La notte tra il sedici ed il diciassette giugno, a Pechino, nel quartiere di Haidian, un incendio distruggeva l’Internet cafè (wangba) “Lanjisu”, dove ventiquattro persone perdevano la vita ed altre tredici rimanevano ferite. I trentasette ragazzi, tutti studenti, avevano affittato una postazione Internet fino al mattino seguente (baoye), e si apprestavano a trascorrere la notte giocando con videogiochi e navigando in internet. Il gestore dell’Internet cafè dopo la mezzanotte aveva lasciato l’esercizio, e per evitare la sottrazione dei computer, aveva chiuso a chiave i ragazzi nei locali al primo ed al secondo piano della palazzina che ospitava il “Lanjisu” (locale privo di regolare licenza). Le finestre dell’edificio erano munite di sbarre, per difendersi dai furti. Chiudere a chiave gli utenti che passano la notte negli Internet cafè era fino a poco tempo fa una pratica diffusa, a Pechino ed in altre città cinesi, motivata dai gestori con la preoccupazione per l’incolumità della loro clientela1. Quando le fiamme sono divampate all’interno del Lanjisu gli internauti non sono riusciti a sfondare la porta, né a divellere le sbarre poste alle finestre, ed hanno trovato la morte poco prima che i vigili del fuoco domassero l’incendio. La stessa notte a Pechino, Dalian, Shijiazhuang, Nanning e in altre città2, le autorità sguinzagliavano numerose squadre di ispezione, che conducevano controlli a tappeto sul possesso di licenza da parte degli internet cafè e sul rispetto nelle norme di sicurezza e delle norme antincendio3. Il 17 giugno, tutti gli internet cafè di Pechino, stimati intorno ai 39.0004, sono stati chiusi. La chiusura delle wangba è stata ordinata dalle autorità per individuare gli esercizi non in possesso di licenza, eliminarli, e concedere il rinnovo della licenza agli esercizi regolari, dopo aver verificato il rispetto delle norme di sicurezza, delle norme antincendio, e soprattutto dell’adozione di misure per il monitoraggio dei siti visitati dagli utenti.
La reazione delle autorità municipali
La coincidenza tra l’incendio del Lanjisu e la chiusura entro ventiquattr’ore degli internet cafè di una metropoli che vanta oltre dieci milioni di abitanti è sorprendente. Altrettanto tempestivo è stato il fermo, avvenuto il 20 giugno, di due adolescenti di 13 e 14 anni, accusati di aver appiccato il fuoco al locale in seguito ad una lite con il proprietario5. I due, secondo la stampa cinese, erano elementi criminogenici: trascuravano lo studio per giocare a videogiochi di natura spesso violenta, ed inoltre provenivano da famiglie con genitori divorziati. Quasi contemporaneamente alla messa in stato di fermo dei ragazzi, Jia Qinglin, Segretario del partito della municipalità di Pechino6, aveva garantito alla cittadinanza ed alle famiglie delle vittime che le autorità avrebbero indagato per trovare i responsabili dell’accaduto7. La realtà però si rivela assai più complessa di quanto la rapidità delle reazioni del governo municipale lasci immaginare.
Cronaca di una campagna annunciata...
