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INDICE>MONDO CINESE>IL SETTORE PRIVATO NELLA CINA DEGLI ANNI '90

POLITICA INTERNA

La corruzione in Cina oggi: alcuni casi recenti

di Flora Diana Sapio

I1. Il caso Yang Bin

Poco prima del XVI Congresso del Partito Comunista Cinese i mass media hanno riportato l’arresto di alcune figure di spicco1 della scena politica, tra cui il magnate Yang Bin, un personaggio meno famoso ed importante di Chen Xitong2, membro dell’Ufficio Politico accusato di corruzione nel periodo del XV Congresso di partito. L’irruzione degli agenti alle cinque del mattino del 4 ottobre scorso3 nella sua residenza però è stato un episodio che ha sollevato innumerevoli dubbi e perplessità, soprattutto alla luce dei suoi rapporti nebulosi con il governo di Pyongyang.
Yang Bin, non ancora quarantenne e già secondo uomo più ricco della Repubblica Popolare Cinese4, vanta un passato avventuroso. Ex militare dell’ Esercito Popolare di Liberazione, alla fine degli anni ‘80 aveva assunto lo status di rifugiato politico in Olanda per diventare, in seguito al matrimonio, cittadino olandese a tutti gli effetti. La repressione che aveva colpito la dissidenza nei primi anni ‘90 ed anche oltre non era sembrata un problema per Yang, che in questo periodo aveva iniziato ad importare ed esportare fiori e legumi. In soli dieci anni le attività di import-export erano state il trampolino di lancio del suo successo economico e della sua influenza politica. Alla fine degli anni ‘90 Yang, ex militare, ex dissidente politico e soprattutto ex cittadino cinese, era diventato membro del partito e presidente dello Euro Asia Group (Ouya Jituan), riuscendo intanto ad entrare nelle grazie di figure dei calibro di Li Lanqing5 e Bo Xilai. La stella di Yang, malgrado le previsioni della sua prossima perdita di favore risalissero al gennaio del 20026, ad ottobre sembrava ancora in ascesa. II governo di Pyongyang il 23 settembre dello scorso anno lo aveva nominato presidente della Regione Amministrativa Speciale di Sunuiju7, al confine sino-coreano. Dopo pochi giorni, mentre i riferimenti di George W. Bush all’”asse del male" erano amplificati dai media di tutto il mondo, i reati economici commessi da Yang Bin8, balzavano all’attenzione di Pechino. Se le autorità in passato avevano chiuso un occhio sui suoi affari, stavolta il loro atteggiamento sarebbe cambiato e Yang Bin, accusato di massiccia evasione fiscale, in men che non si dica sarebbe scomparso sia dalla scena economica che dalla scena politica.
II capitolo finale della saga di Yang Bin deve essere inserito nel fenomeno della lotta alla corruzione, considerata "un compito difficile, faticoso e di lunga durata"9, che ha rappresentato una costante della storia della Cina contemporanea. Secondo il principio dell’ "afferrare con le due mani" (liangshou zhua), a partire dalla riforma é necessario accelerare e favorire la crescita economica ed allo stesso tempo cercare di tenere sotto controllo la diffusione di fenomeni di corruzione. Le due mani devono inoltre "essere entrambe salde" (dou yao ying). La lotta alla corruzione non deve interferire con la crescita economica, né la crescita economica deve rappresentare un fattore di incremento della corruzione. L’intensificarsi delle campagne anticorruzione, una costante delle scelte politiche intraprese a partire dall’era denghista, ad intervalli regolari ha prodotto vittime eccellenti: Chen Xitong, Cheng Kejie10, Hu Changqing sono stati solo alcuni dei nomi del gotha politico epurati per reati di corruzione.
A questi si sono aggiunti più di recente figure di rango più basso, quali Yang Bin. II governo cinese sta rilanciando ininterrottamente la lotta alla corruzione dal 1997, dopo aver condotto negli anni ‘80 due campagne anticorruzione della durata di circa cinque anni su dieci. La conduzione di evasione fiscale per somme vertiginose, ben superiori ai cinque milioni di yuan, protratta per anni e per anni passata sotto silenzio non ha potuto non innescare il sospetto che Yang abbia goduto di protettori eccellenti. Piuttosto che addentrarsi negli affascinanti labirinti dei giochi di potere di Zhongnanhai11, è più interessante dipingere ad ampi tratti lo scenario entro il quale un ex dissidente ha stabilito connessioni con figure al vertice del Partito Comunista, è riuscito ad accumulare una considerevole fortuna, e l’ha persa in breve tempo, proprio quando la nomina a presidente della Regione Amministrativa Speciale di Sunuiju avrebbe potuto proiettarlo molto in alto sulla scena politica.

