l'Ateneo ritiene che la riforma potrà avere successo solo se verrà riconosciuta e accettata da tutti coloro che dell'Ateneo fanno parte, insegnanti e studenti. Perciò l'Ateneo stesso non si è minimamente sottratto ad osservazioni e critiche ma, ascoltando attivamente i giudizi di tutti, ha potuto migliorare il progetto di riforma". "La riforma deve seguire il suo corso, maturare progressivamente". II gruppo che lavora sulla riforma è formato principalmente da esponenti di ciascuna categoria; il Vice direttore del Dipartimento progettazione che si occupa di ricerche sulle politiche pubbliche, Li Qiang, ritiene che in realtà, dalla bozza fino alla realizzazione finale, si tratta di un utile processo di rettifica, un processo di formazione collettiva di sapere. "Ogni progetto individuale ha i suoi limiti, perciò la prima bozza va rivista, e oltre alla seconda bozza ce ne potrà essere una terza, e una quarta per arrivare progressivamente ad armonizzare vari interessi. Vanno cambiati solo i punti che non vanno, dopo di che non c'è bisogno di scontrarsi sui dettagli".

2. La forza motrice della riforma

Secondo le posizioni ufficiali dell'Ateneo, questa riforma nasce dall'esigenza di formare una struttura universitaria di primo piano a livello mondiale.
Già nel gennaio del 1999, l'Università di Pechino aveva lanciato un programma complessivo per la "formazione di un'università di primo piano mondiale" (conosciuto con la formula "Piano 985"). Per sostenere lo sviluppo di Beida, dal 1999 al 2001 l'amministrazione finanziaria statale ha approvato uno stanziamento speciale di 1,8 miliardi di RMB. Questo provvedimento anche se ha migliorato considerevolmente sia il trattamento economico di docenti e impiegati, sia lo sviluppo delle strutture, ha tuttavia suscitato anche delle critiche. "Alcuni importanti funzionari del governo ci hanno persino criticato esplicitamente perché a Beida il miglioramento della professionalità dei docenti e del livello qualitativo delle materie procede a una velocità molto ridotta rispetto alla rapidità con cui lo Stato ha dato il suo sostegno, e alla crescita degli stipendi. Alcuni hanno persino suggerito di spostare i finanziamenti stanziati in base al piano 985 per le università di Beida e Qinghua, e utilizzarli per la diffusione dell'istruzione nei villaggi contadini".
In questa situazione, Beida era sotto pressione, quindi se voleva ancora ottenere il sostegno e i finanziamenti dello stato e realizzare l'obiettivo di diventare un'università di primo piano a livello mondiale, doveva assolutamente mettere in atto una riforma davvero radicale. Ai responsabili non rimaneva che focalizzare l'interesse sul corpo docente. Un'università di primo livello innanzitutto deve disporre del fior fiore degli insegnanti, mentre a Beida correva questa voce: "Università di primo livello, insegnanti di secondo livello, amministrazione di terzo livello". Beida ha gli studenti più bravi, ma non ha gli insegnanti più bravi.
II Professor Ding Xueliang dell'Università di Scienze e Tecnologia di Hongkong, aveva a suo tempo fatto un esempio per spiegare la posizione degli studiosi cinesi nei circoli accademici internazionali: "Quando studiavo negli Stati Uniti ho sentito dire che nelle famose università della costa orientale, che intrattengono numerosi scambi accademici con la Cina, alcuni responsabili dei Centri di ricerca spesso dicevano ai loro colleghi - per la maggior parte visiting professors e professori di ruolo - che non erano molte le cose che avrebbero dovuto fare personalmente, ma che però c'era una cosa in cui era assolutamente necessario il loro aiuto, e cioè che quando era prevista una relazione di un professore o uno studioso cinese avrebbero dovuto assolutamente partecipare per fare numero. Perché? Perché quando un Centro di ricerca invita a fare un intervento, se l'intervento è interessante la gente rimane a sentire, altrimenti non rimane nessuno. Però in occasione di interventi di professori e studiosi cinesi, tutti, volenti o nolenti, dovevano dare il proprio aiuto venendo a fare numero. In altre parole, rispetto all'intero mondo accademico dell'Asia orientale, il livello dei professori cinesi è il più basso o è molto vicino ad esserlo. Almeno così ritengono gli accademici occidentali".
Questa riforma radicale di Beida intende quindi, attraverso un nuovo sistema di selezione competitiva, guardare al mondo internazionale, scegliere le migliori risorse passando rigidamente al setaccio la fascia media della docenza, per innalzare quanto prima la qualità dell'intero corpo docente.
"Mettiamo pure da parte il fatto che coloro che in passato sono passati al ruolo di professori ordinari a Beida fossero o meno davvero competenti; oggi bisogna garantire che coloro che vengono promossi dopo la riforma lo siano", così afferma Zhang Weiying.
In realtà, prima che Beida proponesse questa riforma, l'Istituto di Gestione Guanghua aveva già tentato un esperimento del genere. Ma il suo Direttore, Li Yining, in un'intervista rilasciata al nostro giornale, ha negato che la riforma di Beida sia un "trapianto" del modello Guanghua. "Ho diretto personalmente la riforma dell'Istituto Guanghua a cui hanno partecipato numerosi vice-direttori e in particolare il vice direttore esecutivo, Zhu Shanwei. Adesso fuori si dice che è Zhang Weiying a dirigere di fatto il lavoro corrente del Guanghua, ma questo succedeva in passato; da quando è diventato assistente del Direttore, il lavoro corrente viene gestito dal vice direttore Zhu Shanli". Quest'ultimo afferma che la riforma dell'Istituto Guanghua è diversa da quella dell'Università, qui è stato adottato il metodo di "persone vecchie vecchio metodo, persone nuove nuovo metodo, tenendo conto sia dei vantaggi che della giustizia", così la riforma non è stata radicale come quella del Progetto di Beida.

