1. Premessa
Il progressivo rafforzamento della politica di riforme ed apertura, inaugurata in Cina alla fine degli anni settanta, e i rapidi cambiamenti degli equilibri di potere avvenuti nel continente asiatico dopo il 1989 hanno imposto agli interlocutori della Repubblica popolare cinese di ridefinire la propria posizione politica nei confronti di quest'ultima. Se, da una parte, la coerenza della dirigenza cinese nel promuovere le riforme in campo economico, evidente soprattutto dai primi anni novanta, ha via via determinato un incremento di opportunità per qualsiasi paese intraprenda attività di scambio con la Cina; contemporaneamente, sul piano dei rapporti internazionali, si è fatta strada la consapevolezza che la stabilità del paese rappresenta un elemento di rilievo per gli equilibri regionali. Questo clima internazionale offre occasioni che la dirigenza cinese sembra considerare favorevoli, come la recente integrazione nell'Organizzazione mondiale del Commercio. La Cina appare interessata ad approfittare di tali opportunità, nonostante l'onere di assumere crescenti responsabilità in ambito internazionale.
Tra i numerosi interlocutori della Repubblica popolare cinese, l'Unione europea ha risposto con prontezza all'aprirsi di nuove prospettive di collaborazione. Nel corso degli anni novanta la Commissione europea ha rivolto crescente attenzione alla Cina, benché i rapporti tra Repubblica popolare cinese e Unione europea siano stati inaugurati già nel 19751 e abbiano dato vita ad alcuni accordi, tra i quali l'Accordo di cooperazione commerciale ed economica - stipulato nel 1985 e successivamente regolarmente rinnovato2. Questa circostanza risulta evidente dalla lettura in sequenza di due comunicazioni - redatte rispettivamente nel 1995 e nel 1998 - che propongono nuove linee guida per il rafforzamento delle relazioni con la Repubblica popolare cinese3. In tali comunicazioni, la Commissione europea afferma la necessità, per le istituzioni europee, di rafforzare la propria immagine d'interlocutore agli occhi della Repubblica popolare cinese e creare in questo modo migliori presupposti istituzionali per un consolidamento della presenza degli stati membri nel mercato cinese4. I due principali strumenti per il raggiungimento di questi obiettivi sono individuati dalla Commissione nell'ampliamento del dialogo istituzionale tra Cina ed Europa e nell'inaugurazione di sempre più numerose azioni di cooperazione. Una delle conseguenze concrete di questi due documenti è quindi l'avvio di alcuni progetti di cooperazione5.
2. I programmi
Tra i principali elementi che compongono il panorama dei programmi messi in atto alla metà degli anni novanta risalta la persuasione del ruolo centrale da assegnarsi allo sviluppo delle risorse umane, inteso come attività di formazione di soggetti pienamente in grado di svolgere la funzione di interlocutori privilegiati nei confronti di entrambi i partner. Constatato che le due parti attribuiscono particolare importanza a questo ambito della cooperazione, la ricerca che ho svolto nel corso dell'anno 20016 si è concentrata sui programmi per lo sviluppo delle risorse umane e più in particolare sui tre programmi di questo tipo rivolti a studiosi e giovani manager, cinesi o europei, che si svolgono in
Cina7. La ricerca si è articolata in due fasi: in Europa ho raccolto abbondante materiale sulla struttura e le finalità dei programmi, grazie alle informazioni ottenute in un colloquio con Ana Gonzalo-Castellanos - funzionaria della Commissione europea incontrata a Bruxelles - e all'esame del materiale reperibile su Internet. Il soggiorno in Cina, grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dal Governo cinese, mi ha poi permesso di accedere direttamente al materiale raccolto sia presso la Delegazione della Commissione europea a Pechino sia negli uffici esecutivi dei singoli programmi, nonché di incontrare testimoni privilegiati della cooperazione per la formazione di risorse umane. Nel complesso i colloqui hanno coinvolto due categorie di testimoni, che conviene considerare separatamente: i direttori dei singoli programmi di cooperazione e i rappresentanti delle istituzioni che promuovono la cooperazione .
I colloqui con i direttori dei programmi per lo sviluppo delle risorse umane mi hanno fornito una visione più analitica delle singole attività di cooperazione prese in esame. Inoltre, il confronto di queste attività con le informazioni precedentemente raccolte ha permesso di individuare i parziali aggiustamenti e le ridefinizioni di finalità intervenuti rispetto ai progetti originali a causa dell'emergere di ostacoli nella fase di realizzazione. Le difficoltà incontrate più frequentemente appaiono essere la differenza linguistica o culturale e la mancanza di interazioni stabili tra le università cinesi coinvolte nelle attività. Questi ostacoli, tuttavia, sono stati riscontrati in misura diversa nei tre programmi esaminati e sono stati di conseguenza affrontati con strumenti adeguati ad ogni specifica situazione.