2. Scenari di corruzione

Fino alla metà degli anni ‘80, pochi anni prima del trasferimento di Yang in Olanda, la corruzione in Cina presentava modalità estremamente lineari12. In genere coinvolgeva pochi attori e somme di entità modesta, pur se di molto superiori al reddito medio della popolazione, ed era finalizzata all’acquisizione di vantaggi semplici, immediati: l’ottenimento della residenza urbana, il ritorno di familiari precedentemente inviati nelle aree rurali, l’ingresso nell’esercito o l’ammissione all’università, la concessione di un appartamento. I burocrati sfruttavano la propria funzione pubblica per scopi privati in modo sistematico, ma piuttosto banale, limitandosi ad alienare i beni statali sottoposti alla propria gestione diretta operando all’interno di una rete di conoscenze (guanxiwang). I reati a volte erano commessi in modo collettivo, ma seguivano logiche banali. Anche in questo caso gli atti di corruzione (shouhui, xinghui), peculato (tanwu), appropriazione indebita (nuoyong gongkuan) avevano una morfologia molto semplice. Spesso non si ricercava l’acquisizione di denaro, ma di beni, oppure il godimento di beni e servizi sul posto di lavoro. L’attenzione dei burocrati e dei loro corruttori era rivolta a vantaggi di breve periodo. I proventi del reato di frequente erano tesaurizzati, talvolta addirittura nascosti sotto terra13 oppure impiegati nell’acquisto dei beni di lusso disponibili all’epoca, quali orologi da polso e macchine fotografiche14. A volte i quadri corrotti anziché denaro preferivano accumulare generi alimentari sottoposti al razionamento15. I corruttori si accontentavano di muoversi con disinvoltura su un terreno cosparso di ostacoli burocratici, senza cercare di penetrare le strutture dello stato-partito. L’economia di piano conferiva una propria impronta alla corruzione differenziandone le modalità da quelle presenti nelle economie di mercato. La transizione verso il mercato ha generato fattori strutturali che sono stati prontamente sfruttati dalla corruzione. L’universo di questo reato ha subito un mutazione ed un processo di sviluppo accelerato, senza soddisfare, come evidenzia Ding Xueliang16, le aspettative di quanti prospettavano una sua diminuzione. La riforma economica ha chiuso gli spazi dell’economia di piano e provocato il declino di alcune forme di corruzione, ma agli attori del sistema economico e politico si sono presentate innumerevoli nuove opportunità per commettere reati di notevole complessità e raffinatezza. Simili ad un diamante, le modalità di corruzione degli anni ‘90 sono ricche di sfaccettature, spesso collegate tra loro in modo inestricabile. Una prima caratteristica è l’aumento vertiginoso delle somme coinvolte nel reato. Le poche decine di yuan degli anni ‘70 divengono negli anni ‘80 alcune centinaia di yuan, e poi, nel decennio successivo, milioni e decine di milioni di yuan17. Il decentramento delle decisioni economiche ha attribuito ai funzionari statali maggiori poteri decisionali ed offerto loro un ventaglio di opportunità talmente vasto da poter essere sfruttato per fini inconcepibili solo pochi anni prima. I burocrati hanno iniziato a non agire più in modo isolato, a non ricercare beni di lusso da occultare agli occhi dei propri