Dal 1996, anno di apertura del primo internet cafè a Pechino, Sparkice, al 2002, il numero degli utenti di internet ha registrato un aumento esponenziale, passando dai 620.000 del 1997 agli oltre 45.000.000 del 20028; tuttavia la popolazione che usa internet connettendosi da un computer privato arriva solo a 12.540.000 unità9. Oltre trenta milioni di persone, quindi, usano internet collegandosi dal proprio ufficio o dalle università, ma la maggioranza frequenta gli internet cafè, considerato anche l’alto costo dei personal computer. L’internauta tipo è maschio, scapolo, ha età variabile dai 18 ai 24 anni, è in possesso di diploma di scuola secondaria superiore, o è uno studente universitario10. Tra le molteplici potenzialità di internet, il frequentatore delle wangba predilige i videogiochi e la visione di film su DVD. L’universo elegante ed ovattato degli internet cafè presenti negli alberghi internazionali e nei centri commerciali frequentati dagli occidentali è in netto contrasto con la realtà delle wangba. Spesso prive di licenza di esercizio, le wangba sono ubicate talvolta in locali seminterrati, poco e male illuminati, privi di finestre, privi di condizionatori d’aria, che riescono ad ospitare oltre cento computer. Le wangba sono sovraffollate, rese soffocanti dal fumo delle sigarette ed assordanti dalle bestemmie dei giocatori. La netta minoranza di esercizi in possesso di licenza offre invece un ambiente silenzioso e climatizzato, connessione veloce, e computer di ultima generazione. Questi ultimi sono frequentati da una clientela selezionata anche grazie al prezzo, che trascorre ore fluttuando nel silenzio asettico di internet. Diversamente, le wangba illegali ospitano per lo più bambini ed adolescenti rumorosi, desiderosi di provare i piaceri proibiti dell’alcol e del tabacco. È in questi luoghi che è possibile accedere ai siti oscurati dal governo cinese. Il governo tende a privilegiare l’uso di internet come strumento educativo, informativo ed atto a facilitare sia le comunicazioni private, sia le transazioni commerciali. Le autorità hanno ben compreso l’importanza della velocità dei flussi di informazione, ed il potenziale di ausilio delle informazioni per la crescita dell’economia cinese e la sua integrazione nell’economia globale, soprattutto dopo l’ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il governo però è determinato a tenere sotto controllo le potenzialità di internet, considerate sovversive dell’ordine e della stabilità sociale. Per questo motivo i siti che divulgano informazioni considerate contrarie al regime sono sottoposti a censura11. Il blocco dei siti è attuato non solo mediante software di filtraggio del contenuto delle pagine web, installati sia sui server che sui singoli computer pubblici, ma apparentemente anche grazie alla collaborazione di alcuni motori di ricerca12. La politica di censura ha avuto come conseguenze più immediate non solo il fiorire di una miriade di internet cafè illegali, che grazie all’impiego di proxy server consentivano l’accesso ai siti censurati, ma anche un generale rallentamento della velocità di connessione, che rende faticoso l’accesso a pagine web che un computer privato, privo di software di monitoraggio e di blocco dei siti, carica in frazioni di secondo.
...ma non attuata
Tenere sotto controllo internet non è impossibile, ma fino all’estate del 2002 gli sforzi delle autorità non hanno ottenuto i risultati desiderati. Il governo non ha esitato a promulgare numerose leggi, regolamenti e direttive13 per disciplinarne l’uso, e per garantire l’incolumità personale degli utenti. Già alcuni anni fa Li Lanqing14, dichiarava che i videogiochi ed internet sono ricchi di contenuti “poco salubri” e che i giovani non dovrebbero preferire i videogiochi ed internet allo studio perchè “la qualità (suzhi) in genere degli studenti medi e superiori di oggi è in diretto rapporto con la vittoria o la sconfitta della causa socialista15”. I primi tentativi di chiusura degli internet cafè illegali e di installazione di software di monitoraggio nei locali in possesso di licenza sono avvenuti nel 200116, ma le direttive centrali erano state applicate in modo marginale. L’estemporanea chiusura di un piccolo numero di internet cafè e l’installazione dei software in alcuni sono andati avanti in modo intermittente dall’aprile al novembre dello scorso anno17. Le wangba illegali però erano sempre presenti, e molto più frequentate, anche grazie al loro costo