1. La distribuzione sul territorio
Secondo una stima elaborata dalla Caritas, comprendente tutti i minori e i permessi in corso di registrazione al 31 /12/1999, i cinesi sarebbero fra i primi dieci gruppi nazionali in Campania (2384 unità)2 . La comunità è diffusa in tutte e cinque le province campane con proprie iniziative imprenditoriali nel settore tessile e manifatturiero. Nella città di Napoli, invece, i cinesi si sono concentrati nella ristorazione e, ultimamente, si stanno muovendo in ambito commerciale.
La prima apparizione moderna dei cinesi a Napoli avviene negli anni '80, quando furono aperti i primi ristoranti, ma è nei primi anni '90 che la presenza di cinesi nella città di Napoli conosce la sua grande espansione. I ristoranti si moltiplicano a vista d'occhio, da Mergellina al centro storico, e, già dalla fine degli anni '80, fanno la loro comparsa i commercianti ambulantî, anche se ancora si limitano alla zona intorno a piazza Nolana (nei pressi della stazione ferroviaria). Proprio qui, intorno a Piazza Garibaldi, a metà degli anni '90, sono stati aperti i primi negozi di commercianti cinesi, che rifornendo di merci anche gli ambulanti, hanno fatto sì che questi ultimi si allargassero con i loro tavolini in buona parte del centro di Napoli, rendendo questo popolo molto visibile agli occhi di tutti3 .
Iniziando da via Poerio e via Carrera Grande, i cinesi si sono allargati, nel biennio 1998-99, ai vicoli della Duchesca, ancora nell'area adiacente la stazione centrale. I loro negozi trattano generi provenienti dalla Cina e sono principalmente di due tipi: abbigliamento e oggettistica/giocattoli. Fanno sia vendita all'ingrosso sia al dettaglio e in particolare riforniscono i venditori ambulanti4 . I prodotti arrivano nel porto di Napoli in container di compagnie di import-export cinesi: Cosco5 , Yang Ming e Han Jin sono le più grandi. AI contrario gli imprenditori di San Giuseppe Vesuviano preferiscono appoggiarsi a Roma, dove i loro concittadini fanno arrivare la merce da Genova, il principale scalo italiano per le rotte internazionali. La scarsa sicurezza dello scalo partenopeo è comprovata da esperienze dirette degli interessati: la merce non immediatamente trasferita nei magazzini dopo lo sdoganamento, veniva rubata dai container6 . Le brutte avventure con la realtà peggiore di Napoli non si limitano a questo: dagli articoli de
II Mattino si apprende che spesso i cinesi sono presi di mira per rapine e scippi o sono vittime di scherzi di cattivo gusto.7
Negli ultimi due anni sono comparsi piccoli supermercati di generi alimentari cinesi, soprattutto cibi confezionati, ma anche qualcosa di surgelato o addirittura fresco. Questi negozi si riforniscono anche di tre quotidiani in lingua cinese, pubblicati in Italia:
La Nuova Cina e II Tempo Europa Cina sono stampati a Roma, Europe China News è fatto a Milano. Nella zona della Stazione centrale si trova un negozio di audio-cassette, video-cassette, DVD e vari libri, tutto rigorosamente in cinese. Poco più avanti si trova la sede di un import-export di scarpe di marca cinese, che rifornisce vari negozi e vende ai passanti, tutti attirati dai prezzi assolutamente competitivi. Nelle strade limitrofe, dove si trova una forte concentrazione di negozi di scarpe, fino a tempi recenti ne esisteva anche uno cinese, del quale oggi rimane ancora l'insegna "Kanghai" (senza più i caratteri cinesi a fianco), ma ora vende collane, cinture e vari altri oggetti e i titolari non sono più cinesi, ma indiani o srilankesi. Proprio in piazza Garibaldi si affacciano due negozi di telefonia, probabilmente dello stesso gestore, vista l'identica insegna "Shangai", e si trovano a distanza l'uno dall'altro di due/tre attività commerciali. Verso il centro storico, in piazza Bellini, troviamo un negozio con un nome che rievoca la storia antica e la cultura tradizionale cinesi: "L'esercito di terracotta"8 . Il gestore è un giovane cinese che vende, a prezzi neanche troppo bassi, oggettistica e abbigliamento tipici: qipao, gli abiti tradizionali femminili di epoca Qing, pennelli per la calligrafia, ventagli dipinti a mano, quadri ecc... Infine, in prossimità dell'Ufficio Stranieri della Questura, quattro o cinque negozi di pelletteria, che hanno insegne con nomi misti italo-cinesi e con un tocco di inglese, come: "Italia Sud Bag's Ingrosso", "Yang Bag's-Andrea Ingrosso Borse" oppure "Ye Paolo Borse", accompagnate da caratteri cinesi.