colleghi, bensì occasioni di collusione, la possibilità di godere al massimo del proprio potere decisionale. II singolo burocrate è divenuto un centro nevralgico in grado di mettere a disposizione della controparte non più poche e semplici opportunità, ma un grosso spettro di possibilità. La vincita di gare d’appalto per lavori pubblici o forniture governative18, il collocamento di azioni della propria impresa sul mercato19, la tutela del contrabbando e della criminalità organizzata20, la possibilità di vendere prodotti contraffatti o di cattiva qualità, di effettuare raccolta illecita di capitali21, frodi finanziarie o assicurative, prestiti bancari, la svendita delle imprese di stato, e delle proprietà statali in genere sono alcune delle possibilità offerte ai quadri. Manovre di notevole complessità richiedono il ricorso all’opera di più funzionari, tutti più o meno affidabili, ed investimenti tali da garantire la collaborazione ed il silenzio reciproci. Se nei primi anni ‘80 era possibile concludere affari vantaggiosi regalando ai funzionari qualche bottiglia di liquore e sigarette straniere, adesso tali gesti sarebbero considerati un vero e proprio affronto. I network di corruzione, talvolta estesi a varie province, vedono il coinvolgimento di numerosi professionisti dall’alto tenore di vita, non di rado educati presso università europee o americane. Si tratta di uomini di mondo, molto diversi dallo stereotipo del rozzo quadro comunista paludato in un’uniforme maoista, con la stella rossa sul berretto. Riescono a gestire network estremamente complessi, che presentano al loro interno una diversificazione delle funzioni dei membri. Talvolta si verifica un fenomeno simile a quello citato a proposito della corruzione in Italia, ovvero la raccolta delle tangenti da parte di un unico funzionario, che in seguito le ripartisce tra i colleghi in base a quote più o meno prestabilite22. La comparsa del reato in forme organizzate non sempre si è rivelata funzionale alla concessione di vantaggi a terze persone. La collusione è stata anche finalizzata ad attuare la privatizzazione informale delle imprese statali da azionarizzare e collocare sul mercato. L’obiettivo della corruzione si è spostato dall’acquisizione dei beni materiali a quello dei diritti di proprietà23. Alcune forme di corruzione continuano ad essere attuate dai governi locali desiderosi di rimpinguare le loro magre finanze, e consistono nell’imposizione di tasse e multe illegali o in misura maggiore a quella stabilita (luan shoufei). Raramente i proventi dell’atto sono stati impiegati per il finanziamento di servizi di pubblica utilità: più spesso sono stati destinati all’uso personale dei burocrati, o impiegati nell’acquisto di automobili, e la costruzione di lussuosi edifici pubblici, simbolo del prestigio della leadership locale.
Altre forme di corruzione, reminiscenze dei primi anni del secolo scorso, vedono la vendita e l’acquisto di promozioni e cariche pubbliche, con prezzi che oscillano dai 100.00024 ai 300.00025 yuan, che sono ampiamente ripagati dalle opportunità di arricchimento fornite dalla carica. La corruzione sta inoltre facilitando la convergenza tra criminalità organizzata, sia cinese che straniera, ed i membri della struttura politica.

