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DOSSIER SARS

La Cina e la malattia “atipica”

di Federico Masini

A volte la storia gioca scherzi strani: dopo tredici anni di relativa tranquillità sociale e straordinario sviluppo economico e civile, dopo appunto il più lungo periodo di stabilità della storia contemporanea cinese, iniziato, altro scherzo della storia, con i tragici fatti di Tian’anmen del 4 giugno 1989, la Cina ha subìto un nuovo pericoloso contraccolpo politico, economico e sociale. Questa volta non si è trattato di una forza politica esterna, come era stata la rottura con l’Unione Sovietica negli anni ‘50, neppure di un fenomeno politico di massa come la Rivoluzione Culturale, oppure una protesta studentesca come era accaduto nell’89, ma è accaduto l’imponderabile, l’inimmaginabile: l’epidemia di una malattia mortale, contagiosa e sconosciuta, diffusasi in Cina, nessuno sa come, ne esattamente dove e perché, mentre il resto del mondo era impegnato a fare la guerra all’Iraq (i più) o a protestare contro quelli che la stavano facendo (i meno). Ecco che quando le truppe alleate angloamericane giungevano a Baghdad, nelle prime pagine dei giornali occidentali, scoppiava la notizia di una epidemia mortale in Cina: una malattia atipica appunto, che oltre ad uccidere oltre 350 persone, averne contagiate più di cinquemila e messe in isolamento oltre trentamila1 , ha costretto la nuova dirigenza cinese ad affrontare la sua prima crisi, "atipica", appunto.

Mentre a marzo nelle stanze del palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo di Pechino si consumava il rito della IX Assemblea dei Rappresentanti del Popolo che, suggellando quanto già deciso durante XVI congresso del Partito comunista cinese del novembre scorso, sanciva la transizione della leadership cinese nelle mani di una nuova generazione di governanti, la quarta, dopo quelle di Mao, Deng Xiaoping e Jiang Zemin, nella provincia meridionale del Guangdong, probabilmente nella città di Foshan, stava divampando un focolaio di Severe Acute Respiratory Sindrome, conosciuta di lì a poco in tutto il mondo con l’acronimo Sars, o in cinese Feidian "atipica".

1. II primo diffondersi della malattia

Le autorità cinesi, in realtà già il 10 febbraio avevano dichiarato l’esistenza di 305 casi di Sars, che aveva provocato la morte di 5 persone a partire dalla metà del novembre del 2002. Tutto forse sarebbe stato destinato ad ottenere scarso rilievo internazionale, fin quando il 26 febbraio, viene diagnosticato il primo caso nella ex-colonia britannica di Hong Kong, dove, si sarebbe poi appurato il 20 marzo, la malattia sarebbe arrivata il 21 febbraio, portata da un medico proveniente dal Guangdong, che avrebbe poi contagiato ad Hong Kong alcuni parenti, poi tutti deceduti.

Verso la fine di marzo l’epidemia si diffonde rapidamente ad Hong Kong, dove il 27 vengono chiuse le scuole, e il 2 aprile l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sconsiglia, per la prima volta, i viaggi ad Hong Kong e nella provincia cinese del Guangdong, dove intanto la malattia continua a mietere vittime. Tutto fino a quel punto poteva ancora sembrare un triste evento naturale, come le grandi inondazioni del 1999 o il recente terremoto nel Xiniiang, catastrofici eventi cui la Cina è stata da sempre abituata a fare fronte ricorrendo alla macchina degli aiuti statali, per lo più intempestivi, e al tradizionale apparato della propaganda, tesa a minimizzarne gli effetti, agli occhi del resto della popolazione e del mondo intero. Questo pensava probabilmente il neo ministro della salute cinese, Zhang Wenkang, un medico militare, appena nominato a capo di quel dicastero, uno degli ultimi nella lista delle priorità della compagine governativa cinese, quando il 3 aprile ha tenuto una conferenza stampa a Pechino, che, invece, ha segnato, molto probabilmente, la fine della sua carriera politica.