Un'attenzione particolare merita la Farmacia Cinese, nella zona di Forcella, che offre anche la consulenza di un medico cinese. AI Vomero, nella parte collinare della città, esiste una Associazione Culturale italo-cinese.
Nel 2000 si è costituita un'associazione chiamata "ACaCia", Associazione Campania-Cina, che porta avanti attività di volontariato e collabora con le Istituzioni a favore della comunità cinese che risiede nella zona della Stazione.
2. Dati di archivio
La popolazione cinese residente a Napoli è ancora in numero ristretto, ma in aumento. Questo è sicuramente un segno importante di crescente stabilità. A tale riguardo i dati forniti dalla Questura di Napoli sono preziosi, anche se non privi di problematiche. Essi si riferiscono alle presenze regolari di cittadini cinesi a Napoli nell'arco di diversi anni. Si è ritenuto utile partire dal 19959 , spezzando addirittura l'anno fra i primi nove mesi e gli ultimi tre, nei quali appaiono effetti più imponenti della sanatoria iniziata proprio a settembre/ottobre di quell'anno, passando poi per tutti gli anni successivi fino al 2001. II numero dei permessi di soggiorno emanati, rinnovati, in vigore o che lo sono stati per una parte dell'anno in questione, non rappresentano la quantità reale di persone presenti sul territorio, dal momento che molti tipi di permessi, come quello per studio o per turismo hanno una durata inferiore ad un anno. Ad ogni modo, le percentuali più alte si concentrano nelle motivazioni per lavoro, categoria che più ci interessa.
Secondo i dati dell'Istat riguardanti i cittadini dell'Asia estremo-orientale residenti a Napoli al 31 dicembre 2000, i cinesi sono il secondo gruppo straniero più numeroso e (escludendo il Giappone) sono quelli che hanno un maggiore equilibrio fra maschi e femmine.
I dati reperiti nel gennaio 2002 presso l'ufficio Servizio Statistiche dell'Anagrafe di Napoli, sono i numeri totali e divisi per genere dei cinesi residenti negli anni 1998, 1999 e 2000. Inoltre, per l'anno 2000, oltre alle informazioni sopra dette, è stato possibile avere nel dettaglio le caratteristiche di ogni singolo residente: data di nascita, sesso, luogo di nascita, stato civile, quartiere di residenza, data d'iscrizione all'anagrafe, se la precedente residenza era in Cina o meno, codice di appartenenza familiare con altri residenti e la data di scadenza del permesso di soggiorno. Nel 2000 c'è stata una crescita notevole della popolazione cinese, con un incremento maggiore di quello del 1999. La differenza fra sessi non ha cambiamenti sostanziali.
Dalle informazioni sui residenti dell'anno 2000, si possono ricavare osservazioni piuttosto interessanti. È da ricordare che questi numeri non sono ovviamente rappresentativi della reale presenza di cittadini cinesi sul territorio napoletano e che molte delle persone ancora iscritte risultano avere il permesso di soggiorno scaduto, perciò non si può essere certi della loro effettiva presenza a Napoli. Fra questi, ben 49 hanno nella casella "Scadenza Permesso di Soggiorno" uno zero, che, secondo le parole della dottoressa Cipriani10 , significa "scaduto da molto tempo"; 19 individui risultano col permesso scaduto fra gli anni 1990, 1995 e 1999. Può darsi che tutte queste persone siano ancora effettivamente residenti a Napoli e che non abbiano comunicato la scadenza del nuovo permesso, oppure che siano soggiornanti a Napoli, ma illegalmente, o ancora che abbiano lasciato la città.
La distribuzione per classi d'età é molto articolata, con rappresentanti in tutte le fasce: è molto rilevante la presenza di bambini, in numero superiore anche agli adolescenti, ma la categoria di maggioranza è quella fra i 30 e i 40 anni, seguita dalla fascia 20-30 anni; sono rappresentati anche i più anziani, sebbene in netta minoranza.
L'immigrazione cinese ha un carattere prevalentemente familiare, infatti la presenza di singoli individui è in genere molto limitata. Troviamo un'alta percentuale di coniugati (44,8%), considerando, anche, che circa il 30% dei residenti ha meno di 20 anni. Estremamente articolata appare la composizione delle famiglie. Non abbiamo nel dettaglio il tipo di parentela che intercorre fra i membri ma si presume che nuclei di 6/7 persone di diverse età siano composte, oltre che da genitori e figli, anche da nipoti, zii, cugini fino ai nonni. In effetti, solo 44 individui risultano senza altri membri familiari, fino ad arrivare a famiglie di dieci o undici persone. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, la popolazione cinese residente si è distribuita soprattutto in alcuni quartieri di Napoli, in particolare S. Lorenzo, ma ha interessato quasi tutte le zone della città.