3. II “fenomeno dei 59 anni”

I mass media continentali, con la pudicizia propria dei mezzi di comunicazione di massa, hanno tentato di semplificare questa realtà ricorrendo alla categoria concettuale del “fenomeno dei 59 anni” (wushijiu sui xianxiang). Secondo questa rappresentazione i funzionari prossimi all’età della pensione temono l’imminente perdita di potere e prestigio e cercano di sfruttare gli ultimi anni del loro mandato per arricchirsi, spesso in modo illecito. La realtà della corruzione ha smentito questa semplificazione. Cariche a qualsiasi livello e di qualsiasi tipo sono sfruttate molto prima dell’approssimarsi della terza età, da soggetti collocabili principalmente nel fascia di età tra i trenta ed i quarant’anni26. I funzionari inoltre cercano di garantire la propria sicurezza in vari modi. I più utilizzati sono l’esportazione illegale di grandi capitali all’estero, il loro investimento in beni immobili, ed in attività imprenditoriali generalmente lecite e molto redditizie. Altre volte, quando i capitali sono trasferiti all’interno dei confini cinesi, si verifica la conduzione di attività in luoghi molto distanti dalla zona su cui il funzionario esercita la propria giurisdizione.
"II vecchio partito ed il nuovo partito" (laodang xindang) è un’espressione usata dai pechinesi, soprattutto quelli più anziani, che racchiude numerosi significati. Allude alle pratiche seguite da alcuni quadri che sfruttano il proprio potere per ottenere vantaggi personali ed esprime una condizione di generica sfiducia negli ideali del partito. In modo nostalgico richiama un tempo in cui i quadri erano a stretto contatto con la popolazione, ed esprime il rimpianto di uno scenario che spesso coincide con gli anni della propria gioventù. Esprime anche la disillusione dinanzi ad una situazione complessa. La lotta alla corruzione in Cina ha assunto una particolare importanza a partire dall’avvio delle riforme economiche. La metafora delle due mani, utilizzata da Deng, esprimeva la piena compatibilità tra l’obiettivo del regime di mantenere alti tassi di crescita economica e di evitare che la crescita subisse distorsioni causate dal suo nutrirsi di metodi e capitali illegali. L’attenzione del partito si è spostata dall’ideologia e dall’idealismo di matrice maoista alla crescita economica, all’apertura verso l’esterno, alla riforma ed al mantenimento della stabilità sociale. Si tratta di priorità strettamente collegate. Nessun regime economicamente dinamico può essere, infatti, rovesciato da una rivolta popolare. Per questo motivo la lotta alla corruzione ha rivestito particolare importanza. Dopo i fatti del 1989 però le riforme avevano subito una battuta d’arresto ed è stato compito di Deng rilanciarle nel 1992, nel corso di un viaggio intrapreso nelle dinamiche province meridionali, il nanxun. Prima del viaggio a sud molti casi di corruzione avevano scatenato un dibattito che "additava il gelso e malediceva la sofora". II discorso sulla corruzione aveva fornito l’occasione a quanti sostenevano tempi e modi diversi per la conduzione della riforma di dar voce alle proprie vedute facendo leva su un argomento che toccava nel profondo la sensibilità della popolazione e gli interessi della leadership. II definitivo rilancio delle riforme nel 1992 ha innescato dei cambiamenti. Da quando il corso della riforma è divenuto irreversibile il discorso sulla corruzione ha assunto sfumature di altro tipo. Svariati casi di corruzione si sono risolti con l’assoluzione degli imputati in quanto, recitano le sentenze, "se si perseguisse la responsabilità penale (...) [degli] imputati l’impresa di certo fallirebbe, gli impiegati perderebbero il lavoro, gli introiti fiscali diminuirebbero, gli investimenti esteri calerebbero (...) e ciò sarebbe svantaggioso per la liberazione delle forze produttive, svantaggioso per la politica di apertura e riforma, svantaggioso per la costruzione dell’economia, svantaggioso per la tutela della stabilità sociale"27.