3. Un contorto sistema di valutazione

Nonostante le diverse prese di posizione contrarie sul Progetto, quasi tutti concordano sulla necessità di una riforma. Ciò su cui si discute è quindi la scelta del percorso, il modello da seguire e le modalità di introduzione. L'evoluzione del dibattito ci ha mostrato in maniera ancora più palese quanto fossero profondi alcuni problemi non solo di Beida ma di tutta la scuola cinese, come ad esempio la moltiplicazione per contiguità, I'involutezza del sistema di valutazione accademica, il dilagare della burocratizzazione ecc. L'evidenziazione di questi problemi è senza dubbio di grosso aiuto per i fautori della riforma, per assicurarne l'orientamento e rafforzarne la sistematicità .
Alcuni anni fa c'è stato un articolo che ha fatto molta sensazione a Beida "Beida, il ritorno dell'anima perduta". L'articolo affermava che tra il 1991 e il 1993 la Commissione accademica di un grande Dipartimento umanistico ogni anno doveva "bocciare" almeno un paio di Tesi di specializzazione o di dottorato già approvate nella discussione preliminare, con questa generica motivazione: "Non si capisce”. Nel 1999, la bocciatura si abbattè su un dottorando di Beida, Liu Yanwen. La Commissione per la discussione preliminare della Tesi e la Commissione per l'attribuzione della votazione del Dipartimento a cui apparteneva Liu avevano già dato una positiva valutazione del suo elaborato e della discussione preliminare. Secondo la prassi, la Tesi era stata trasmessa alla Commissione di valutazione dell'Ateneo, che invece l'aveva giudicata negativamente. Liu aveva allora a più riprese chiesto spiegazioni, senza che però nessuno lo avesse messo al corrente delle effettive motivazioni del veto, gli era stato detto solo che non aveva raggiunto una votazione sufficiente. II titolo della tesi di dottorato di Liu Yanwen era: "Studi sui catodi fotoelettrici della corrente alimentata dai laser a microimpulsi". "Una Tesi che risulta difficilmente comprensibile non solo a un letterato, ma anche a chi è specializzato in trasmissioni radio, se non ha studiato appositamente i catodi" afferma Liu.
E nella commissione di Beida che aveva valutato la tesi di Liu Yanwen, c'era una sola persona che proveniva da una specializzazione assimilabile alle trasmissioni radio, cioè dal Dipartimento di Fisica: gli altri componenti provenivano da Dipartimenti e Facoltà come Giurisprudenza, Lettere, e via dicendo. "II problema che emergeva era chiaro: una simile Commissione era in grado di esprimere un giudizio su quella materia?" dice al nostro giornale He Bin, legale di Liu, allora dottorando in Giurisprudenza di Beida, oggi docente all'Università di Scienze politiche e Giurisprudenza di Pechino. In base ai dati ufficiali che si leggono sul sito web di Beida, nel 2002 gli iscritti ai Dottorati erano 879, e 2940 gli iscritti ai Master. He Bin per il nostro giornale ha elaborato il seguente conteggio: in base alla normativa nazionale, quindi anche di Beida, ogni Tesi per l'acquisizione di titoli accademici (compreso quello di Master) deve necessariamente passare al vaglio della Commissione di valutazione dell'Ateneo. In altre parole, fino all'estate del 2005, ogni membro di questa Commissione dovrà valutare 879 tesi di dottorato e 2940 tesi di Master. "Cosa vuol dire tutto ciò? La consuetudine vuole che per poter essere valutata, una Tesi di Master deve solitamente essere composta come minimo da 30.000 caratteri, mentre una Tesi di Dottorato deve raggiungere almeno gli 80.000 caratteri. Se sommiamo le due cose, otteniamo come minimo un totale di 158.520.000 caratteri. Secondo le abitudini di ciascun Ateneo, la discussione preliminare della Tesi deve avvenire ogni anno tra maggio e giugno. Una volta discussa, la Tesi viene prima trasmessa alla Commissione di valutazione di Dipartimento, poi a quella di Ateneo per la valutazione successiva mentre gli studenti devono lasciare la scuola alla metà di luglio di ogni anno. Questo significa che la Commissione di valutazione di Ateneo non ha nemmeno un mese di tempo per leggere e valutare tutte le Tesi pervenute. Secondo questo calcolo, ogni membro della Commissione dovrà quindi leggere in media 5.284.000 caratteri al giorno! Per essere più chiari, poiché un libro di solito è formato da 300.000 caratteri, è come se ogni membro della Commissione di valutazione dovesse leggere 17,6 libri al giorno!"
