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INDICE>MONDO CINESE>CONFERENZA ANNUALE SU SESSO E SESSUALITÀ - PECHINO 16-18 OTTOBRE 2002 

RAPPORTI

Conferenza annuale su sesso e sessualità 
Pechino 16-18 Ottobre 2002

di Alessandra Aresu

L’Istituto di Sessualità e Genere dell’Università del Popolo di Pechino (Renmin daxue) è sede, sin dal 1996, della conferenza annuale su sesso e sessualità organizzata dal Prof. Pan Suiming, noto sociologo nonché direttore dell’Istituto1 . La conferenza è occasione di incontro e discussione per accademici, professionisti, medici, esperti e giornalisti provenienti da molte regioni e province cinesi.
In particolare, uno degli intenti degli esperti riunitisi a Pechino lo scorso ottobre è stato quello di discutere punti di forza e lacune degli studi sulla sessualità in Cina, ripercorrendo in parte le argomentazioni trattate durante le conferenze degli anni precedenti. Per questo motivo, prima di analizzare i contenuti della conferenza dell’ottobre 2002, è utile fornire qualche accenno sugli incontri degli anni passati. Dal 1996 al 1999 l’attenzione degli esperti è stata concentrata sull’approccio utilizzato dai mezzi di comunicazione di massa cinesi nel diffondere informazioni su sesso e sessualità, con l’obiettivo di offrire ai giornalisti indicazioni e suggerimenti per una più appropriata comunicazione sull’argomento2 . Negli anni 2000 e 2001 la conferenza ha affrontato rispettivamente le tematiche “prostituzione e mercato del sesso” e “sessualità e matrimonio”. La conferenza dello scorso ottobre, il cui titolo è stato il termine generico “Sessualità”, ha impegnato gli addetti ai lavori nella ricerca, attualmente ancora in corso, di un’appropriata traduzione cinese del termine “sessualità” e in una riflessione sul significato del concetto stesso. 

Sessualità: le traduzioni
Li Zhenghong, insegnante di lingua inglese presso l’Università di Jilin (Jilin daxue), ha esaminato quattro diversi modi in cui il termine “sexuality” è stato tradotto negli ultimi quindici anni: prima di tutto la parola “xing”, termine cinese corrispondente alla parola sesso. Altre traduzioni associano al suddetto “xing” altri vocaboli della lingua cinese: è il caso dei termini “xingjingyan” (sesso-esperienza) e “xingbenxing” (sesso-istinti naturali/qualità innata). La traduzione più recente, coniata dal Prof. Pan Suiming, è “xingcunzai” (sesso e esistenza/essere). Tuttavia, nessuna di queste traduzioni trova gli esperti soddisfatti e di parere unanime. Lo stesso Pan Suiming critica la sua “xingcunzai” ed afferma che nessuna delle traduzioni disponibili è appropriata perché ognuna di loro accoglie solo parzialmente i significati contenuti nei termini “sessualità, sexuality, sexualité”. A mio avviso, le traduzioni segnalate sono poco adeguate perché trascurano l’aspetto sociale e culturale del concetto stesso. Infine, tra le varie versioni, la traduzione “xing” è sicuramente la meno appropriata perché sottintende una sinonimia dei vocaboli sesso e sessualità che è inaccettabile anche dal punto di vista del Prof. Pan Suiming. Egli afferma che il termine “xing” è da sempre utilizzato con riferimento agli organi riproduttivi del corpo umano e alle loro funzioni e, per questa ragione, non è appropriato per tradurre il concetto di sessualità, il cui significato va ben oltre l’aspetto riproduttivo e include ad esempio discorsi di genere, orientamento sessuale etc.