3. Le imprese
La Camera di Commercio Industria e Artigianato di Napoli ha istituito nel 2000 l'Ufficio di Statistica, il quale ha gentilmente concesso i dati riguardanti gli imprenditori di cittadinanza cinese nel territorio di Napoli e provincia, divisi per tipo di impresa e per comune. I dati vengono registrati e aggiornati ogni tre mesi, per cui avendo fatto richiesta nel febbraio 2002, abbiamo ottenuto la prima registrazione fatta in assoluto, cioè il quarto trimestre 2000 e poi le successive del terzo e del quarto trimestre 2001.
Le persone che si sono iscritte alla Camera di Commercio e la quantità di imprese attive non possono coincidere dal momento che le società di vario tipo richiedono l'iscrizione di ogni socio. Non ci sono i dati precisi riguardanti le tipologie di forme giuridiche delle ditte cinesi, ma presumo che le indicazioni generali rilevate in altre zone11 siano abbastanza valide anche per l'imprenditoria cinese a Napoli: le ditte individuali sono la grande maggioranza, mentre la diffusione di società miste o di capitale sono in aumento, soprattutto nelle attività di commercio. Nel giro di un anno, l'incremento più forte si è avuto nel comune di Napoli, dove il commercio all'ingrosso e al dettaglio è assolutamente l'attività predominante. Nell'anno 2000, il comune di Napoli deteneva il numero maggiore di iscritti, ma comuni minori come Terzigno e San Giuseppe Vesuviano non sono molto distanti. Nel complesso, al primo posto abbiamo le attività manifatturiere, seguite dal commercio all'ingrosso e al dettaglio, dalle imprese non classificate12 e da alberghi e ristoranti. A Napoli città, al contrario, le attività manifatturiere sono quasi inesistenti e prevalgono di gran lunga quelle per il commercio, seguite dai ristoranti.
Nell'arco di nove mesi c'è stato un aumento di circa centocinquanta nuovi iscritti, con la comparsa di comuni in precedenza non coinvolti: Cardito, Pompei, Portici, Sorrento, Acerra e Barano d'Ischia. L'aumento complessivo vede però una diminuzione di circa venti attività manifatturiere, bilanciata da quelle di commercio all'ingrosso e al dettaglio, che aumentano di una cinquantina di unità, e quelle non classificate, con più di cento unità. Nei successivi mesi del 2001 le tendenze descritte sopra continuano a sussistere: aumento complessivo degli iscritti, diminuzione delle attività manifatturiere e aumento del commercio, ulteriore aumento delle imprese non classificate.
4. I dati della Questura
A Napoli, al di là degli straordinari aumenti degli anni 1995 e 1998, si rileva una crescita costante di presenze regolari. Le impennate degli anni sopra menzionati sono dovute alle regolarizzazioni delle sanatorie, che hanno seguito le nuove norme di legge sull'immigrazione (il Decreto legge 489/95 e il provvedimento di regolarizzazione del 1998, DPCM 16/10/1998). II dislivello è talmente evidente che il valore raggiunto nel 1995 cala bruscamente l'anno successivo e sarà superato solo dal rialzo improvviso del 1998; dopo di che ritornerà sui livelli della regolare crescita rispetto all'anno precedente (1997); neanche nel 2001 si raggiungono i numeri del 1995 (lo scarto rimane di circa centocinquanta permessi).
Dove sono andate a finire queste persone? Le risposte possono essere varie: sono andate via da Napoli - tornate in patria o emigrate in un'altra città d'Italia - oppure l'anno successivo non sono riuscite ad avere le caratteristiche necessarie per rinnovare il permesso ottenuto con la sanatoria e quindi tornate nella condizione di clandestinità. Se guardiamo i motivi per cui sono stati rilasciati i permessi, vediamo che prevale di gran lunga il lavoro dipendente, seguito dai motivi familiari, dal lavoro autonomo o dagli affari, a seconda degli anni. II lavoro dipendente sembra avere una crescita continua, a parte le impennate del 1995 e 1998; il lavoro autonomo al contrario dal 1997 al 1998 vede quadruplicarsi il suo valore, ma negli anni successivi ha una tendenza leggermente negativa.
