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Spigolature da Pechino

di Mauro Marescialli

1. Un Natale inusuale

In quasi dieci anni di permanenza nella capitale cinese, mai mi era capitato di assistere a delle celebrazioni natalizie come quelle appena trascorse. In passato, gli unici indizi dell’imminente passaggio di Babbo Natale potevano essere rintracciati solamente nei sontuosi ambienti degli alberghi pluristellati di Pechino, riccamente adornati - come tradizione raccomanda - da alberi illuminati, vischi ciclopici, festoni beneauguranti e riproduzioni di Babbi Natale, nelle varietà sia umane che cartacee, di varie dimensioni e fattezze. Per il resto, Pechino era una città che trascorreva il 25 Dicembre come un giorno qualsiasi del calendario: gente in ufficio, negozi aperti, quotidiani nelle rotative. Ebbene, il Natale del 2002, pur non alterando le abitudini feriali appena citate, ha segnato una chiara rottura con il passato. A tutto vantaggio di Santa Claus & Co.

Quantità industriali di festoni natalizi hanno tappezzato le vetrine e le pareti di migliaia tra negozi e locali: dai parrucchieri ai supermarket, dai ristoranti ai karaoke è stato un trionfo di lucine, barbe bianche, cappellini biancorossi e lattiginosi ‘Merry Christmas’ in neve spray. La carta stampata locale si è prodigata nel dedicare dozzine di articoli esplicativi sulle differenti tradizioni natalizie nei vari paesi d’occidente, passando dalle molteplici e controverse diatribe sulle origini di Babbo Natale, alle variegate tradizioni culinarie che imbandiscono le tavole natalizie internazionali. La sera della vigilia la città si è bloccata, in parte per via delle abbondanti nevicate e in parte per l’assai inusuale traffico serale causato da migliaia d’individui pronti a sfruttare al meglio l’occasione di far baldoria laowai-style. 
Insomma, anche l’austera Pechino ha iniziato ad essere percorsa in maniera evidente dai sintomi della frenesia natalizia comune alle metropoli occidentali.

Ed è interessante notare come una festività totalmente d’importazione come il Natale abbia finito per inserirsi con successo nell’immaginario collettivo di una delle società urbane cinesi più avanzate. Secondo la signora Yu, impiegata quarantenne “il Natale è soprattutto una festa per mio figlio. In fin dei conti, con questa storia dei regali si finisce soprattutto per spendere quattrini in giocattoli per i bambini”. Di opinione diversa è invece Han Fei, una grafica pubblicitaria di 28 anni: “Qui da noi il Natale è ovviamente privo delle connotazioni religiose e culturali comuni all’occidente. Il tutto viene vissuto con una certa dose di curiosità per la novità e l’esotismo dell’evento e, almeno nel mio caso, dal piacere di scambiarsi qualche regaletto in famiglia o tra amici”. 


2. Tabacco d’Oriente

Un pomeriggio di qualche giorno fa, sulla via del ritorno verso il mio ufficio, ebbi occasione di trovarmi nel bel mezzo di un’intera scolaresca in uscita dai locali di una scuola media inferiore. Il lento flusso degli studenti che aveva all’improvviso invaso la strada costrinse il mio taxi a rallentare la sua corsa fino ad arrestarsi del tutto per cedere il passo a quelle frotte rumorose e spensierate. La sosta inattesa mi diede la possibilità di osservare gli imberbi giovincelli accalcarsi di fronte agli spacci alimentari per acquistare dolciumi, scambiarsi battute garrule e rosicchiare famelici le frittelle calde e gli spiedini di carne venduti da svariati chioschetti ambulanti. In tutto ciò non potei fare a meno di notare che molti dei maschietti in uscita tenevano fra le dita una sigaretta. Dopo essermi guardato bene attorno, realizzai che almeno metà di quei bambini era intento ad aspirare boccate, con la tipica compiacenza spocchiosa del minorenne consapevolmente intento in attività consone a un’età più matura. Pur essendo io stesso un fumatore incallito, non potei fare a meno di provare una stupita inquietudine nel constatare l’alto numero di baby-fumatori che gironzolavano attorno al mio taxi. 

In realtà, c’è ben poco da meravigliarsi. Secondo le stime fornite da Newsweek lo scorso Novembre, in Cina esistono più di 320 milioni di fumatori, corrispondenti a circa il 30% dei fumatori dell’intero pianeta. 
In parole povere, la Cina è una sorta di ciminiera umana.

Tuttavia, tra le percentuali offerte da Newsweek, ce n’era una che indicava lo svilupparsi di una nuova tendenza nazionale, ossia il diffondersi del consumo di sigarette anche tra le donne cinesi: più di 20 milioni, secondo Newsweek, con una percentuale di incremento annua pari al 10%. Tradizionalmente in Cina - soprattutto tra gli uomini - è opinione diffusa ritenere che il vizio del fumo non si addica assolutamente a una donna perbene. Una recente indagine on-line condotta dal sito 163.com ha appurato che più del 60% degli uomini intervistati sostiene di non gradire affatto che una donna fumi, fino al punto di detestare la vista di una donna con una sigaretta in mano. 

Ed in effetti, fino a non più di un paio di anni fa era assai raro imbattersi in fumatrici cinesi, soprattutto in luoghi pubblici. Ma la situazione attuale in una città come Pechino dimostra che le proiezioni di incremento annuale del numero di fumatrici indicate da Newsweek hanno qualche fondamento. Qualche giorno fa mi trovavo nel ristorante svedese dell’Ikea. Sezione fumatori, ovviamente. Ebbene, in tale sezione erano sedute almeno una ventina di donne, giovani e meno giovani, di cui più della metà intenta a scandire il sorseggio del caffè e il chiacchiericcio al ritmo di robuste tirate di sigaretta. Anche nei locali, nei pub e nei ristoranti è sempre più comune notare ragazze cinesi che fumano. 

Secondo quanto descritto in un articolo pubblicato recentemente da un settimanale cinese, il graduale cambiamento nella percezione sociale di tale fenomeno è dovuto principalmente al modo in cui “cinema, televisione e pubblicità influenzano il pubblico mostrando la maturità, l’eleganza, l’indipendenza e la mondanità emanata dalle donne che fumano sigarette. Fumare non è più un simbolo di volgarità in una donna”. 

Ma alcune rappresentanti del gentil sesso spiegano la loro passione tabagica in maniera assai più semplice e diretta: “Io fumo perchè me l’ha insegnato mia sorella – racconta Tang Ying, una studentessa universitaria –Secondo me è assolutamente normale fumare per una studentessa. Come dire, a me piace bere tè e tu preferisci bere caffè. Fumare è una questione di gusti”.

MONDO CINESE N. 113, OTTOBRE-DICEMBRE 2002

 

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