Sessualità: un concetto da analizzare e comprendere
Allo scopo di analizzare il concetto partendo da approcci diversi, la conferenza è stata organizzata in vari momenti a tema tra i quali “sessualità e genere”, “sessualità, medicina e prevenzione AIDS”, “sessualità ed educazione” e “sessualità e metodologia della ricerca”. Fatta eccezione per chi scrive, il panel era interamente di nazionalità cinese e tra il pubblico la sola straniera era Kate Mills, di Mary Stopes International3
Tra gli esperti che hanno sostenuto maggiormente l’importanza dell’approccio di genere nei dibattiti sulla sessualità, spiccano la Prof.ssa Wang Jinling, direttore dell’Istituto di Sociologia dell’Accademia delle Scienze Sociali dello Zhejiang (Zhejiang shehui kexue yuan) e Er Yan, editore del quindicinale Taohong mantianxia (Mondo Rosa)4 . La Prof.ssa Wang lamenta una scarsa attenzione degli esperti cinesi verso l’approccio di genere che, a suo parere, dovrebbe divenire parte integrante dei programmi scolastici ed in particolare dei corsi di educazione sessuale5 . Er Yan ha invece affrontato il tema dell’omosessualità in Cina e ha posto alcuni quesiti chiave allo scopo di stimolare pubblico ed esperti verso una profonda riflessione sull’argomento. Fatto che appare del tutto nuovo in Cina. Tra gli interrogativi posti da Er Yan ne ricordiamo alcuni: “L’omosessualità è una caratteristica innata o acquisita? L’omosessualità è un istinto naturale o una decadenza della moralità? Può essere considerata una via di “normale” espressione della sessualità e dell’amore oppure no? Quale è l’approccio più appropriato per studiare l’omosessualità? E’ opportuno limitarsi ad un approccio essenzialmente biologico o è necessario considerare anche fattori sociali e culturali?” 
Un’analisi più scientifica viene offerta dal Prof. Ma Xiaonian, medico dell’ospedale n.402 di Pechino, che ha affrontato la tematica delle malattie sessualmente trasmissibili. In particolare, il Prof. Ma Xiaonian ha affermato che la prevenzione dell’AIDS e delle altre malattie veneree è responsabilità di ogni individuo che, in questo modo, partecipa attivamente alla lotta per il raggiungimento del benessere sociale. Egli ha ricordato al pubblico che l’uso del preservativo è fondamentale per combattere la diffusione dell’AIDS e che quest’ultima è una malattia che minaccia l’intera popolazione, indipendentemente dallo stato civile della persona. In particolare, egli ha fatto riferimento a chi, in gran segreto, ha rapporti sessuali non protetti con prostitute e, in questo modo, mette a rischio se stesso e il proprio coniuge.
Prostituzione e mercato del sesso sono argomenti a cui è stata dedicata grande attenzione durante i tre giorni di dibattito, e non solo da un punto di vista medico-scientifico. La Prof.ssa Wang Jinling ha proposto un approccio sociologico per lo studio della prostituzione, suggerendo maggior considerazione e rispetto per le donne che si prostituiscono. “Anche le prostitute sono esseri umani” afferma la Prof.ssa Wang, ognuna con la propria storia personale, le proprie radici e le proprie sventure. Molte di loro, continua la Prof.ssa Wang, sono state costrette alla prostituzione da forti pressioni familiari o da gravi difficoltà economiche; altre hanno intrapreso questa strada senza comprenderne il significato e, in un secondo momento, si sono trovate impossibilitate a fare marcia indietro. La Prof.ssa Wang attira infine l’attenzione di pubblico ed esperti su un importante quesito: “La prostituta è o non è una huainü6 ? Se sì, definireste huainü una madre che si prostituisce per mantenere i propri figli agli studi? Probabilmente no!”. Alle sue parole sono seguiti alcuni attimi di imbarazzato silenzio, interrotti solo dalle parole della Prof.ssa Sun Zhongxin del dipartimento di Sociologia dell’Università Fudan (Fudan daxue), che ha definito la prostituzione un vero e proprio problema sociale che può e deve essere risolto per il bene di tutti.
Il Prof. Li Dun, del Centro Studi sulla Cina Contemporanea dell’Università Qinghua (Qinghua daxue), guarda al problema da un punto di vista legale e legislativo, ricordando al pubblico che negli ultimi anni il numero dei crimini a sfondo sessuale è cresciuto, in particolare per quanto riguarda i reati di stupro e prostituzione. Egli riconosce lo sforzo delle autorità nel tentativo di combattere tale tendenza ma critica leggi e regolamenti cinesi che non riescono a tenere il passo con i continui cambiamenti sociali e che sono quindi per certi aspetti lacunosi e inadatti alla realtà odierna perché troppo spesso impregnati di principi etici e morali ormai sorpassati. Su mia richiesta, il Prof. Li termina il suo intervento dedicando qualche minuto al tema della violenza sessuale sui minori. Secondo il professore, gli studi sull’argomento sono assai rari in Cina e non vi è alcuna legge che protegga il minore da questo punto di vista. A tale riguardo era prevista una relazione da parte della Prof.ssa Chen Jingqi dell’Università di Pechino (Beijing daxue), la quale però non ha potuto prendere parte alla conferenza. 
Grande attenzione è stata dedicata anche ai comportamenti sessuali dei giovani cinesi. La sezione “sessualità ed educazione”, all’interno della quale era inserito il mio intervento, è stata caratterizzata dalla presenza di relatori giovani, tra i quali spicca la voce di Zhang Jing, che ha presentato al pubblico la sua recente esperienza in qualità di insegnante di educazione sessuale presso l’Università delle Donne di Pechino (Zhonghua nüzi xueyuan)7 . Il Prof. Pan Suiming ha inoltre incoraggiato i relatori a riflettere sul significato di sessualità, educazione al sesso (xingjiaoyu) e educazione alla sessualità (xingcunzaijiaoyu). La mia relazione ha affrontato proprio tale tematica, analizzando il concetto di sessualità dal punto di vista sociale, storico e culturale, prendendo in considerazione il pensiero di alcuni teorici occidentali quali Foucault, Weeks, Caplan, Freud e Elias. 
Infine, Wang Aili, ricercatrice presso l’Istituto di Ricerche Sociologiche dell’Accademia delle Scienze Sociali dell’Heilongjiang (Heilongjiang shehui kexue yuan) ha presentato una relazione sulla metodologia di ricerca in ambito di studi sulla sessualità. E’ stato interessante scoprire che in Cina gli studi quantitativi, e non quelli qualitativi, sono ancora i più diffusi nell’ambito delle ricerche sulla sessualità. Conseguentemente, la raccolta di dati e informazioni avviene per la maggior parte attraverso l’uso di questionari che risultano poco adatti ad esprimere le sfumature di testimonianze e resoconti dei soggetti interpellati. Da ciò si deduce che la conoscenza stessa del fenomeno oggetto di studio risulta inevitabilmente frammentaria e parziale. 