Nello sviluppo dell'EU-China Higher Education Cooperation Programme l'influenza delle differenze linguistiche è stato particolarmente rilavante proprio perché il progetto prevede il finanziamento di ricerche congiunte e di borse di studio per facilitare la mobilità di studiosi cinesi e europei, allo scopo di consolidare gli studi europei in Cina8. In ambedue i casi, infatti, le barriere linguistiche possono ridurre considerevolmente la portata dei risultati ottenuti. Appare molto chiaro, in proposito, l'esempio avanzato dal direttore europeo del programma, Roger Greatrex9, il quale ha sottolineato come qualsiasi lavoro di approfondimento relativo ad aspetti della politica comune europea sia complicato dal fatto che, generalmente, gli studiosi cinesi conoscano una sola lingua europea, il che implica il rischio di indebite attribuzioni di specifiche caratteristiche nazionali all'Europa nel suo complesso. Per ovviare a questo inconveniente e favorire una più intensa comunicazione tra i partecipanti, che dovrebbe facilitare una conoscenza complessiva dell'UE più soddisfacente e puntuale, è stato potenziato il ruolo dell'associazione degli alunni del programma. Il direttore cinese dell'EU-China Higher Education Cooperation Programme, Zhang Xiaojin10, rileva inoltre che una situazione analoga, ma più estrema, si verifica anche quando i professori europei si recano nella Repubblica popolare cinese a svolgere attività nell'ambito dell'HECP. Essi infatti raramente conoscono la lingua cinese; quindi, per stabilire un contatto con gli studiosi cinesi, necessitano imprescindibilmente della presenza di un traduttore, spesa però non prevista dal budget del programma.
I partecipanti dell'Eu-China Junior Managers Training Programme11 condividono con i loro colleghi dell'HECP le difficoltà linguistiche. Tuttavia, in questo caso, l'ostacolo era stato previsto e il progetto include dunque tra le proprie attività un periodo preliminare di formazione linguistica per i giovani manager europei, cui fa seguito un tirocinio di alcuni mesi in aziende che operano nel mercato cinese, inteso a promuovere tra i partecipanti la conoscenza del mercato locale. Il programma risente invece maggiormente dell'impatto delle differenze culturali. In particolare, l'impegno richiesto ai giovani manager europei di confrontarsi con una cultura d'impresa sostanzialmente diversa da quella di origine è, non di rado, causa di incomprensioni. In questo caso la mancanza di schemi comuni di comportamento non si applica solo nei confronti dei cinesi, ma anche all'interno del gruppo dei partecipanti che provengono da paesi europei diversi. Tuttavia questo non sembra essere un elemento completamente negativo giacché l'esperienza acquisita nel corso degli stage, secondo il punto di vista del direttore europeo del programma, Alex Nobel12, avvantaggia doppiamente i giovani manager: da un lato rafforza effettivamente la loro comprensione delle imprese cinesi, permettendo loro di prepararsi al ruolo di mediazione che dovranno assumere in seguito tra le aziende straniere e quelle cinesi13, e dall'altro li rendono più flessibili nell'interazione con qualsiasi partner europeo, indipendentemente dalla sua nazionalità.
Infine, la China Europe International Business School14, nata a Shanghai per offrire a giovani provenienti da tutto il mondo una preparazione imprenditoriale fortemente focalizzata sulla realtà cinese, risente soprattutto del limite rappresentato dalla difficoltà di instaurare relazioni di cooperazione con altre università. Nonostante la scuola collabori con numerose università straniere, essa soffre di un certo isolamento nel mondo accademico cinese. Di conseguenza l'effettivo sviluppo di relazioni strutturate con il territorio è ostacolato, a scapito, sul lungo periodo, della possibilità di sviluppare conoscenze approfondite sulla situazione economica cinese. Il professor Nobel ha additato il problema come un esempio - in negativo - della ricchezza che può derivare dal misurarsi con un ambiente circostante estremamente diverso dalla cultura di provenienza: il confronto, in questo caso carente, appare una condizione indispensabile per forgiare efficaci strumenti di analisi in una realtà tanto dinamica quanto la Cina attuale. Tuttavia, le cause della difficoltà di interazione non sono sempre evidenti e spesso scaturiscono da debolezze congiunte di entrambi i partner. Ne è esempio la ridotta interazione dell'EU-China Higher Education Cooperation Programme con la realtà frammentata dei Centri per gli studi europei e dei dipartimenti che studiano l'Europa nelle università cinesi. Il professor Roger Greatrex ha infatti segnalato, a questo proposito, che la mancanza di coordinamento tra i vari dipartimenti cinesi ostacola l'orientamento e l'articolazione multidisciplinare delle ricerche sull'UE e rende molto difficile la creazione di un network di collaborazione tra gli studiosi dei due continenti.
