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Spigolature da Pechino

di Mauro Marescialli

Avete mai sentito parlare di ‘bobo’? Fino a qualche tempo fa neanche il sottoscritto, ma tale termine - o, per meglio dire, abbreviazione - è finito per entrare a forza nel vocabolario urbano cinese a furia di apparizioni su riviste e giornali locali all’indomani della pubblicazione avvenuta lo scorso ottobre del bestseller ‘Bobos in Paradise’, dello scrittore americano David Brooks. ‘Bobo’ sta per boehmian + bourgeois e, originariamente, fu un termine coniato per descrivere una nuova classe di giovani individui dal sostanzioso conto in banca, maturato spesso e volentieri con mirati investimenti in borsa durante il periodo d’oro delle dot-com, e uno stile di vita stravagante, non particolarmente appariscente ma, se osservato con attenzione, piuttosto dispendioso nelle abitudini e nei gusti più o meno ricercati. II successo commerciale registrato in Cina dal libro di Brooks non rappresenta un caso. La borghesia medio-alta delle grandi città cinesi, non più definibile quale ‘emergente’ in quanto ormai assai ben consolidata nel tessuto urbano della Cina contemporanea, ha naturalmente finito per assumere una coscienza ben precisa del proprio status e della sua funzione sociale. In quanto tale, essa è avidamente attratta da fenomeni sociali provenienti da culture diverse a cui ispirarsi o in cui possa rispecchiarsi compiaciuta.

Ma da chi è composta questa benedetta ‘borghesia’ cinese, vi chiederete? Chi sono questi personaggi di cui si fa un gran parlare da queste parti? Sono classificabili? Esistono sul serio? Certo che sì. Hanno soprannomi, disponibilità economiche, abitudini, gusti e personalità ricche e variegate, come recentemente indicato con arguta precisione in un articolo di una rivista locale di cui mi appresto qui di seguito a riportare a grandi linee il contenuto, mescolato liberamente alle mie osservazioni personali.

Yapi 

Sì proprio loro, gli Young Urban Professionals (yuppies) paragonabili a quelli che infestavano il mondo occidentale negli anni ‘80 sono particolarmente visibili a Pechino, Shanghai e Shenzhen. Questo gruppo in genere possiede più soldi che buon senso ed è votato senza mezzi termini alla ricerca del piacere e della ricchezza. Gli yapi detestano spendere quattrini in generi di consumo primario e raggiungono il massimo del piacere quando possono sfoderare 10,000 yuan per l’ultimo modello di cyclette, o migliaia di yuan per la tessera VIP della palestra cittadina più nuova e alla moda. Essi si dilettano a comunicare tra di loro in un buon inglese, inserendo occasionalmente parole in cinese, anche quando non vi sia l’ombra di uno straniero attorno a loro. Gli yapi amano far mostra dei simboli della loro ricchezza e dispongono sempre e comunque dell’ultimo e più costoso modello di cellulare disponibile sul mercato, dotato - ovviamente - di suoneria polifonica il più rumorosa possibile.

Bobos

Ultimi in ordine di tempo ad aggiungersi alla schiera della borghesia medio-alta locale, i bobos formano una borghesia meritocratica che guadagna montagne di quattrini grazie a impieghi prestigiosi in giornali, riviste o ditte di hi-tech. Le loro abitudini consumistiche vertono sulla pratica e l’acquisto di costosi equipaggiamenti per sport estremi o nella ricerca di esosi quanto originalissimi componenti d’arredo forgiati dalle mani sagge ed esperte di un artigiano dell’Anhui. A differenza degli yapi, i bobos non amano ‘apparire’, prediligendo altresì un atteggiamento più rilassato e di basso profilo, più concentrato sulla qualità piuttosto che sulla quantità. I bobos possono essere avvistati su autobus e treni: la loro singolare forma di protesta silenziosa contro il numero esagerato di autovetture in circolazione. Essi vivono in enormi lofts egregiamente ristrutturati e partecipano spesso a tavole rotonde su temi sociali e culturali di varia natura in cui hanno modo di sfoggiare il loro computer portatile ultrapiatto collegato via infrarossi al palmare ultimo grido.

Bailing 

Colletti bianchi. Diffusi copiosamente all’interno di uffici, i bailing vivono e si moltiplicano all’interno di ditte straniere o joint-ventures, ricoprendo preferibilmente incarichi amministrativi, di vendita e marketing, e/o risorse umane. In genere, si recano a lavoro in taxi, ma desiderano fortemente un’autovettura o stanno lì lì per acquistarne una. Il bailing ha la tendenza a consumare bottiglie di vino importato e ad avventurarsi nella sperimentazione di cucine straniere, indiane, tailandesi o italiane. II bailing rappresenta senza saperlo il target market principale delle riviste patinate cinesi che si industriano in tutti i modi possibili per trovare la formula editoriale magica in grado di attrarne i gusti (non particolarmente raffinati, ma piuttosto vasti ed aperti) per vendere più copie.

Jinling

Colletti d’oro. Essi rappresentano la massima evoluzione del dakuan (spendaccione ricco ma volgare). Imprenditori di straordinario successo impegnati nei settori dell’edilizia, della borsa, della pubblicità, dei trasporti pesanti e dell’import-export. II jinling vive in ville specificamente costruite seguendo i suoi principi funzionali ed estetici in genere all’insegna della pacchiana ostentazione. Egli è inoltre orgoglioso possessore di un vasto parco di fuoriserie d’importazione e di un’ammirabile collezione di costosissimi orologi svizzeri da polso.

Fenling

Colletti rosa. Classe giovane costituita da individui prevalentemente di sesso femminile assai attenti alle ultime mode, appena usciti da università prestigiose e approdati alla prima occupazione. I colletti rosa si ritrovano nei caffè, nelle palestre e all’Ikea. Nel giro di un anno o due abbandoneranno il colletto rosa per sfociare naturalmente in quello bianco o approdare verso lidi bobos o yapi.

Xiaozi

La piccola borghesia. Individui per lo più single che affiancano sempre un nome inglese a quello cinese affibbiatogli alla nascita. Si distinguono per essere assidui frequentatori delle chat lines internettiane in cui sfoggiano il loro alter-ego virtuale studiato a tavolino fin nei minimi dettagli. Abbelliscono le loro conversazioni con parole inglesi e/o francesi per impressionare l’interlocutore di turno e tendono a coltivare una sorta d’immaginaria solitudine che combattono - a loro dire - solo quando cercano l’anima gemella su internet. Possono essere avvistati in ristoranti stranieri, piccoli teatri, mostre d’arte underground e in piccoli negozietti alla ricerca di ‘qualcosa di unico’.

Piaoyidai o Hunzi

I fluttuanti. Un ceto piuttosto particolare ma in rapida crescita, composto principalmente da ventenni non particolarmente interessati ad avere un lavoro fisso, un matrimonio costoso e un mutuo per la casa sul groppone. Sempre in cerca di occupazioni occasionali in grado di concedergli lo spazio per praticare uno stile di vita più libero e lontano dalla monotonia di un lavoro fisso. Spendono i loro introiti subito dopo averli incamerati nel portafogli facendo del carpe diem la loro principale ispirazione di vita.

MONDO CINESE N. 114, GENNAIO-MARZO 2003

 

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