Per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari, l'aumento è continuo, eccetto un primo calo dopo il 1995; inoltre non sembrano essere influenzati più di tanto dalla seconda sanatoria. Gli affari, invece, dopo un brusco calo nel 1996, si mantengono stabili e sono anche loro indifferenti alla sanatoria del 1998. L'iscrizione alle liste di collocamento rimane (in percentuale rispetto al totale) alta fino al 1996, quando è il secondo motivo dopo il lavoro dipendente; ha, però, un grosso calo rispetto al 1995 e negli anni successivi rimane decisamente stabile.
È da notare la differenza di numero fra i permessi di soggiorno per lavoro autonomo e gli iscritti alla Camera di Commercio, questi ultimi essendo molto inferiori. Questo può significare che molti stanno svolgendo un'attività indipendente senza avere le carte in regola, oppure che lavorano per qualcun altro. Non deve sembrare strano che persone con un permesso di soggiorno idoneo decidano di rischiare ed esercitino senza avere tutti i documenti e i permessi richiesti dalla legge, come l'iscrizione al Rec. Per i lavoratori stranieri superare l'esame alla Camera di Commercio non è affatto semplice. Oltre alle complesse pratiche amministrative, le autorizzazioni e i permessi relativi a persone e locali per l'uso lavorativo (difficoltà che incontrano anche gli italiani), ci sono altri ostacoli. Innanzitutto la lingua, che, nella forma parlata, rende difficili le relazioni dirette con impiegati e funzionari e, in quella scritta, crea un ostacolo molto grande per il superamento dell'esame. In particolare, da una ricerca che comprendeva interviste a lavoratori indipendenti immigrati a Napoli, risulta permanere una generale mancanza di informazioni, una scarsa conoscenza della legislazione in materia e soprattutto delle pratiche necessarie da svolgere per essere in regola. Ciò è dovuto alla difficoltà linguistica ma anche a resistenze da parte di impiegati pubblici che mantengono un atteggiamento ostile verso l'immigrato che si presenta per essere informato o per svolgere le pratiche.13
Prosegue la tendenza di lungo periodo alla "normalizzazione" della popolazione cinese, sia in relazione alla composizione per sesso, sempre meno sbilanciata verso la componente maschile, sia alla proporzione di coniugati e coniugate, con un continuo aumento soprattutto delle seconde.
Di norma vale la regola per cui sono principalmente i maschi non coniugati ad usufruire delle regolarizzazioni, ma da questi dati risulta che per i cinesi a Napoli non è così. Per esempio, il grosso aumento del 1995 è dovuto soprattutto ad un salto di coniugati/e; i celibi e nubili sono in tendenza ascendente, ma si deve tenere presente che in questa categoria sono compresi anche i bambini e gli adolescenti, il cui aumento è da attribuire ai ricongiungimenti familiari, come si è visto, in netta salita. Per quanto riguarda i sessi, la sanatoria del 1998 non ha invertito l'inclinazione all'assottigliamento della distanza fra uomini e donne che si sta verificando negli ultimi anni. La categoria dei motivi familiari è l'unica in cui il numero delle donne è sempre maggiore di quello degli uomini e, in alcuni anni, raggiungono anche il doppio o quasi il triplo del numero. Nel lavoro dipendente le donne sono circa un terzo degli uomini, mentre nel lavoro autonomo si attestano circa sulla metà.
L'unica fascia d'età che in questi anni è diminuita di numero è la zero-quattordici14 , tutte le altre aumentano, anche se con andamenti differenti. Le fasce più numerose sono ovviamente quelle centrali, diciotto-trenta e trentuno-cinquanta. Fra queste due, come nel resto d'Italia, la seconda è sempre la più cospicua, ad eccezione che nell'anno 1998, quando la fascia 18-30 ha un'impennata, ma, dopo un brusco calo, aumenta solo moderatamente. La seconda fascia, ovvero quella che comprende solo gli anni fra i quindici e i diciassette, avrebbe diritto ad un'attenzione particolare, dal momento che questi ragazzi e ragazze per la legge non sono più dei bambini da inserire obbligatoriamente nel sistema scolastico, ma, nella realtà, non sono neanche veri e propri adulti, a cui trovare un qualsiasi tipo di lavoro. II loro numero è in netta salita.