He Bin ritiene che l'organo della Commissione di valutazione accademica di Ateneo non abbia riscontro a livello internazionale; si trova solo in Cina, e venne istituito in una fase precisa, poco dopo la fondazione della Repubblica popolare, e oggi resta come eredità storica di un passato in cui il potere amministrativo dello Stato arrivava ovunque, concreta manifestazione della burocratizzazione dell'istruzione e del sapere accademico .
Una simile prassi non solo cambia il destino di una persona, "ma ciò che è più importante è che getta nel fondo del Lago senza nome3 un sistema accademico rigorosamente democratico!". E questo è solamente la punta dell'iceberg riguardo al problema della valutazione accademica di Beida e delle altre università cinesi.
Oltre alla formula "Non si capisce", quello che fa ancora più paura è che la valutazione accademica conta anche sulla competizione nel campo delle relazioni personali (guanxi de jingzheng). Un Professore associato di un Dipartimento di discipline umanistiche di Beida ci ha detto che prima che la Commissione di valutazione esprima il suo giudizio, se qualcuno vuole superare la prova deve darsi da fare con la "diplomazia del telefono", così qualche volta il voto viene assegnato ancora prima che la Commissione si riunisca.
Abbiamo saputo che lo scorso anno in quel Dipartimento l’elenco per la promozione a Ordinario conteneva un solo nome, mentre sappiamo che invece i candidati erano numerosi, e siccome solo uno ha avuto la nomina, alcuni degli esclusi hanno fatto ricorso agli organi superiori: così il vincitore è stato retrocesso ed è stato nuovamente obbligato a rientrare nel medesimo percorso degli altri.
La strada è stretta, a percorrerla sono in molti, e la competizione è dura: in questo contesto la concreta efficacia degli attuali organismi di valutazione si fa sempre più difficile.
Attualmente, il sistema di valutazione della professionalità nelle università è definito "Valutazione in tre livelli, con il Dipartimento come base". I tre livelli sono: la Commissione accademica di dipartimento, il Gruppo di valutazione della materia, la Commissione accademica di Ateneo. II destino di ciascun candidato viene designato dal voto di quasi un centinaio di persone, provenienti da discipline diverse, con specializzazioni diverse e con opinioni e punti di vista diversi e, in particolare, interessi diversi. "Per passare di grado bisogna ottenere pieni voti, quindi l'unanimità, il che ovviamente significa soffocare qualunque visione indipendente, qualunque espressione di autonomia accademica".
Il Prof. Xia Xiejian che studia e lavora a Beida da più di 40 anni, è membro della Commissione accademica del Dipartimento di Sociologia, e deve ogni anno partecipare ai lavori delle Commissioni di valutazione. AI proposito ci dice scoraggiato: "E' una cosa assolutamente inumana! Telefonano qui, telefonano lì, non ce la faccio piùl. Sicuramente anche noi possiamo sbagliare, siamo talmente sotto pressione per valutare chi passa e chi non passa; ogni valutazione è una sofferenza !".
Secondo le dichiarazioni di un Associato, siccome i posti assegnati annualmente dall'Ateneo sono pochissimi, la competizione è ormai accanitissima. E se la riforma dovesse passare così com'è, vi sarà davvero il pericolo che tra le fasce dei docenti più giovani e quelli meno giovani si scateni una "lotta all'ultimo sangue" che non solo farà crollare rovinosamente l'unità interna, ma potrà provocare insanabili fratture in tutto il corpo docente, creando veri e propri gruppi di potere accademico. Il Prof. Zhao Xiaoli, giovane Incaricato della Facoltà di Giurisprudenza di Beida ha detto al nostro giornale: "Oggi è urgente riformare la struttura dei Dipartimenti, ripotenziandone la natura originaria, il Dipartimento, la Facoltà (la Facoltà solitamente ha natura amministrativa - si prenda ad esempio l'Università di Hongkong - e solo con il Dipartimento la faculty costituisce la comunità accademica) deve essere una comunità accademica non una comunità assistenziale."
"II compito di una comunità accademica e quello di poter assicurare anche lo sviluppo delle reciproche conoscenze. Nelle università americane, ad esempio, quasi ogni giorno ci sono dibattiti e seminari, a cui i docenti, terminate le lezioni possono prendere parte, così ci si rende immediatamente conto del livello di ciascuno, mentre la situazione attuale in Cina è che per tutto l'anno accademico quasi non ci si incontra, nessuno si conosce , ma perché poi bisognerebbe conoscersi? II Dipartimento è il luogo dove si va a ritirare lo stipendio, i diversi bonus, le offerte speciali, i biglietti omaggio ecc."

