I contributi che seguono costituiscono diverse, interessanti testimonianze in merito ad alcune recenti manifestazioni artistiche tenutesi in Cina (il Secondo Festival della Fotografia, a Pingyao) e in Italia (a Milano e a Roma). Com’è noto la situazione del mondo dell’arte, in Cina, appare oggi estremamente diversificata, in un contesto che vede accanto alle tradizionali istituzioni pubbliche che, fino alla fine degli anni ‘80, ne hanno monopolizzato qualunque forma espressiva, condizionandone anche pesantemente la possibilità di esportazione un parallelo, prorompente sviluppo di creatività individuale, che si concretizza in forme sempre meno controllabili da parte delle istituzioni. Ciò è inizialmente avvenuto soprattutto nei campi dove la creatività individuale non aveva bisogno di grossi supporti organizzativi (esperimenti letterari e musicali, arti visive, fotografia, video ecc.), ma si realizza oggi anche attraverso sperimentazioni artistiche collettive, come grandi installazioni, videoarte, spettacoli teatrali, di danza, concerti ecc. Sperimentazioni di realizzazione non sempre facile, e sulle quali sovente il vaglio della censura politica tenta a volte, ancora oggi, di operare pesanti tagli. Da parte delle autorità si cerca infatti di riportare qualunque espressione artistica all’interno degli ideologicamente sicuri canali ufficiali, grandi scuole e istituzioni pubbliche dipendenti dai diversi ministeri (Ministero della Cultura, Ministero per l’industria dell’informazione ecc.) e che ancora oggi debbono avere l’imprimatur del Dipartimento Propaganda del partito comunista soprattutto per poter "uscire" dal paese. Esistono quindi da un lato le manifestazioni artistiche approvate e sostenute, anche finanziariamente, dalle autorità governative, che riguardano soprattutto grandi eventi artistici di tipo tradizionale (imponenti mostre di reperti archeologi, troupe ufficiali di canti e danze locali ecc.) e dall’altro i percorsi autonomi di chi si fa strada nel mercato artistico ‘nonstatale’, in fase di prorompente sviluppo: gallerie d’arte private sono sorte da tempo in grandi città come Pechino, Shanghai, Canton, nella vivacissima Chengdu, e il mercato dell’arte raggiunge ormai direttamente (senza più passare, come un tempo, attraverso Hongkong) quotazioni altissime anche in ambito internazionale. Da tempo ormai gli artisti cinesi vengono invitati, più o meno "ufficialmente" ad esporre nelle grandi manifestazioni internazionali, e le loro opere figurano in importanti collezioni private. Un recente esempio ci sembra possa sintetizzare brillantemente quanto a contenuti e tendenze la situazione attuale: la grande esposizione organizzata lo scorso ottobre nei locali del suggestivo Espace Cardin, a Parigi illustrava in 140 grandi opere tutta la gamma dei principali generi contemporanei proveniva totalmente da una collezione privata, quella dei coniugi Guy e Myriam Ullens (Catalogo: Paris Pékin 528 ottobre 2001, Chinese Century, Parigi, 2001). Quindi il fatto che proprio in questi mesi anche nel nostro Paese sia gallerie private che istituzioni pubbliche abbiano contemporaneamente aperto spazi dedicati all’arte cinese costituisce una valida testimonianza di un nuovo interesse che speriamo duraturo.
MONDO CINESE N. 114, GENNAIO-MARZO
2003