bassissimo, di quelle regolari. È solo a marzo di quest’anno che le preoccupazioni del governo sono state ribadite da due membri della Conferenza Politico Consultiva18, Wang Kegang e Xu Wengbo. Essi sostengono che internet sortisca effetti deleteri sui giovani19, e propongono severe misure di gestione. A metà aprile, il governo annuncia che condurrà una colossale operazione di pulizia degli internet cafè illegali e di registrazione ex novo degli esercizi in possesso di licenza. La campagna di riaggiustamento annunciata ad aprile ha effetti piuttosto blandi: i blitz condotti dalla polizia sono inefficaci. In teoria tutti gli internet café dovrebbero essere in possesso di una licenza rilasciata dagli organi dell’Amministrazione dell’industria e del commercio, non consentire l’accesso nei locali a minori di diciotto anni, chiudere entro mezzanotte e non diffondere materiale pornografico o dai contenuti sovversivi. In pratica non era infrequente assistere alla scena di gruppi di studenti di scuole elementari e medie inferiori che, appena terminate le lezioni, si recavano nelle wangba restandovi fino a sera. Abbinare la navigazione in internet al consuetudinario spuntino a base di kebab era anche uno dei modi preferiti dai giovani per aspettare l’alba dopo una serata in discoteca. Internet consentiva inoltre ai frequentatori della scena underground di scambiarsi in tempo reale informazioni sul prossimo rave party a Pechino, sull’allestimento di mostre private e feste dove era possibile attuare controinformazione e manifestare il proprio dissenso alla ricostruzione/distruzione della città, attuata in vista delle Olimpiadi del 2008. La tragedia del sedici giugno segna l’inizio dell’applicazione di direttive che, annunciate il 16 aprile, sono state messe in pratica con due mesi esatti di ritardo.
La riapertura degli internet cafè di Pechino ai primi di settembre fornisce l’occasione per scoprire una realtà in grado di abbattere alcuni miti e stereotipi associati a questo Paese20. Anche se gran parte degli internet cafè sono stati definitivamente chiusi, per cui il numero delle wangba presenti a Pechino ha subito una drastica riduzione - per il momento - ed altri, tra cui lo storico Sparkice, presto si trasferiranno in località ancora da determinare, nell’estate del 2002 è stato possibile godere il sapore degli internet cafè presso alcuni locali notturni o nelle poche wangba che hanno riaperto i battenti con largo anticipo rispetto al termine di tre mesi posto dalle autorità.
Ne ricordiamo allora, in conclusione, i più interessanti:
Il Pass By21, situato in località Jiaodaokou, dispone di alcune postazioni internet all’interno di un locale arredato in legno, e dalle pareti decorate da originali foto in bianco e nero. L’elemento più esilarante della connessione ad internet è dato dal piccolo maiale domestico, che i proprietari del locale lasciano scorrazzare liberamente tra I tavoli.
Più decadente e trasgressivo è l’ambiente dello On/Off bar22. Interni scuri, luci accecanti e musica a tutto volume non riescono a favorire la concentrazione dell’utente tanto quanto I normali internet cafè.
I non amanti della vita notturna possono recarsi da Kinkòs Copies23. In un ambiente professionale ed asettico è possibile, usufruire di una connessione velocissima a prezzi altrettanto esclusivi.
Chi voglia tuffarsi nel rumoroso mondo degli appassionati di videogiochi può frequentare il Wanggu Wangba24. I pavimenti in marmo nero ed i monitor ultrapiatti della sala d’ingresso nascondono due locali laterali dalle pareti grigie e dal soffitto bassissimo, che ospitano quasi duecento computer.
I mattinieri cui piace avventurarsi per gli hutong di Qianmen possono fare una sosta al Qian Ying, che occupa i locali della vecchia stazione ferroviaria, e che dovrebbe riaprire a settembre.
I residenti nel quartiere di Haidian possono recarsi al Binghegu25, l’unico internet cafè che ha riaperto ad Haidian a fine luglio ed occupa due interi piani di un complesso per uffici. I locali, labirintici, ospitano oltre mille postazioni internet. Anche qui, la maggior parte delle postazioni sono occupate dagli appassionati dei videogiochi. I più audaci intanto possono provare a chiamare i numeri di cellulare scritti a mano quasi ovunque sulle mura delle strade del Zhongguancun, via di Pechino dove i negozi di informatica ed i venditori di software contraffatti convivono in celeste armonia, ed accedere alle poche wangba veramente illegali ancora presenti in città.