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LA NUOVA CLASSE MEDIA A PECHINO:
UN'INCHIESTA
Parte II

di Li Jian e Niu Xiaohan

Abbiamo il piacere di pubblicare la seconda parte della traduzione italiana dell'interessante lavoro, preparato per la nostra rivista da Li Jian e Niu Xiaohan, sulla classe media a Pechino, di cui la prima parte è apparsa sul precedente numero 110 (pp.49-60). L'analisi delle classi sociali è un tema di particolare attualità, che risponde all'esigenza di ridisegnare in un certo qual modo la società cinese alla luce delle profonde trasformazioni provocate da più di 20 anni di riforme. Tale rivisitazione, inoltre, ha non poche implicazioni politiche che investono il rapporto del partito comunista con l'intera società.
A nostro avviso, nello studio di Li Jian e Niu Xiaohan è fondamentale, dal punto di vista teorico, la distinzione tra una classe media che può essere considerata 'all'interno del sistema' e una 'al di fuori' di esso: solo tenendo ben presente questo tipo di distinzione è possibile comprendere appieno molte delle difficoltà e delle strozzature intrinseche al processo di riforma stesso. La tesi sostenuta dagli autori di questo saggio è che gli appartenenti alla classe media 'all'interno del sistema' abbiano usufruito di vantaggi maggiori rispetto a quelli di cui hanno invece goduto coloro che fanno parte della classe media 'al di fuori del sistema'; un'asserzione che confuta quanto potrebbe essere invece comunemente ritenuto, cioè che proprio questi ultimi sembrerebbero essere stati i principali beneficiari delle trasformazioni economiche e sociali in atto. 
In questa seconda parte del saggio, ad avvalorare e a dimostrare la suddetta tesi, vengono forniti dati e cifre riguardanti soprattutto gli aspetti considerati particolarmente caratterizzanti come l'appartenenza al ceto medio, quasi uno status symbol e il possesso di un immobile. La distinzione tra i due tipi di classe media, infine, sembrerebbe portare i nostri autori a varie considerazioni di natura politica, attraverso l'analisi delle forze sociali interne che tendono alla conservazione del sistema e che hanno interesse a che sia mantenuto lo status quo esistente in Cina.

(versione italiana a cura di Marina Miranda)