CONCLUSIONI
Il Prof. Pan Suiming ha chiuso la conferenza dichiarando soddisfazione per aver raggiunto l’importante obiettivo di aver discusso di sessualità in modo aperto e diretto, pur ammettendo la scarsa esperienza di studiosi e ricercatori cinesi in questo ambito e denunciando l’insufficienza di risorse all’interno del territorio cinese. Il riferimento non è solo alle risorse economiche investite nella ricerca, ma soprattutto alle pubblicazioni sull’argomento, che non sono certo paragonabili, per quantità e qualità, alla letteratura disponibile nei paesi occidentali. Le traduzioni cinesi di testi stranieri sono rare e quelle in lingua originale, di solito in inglese, non sono accessibili a tutti a causa della limitata conoscenza della lingua.
Infine, la conferenza è stata un’ottima occasione per rendere noto al pubblico, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che anche in Cina si può e si deve discutere di sessualità. Numerosi giornalisti hanno preso parte alla conferenza8 e hanno pubblicato articoli di approvazione e sostegno al Prof. Pan Suiming e agli altri partecipanti.

MONDO CINESE N. 113, OTTOBRE-DICEMBRE 2002


Note

1 Unico sponsor dell’iniziativa è la Fondazione Ford, che da anni promuove lo sviluppo di progetti di ricerca sulla sessualità in Cina.
2  Secondo il Prof. Pan Suiming, negli anni ottanta e novanta le informazioni offerte dai mezzi di comunicazione erano spesso poco accurate e sempre in chiave moralistica.
3  L’ufficio di Pechino di Marie Stopes International, fondato nell’anno 2000, svolge attività senza scopo di lucro e si dedica principalmente alla prevenzione dell’AIDS e delle altre malattie sessualmente trasmissibili.
4  Taohong mantianxia è il periodico della Chinese Society for the Study of Sexual Minorities (Società Cinese per gli Studi sulle Minoranze Sessuali), un’associazione indipendente fondata nel settembre 1997 da un gruppo di studenti e studiosi provenienti da tutto il mondo che hanno interesse a promuovere l’affermazione dell’omosessualità maschile nella cultura cinese. Per maggiori informazioni vedi il sito internet http://www.csssm.org. 
5  Nella capitale i corsi di educazione sessuale non offrono alcuna educazione sul genere. D’altro canto, l’Università di Pechino (Beijing daxue) e l’Università Normale di Pechino (Beijing shifan daxue) offrono corsi sul genere che non includono però alcuna informazione sul sesso.
6  Termine cinese per definire una donna di malaffare.
7  Ho avuto il piacere di partecipare a questo progetto in prima persona grazie all’invito dell’Università delle Donne a tenere due lezioni sull’educazione sessuale nei paesi occidentali. 
8  Hanno partecipato giornalisti e reporter di note riviste e giornali quali ad esempio Renzhichu (Le origini dell’essere umano), Hunyin yu jiating (Matrimonio e famiglia), Zhong guo renkou bao (La popolazione cinese), Zhongguo funü bao (Donne cinesi).

 

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