4. Privatizzazioni informali e contromisure

Spesso le nuove forme di corruzione coinvolgono casi come quello di Chen Yin’er28. Chen29 è capovillaggio di Qiu, un piccolo centro del Zheijang, membro del locale comitato di partito e presidente di una delle imprese da azionarizzare, la Yinfa. Chen era riuscito ad ottenere un prestito di 20.000.000 di yuan dalla Bank of China, corrompendo i suoi dirigenti. In seguito aveva trasferito i fondi a Ningbo, fondando Ningbo Yinda, Ltd, ed altre sette finte società intestate a suoi familiari. Quando l’offerta pubblica di azioni della Yinfa aveva avuto luogo, le otto società fantasma di Chen avevano acquisito il pacchetto di maggioranza, pari 57% delle quote azionarie. In seguito, sfruttando il nome ed i capitali della Ningbo Yinda, Chen ed i suoi familiari, che erano ormai divenuti proprietari dell’impresa che reggeva l’economia del villaggio, avevano requisito del suolo arabile per collocarvi una fabbrica di tubature. L’impresa di stato dopo la privatizzazione era stata costretta ad abbandonare le vecchie logiche dell’economia di piano e divenire autonoma, efficiente e competitiva. I dirigenti erano stati costretti a licenziare numerosi dipendenti per salvare le magre finanze della Yinfa. I licenziamenti erano avvenuti mentre Chen ed i suoi prelevavano 2.000.000 di yuan dalle casse dell’impresa per costruire una villa a Shanghai e versare tangenti ai dirigenti bancari per evadere le tasse sugli utili che, malgrado tutto, l’impresa era riuscita a realizzare. Condotto in tribunale Chen non aveva negato di aver sottratto fondi statali per 20.000.000 yuan e finanziato I’autoprivatizzazione della fabbrica, rilevando che ciò è stato necessario per attuare gli obiettivi posti dal partito ai dirigenti locali: privatizzare le imprese del villaggio. Chen per questo motivo è stato condannato a soli 3 anni di detenzione per aver corrotto i dirigenti bancari, e 3 anni per aver sottratto 20.000.000 di yuan. II codice del 1997 prevede la condanna ad oltre dieci anni di reclusione, l’ergastolo o la pena capitale per i responsabili di corruzione per somme superiori a 100.000 yuan30. Nel frattempo la famiglia di Chen mantiene la proprietà dell’impresa, l’obiettivo della privatizzazione è stato raggiunto e, se Chen riuscirà a sopportare la discesa all’inferno dei campi di lavoro, dopo sei anni potrà nuovamente assaporare il lusso e gli agi.
Il regime è conscio delle conseguenze di episodi come quello di Chen ed ha reagito non solo rilanciando in modo costante le campagne anticorruzione, ma anche adottando provvedimenti istituzionali. La riforma del sistema giudiziario (sifa gaige), la creazione di un vasto e complesso corpus di leggi anticorruzione sono stati solo alcuni dei rimedi adottati. Altre misure consistono nella delega della contabilità degli organi e delle imprese di stato a contabili esterni (huiji weipai zhidu), parzialmente svincolati dai meccanismi di direzione degli organi e delle imprese pubbliche. Inoltre, si stanno migliorando le modalità di tenuta della contabilità degli organi di governo, separando le entrate e le uscite extrabilancio secondo il "sistema dei due binari" (liangtiaoxian zhidu). I funzionari di stato e di partito sono divenuti responsabili per la condotta ed i reati commessi dai propri sottoposti. II regime sta attuando sforzi concreti nella lotta alla corruzione, anche se permangono innumerevoli fattori di interferenza. AI di là dei meccanismi messi in luce nelle pagine precedenti, le interferenze strutturali più comunemente citate riguardano il sistema di doppia subordinazione (shuangchong lingdao) delle agenzie anticorruzione. In Cina non esiste un organo anticorruzione autonomo, distaccato dall’apparato statale. II compito di prevenire la corruzione è demandato a varie agenzie, sottoposte sia al controllo