II ministro, dopo aver comunicato che fino al 31 marzo erano stati identificati in tutto il paese 1190 casi, di cui 934 curati e già dimessi, dichiarava che negli ospedali cinesi erano ancora ricoverati solo 210 pazienti, di cui solo 6 gravi, avendo tutti gli altri già ricevuto "efficaci terapie" e, pertanto, concludeva dicendo: "Attualmente la società cinese è stabile, la vita e le attività lavorative si svolgono regolarmente e posso responsabilmente dichiarare che lavorare, vivere e viaggiare in Cina è assolutamente sicuro (...) L’epidemia è stata efficacemente controllata (youxiao kongzhi)".2
Pressato dalle domande circa i motivi che avrebbero ritardato le ispezioni da parte di funzionari dell’OMS nel Guangdong, Zhang dichiarava che quello stesso giorno una delegazione era arrivata nel Guangdong. Riguardo poi ai motivi che avrebbero spinto l’OMS a sconsigliare i viaggi in quella ragione, il solerte ministro dichiarava: "L’OMS ha dichiarato il Guangdong zona infetta, perché non conosce il modo in cui lì è stata trattata l’epidemia. Ora che gli esperti dell’OMS sono giunti nel Guangdong e potranno considerare chiaramente le condizioni del Guangdong, avranno modo di tornare sulle loro decisioni".
La conferenza stampa mette chiaramente a nudo le "incomprensioni" fra le autorità cinesi e l’OMS, un organismo internazionale che pretende di ispezionare e sindacare circa il comportamento della autorità cinese sul proprio territorio, una sorta di interferenza negli affari interni del paese, comportamento questo storicamente assolutamente inaccettabile, per un paese così sensibile circa il problema della propria sovranità all’interno del paese e sui tanti territori internazionalmente non ancora da tutti considerati appartenenti alla Cina (Tibet, Taiwan, Isole Spartley, ecc.).

La natura del contagio e soprattutto il fatto che, oggettivamente, la comunità medica internazionale non è ancora in grado di conoscere la vera natura del virus, le modalità e la portata del contagio, spingono il governo cinese a ricorrere a più drastiche misure non solo per contenere l’epidemia, ma cosa ancora più grave per contenere il contagio di sfiducia nei confronti del governo cinese ed in particolare della sua nuova dirigenza. II deus ex machina è trovato in una donna, Wu Yi, sessantaquattrenne, eletta all’Assemblea Nazionale del Popolo alla carica di vice primo ministro con la più alta percentuale rispetto ai suoi colleghi maschi, ben il 98,84% dei votanti. La seconda donna della storia moderna cinese a salire così in alto nella scala del governo e una delle prime a entrare nell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista.

Wu Yi, probabilmente viene chiamata ad affrontare il problema alI’indomani della citata conferenza stampa, ma ci vorranno ancora alcuni giorni prima che questo suo nuovo ruolo, che la porterà a sostituire Zhang al dicastero della sanità, venga pubblicamente dichiarato.

Intanto la Sars continua il suo contagio arrivando anche a Pechino, dove il sindaco, anch’egli neo eletto all’Assemblea di marzo, procede, anche lui, attivando gli usuali canali della propaganda, inviando gruppi di ispezione, invitando genericamente la popolazione a vigilare sulla diffusione del virus. Ma la malattia sta contagiando soprattutto l’immagine del paese agli occhi del mondo: I’8 aprile la stampa internazionale riporta le dichiarazioni di un anziano medico militare, Jiang Yanyong, che tramite i media occidentali accusa il governo di nascondere per motivi economici la vera entità del contagio3 . Già il 10 aprile, durante una conferenza stampa il vice ministro della sanità Ma Xiaowei, sostituisce il Ministro Zhang Wenkang, rispondendo alle domande della stampa internazionale che accusa la Cina di celare la vera entità del contagio4 . Tale interpretazione viene suffragata anche dalle dichiarazioni di funzionari dell’OMS che accusano la Cina di reticenze.