4. II peso del crescente potere amministrativo

In realtà alle spalle di questo perverso sistema di valutazione accademica si scopre il dilagare del potere dell'amministrazione. Di fatto il problema della gestione amministrativa degli Istituti universitari è sempre stato giudicato una piaga, perché ritenuto il principale elemento che ne soffocava lo sviluppo. In quasi due mesi di discussione sulla riforma, questo problema è stato posto più volte. A Beida il personale, tra docenti e non docenti, consta di 8000 unità: due terzi sono costituiti dai settori dell'amministrazione e dei servizi, quindi i docenti impegnati nell'insegnamento e nella ricerca sono solo un terzo. "Ma se allora i due terzi delle risorse economiche di Beida vengono assorbiti dagli amministrativi e non docenti, perché non si riforma anche questo settore, invece che solo quello della docenza?"
Dice un professore:" Vedo la baldanza di alcuni settori dell'amministrazione, e provo una grande amarezza, in molti settori dove basterebbe una sola unità di personale c'è ora un vero e proprio ufficio dotato di lucenti computer, mentre molti tra noi docenti non ne abbiamo neppure uno nei nostri uffici, e stiamo a prepararci le lezioni sul tavolo da pranzo!"
E a proposito degli Ordinari, spesso non hanno assistenti, segretarie o uffici, molte piccole spese non vengono rimborsate, ed anche su tutto quel che riguarda la didattica, la gestione della ricerca, e altre piccole occorrenze, il professore non ha alcun potere decisionale. "Tutti questi aspetti sono nelle mani dei vari dipartimenti dell'amministrazione, delle Finanze, della gestione del bilancio, della cooperazione internazionale, della Progettazione di base, dell'Igiene, del lavoro studentesco ecc. in tutto per una decina di livelli diversi in cui sono suddivisi gli uffici del partito e dell'amministrazione di Facoltà, Dipartimento, Cattedra."
Zheng Yongliu, professore ordinario all'Università di Giurisprudenza e Scienze politiche di Pechino, che a Beida si è laureato, dice: "Anche la promozione a professore ordinario viene decisa da numerosi dirigenti amministrativi che partecipano alla Commissione di valutazione accademica, della quale non sempre il responsabile è un Ordinario, che comunque si trova in quel posto non per il prestigio accademico, ma come dirigente dell'amministrazione".
Quindi non è affatto una Commissione esclusivamente accademica che ha il potere di decidere, il nocciolo rimane comunque sempre nelle mani del settore amministrativo, quindi in ultima analisi il professore ha il solo potere di fare lezione e scrivere saggi.
"Ma perché il sistema amministrativo è così potente? Perché è la burocrazia a dominare tutto! La gestione dell'università si regge ormai sempre più su documenti, sulla convocazione di riunioni, sulla formulazione di piani e progetti, ormai è il dominio dei funzionari e delle carte bollate!" Dice scoraggiato il pedagogo Yang Dongping.
Si può dire che attualmente una delle grandi contraddizioni del sistema d'istruzione universitaria è quella tra l'allocazione di sempre maggiori risorse economiche e l'arretratezza del sistema di allocazione, mentre il modello che guida l'amministrazione costituisce senza dubbio la base in cui tale contraddizione prende forma! In una tale situazione, appare ragionevole che una parte dei docenti abbiano posto questa domanda: "Ma perché, allora, non si affrontano questi urgenti problemi?" Anche sulla rete sono quindi cominciati a comparire interventi come questo: "La questione ineludibile della riforma di Beida di fatto non è il sistema di reclutamento e del passaggio di grado dei docenti, ma è invece quello delle risorse economiche e di come spartirle, rendere pubblici i bilanci, e aperti 1.800.000.000 di yuan per investimenti.