del partito, che a quello degli organi gerarchicamente superiori, che dei governi popolari dello stesso livello amministrativo. L’estrema ampiezza e vaghezza della definizione di corruzione contenuta nella normativa disciplinare, amministrativa e penale costituisce un altro fattore in grado di sortire influenze di vario tipo sulla persecuzione dei reati. Nonostante l’adozione di queste ed altre misure, spesso si verificano delle interferenze dei poteri locali sulle indagini, e la collusione tra funzionari appartenenti a più livelli amministrativi. A volte i funzionari che ricevono l’incarico di prevenire e reprimere la corruzione sono gli stessi ad aver commesso il reato. Le denunce possono essere consegnate al denunciato, che paradossalmente è incaricato di combattere il reato. Questi allo stesso tempo gode di ampi poteri nell’attuazione delle misure di riforma dell’economia e spesso il suo successo politico è condizionato dai tempi e dai ritmi che riesce ad impartire allo sviluppo economico locale. Le interferenze in questo meccanismo sono potenzialmente in grado di innescare reazioni a catena dagli effetti imprevedibili. Finora, si sono quasi sempre risolte in modi analoghi a quello che ha per protagonista il vecchio Chen Yongjie. Chen è un quadro di partito ormai ottantenne, che nel corso della sua esistenza è stato testimone dell’intera storia della Repubblica Popolare Cinese. Sdegnato dalla corruzione che pervade struttura politica di Shenyang aveva denunciato i quadri corrotti, subendo dopo poco tempo svariati attentati dai quali si era salvato per miracolo. Quanti hanno condiviso i sentimenti di Chen e raccolto prove sui reati per collaborare con le autorità sono stati costretti a lavorare senza stipendio o sottoposti a rieducazione attraverso il lavoro (laodong jiaoyang) per periodi fino a quattro anni". Se all’inizio degli anni ‘80 il secondo lavoro di Han Kun, intellettuale impiegato presso un istituto di ricerca che nei ritagli di tempo aveva fornito delle consulenze ad un’impresa di stato in procinto di riconvertire la produzione, era stato considerato forma di corruzione32, il vortice del cambiamento in Cina ha inghiottito anche le vecchie forme di corruzione, ne ha create di nuove, ed ha suscitato notevoli mutamenti soprattutto nella definizione della corruzione. L’ombra proiettata dalla corruzione sul futuro della Cina è considerata da alcuni33 uno degli svariati fattori che indurrà in tempi ristretti il collasso del Paese. Di certo la corruzione costituisce un fattore preoccupante, dalle notevoli ricadute in termini di legittimità della leadership e di sviluppo economico. Nel caso della Cina le vicende storiche contemporanee però assumono sempre orientamenti che divergono da qualsiasi previsione. Nel caso della corruzione l’adozione di strumenti istituzionali ha rappresentato un’innovazione cui hanno fatto eco eventi di altra natura. Una leggera diminuzione dell’influenza sullo scenario politico e dell’alta finanza dei figli dell’élite comunista, i "principini" (taizidang), avversati da alcuni investitori internazionali34, sembra rappresentare un cambiamento positivo. Gli investitori interni ed internazionali hanno iniziato a chiedere una maggiore trasparenza nella conduzione degli affari, e sembra che stiano ottenendo alcune risposte. La Cina però è e resta una realtà complessa, dove il totale delle variabili che ne delineano gli scenari politici, economici e sociali non è mai equivalente alla somma di ciascuna di esse, ma sempre diverso, in grado di generare sviluppi di difficile previsione. L’ingresso nel WTO ed il XVI Congresso hanno appena sollevato il sipario su nuovi scenari in base ai quali si potrà capire se e come la Cina riuscirà a porre sotto controllo la corruzione ed a beneficiare così di una crescita economica più sana e limpida.