6. Le facilitazioni per l'acquisto degli immobili 

Mentre, come abbiamo visto nella prima parte di questo lavoro, i lavoratori 'all'interno del sistema' beneficiano di non poche facilitazioni nell'acquisto di un immobile, quelli 'al di fuori del sistema' invece, non disponendo della quantità di denaro sufficiente per tale acquisto, sono spesso costretti a ricorrere a prestiti bancari e mutui ipotecari1.
Se, come è già stato detto, per l'acquisto ad esempio di un appartamento di 100 metri quadri, il cui prezzo varia tra i 10.000, i 7.000 e i 5.000 yuan a metro quadro a seconda delle zone in cui esso è situato, un dipendente 'all'interno del sistema' pagherà una somma forfetaria, il cosiddetto 'prezzo abitativo di sistema'2, che equivale generalmente a 148.000 yuan, i lavoratori 'al di fuori del sistema' invece per gli stessi 100 metri quadri pagheranno un 'prezzo abitativo di mercato', cioè 1 milione di yuan, oppure 700.000 yuan, oppure 500.000 yuan. La differenza tra i due sistemi di prezzo è rispettivamente di 852.000 yuan, 552.000 yuan, 352.000 yuan, la cui media è 585.000 yuan, somma che equivale a quanto un lavoratore 'al di fuori del sistema' deve pagare in più rispetto a uno 'all'interno del sistema'. 
Sebbene molti dipendenti 'all'interno del sistema' non abbiano bisogno di ricorrere a prestiti per l'acquisto della casa, supponiamo invece che anche questi ultimi, come l'altra categoria di lavoratori, siano costretti a rivolgersi alle istituzioni finanziarie e che, dopo aver versato il 30% del prezzo dell'immobile, ricorrano a un mutuo ipotecario dalla durata di 15 anni per il restante 70%. In tal caso, per un appartamento di 100 metri quadri, un lavoratore 'all'interno del sistema' pagherà 44.400 yuan subito e prenderà in prestito i restanti 103.600 yuan. Al tasso del 5,58% (dicembre 2000) la somma pagata per gli interessi sul mutuo sarà pari a 49.562 yuan; alla fine, la casa sarà costata 197.600 yuan (148.800 yuan + 49.562 yuan). Per lo stesso appartamento, acquistato al prezzo di 10.000 yuan, un lavoratore 'al di fuori del sistema' pagherà subito 300.000 yuan e chiederà un mutuo per i restanti 700.000 yuan, sui quali pagherà in quindici anni un interesse pari a 334.900 yuan. Alla fine avrà pagato 1.334.900 yuan: il che significa una differenza tra i due tipi di prezzo pari a 1.137.300 yuan. Se invece il prezzo è di 7000 yuan a metro quadro, il compratore 'al di fuori del sistema' verserà subito 210.000 yuan e sottoscriverà un mutuo di 490.000 yuan, pagando di 234 mila yuan per i quindici anni di interessi. Alla fine la casa gli sarà costata 934.400 yuan, con una differenza tra i due prezzi di 736.800 yuan. Infine, per un appartamento di 100 metri quadri il cui prezzo è di 5.000 yuan a metro quadro, il lavoratore 'al di fuori del sistema' verserà in contanti 150.000 yuan e farà un mutuo per i restanti 350.000 yuan per il quale pagherà, in quindici anni, 167 mila yuan. A mutuo estinto, la casa gli sarà costata in totale 667 mila yuan: rispetto al 'prezzo di sistema' avrà sborsato 469.400 yuan in più. 
Quanto da noi sinora esposto a proposito dei mutui bancari e della notevole differenza esistente tra 'prezzo abitativo di sistema' e 'prezzo abitativo di mercato' costituisce un'ulteriore conferma degli enormi vantaggi di cui godono i lavoratori 'all'interno del sistema'. La particolarità di tale status privilegiato è stata inoltre confermata da una ricerca dell'Accademia delle Scienze Sociali, effettuata tra luglio e agosto '99, in 63 città, su di un campione di 2.477 individui di età superiore ai 16 anni, ai quali è stato chiesto, mediante un questionario, quale fosse il tipo di occupazione preferita. I risultati di tale indagine hanno mostrato che, sebbene gli imprenditori privati, gli operatori in proprio delle imprese individuali, i dirigenti delle joint ventures o delle imprese straniere siano considerati appartenenti a una fascia ad alto reddito, le occupazioni 'all'interno del sistema' rappresentano ancora la scelta possibile preferita dalla maggior parte degli intervistati. Infatti, tra 50 diversi tipi di impiego, i primi otto appartengono a categorie 'all'interno del sistema': quadri del partito, funzionari del governo, programmatori informatici (la professione preferita dai giovani dai 16 ai 30 anni), dirigenti in aziende statali industriali e commerciali, giudici, avvocati, medici, procuratori3
Recentemente molti studiosi stranieri si sono occupati soprattutto dei mutamenti di redditi e compensi percepiti sia da amministratori pubblici che da appartenenti al settore produttivo, come imprenditori e operai.
Secondo quanto sostiene Victor Nee, proprio tra questi ultimi, coloro che posseggono un livello più alto di istruzione o maggiore specializzazione avrebbero beneficiato maggiormente della transizione verso un'economia di mercato, mentre sarebbero stati ridotti i compensi degli amministratori pubblici4
Huang Yasheng inoltre ritiene che le discrepanze di reddito tra funzionari del governo e addetti al settore produttivo si siano acuite a favore di questi ultimi a partire dagli anni '805. Al contrario invece altri studiosi sostengono che, grazie all'indebolimento del controllo del governo centrale, gli amministratori detengano sempre un forte potere contrattuale e godano di una serie di compensi extra al di là dello stipendio sotto forma di facilitazioni, quali l'assegnazione dell'alloggio o altre indennità6. In uno studio recente, Guthrine inoltre ritiene che gli appartenenti al settore produttivo siano maggiormente esposti all'intensa competizione delle forze di mercato e per tale ragione ricevano compensi meno elevati7
I risultati della nostra ricerca hanno dimostrato come alla fine degli anni '90 i dipendenti 'all'interno del sistema' rispetto a quelli 'al di fuori del sistema' siano stati i maggiori beneficiari delle riforme in quanto detentori in parte di un certo potere che in alcuni casi riescono a utilizzare per promuovere misure politiche favorevoli.