"Se si riesce a fare tutto questo si potrà rispondere a molte domande come queste: al Ministero dell'istruzione, che ogni anno stanzia fondi tanto ingenti, ma come vengono usati? All'interno dell'Ateneo, come ogni anno si spendono tanti soldi? Dove vanno a finire le risorse, e con quale efficacia vengono investite? Così si potrà finalmente capire da dove bisogna effettivamente cominciare a operare dei tagli." II prof. Zhang Weiying è un economista, cominci da qui così ci dimostrerà anche lui cosa sa fare !"
Zhang Weiying, invece, ritiene che attuare contemporaneamente la riforma dell'amministrazione e quella della docenza destabilizzerebbe gravemente l'Ateneo, e che invece potrebbe essere più facilmente accettabile una riforma del settore amministrativo che avvenisse solo in seguito all'avvio di quella della docenza. "Attualmente i docenti hanno a che ridire nei confronti del personale amministrativo, e viceversa. Dobbiamo renderci conto che se il livello degli ordinari oggi non è alto, è perché ordinari si diventa per anzianità di servizio, e che ugualmente, volendo migliorare la qualità dei servizi amministrativi ci si imbatte in simili irragionevolezze. Le due parti, quindi si rimbalzano le accuse di incompetenza. L'efficienza e la qualità degli amministrativi è ovviamente importantissima, tuttavia, in un'università il punto chiave rimane comunque sempre la qualità della docenza". A ben guardare, molte critiche sono ormai già andate ben oltre le capacità di Zhang Weiying, e della stessa Beida. La verità in questo gioco di interessi è che ha più voce in capitolo chi controlla maggiori risorse, e Beida non sfugge certo a questa pratica.
II vice segretario [del partito] Zhao Weiming ha detto al nostro giornale che in realtà era dal 1999 che a Beida era stata messa in atto una riforma, che prevedeva tagli nel settore amministrativo e logistico: "Uffici e divisioni erano stati ridotti da 42 a 19, eliminando doppioni o settori non indispensabili, e anche i settori più vitali erano stati ristretti, in modo piuttosto radicale."
Tuttavia c'è chi ritiene che quella sia stata una riforma solo sulla carta, che non aveva minimamente intaccato nella sua essenza "il dilagare del potere amministrativo". Dal punto di vista dell'Ateneo il continuare a tagliare nel settore amministrativo appare quindi improponibile. Infatti, mantenendo il Ministero dell'Istruzione un preciso numero di strutture, qualora venissero eliminate le strutture corrispondenti all'interno dell'Ateneo, si creerebbe uno scompenso decisamente negativo per Beida. Se ad esempio il settore Scienze sociali e quello Scienze naturali di Beida formassero un unico Settore di ricerca scientifico, i livelli superiori manifesterebbero tutta la loro insoddisfazione nei confronti di Beida "e ciò si ripercuoterebbe negativamente su future richieste di base, poiché non esistendo più il settore delle Scienze sociali sarebbe impossibile trovare un ulteriore referente accademico; e quindi Beida si troverebbe quindi a dover ripristinare i raggruppamenti di un tempo", è quanto afferma il Prof. Jia Qingguo, Vice preside della Facoltà di Relazioni internazionali.
"Persone intelligenti come Min Weifang e Zhang Weiying non possono non esserne a conoscenza, Beida in fondo non viene dal nulla, vi sono alcune riforme per le quali bisogna aspettare che maturino le condizioni esterne. D'altro canto Beida non può aspettare fino a quando non ci sarà anche nel mondo esterno un cambiamento sostanziale".