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MONDO CINESE N. 114, GENNAIO-MARZO 2003


Note

1 Oltre a Yang Bin, si tratta di: Gao Yan, alleato di Li Peng, membro del XV Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, e dirigente della Corporation di Stato per l’Energia Elettrica, misteriosamente scomparso; Zhu Xiaohua, ex Presidente del Gruppo Everbright (Guangda), condannato a 15 anni di reclusione per reati economici dell’entità di mezzo milione di dollari, alleato di Zhu Rongji; Wang Xuebing, membro supplente del XV Comitato Centrale, dirigente della Bank of China trasferito, dopo uno scandalo di corruzione, alla China Construction Bank, anch’egli alleato di Zhu Rongji. 
2) Sul caso di Chen Xitong si veda Piero Corradini, "Corruzione a Pechino", Mondo Cinese, n. 99, 1999, pp. 11-188 e Bo Zhiyue, "Economic Development and Corruption: Beijing Beyond Beijing", Journal of Contemporary China, vol. 25, n. 9, 2000, pp. 467- 487.
3) "Entrepreneur Yang Bin Said Arrested", Associated Press, 4 ottobre 2002.
4) "China’s 100 richest business people", Forbes, 11 dicembre 2001 (ediz. internet)
5) Ex vicepremier del Consiglio degli Affari di Stato.
6) Bruce Gilley, "The Perils of Flower-Power", The Far Eastern Economic Review, 10 gennaio 2002, pp. 30-35. 
7) "Chinese-born dutch flower magnate Yang Bin appointed head of North Korea’s Sunuiju special administrative region", China Daily, 5 ottobre 2002; "Yang Bin, un capitaliste en Corée du nord", Libération, 25 settembre 2002 (ediz. internet).
8) Già da settembre un sito satirico, affiliato o simpatizzante del movimento Falungong (www.kanzhongguo.com) aveva iniziato a pubblicare degli articoli sull’evasione fiscale di Yang Bin.
9) Hu Changqing, Cheng Kejie Deng Zhongda Dianxin Anjian Jinshi Jiaoyu Duben Bianxiezu, (Comitato Editoriale del Libro di lettura, educativo e di ammonizione su Hu Changqing, Cheng Kejie ed altri gravi casi tipici) (a cura del), Hu Changqing, Cheng Kejie Deng Zhongda Dianxin Anjian Jinshi Jiaoyu. (Libro di lettura, educativo e di ammonizione su Hu Changqing, Cheng Kejie ed altri gravi casi tipici) Beijing, Zhonggong Zhongyang Dangxiao Chubanshe, 2000, p. 33.
10) Hans Hendrischke, "Corruption, Networks and Property Rights: The Demise of a Local Leader Through Love and Greed", in China in seine Biographischen Dimensionen: Gedenschrift für Helmut Martin, a cura di Christina Neder, Heinei Roetz, Ines-Susanne Schilling, Wiesbaden, Harrassowitz, 2001, pp. 516- 534.
11) Due recenti testi sulla scena politica contemporanea sono Andrew J. Nathan e Bruce Gilley, China’s New Rulers, The Secret Files. London, Granta Books, 2002, e Cheng Li, China’s Leaders, The New Generation. New York, Rowman & Littlefield Publishers Inc, 2001.
12) Stephen K. Ma, "Reform Corruption: A Discussion on China’s Current Development", Pacific Affairs, vol. 62, n. 1, 1989, pp. 40-52. Clemens Stubbe Østergaard, "Explaining China’s Recent Political Corruption", Corruption and Reform, vol. 1, 1986, pp. 209-233. Clemens Stubbe Østergaard e Christina Petersen, "Official Profiteering and the Tiananmen Square Demonstration in China", Corruption and Reform, vol. 6, 1991, pp. 87-107.
13) Yan Ming (a cura di), Renmin fayuan anli leibian pingxi, xingshi shenpanjuan (Commento ai casi delle corti popolari divisi in categorie, volume sui casi penali), Changchun, Jilin Renmin Chubanshe, 2000, pp. 391-396. 
14) Dangyuan Weiji Anjian Puxi Bianxiezu (Comitato editoriale sull’analisi delle violazioni disciplinari dei membri del partito) (a cura del), Dangyuan weiji anjian pouxi - neibu faxing (Analisi delle violazioni disciplinari dei membri del partito - a circolazione interna). Beijing, Xuefan Chubanshe, 1990, p. 191.
15) Ibid., p. 195.