7. Una stima preliminare delle dimensioni della classe media a Pechino

Come abbiamo già sostenuto nelle pagine iniziali di questo lavoro, riteniamo che i membri più influenti della nuova classe media a Pechino siano i lavoratori 'all'interno del sistema'; a questo punto cercheremo di darne una stima approssimativa basata su dati statistici ufficiali e sui risultati delle indagini di altri ricercatori, sebbene sia difficile allo stato attuale delle ricerche poter stabilire in maniera accurata il loro numero esatto; una stima questa che richiederebbe ulteriori ricerche e dati statistici veramente affidabili.
Secondo l'Ufficio di Statistica di Pechino, nel 1998 la popolazione lavoratrice della stessa area urbana ammontava a 4.431.517 individui, tra i quali 3.080.45 e 509.986 erano impiegati rispettivamente in imprese statali e in imprese collettive, 211.764 e 130.806 lavoravano invece rispettivamente in imprese straniere e in aziende costituite con capitale proveniente da Hong Kong, Macao e Taiwan; questi ultimi erano quindi numericamente di molto inferiori agli addetti di imprese statali e collettive8.
Per quanto riguarda inoltre le imprese private (siying qiye) e quelle individuali (getihu), a Pechino esse erano di molto inferiori numericamente di quelle esistenti invece in altre città, come ad esempio Shanghai, Chongqing e Tianjin. Nel 1997, il loro numero a Pechino era solo al 26° posto rispetto ad altre municipalità, con soltanto 110.000 addetti, mentre Shanghai, Tianjin, e Chongqing occupavano rispettivamente il 5° posto con 730.000 addetti, il 19° posto con 220.000 addetti e il 20° con 280.000 addetti. Invece gli operatori in proprio delle imprese individuali a Pechino erano 350.000, rispetto ai 1.25.000, 340.000 e 210.000 rispettivamente di Chongqing, Tianjin e Shanghai9.
Nel 1998 i quadri del partito a livello di distretto e i funzionari governativi a partire dal livello di divisione (chuji yishang) erano 508.025, di cui 41.689 nelle organizzazioni a livello centrale, la maggior parte dei quali lavoravano nella municipalità di Pechino. Se si aggiungesse a essi i funzionari di pari rango nelle imprese statali, nelle organizzazioni sociali, negli ospedali, nelle università e negli istituti di ricerca il numero totale avrebbe raggiunto le decine di migliaia. Considerando che tutti questi individui operano 'all'interno del sistema' e che la maggior parte di essi è già proprietaria di un appartamento, potremmo ritenere che la classe media 'all'interno del sistema' è abbastanza estesa a Pechino.
Bisogna però tener presente che in alcuni organismi del partito e del governo, nelle imprese ed altre organizzazioni a proprietà statale, sebbene anche i funzionari a un livello inferiore, quello di sezione (keji), percepiscono un reddito familiare alto, non sono disponibili dati per calcolarne il numero. Inoltre se si aggiungesse ad essi gli impiegati di livello ancora inferiore in alcune imprese ed organismi statali, la classe media 'all'interno del sistema' a Pechino dovrebbe essere considerata ancora più estesa.

8. Conclusioni

Questo studio dimostra come all'inizio del 2000 a Pechino esistesse una classe media: generalmente si ritiene che essa sia costituita principalmente da 'colletti bianchi', cioè impiegati, personale tecnico, dirigenti delle joint ventures o delle imprese straniere, il cui numero è andato progressivamente aumentando al ritmo dell'eccezionale crescita economica sperimentata negli anni '90. Alla classe media appartengono anche gli operatori in proprio delle imprese individuali e i proprietari delle imprese private di piccole e medie dimensioni, il cui status e le cui condizioni economiche sono stati notevolmente influenzati dai rapidi mutamenti sociali ed economici: alcuni di essi hanno incrementato in breve tempo le fila dei nuovi ricchi, altri altrettanto rapidamente sono stati retrocessi alla fascia di reddito inferiore da cui provenivano.
Contrariamente all'opinione in base alla quale la classe media è costituita principalmente da quest'ultimo gruppo 'al di fuori del sistema', il nostro studio dimostra che la maggioranza di questa classe è composta da impiegati 'all'interno del sistema', i quali rappresentano gli elementi più stabili di essa, in quanto parte integrante del sistema che fortemente sostengono. E' loro interesse che il sistema e la situazione politica siano stabili, in quanto essi sopravvivono o periscono con il sistema, al di fuori del quale perderebbero i propri interessi e privilegi. Nel corso della nostra ricerca abbiamo scoperto che persino gli impiegati licenziati dagli organismi del partito e del governo possono ricevere benefici dal sistema: ad esempio, nel 1998, nell'attuare la ristrutturazione degli organici, alcuni organismi statali hanno permesso ai propri impiegati licenziati di scegliere se continuare a lavorare o meno in alcune imprese commerciali operanti alle dipendenze degli stessi uffici di appartenenza, in modo che potessero continuare a vivere nell'alloggio che occupavano ed eventualmente acquistarlo. Ad altri impiegati è stato concesso invece di frequentare corsi di specializzazione all'università pagati dalle proprie unità di appartenenza.
Questa nuova classe media deve essere quindi considerata 'all'interno del sistema' in quanto, come abbiamo già detto, sostiene il sistema stesso controllato dal partito per proteggere i propri interessi. Tale classe ha inoltre un'influenza cruciale su alcune misure politiche, in quanto i suoi membri riescono a partecipare in parte al processo decisionale. Tale processo, per quanto riguarda la formulazione delle proposte politiche, permette ai funzionari a livello di sezione di redigere le proposte e inoltrarle ai funzionari di livello superiore, di divisione e di dipartimento, per poi farle eventualmente approvare dai ministeri competenti. Negli ultimi anni molti funzionari a livello di sezione e di divisione sono diventati membri della classe media, condividono interessi economici comuni miranti alla continuazione del sistema esistente. Dal momento che, attraverso la riforma del sistema di distribuzione degli alloggi, sono divenuti in breve tempo proprietari di immobili, proteggere la propria proprietà e il sistema sul quale si basano per vivere è uno dei maggiori fattori determinanti nel decidere le misure politiche da proporre. Esamineremo l'influenza della classe media 'all'interno del sistema' sulle misure politiche in una ricerca futura.
Questa ricerca mostra come le diseguaglianze tra impiegati 'all'interno' e 'al di fuori del sistema' si siano ulteriormente acutizzate in base alla riforma del sistema di distribuzione degli alloggi. Persino 'all'interno del sistema' le disuguaglianze tra lavoratori del settore dell'industria statale e quelli di altri settori con migliori rendimenti economici si stanno aggravando. L'accentuarsi delle disuguaglianze sociali potrebbe essere sicuramente la causa di una maggiore instabilità politica e sociale in un prossimo futuro. 