5. La scuola
Si sono scelte due scuole medie per proporre un questionario ai loro studenti cinesi. Si trovano nei pressi della stazione ferroviaria e sono le scuole che a Napoli hanno la maggiore concentrazione di questi stranieri: la scuola media Colletta e la Gabelli. Entrambe fanno parte di un Istituto Comprensivo (ha anche una scuola materna e una elementare); dato importante, questo, per rilevare che nell'ordine scolastico elementare della Colletta sono presenti altri alunni cinesi: la scuola si chiama Bovio e vi troviamo una notevole affluenza di bambini cinesi (trenta nel 2001-2002), dei quali dieci si trovano dal settembre 2002 nella scuola media Colletta. Nell'Istituto Comprensivo della Gabelli, invece, è la materna ad avere la presenza di bambini cinesi, che passeranno presto alle elementari.
Molte altre scuole, sparse un po' per tutta la città, hanno uno o due alunni. Nel complesso, a Napoli e provincia la presenza di bambini asiatici nella scuola materna è bassa15 . Almeno per i genitori cinesi, si può dire che preferiscono che i bambini in età prescolare rimangano in Cina o addirittura ci vengano mandati se nascono in Italia. Quanto appena detto avviene per diversi motivi. II primo, comprensibile per tutti, è che persone che emigrano in un paese straniero preferiscono sondare la situazione ed ambientarsi almeno un po' prima di coinvolgere figli piccoli in tale avventura. II secondo è che molto spesso queste persone devono lavorare l'intera giornata, avendo così pochissimo tempo da dedicare alle cure di un bambino. L'ultimo motivo è che, lasciando il piccolo alle cure di nonni o di altri parenti in Cina, gli danno la possibilità di vivere, almeno per un po' di tempo, secondo le proprie usanze e la propria cultura, prima di trapiantarlo in un ambiente "altro". Quando i genitori hanno scelto di tenere il bambino con loro, si sono verificati casi in cui i piccoli cinesi sono stati affidati a famiglie italiane della zona in cui abitavano, per cui le donne napoletane, dietro compenso (in media 500 euro al mese)16 , hanno cresciuto in casa loro, durante la settimana lavorativa, questi bambini, i quali rivedevano i genitori solo nei week-end.
La scuola elementare è quella che risulta avere la maggiore presenza di alunni asiatici a Napoli e provincia, probabilmente perché iniziano ad arrivare molti dei piccoli che erano stati lasciati alle cure dei parenti in Cina. La scuola media, invece, si pone al centro come numero di presenze: sono i figli già grandi che raggiungono i genitori o che sono arrivati recentemente con almeno uno di loro. La difficoltà di inserimento è molto alta, sia per i bambini sia per i ragazzi, ed è principalmente dovuta al fatto che vengono inseriti nelle scuole appena arrivati, senza alcuna conoscenza della lingua italiana. Per questo la comunicazione con i compagni e gli insegnanti risulta quasi nulla per un periodo molto lungo. Soprattutto i più grandi, che per loro natura fanno più affidamento sulla comunicazione verbale di quanto può fare un bambino, incontrano difficoltà non indifferenti.
Questa situazione è stata rilevata sia attraverso i questionari sottoposti nelle scuole medie sopra citate, sia parlando con i Dirigenti Scolastici e gli insegnanti. In particolare nella scuola media Colletta, nonostante gli sforzi di migliorare la situazione con corsi di italiano e attività extrascolastiche, la realtà appare problematica. In effetti le due realtà considerate sono molto diverse: nella prima le difficoltà sono evidenti e a tratti preoccupanti, mentre nella scuola Gabelli la situazione è sicuramente migliore. I motivi sono abbastanza chiari: nella prima, il clima generale piuttosto negativo è dovuto alla numerosa presenza di ragazzi cinesi, che per la maggior parte hanno una scarsissima conoscenza dell'italiano, ma anche al fatto che diversi alunni italiani sono ragazzi molto agitati e con problematiche varie. L'altra scuola, invece, è favorita dal numero esiguo di cinesi, i quali si trovano in Italia da più tempo e quindi con la possibilità di comunicare molto meglio. Questa netta differenza fra le due risulta abbastanza strana se si pensa che la loro collocazione è molto ravvicinata. Il preside della Gabelli ha dichiarato di non avere alcun criterio di selezione degli iscritti, quindi probabilmente la concentrazione nella Colletta è dovuta alla catena di relazioni interne alla comunità stessa, che porta i genitori ad iscrivere i figli dove si trovano quelli dei loro conoscenti, senza valutare la situazione generale della scuola.
6. Conclusioni
Possiamo quindi affermare che la comunità cinese a Napoli presenta alcune caratteristiche in comune con quelle di altre realtà d'Italia di più vecchia data, ma ha anche tratti che la distinguono e la rendono parte di un'esperienza unica.