16) Ding Xueliang, "The Quasi Criminalization of a Business Sector in China. Deconstructing the Construction Sector Syndrome", Crime, Law and Social Change, n. 35, 2001, pagg. 177-201.
17) Zhongguo Falü Nianjian Bianjipu, Zhongguo Falü Nianjian (Annuario Legale Cinese). Beijing, Falü Chubanshe, annate 1990-2000. La media aritmetica resa dall’esame di un campione di cento casi ha evidenziato come gli imputati per reati di corruzione negli anni ‘90 abbiano sottratto una media di tre milioni di yuan.
18) Zhonghua Renmin Gongheguo Zuigao Renmin Jianchayuan Gongbao (Gazzetta della Procura Suprema del Popolo della Repubblica Popolare Cinese), gennaio 1993, pp. 31-32. 
19) Ibid., giugno 1993, pp. 31-32
20) Zhang Shanhua e altri, Fengbao – Chachu Xiamen Teda Zousi’an Jishi (La Tempesta - La vera storia delle indagini e della risoluzione del grande caso di contrabbando di Xiamen), Beijing, Zuojia Chubanshe, 2001.
21) Zuigao renmin fayuan, zhongguo yingyong faxue yanjiusuo, Renmin fayuan anlixuan - xingshijuan (Selezione di casi delle corti popolari - volume sui casi penali). Beijing, Renmin Fayuan Chubanshe, 1997, pp. 730-736.
22) Donatella della Porta e Alberto Vannucci, "Corrupt Exchanges and the Implosion of the Italian Party System", in Arnold J. Heidenheimer, Michael Johnston (a cura di) Political Corruption: Concepts and Contexts. New Brunswick and London, Transaction Publishers, 2002. Fang Wen. Tiannu. Fantanju zai Xingdong. (L’Ira di Dio - L’ufficio anticorruzione in azione) Hohot, Yuanfang Chubanshe, 1996. Ernesto Savona e Laura Mezzanotte, La Corruzione in Europa. Roma, Carocci Editore, 1998.
23) Zuigao Renmin Jianchayuan Gongbao (Gazzetta della Procura Suprema del Popolo), marzo 1992, pp. 31-32.
24) Ibid., marzo 2000, pp. 28-29. 
25) Ivi
26) Dato ricavato dall’analisi di un campione di 300 casi di corruzione.
27) Guojia Faguan Xueyuan, Zhongguo Renmin Daxue Faxueyuan (Istituto Nazionale della Magistratura, Istituto di Giurisprudenza dell’Università del Popolo) (a cura di), Zhongguo Shenpan Anli Yaolan 1998 Nian Xingshi Shenpan Anlijuan (Selezione di sentenze sui casi, Volume dei casi penali giudicati nel 1998). Beijing, Zhongguo Renmin Daxue Chubanshe, 1999, pp. 193-197.
28) Ivi.
29) Chen era di certo un ‘boss locale’ (zhuangzhu), ma il suo caso a chi scrive sembra rappresentativo della parcellizzazione che sta colpendo la struttura politica cinese e del contributo recato ad essa dalla nuova struttura assunta dalla corruzione, piuttosto che inquadrabile nell’ottica delle forme di resistenza dei governi locali al governo centrale, anche se Bruce Gilley accenna a Chen in tal senso in Bruce Gilley, Model Rebels, The Rise and Fall of China’s Richest Village. Berkeley, University of California Press, 2001, pp. 161-162.
30) L’articolo 383 del Codice Penale della Repubblica Popolare Cinese recita al primo paragrafo "II reato di peculato è sanzionato in base alla gravità delle circostanze, secondo le seguenti disposizioni: II responsabile dell’appropriazione di somme superiori ai 100.000 yuan è punito con reclusione superiore a 10 anni o con l’ergastolo Si può (keyi) applicare la pena del sequestro dei beni personali. In caso di circostanze particolarmente gravi (qingjie tebie yanzhong) si applicano la pena di morte ed il sequestro dei beni personali." Traduzione dell’autrice.
31) Ren Liuzhi, Dangdai Zhongguo Min gao Guan. (II popolo denuncia i funzionari nella Cina contemporanea) Changchun, Shidai Wenyi Chubanshe, 1999, p. 127.
32) Guangming Ribao, 23 dicembre 1982 e 4 gennaio 1983.
33) Gordon G. G. Chang, The Coming Collapse of China, New York, Random House, 2001.
34) Susan W. Lawrence, "Jiang Ensures Party Endures", Far Eastern Economic Review, 21, novembre 2002, (ediz. internet).
 
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