2. La seconda fase dell’epidemia

La situazione, soprattutto a livello internazionale, sembra ormai compromessa quando il 13 aprile viene convocata a Pechino una "Riunione nazionale sulla prevenzione della Sars", presieduta da Wu Yi, durante la quale interviene il primo ministro Wen Jiabao, assente il ministro della salute. II Primo ministro ammonisce a non sottovalutare l’importanza del lavoro di prevenzione della Sars, poiché questo significa "proteggere lo sviluppo delle riforme e la stabilità, garantire il sereno progresso della costruzione della modernizzazione socialista". La Sars viene quindi chiaramente identificata dal primo ministro, come una minaccia per la stabilità ed il progresso dell’intera nazione. Non è solo e soprattutto la questione sanitaria che preoccupa, quanto piuttosto la caduta dell’immagine della Cina agli occhi del mondo, immagine faticosamente costruita negli anni e soprattutto il rapporto della Cina con gli organismi internazionali.

Inizia dopo questa conferenza il secondo periodo della Sars, come è stato definito dall’OMS, facendo riferimento alle gravi reticenze cinesi durante la prima fase della Sars. Tuttavia ancora il 16 aprile l’OMS accusa la Cina di non aver incluso nelle statistiche fornite sul contagio, i casi ricoverati negli ospedali militari. II 17 ed il 19 aprile viene dato enorme risalto dagli organi di informazione cinesi alle dichiarazioni di Hu Jintao, Presidente della Repubblica e Segretario del Partito, e di Wen Jiabao che ammoniscono il paese circa l’importanza cruciale della lotta contro la Sars per la salute pubblica, per salvaguardare l’immagine del paese e mettere al riparo i successi economici degli ultimi anni.

Definita la situazione a livello centrale, si attiva la macchina della propaganda a livello nazionale e per fare ciò il 20 aprile vengono ufficialmente rimossi dall’incarico il ministro della salute Zhang Wenkang ed il sindaco di Pechino Meng Xuenong, sostituito dal Segretario del Partito della provincia di Hainan, Wang Qishan. Inoltre durante una riunione del Partito di Pechino, Liu Qi, il Segretario di questa città, secondo fonti di Singapore, compie una "sincera autocritica" circa il proprio comportamento5 . Con lo scopo di scongiurare la diffusione del virus, lo stesso giorno viene ufficialmente soppresso il ponte del 1 maggio, una delle poche occasioni che vengono concesse alla popolazione per prendere delle vacanze per un periodo collettivo.

II 23 aprile, quando l’OMS include anche la regione dello Shanxi e la città di Pechino, fra le zone a rischio in cui è sconsigliato recarsi, le autorità iniziano la costruzione alla periferia di Pechino di un enorme ospedale da campo, dove in pochi giorni, sarà poi concentrata la maggior parte dei pazienti infetti, con lo scopo di circoscrivere l’infezione. A questo punto le scuole di Pechino vengono chiuse, come era accaduto già ad Hong Kong, e nella capitale viene avviata una campagna di disinfestazione di vastissima portata. II 26 aprile viene poi decretata la chiusura di tutti i pubblici ritrovi.

AI fine di guadagnare la credibilità del governo, sia a livello interno che internazionale, sulla stampa si susseguono articoli che inneggiano alla trasparenza dell’informazione, in particolare il governatore della provincia meridionale dello Yunnan dichiara "Più si vuole nascondere qualcosa, più si cerca di bloccare qualcuno e più facilmente si diffondono dicerie infondate"6 .