Come abbiamo visto il massiccio insediamento nella "capitale del sud" è piuttosto recente, rispetto al centro e al nord d'Italia. La Campania è la regione del Meridione che accoglie il maggior numero di immigrati in generale e di cinesi in particolare. Tutti i dati raccolti provano quanto si può sospettare, anche semplicemente, girando per il centro della città: la popolazione cinese sta aumentando a vista d'occhio, non solo diffondendosi a macchia d'olio in sempre più località del napoletano, ma anche nello stesso comune di Napoli. Nel capoluogo partenopeo, il settore in cui vediamo questi immigrati maggiormente impegnati è quello commerciale, incentivato sicuramente dal porto della città che accoglie anche rotte internazionali. La piccola imprenditoria artigianale, invece, ha visto il suo grande sviluppo, all'inizio degli anni '90, nei comuni del vesuviano, o in comuni minori come Terzigno e Noia, dove finora ha risieduto la collettività cinese più visibile e "chiacchierata" della provincia di Napoli.
Prendendo in considerazione in particolare la realtà del comune di Napoli, vediamo che le caratteristiche generali della popolazione cinese residente (anche se in scala nettamente minore) sono abbastanza in accordo con quelle rilevate in altre realtà d'Italia17 : un buon equilibrio fra i sessi, una distribuzione per classi d'età molto articolata, con una percentuale maggiore nelle fasce intermedie, e una maggioranza di celibi e nubili, ma con un buon numero di coniugati, considerando che tra i single sono compresi anche i bambini e gli adolescenti. Per quanto riguarda la regione di origine, lo Zhejiang primeggia su tutte le altre. Anche questa caratteristica è comune al resto d'Italia.
Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio dei residenti e delle attività lavorative cinesi, la situazione napoletana è, invece, forse unica in Italia: questa comunità si è concentrata perlopiù molto vicino al centro storico della città. La scelta dei lavoratori cinesi è caduta, ovviamente, su una zona in crisi economica, dove risultava più facile trovare locali da affittare o comprare a basso prezzo e lavorare senza essere troppo notati, almeno in un primo momento. Questa "area fertile" l'hanno trovata alle spalle della Stazione Centrale. II loro arrivo ha fatto lievitare i prezzi e gli affitti di negozi e case e, nello stesso tempo, grazie anche alla riqualificazione di strade e palazzi da parte delle Istituzioni, la zona ha ripreso vigore ed è, almeno esteriormente, radicalmente mutata.
Il livello di interazione e integrazione con la società ospitante è ancora molto basso ed è condizionato in primo luogo dalla nota recente del fenomeno. I due classici settori di maggiore collegamento sono l'attività lavorativa e la scuola. Nel lavoro essi presentano una forte "settorialità" nel tipo di impresa, e sono praticamente nulli i casi di dipendenti cinesi con datori di lavoro napoletani. Risultano casi, invece, in cui italiani lavorano in un ristorante o in un'impresa cinese, ma si tratta di persone che possiedono almeno una conoscenza di base della lingua cinese (molto spesso sono studenti dell'Istituto Universitario Orientale). La maggioranza dei cinesi ha una familiarità con la lingua italiana molto scarsa, anche se vive in Italia da molto tempo. A Napoli e, in particolare, nei quartieri popolari dove sono stanziati, i cinesi incontrano un ostacolo ulteriore, poiché devono relazionarsi con persone che parlano perlopiù il dialetto napoletano. Non si può dire che essi non vogliano imparare la nostra lingua: basta constatare l'assidua loro presenza a tutti i corsi serali di italiano in cui riescono ad entrare.
Va rilevato poi che la cosiddetta "comunità" cinese è tutt'altro che unita e omogenea. AI suo interno presenta molte differenze e a volte anche nette divisioni, dovute principalmente al tipo di attività svolte, ma anche all'estrazione sociale e al grado di cultura dei singoli. AI gradino più basso troviamo gli ambulanti, che sono considerati commercianti, ma di livello inferiore; questa professione è sempre preferibile, però, al lavoro di operaio in una ditta di artigianato, ritenuto più massacrante, e che impedisce di avere contatti con l'esterno. AI gradino immediatamente superiore ci sono i negozianti della Stazione, commercianti a tutti gli effetti. Ancora più in alto si trovano i ristoratori, forse i più individualisti, anche all'interno del proprio settore: spesso sono disposti ad aiutare economicamente chi è arrivato da poco o chi intende fare il "salto imprenditoriale", ma preferiscono non frequentare i connazionali delle altre "categorie" e le zone dove questi abitano e lavorano. All'apice si collocano gli intellettuali o chi ha avuto la possibilità di inserirsi in un circuito privilegiato, che ruota intorno al mondo universitario e culturale; ma anche uomini d'affari o donne sposate con italiani.