5. Gli svantaggi della burocratizzazione

Strettamente legato al potere dell'amministrazione è quello della burocratizzazione del sapere.
Sun Liping, oggi sociologo a Qinghua ma laureato a Beida, afferma: "A partire dal 1990 le dotazioni interne alla struttura sono improvvisamente aumentate, senza che però venisse modificato il sistema di ripartizione, e i fondi che un tempo erano nell'ordine di alcune migliaia di yuan, ora sono diventati di svariate decine di migliaia, ma quali sono i criteri per ripartirli?" Quanto ai pubblici funzionari egli ritiene che quando non si è in grado di capire e giudicare la competenza accademica, vale allora solo delle conoscenze e delle relazioni personali. Gli studiosi non sono in grado di disattendere alle richieste dei funzionari, e così la spietatezza con cui il dibattito sui posti di dottorato, sulle sedi, sul numero degli assistenti, si scatena in ogni università è la manifestazione collettiva di come ormai l'accademia sia diventata ostaggio dei gruppi di funzionari.
"Ad esempio, per ogni valutazione, quello che ai livelli superiori interessa non è la competenza accademica, ma quanti ordinari, dottorati, quanti computer si hanno, quante discipline attivate, quante tesi di laurea discusse, quanti studenti formati, e molto poco si valutano cose come la competenza accademica". Ma perché è così? "Ma perché i funzionari conoscono solo i numeri" risponde Sun Liping.
Secondo Zheng Yongliu, laureato a Beida e ora a Giurisprudenza e Scienze politiche, questo orientamento verso la burocratizzazione del sistema educativo superiore cinese èptrà negativamente influenzare la valutazione del sapere e la formazione della futura definizione dei ruoli accademici.
Fra le università ve ne sono di più o meno importanti, secondo una graduatoria di valutazione precisa. Ciò vale anche per le risorse umane, vi sono ottimi talenti che lavorano all’interno di progetti di spicco, giovani dotati, e brillanti studiosi in campi specializzati…”.
Zheng Yongliu ritiene che questa suddivisione sia legata con le valutazioni accademiche, ma a chi tocca la decisione? Se la decisione dipende solo dagli organismi governativi, ecco che la valutazione in merito a sedi per dottorati, master, materie di interesse nazionale verranno valutate tutte nello stesso modo.
“La caratteristica cinese di legare strettamente la valutazione accademica alla divisione in gradi è a sua volta connessa con il sistema del potere amministrativo ormai da anni consolidato”, dice Zheng Yongliu.
Sun Liping ritiene che il livello di burocratizzazione raggiunto dalle università cinesi sia ormai inarrestabile e ne permea ormai l’essenza, tanto a Beida come a Qinghua.
È quindi legittimo chiedersi se, visto che questi fenomeni costituiscono ormai la punta dell’iceberg nel sistema educativo cinese, Beida sarà o meno, proprio mediante l’attuale dibattito sulla riforma, in grado di sbarazzarsene. He Weifang, stimato professore ordinario della Facoltà di Giurisprudenza di Beida, ha espresso durante l’intervista al nostro giornale la sua preoccupazione nei confronti della riforma in atto a Beida: “Un aspetto preoccupante dell’attuale possibile riforma è la ricaduta negativa che avrà nel confronto fra le nuove procedure interne e i corrispondenti organismi esterni”. “La riforma potrà avere pieno successo soltanto nella misura in cui riuscirà a guadagnarsi l’appoggio delle altre strutture gestionali nel settore dell’Istruzione, che vorranno mostrare il medesimo spirito coraggioso”.
Feng Chun, professoressa associata presso la Facoltà di Pubblica amministrazione di Beida, ha affermato che se la riforma di Beida sarà in grado di dare vita a un progetto eccellente, costruire un sistema che riesca a liberare e valorizzare appieno le risorse umane, un sistema che ulteriormente sia in grado di ‘ricercare la verità dei fatti’4, tutto ciò avrà una ricaduta estremamente positiva anche sull'ulteriore sviluppo di Beida, "e allora di sicuro tutti i nostri docenti lo accoglieranno positivamente. È come il periodo di riforme che iniziò in Cina nel 1980, è qualcosa che tutti noi vogliamo. Se davvero la verità riesce ad esprimersi, qualunque resistenza verrà sconfitta".