In tale contesto di estrema pressione interna ed internazionale, il 25 aprile giunge a Pechino per una visita lampo, prevista da tempo e non annullata, il primo ministro francese. La visita, cui la stampa cinese fornisce uno straordinario risalto, segna l’inizio di una serie di mosse in campo internazionale tese a far riguadagnare alla leadership cinese la credibilità internazionale, a fronte delle reiterate accuse mosse dall’OMS alla gestione dell’epidemia da parte delle autorità cinesi. Forse grazie ai colloqui sino-francesi tenutisi a Pechino, il 29 aprile il portavoce del Ministero degli Esteri cinese conferma che Hu Jintao parteciperà alla riunione che si svolgerà ad Evian in Francia, in concomitanza con il G8, fra i leader delle nazioni più industrializzate e dodici paesi in via di sviluppo. Lo stesso 29 aprile giunge a Bangkok in Thailandia, il primo ministro Wen Jiabao, invitato a partecipare ad una riunione straordinaria dell’Asean, per affrontare il problema della Sars. In tale contesto si svolge così la prima visita all’estero del neo presidente del consiglio, che esordisce sulla scena internazionale affermando "Prendo parte a questa riunione con spirito di sincera responsabilità, fiducia e disponibilità alla collaborazione"; dichiarando inoltre che la Cina stanzierà la somma di 3 miliardi e mezzo di yuan per l’assistenza medica gratuita nelle campagne raggiunte dall’epidemia, una cifra tre volte superiore a quanto già stanziato per l’assistenza medica a livello nazionale nel 2003 (1,2 miliardi di yuan) prima dello scoppio della Sars, cifra che era già assai maggiore di quanto speso nel 2002 (800 milioni di yuan).

Proprio in quei giorni, come sarà dichiarato il 9 maggio, a Pechino si raggiunge il picco dell’epidemia, che dalla fine di aprile inizierà a decrescere, mentre continua ad aumentare nell’isola di Taiwan, dove, ironia della storia, sembra accadere quanto già visto a Pechino: infatti anche lì il 16 maggio viene allontanato il Ministro della Salute, e poi anche il Capo dell’Ufficio della Salute della città di Taipei (26 maggio).
Il 30 maggio il nuovo sindaco di Pechino Wang Qishan dichiara che "La lotta contro la Sars a Pechino è ancora estremamente grave".

II mese di maggio inizia il declino della malattia a Pechino, ma non nelle campagne, alla cui lotta contro la Sars è dedicata una riunione, in teleconferenza, probabilmente la prima della storia cinese, fra tutti i responsabili della province cinesi, affinché sia evitato lo spostamento verso le campagne delle centinaia di migliaia di lavoratori migranti che vivono nelle periferie delle ricche città costiere e che con la loro forza lavoro hanno contributo allo sviluppo urbano di quelle zone.

Proprio nel momento in cui I’epidemia sembra iniziare a diminuire, l’impegno delle autorità centrali è concentrato sulla lotta per riguadagnare la fiducia della popolazione: il primo ministro Wen Jiabao, durante una visita nella provincia centrale dello Shanxi, ammonisce a non abbassare la guardia, proprio nel momento in cui dalla lotta contro l’epidemia iniziano a giungere segnali positivi. Inoltre i mezzi di informazione diffondono notizie di voci incontrollate di focolai di epidemia messe a tacere, sanzionando fino ad un massimo di cinque anni di reclusione, coloro che sono ritenuti responsabili della diffusione di notizie false e tendenziose. II 17 maggio l’OMS include anche la provincia del Hebei, fra le zone a rischio e il 21 maggio sconsiglia i viaggi a Taiwan. Intanto la situazione a Pechino sembra migliorare e il 22 maggio vengono riaperte le scuole.

II 17 maggio il vice primo ministro, ora a capo anche del dicastero della salute, Wu Yi, si reca a Ginevra per partecipare alla 56° Riunione Plenaria dell’OMS, dedicata al problema della Sars, e scongiura la possibilità che una delegazione proveniente dall’isola di Taiwan, possa partecipare alla riunione, anche se con lo status di osservatore, riaffermando così la sovranità del governo di Pechino sull’isola. Wu Yi riesce inoltre ad imporre l’immagine di un paese sinceramente impegnato a cooperare con l’OMS e disposto a sottostare alle decisioni prese in tale consesso internazionale.