Nel 2002 si è tenuta la 1a Conferenza Provinciale di Napoli per l'immigrazione. A rappresentare la comunità cinese c'era la Presidentessa dell'Associazione Acacia (Associazione Campania Cina), che è anche la referente nella Consulta Provinciale per l'immigrazione18 di Napoli. Essa ha esposto la situazione generale dei cinesi in provincia di Napoli ed ha evidenziato la necessità di migliorare l'interazione e la comunicazione di questa componente straniera con il contesto locale. Qualche iniziativa, però, è stata presa: da un paio di anni, grazie alla volontà di singoli, interessanti progetti di integrazione sono portati avanti in alcune scuole di San Giuseppe Vesuviano e in una di Napoli. Nella documentazione dei lavori della Conferenza si afferma: "Ci sono realtà con le quali alcune delle stesse associazioni che lavorano nel settore dell'immigrazione non erano mai entrate in contatto (come ad esempio la comunità cinese o l'associazione degli immigrati di Pianura che si caratterizza perché multietnica)".19 Come già detto, ad ostacolare l'avvicinamento e la conoscenza fra gli immigrati cinesi e la società italiana ci sono le difficoltà oggettive (la forte coesione comunitaria e la difficoltà linguistica), ma non sono meno d'impedimento i pregiudizi, testimoniati dai numerosi articoli allarmistici e piuttosto superficiali comparsi nella cronaca locale; infine, le leggi recentemente promulgate a livello nazionale vanno decisamente verso la chiusura dei nostri confini a questi immigrati.
Va rilevato al proposito, che i cinesi sono molto abili nell'inserimento di clandestini, aiutati dalla possibilità di inserire l'immigrato in circuiti lavorativi etnici "sotterranei" fino a quando arriverà la possibilità di ottenerne la regolarizzazione. Un'anonima testimone italiana, interprete presso una ditta di import-export di un imprenditore cinese operante nella zona della Stazione, sostiene che sono stati numerosissimi i cinesi fatti arrivare nel corso dell'anno 2002, proprio in vista della sanatoria di autunno. Si sono per tempo procurati una scheda del telefonino o un certificato medico di pronto soccorso, conservato accuratamente per dimostrare la propria presenza sul territorio italiano; oppure sono andati a denunciare lo smarrimento del permesso di soggiorno, in realtà mai posseduto, facendo affidamento sul fatto che i cognomi cinesi uguali sono molto comuni e le facce orientali, a occhi non allenati, sembrano molto simili. Poi, per il clandestino o falso regolare che sia, è necessario trovare un datore di lavoro cinese o all'occorrenza napoletano che sia disposto, dietro lauto compenso, ad assumerlo senza pagare i contributi arretrati e futuri previsti dalla legge, che saranno sostenuti dallo stesso "ex-clandestino". La non sostenibilità di tali operazioni legislative si nota chiaramente dall'andamento del flusso dei permessi di soggiorno, che salgono bruscamente negli anni in cui si é attuata una sanatoria, ma che ridiscendono, in modo altrettanto brusco, l'anno successivo.
Le scelte della nostra classe politica hanno sempre teso, sostanzialmente, verso la chiusura all'immigrazione, cosiddetta, extracomunitaria. L'apertura c'è stata soltanto nell'ottica di una utilizzazione di questa forza lavoro in alcuni settori che necessitano di manodopera. I cinesi in linea generale non sono neanche "sfruttabili" per questo scopo, poiché organizzano autonomamente il proprio lavoro. Così, sebbene essi costituiscano la comunità straniera in Italia di più vecchia data e, oggi, una delle più numerose, i! processo della loro integrazione è ancora piuttosto indietro e Napoli non fa eccezione.
MONDO CINESE N. 114, GENNAIO-MARZO
2003
Note
1 Ringrazio il Prof. P. Santangelo per avermi seguito nel lavoro. Sono grata anche alla Prof.ssa M. Sacchetti per il sostegno che mi ha dato sin dal principio dei mio lavoro.
2 In cima alla lista con 13.349 persone, per la presenza di basi Nato, in particolare a Napoli. A cura del Dossier Statistico Immigrazione della Caritas, "L'immigrazione nel Meridione all'inizio del 2000", p. 4.
3 Si vedano gli articoli su Il Mattino: "Porta Nolana: ambulanti abusivi", 6/9/97; "Controlli anti-abusivi", 8/1/99; "II mercato di Corso Garibaldi, nessuno controlla" di Chiara Graziani, 16/10/2001; "New Economy", 7/5/2000; "Sequestrati ‘pezzi falsi'”, 16/7/2000.