6. Il futuro della riforma: compromesso o appoggio?

Fra la prima alla seconda Bozza si è passati dalle turbolenze iniziali a un graduale acquietamento degli animi, e quindi anche se, chiaramente, il problema è ben lungi dall'essere risolto, molti docenti guardano ora al Progetto con maggiore freddezza.
"Ritengo che il Progetto sia oggi, così com'è, ormai improponibile. Ho questa sensazione, Beida non potrà cambiare in un batter d'occhio, l'essenza di Beida non si può trasformare in una o due battute". È questa l'opinione di un associato, secondo il quale il gioco tra riformatori e riformati è ancora del tutto aperto, "e oggi bisogna riflettere sul come risolvere i problemi concreti, quindi credo proprio che il Progetto subirà altre revisioni". Le parole di questa docente sono di sicuro ampiamente condivise tra i docenti giovani e meno giovani dell'Ateneo. Quanto al fatto che l'Ateneo abbia approvato l'impiego di qualunque canale mediatico per comunicare alla società la propria determinazione ad andare avanti con questo progetto di riforma, sono stati in molti a esprimere dubbi e perplessità, proprio nei confronti di una scelta così radicale.
" È proprio a causa dell'influenza dell'ambiente circostante che attualmente le riforme in Cina non hanno un carattere così radicale". Un funzionario governativo spiega che anche la recente riforma dell'Accademia cinese delle scienze poteva ritenersi davvero esplosiva, ma che poi i risultati finali sono stati quasi nulli "perché quel che si doveva fare poi non si è fatto, e non si è certo andati dove si doveva".
Zhao Weiming invece esprime seri dubbi su quanto appena detto: "La riforma è chiaro che deve essere graduale, non si può fare in un lampo, bisognerà attraversare diverse fasi, e solo dopo un periodo di tempo abbastanza lungo la si potrà considerare completata, ma questo non vuol dire che non sarà radicale. La pratica ci dimostra che una riforma secondo una forma graduale risponde maggiormente alla situazione concreta della Cina. Perciò ritengo che possiamo soltanto recepire il concetto di questa riforma, e in seguito ci adopereremo per mettere in pratica quanto potremo, e arriveremo dove potremo. Ma ciò non significa che, se ci saranno cose che nell'attuale situazione generale noi non saremo grado di realizzare, questo sarà la dimostrazione dei fatto che questa riforma è stata sconfitta, oppure che non sia sufficientemente radicale. Se Beida vuole continuare ad esistere deve assolutamente riformarsi".
Zhao Weiming afferma infine con decisione che bisognerà vedere quali cambiamenti questa riforma produrrà: "il punto chiave sarà come sarà la terza Bozza. II Gruppo per la riforma di Beida impiegherà il periodo delle vacanze estive per lavorare su tutte le osservazioni che sono pervenute e, probabilmente in autunno, proporrà una terza Bozza".
Chissà quali tempeste potrà ancora scatenare questo Ateneo ormai più che centenario posto sulle rive del lago senza nome; merita senza dubbio tutta la nostra attenzione


MONDO CINESE N. 116, LUGLIO-SETTEMBRE 2003

Note

1 Cfr. ad esempio Xiao Rong "Reform Challenges University spirit", in Beijing Today, 11 luglio 2003, p.1, e l'anonimo "Reform-one word that shakes a 105-year-old University" in Beijing Review, 7 agosto 2003, pp.10-13. 
2 In caratteri latini nel testo cinese [n.d.t]
3 Wuming Hu, il "Lago senza nome", è quello intorno al quale è stata costruita Beida [n.d.t.] 
4 La citazione è da un notissimo slogan coniato da Deng Xiaoping per lanciare le riforme degli anni '80 [n.d.t.]. 

 

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