Note

1 Le statistiche fornite dalla Banca Centrale indicano che i prestiti e i mutui per l'acquisto di immobili sono aumentati a 194.9 miliardi di yuan da gennaio a ottobre 2000, 124,6 miliardi di yuan in più se paragonati allo stesso periodo del 1999 (Xinhua News Agency, ediz. Internet, 14 November 2000. 
2 Il 'prezzo abitativo di sistema', diverso dal 'prezzo abitativo di mercato', generalmente è pari a 1480 yuan per metro quadro ed è stato fissato dal governo municipale di Pechino; non è valido per gli impiegati 'all'esterno del sistema', ma solo per quelli 'all'interno del sistema', per i quali non varia secondo la centralità o meno della zona o la qualità delle costruzioni.
3 Xu Xinxin, "Maixiang 21 shiji de Zhongguo zhiye shengwang yu shimin zeye quxiang" ("Considerazione dell'occupazione e scelta dell'impiego nella Cina del 21° secolo), in Ru Xin, Lu Xueyi, Lu Jianhua (a cura di), 2000 nian: Zhongguo shehui xingshi fenxi yu yuce (2000: Analisi e proiezioni sulle condizioni sociali in Cina), Beijing, Shehui kexue wenxian chubanshe, 2000, pp. 19-39.
4 Victor Nee, "A Theory of Market Transition: From Redistribution to Markets in State Socialism." American Sociological Review, n.54, 1989, pp. 663-81; "Organizational Dynamics of Market Transition: Hybrid Forms, Property Rights, and Mixed Economy in China". Administrative Science Quarterly, n.37, 1992, pp. 1-27; "The Emergence of a Market Society", American Journal of Sociology, n.101, 1996, pp. 908-49.
5 Yasheng Huang, "Economic Bureaucracies and Enterprises During Reforms." China Quarterly, n. 123(, September 1990 , pp. 431-58.
6 John R. Logan, Yanjie Bian, "Inequalities in Access to Community Resources in China City", Social Forces, vol.72, n.2, 1993, pp. 555-76; Yanjie Bian, Work and Inequality in Urban China, Albany, State University of New York Press, 1994; Yanjie Bian, John R. Logan, "Market Transition and the Persistence of Power: The Changing Stratification System in Urban China", American Sociological Review, n.61, 1996, pp. 739-58.
7 Douglas Guthrie, Dragon in a Three-Piece Suit: Foreign Investment, Regional Bureaucracies, and Market Reform in China, Princeton, Princeton University Press, 1999.
8 Beijing Yearbook 1999, Beijing, Zhongguo tongji chubanshe, 1999.
9 Lan Shiyong, "Fei gongyouzhi jingji fazhan qingkuang tubiao (Mappa dello sviluppo dell'economia non-statale), in Zhang Houyi, Ming Zhili (a cura di), Zhonguo siying qiye fazhan baogao (1978-1998) (Rapporto sullo sviluppo delle imprese private in Cina [1978-1998]), pp. 64-70.

 

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