4 Adesso i veri e propri venditori cinesi in continuo movimento, con lo zaino o un banchetto appeso al collo, non ci sono quasi più, ancora sono definiti ambulanti per distinguerli da quelli che hanno un negozio, ma in realtà hanno quasi tutti un posto fisso dove vanno a posizionarsi ogni giorno e spesso anche un tavolino su cui appoggiare le cose.
5 Anche detta dai cinesi Colcos, è un colosso armatoriale per cui Napoli è l'unico porto europeo; dal 1997 fu designato in un summit a Napoli con esponenti del Governo il principale interlocutore per sviluppare i rapporti commerciali ma anche culturali ed archeologici fra l'Italia e la Cina. Vedi articolo di Bianca D'Antonio, "Grande Napoli",
II Mattino, 28-29/09/97.
6 Colloquio con Song Xiaoling, titolare della farmacia cinese e rappresentante dell'associazione di donne cinesi "ACaCia".
7 Questo verrà confermato anche dai questionari e dalle interviste. Articoli de
II Mattino: Maria Rosaria Carbone, "Presa la banda che rapinava i cinesi", 16/4/97, p. 25; Antonio Amabile, "Cinese reagisce allo scippo: in ospedale", 20/8/97, p.21; Paola Perez, "Colpo al ristorante cinese: un arresto" (la titolare reagisce, i rapinatori le spezzano un ginocchio), 21/1/98, p. 27; Laura Cesarano, "Imprenditore cinese pedinato e rapinato", 7/7/99; Giuseppe Crimaldi, "Via Duomo, panico tra i clienti. Ordigno esplode all'ingresso del ristorante cinese: racket?", 27/12/2000; Elio Scrivani, "Ferrovia, colla nelle serrande dei cinesi", 7/3/2001 .
8 Si riferisce ad un vero e proprio esercito di argilla, con soldati e cavalli ad altezza naturale, che fu messo a guardia del defunto Primo Imperatore della Cina, Qin Shi Huangdi, nei pressi dell'odierna Xi'an. L'area di scavo delimitata intorno al mausoleo coprirebbe una superficie di circa 60 Kmq.
9 Anno della legge Dini sull'immigrazione, con conseguente sanatoria.
10 Impiegata statale incaricata della catalogazione su computer dei dati sui residenti stranieri nel comune di Napoli.
11 Vedi Centro Ricerche e Servizi per l'immigrazione del Comune di Prato, "Prato Multietnica", Edizione 2001.
12 Secondo l'impiegato dell'ufficio le imprese sotto questa categoria sono il risultato di imprecisioni nella compilazione della richiesta da parte del cittadino cinese, dal momento che non sono poche, il loro numero si trova al terzo posto, sarebbe interessante capire che tipo di attività svolgono.
13 Progetto IMPRESA INTERCULTURALE, "Le potenzialità di diffusione di un modello di impresa interculturale nel contesto urbano napoletano", coordinamento: Valter Giuliani, ricercatori: E. de Filippo, G. Gaeta, M. Urcioli, Napoli, settembre 1997, p. 34.
14 Questo dato contrasta con il fatto che nelle scuole si registrano sempre maggiori presenze di bambini e adolescenti di nazionalità straniera, ed in particolare cinesi. Possiamo spiegare questa contraddizione se teniamo presente che i minori sotto i quattordici anni sono, molto spesso, segnati sul permesso dei genitori e quindi non risultano nella statistica numerica.
15 Nella categoria Asia sono compresi la Cina, il Pakistan, le Filippine, lo Sri Lanka, l'India, la Corea. Vedi I.R.R.S.A.E., "Conoscere per accogliere", 2001, p. 44.
16 Questa usanza è stata rilevata soprattutto a San Giuseppe Vesuviano, quindi da parte di coppie che lavorano nei laboratori di confezioni e sartoria, dove l'ambiente non è idoneo a tenere per giorni interi dei bambini piccoli. Ma sembra che anche a Napoli città si siano verificati alcuni di questi casi. Vedi relazione di Maurizia Sacchetti, "Comunità cinese a Napoli", p.7.
17 Vedi ad esempio per la città di Prato, Centro Ricerche e Servizi per l'Immigrazione del Comune di Prato, "Prato Multietnica", Edizione 2001.
18 È un organo istituzionale che accoglie al suo interno le componenti sindacali e varie associazioni, per leggere insieme la realtà degli immigrati del territorio e per proporre linee guida agli amministratori pubblici.
19 Provincia di Napoli, "1a Conferenza Provinciale sull'Immigrazione: Documento finale", 26/03/2002, p. 2.
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