Sempre nel quadro di un rinnovato desiderio da parte della Cina di guadagnare credibilità internazionale, dev’essere considerata la prima visita all’estero del neo presidente della Repubblica Hu Jintao, che giunge a Mosca il 26 maggio per proseguire, dopo una settimana per Evian, dove, incontrando i rappresentanti del G8, pur continuando ad escludere la possibilità per la Cina di partecipare a tali riunioni, seppure in veste di osservatore come fece la Russia, testimonia una reale svolta della politica estera cinese che, da una rete di relazioni bilaterali si sta sempre più orientando verso una logica multipolare. In questa direzione vanno appunto gli impegni internazionali di Wen Jiabao, Wu Yi e Hu Jintao che hanno tutti scelto occasioni multipolari, riunioni di organismi internazionali, Asean, OMS o incontri Nord-Sud, per accreditare una nuova immagine della politica internazionale cinese7 . Tale atteggiamento cinese assume particolare significato soprattutto a fronte di un chiaro impegno statunitense teso a svalutare complessivamente il ruolo degli organismi internazionali8 .

II mese di giugno si apre all’insegna dell’ottimismo, infatti il 1 giugno è il primo giorno, dal 20 aprile, nel quale non sono dichiarati nuovi casi di contagio e questa notizia viene così commentata dal portavoce dell’OMS a Pechino, Bob Diez: "I dati sembrano abbastanza buoni; a volte difficili da credere, ma comunque li prendiamo per buoni"9 . II 4 giugno è il primo giorno in cui non ci sono casi dichiarati di morte per Sars a livello mondiale10 . Quindi progressivamente viene tolto il bando nei confronti della città di Tianjin, della regione dello Shanxi, della Mongolia Interna e del Hebei (13 giugno), dell’isola di Taiwan (17 giugno), di Hong Kong (23 giugno) e finalmente di Pechino (24 giugno).

Fra mille voci dai toni trionfalistici, la vera vincitrice di questa lotta appare Wu Yi, la prima donna della storia moderna cinese ad essersi guadagnata un posto nel firmamento politico cinese, grazie alle proprie capacità personali.

3. La crisi si trasforma in opportunità

Si conclude così la più "atipica" crisi della recente storia cinese: inconsueta perché ha costretto la Cina ad uscire forse definitivamente dal proprio isolamento, imponendogli, per la prima volta dopo il 1949, che un organismo esterno, internazionale, l’OMS potesse giudicare il comportamento delle proprie autorità sovrane; si è trattato in sostanza di una "breve" cessione di quella sovranità tanto pervicacemente difesa dalla leadership comunista. Ma la crisi ha acquisito uno speciale significato anche a livello di politica interna: per la prima volta un ministro ed il sindaco di Pechino sono stati rimossi non per motivi politici - la storia cinese è infatti costellata di rimozioni di questo genere, neppure sono stati condannati per reati economici, peculato o concussione, casi di questo genere se ne sono avuti di recente - ma solo per dichiarata incapacità ed irresponsabilità nell’esercizio delle loro funzioni. Non solo, il caso di tali rimozioni - alla quale si è poi aggiunta il 23 giugno quella del Capo di Stato Maggiore della Marina Shi Yunsheng, a causa del recente inabissamento di un sottomarino - segna, secondo la stessa stampa cinese, l’inizio della diffusione del "sistema delle responsabilità" (wenzezhi), non solo economiche, che hanno i funzionari pubblici nell’esercizio delle loro funzioni, ma anche responsabilità politiche dinanzi all’opinione pubblica; tali mutate condizioni vanno nella direzione, secondo un commentatore cinese, della "costruzione di un modello di governo di servizio, aperto (gongkai), trasparente (touming) e soggetto al sistema della responsabilità"11 .

Ecco che la crisi, in questo caso sanitaria, come nella migliore tradizione cinese, si trasforma in un’opportunità; la nuova dirigenza appena insediata, che ha rischiato di collassare a causa dell’emergenza sanitaria, sembra sia stata invece in grado di trasformare la crisi in una occasione per nuove aperture internazionali, che forse avrebbero dovuto attendere tempi più lunghi, se non sotto la pressione della Sars; una occasione per far procedere più speditamente la politica di tenui aperture politiche sostenuta da Hu e Wen, sotto forma di maggiori libertà di stampa; una occasione per porre rimedio con maggiore rapidità alla grave situazione sanitaria determinata dalle dismissioni del sistema sanitario nazionale avviata negli anni scorsi, politica che adesso appare completamente in via di revisione; una occasione, infine, per la dirigenza cinese di imparare ad utilizzare i mezzi di comunicazione di massa, in un mutato contesto in cui una sempre più vasta parte della popolazione ha accesso non tanto ad internet, a cui si può comunque provare a limitare l’accesso, ma soprattutto alle email, fonte incontrollata, inaspettata ed incontrollabile di informazioni "straniere", cioè provenienti da quei milioni di cinesi che vivono fuori dai confini della RPC e che intrattengono corrispondenze con amici e parenti, diventando così essi stessi veicolo di informazioni "straniere".

Sembra quindi che la Sars, sempre che non torni in autunno, possa diventare un’opportunità per compiere ulteriori passi in avanti, con un’andatura più salda, forte della convinzione che nessun governo può sperare di rimanere al potere se non riesce a salvaguardare la salute dei suoi sudditi, altrimenti è segno che "il mandato del cielo" è venuto meno.

MONDO CINESE N. 115, APRILE-GIUGNO 2003


Note

1  "Beijing leiji geli sanwan yu ren", Guangming ribao 29 giugno 2003.
2  "Weishengbuzhang Zhang Wenkang jiu Feidianxing feiyan fangzhi qingkuang da jizhe wen", Guangming ribao, 29 marzo 2003.
3  Secondo un osservatore, tali dichiarazioni sarebbero state volutamente diffuse per gettare discredito sul ministro della salute, poi appunto rimosso, con il consenso di quelle gerarchie del partito desiderose di eliminare il ministro, medico militare, che vantava notevoli appoggi in seno alle gerarchie militari ancora controllate dall’ex presidente della Repubblica Jiang Zemin, ora Presidente della Commissione Militare Centrale. Willy Wo-Lap Lam, "Hu uses Sars to tighten grip", CNN, 24 maggio 2003.
4  Chen Guangman, "Jin bacheng Feidianxing feiyan huanzhe yi zhiyu chuyuan", Guangming ribao, 29 marzo 2003.
5  "Kandaole Zhongguo de juexin", Lianhe zaobao, 22 giugno 2003.
6  Dichiarazione del Governatore dello Yunnan, Xu Rongkai, riprese dal Zhongguo qingnian bao, 23-04-2003.
7  Tale posizione era chiaramente richiamata in un articolo a firma Wang Hongbo del Guangming ribao del 28 giugno nel quale si dava rilievo ai seguenti giudizi apparsi sulla stampa internazionale: "Un articolo apparso sul londinese Times dichiarava che la Cina ha già coscientemente deciso di apportare un cambiamento alla propria politica internazionale; la Cina adesso desidera far sentire la sua voce in qualunque importante occasione internazionale. La France Press ha dichiarato che la decisione del presidente Hu Jintao di prendere parte a questo incontro al vertice sta a significare un grande cambiamento nella politica internazionale della Cina".
8  Si legga, ad esempio, la seguente dichiarazione di Hu Jintao rilasciata ad Evian: "Nell’attuale contesto internazionale, caratterizzato dalla complessità e dalla mutevolezza, la pace e lo sviluppo devono continuare ad essere il punto fondamentale. Anche in una prospettiva di più lungo periodo, la tendenza verso la multipolarità non potrà cambiare; attualmente nel mondo ci sono quasi 200 paesi ed oltre 6 miliardi di persone, diversi per tradizioni, culture, religioni, livello di sviluppo economico e sistema sociale; non è pertanto possibile utilizzare una sola forma di cultura, un solo sistema, un solo modello di sviluppo". "Hu Jintao chuxi ‘Nan-Bei lingdaoren feizhengshi duihua huiyi"‘, Guangming ribao, 29 giugno 2003.
9 "China reports halt in Sars spread", BBC news, 2 giugno 2003.
10  OMS, "Update 73 - No new deaths, but vigilance needed far imported cases", 4 giugno 2003.
11  Si veda ad esempio l’articolo "Zhonggong xin liangdaoceng zhizheng yanli" sulla prima pagina del Guangming ribao del 29 giugno 2003.

 

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