3. Gli incontri
Come ho accennato sopra, lo sviluppo stesso dell'analisi dei singoli programmi e dei colloqui con i responsabili direttivi mi ha stimolato a tentare di approfondire il ruolo svolto dalle istituzioni cinesi ed europee nel quadro dello sviluppo delle risorse umane. A tal fine ho chiesto e ottenuto occasioni di colloquio con funzionari di quattro istituzioni coinvolte nella cooperazione: a Bruxelles, la Commissione europea; a Pechino, il Ministero cinese per il commercio estero e la cooperazione economica, l'Accademia cinese per le Scienze sociali e infine la Delegazione della Commissione europea. Gli elementi emersi nel corso di questi incontri hanno confermato il ruolo di primo piano della Commissione europea e del Ministero, in quanto organismi contraenti nell'accordo finanziario che sta alla base di qualsiasi programma e ne stabilisce la struttura amministrativa e le finalità; hanno però anche evidenziato l'importanza non trascurabile dell'attività delle altre due istituzioni citate sia nella fase di progettazione sia in quella di attuazione della cooperazione.
In particolare, gli incontri con i due funzionari europei Ana Gonzalo-Castellanos e Uwe Wiessembach15 hanno sottolineato la rilevanza di tre compiti principali della Delegazione della Commissione europea a Pechino.
Innanzitutto, essa propone alla Commissione di mettere in atto iniziative di cooperazione elaborate in base a specifiche necessità locali o a disponibilità espresse dalle istituzioni cinesi, di cui la delegazione stessa rappresenta l'interlocutore più immediato. Contemporaneamente provvede alla diffusione in territorio cinese di informazioni sull'Unione europea e sui programmi di cooperazione già attivi, facilitandone l'accesso ai candidati16. Infine coordina le attività di cooperazione gestendo la raccolta di dati sullo svolgimento di tutti i programmi, informazione indispensabile per definire i nuovi progetti secondo linee sempre più pertinenti alla realtà cinese.
Purtroppo, il colloquio con il funzionario del Ministero cinese per il commercio estero e la cooperazione economica Chen Ning17, non è stato altrettanto utile a capire quale sia la divisione dei ruoli nell'interazione tra il ministero e altre istituzioni cinesi coinvolte -come ad esempio quelle accademiche - per lo sviluppo dei programmi presi in considerazione; né, più in generale, mi ha permesso di identificare precisamente i meccanismi che, da parte cinese, regolano la scelta di partecipare ai programmi di cooperazione per lo sviluppo di risorse umane e definiscono le linee guida per il coinvolgimento di tali istituzioni in queste attività. Non conoscere tali meccanismi ha limitato la mia capacità di comprendere appieno una contraddizione rilevata nel corso della ricerca: l'interesse da parte cinese ad approfondire le relazioni con l'Unione europea nel campo della formazione sarebbe dimostrato - secondo il parere della professoressa Luo Hongbo dell'Accademia cinese delle scienze sociali18 - dalla nascita dell'Associazione cinese per gli studi europei nel 197819; tuttavia, è per contro constatabile un netto disequilibrio - in termini quantitativi - tra gli investimenti stanziati dalla Repubblica popolare cinese e quelli dell'Unione europea relativamente ai programmi varati negli anni novanta20. In merito a questa apparente contraddizione devo quindi limitarmi a mettere in evidenza alcune domande per ora rimaste inevase. Per esempio, è lecito ritenere che attualmente in Cina vi sia una discrepanza tra le istanze promosse in ambito accademico e quelle perseguite concretamente dalle istituzioni politiche nei confronti della cooperazione con l'UE per lo sviluppo delle risorse umane? E inoltre, ammesso che questa differenza di punti di vista sussista, quale ne è la ragione ipotizzabile: il timore (da parte delle istituzioni politiche cinesi) dell'influenza ideologica potenzialmente connessa alla formazione in "programmi europei", oppure la scarsità delle risorse economiche disponibili ed una conseguente gerarchia di priorità che predilige altri campi per la cooperazione21? Oppure ancora una combinazione delle due ragioni?
In realtà il quadro dei programmi analizzati rappresenta soltanto uno spaccato dell'attuale cooperazione tra Cina e Unione europea per lo sviluppo congiunto di risorse umane, e non permette quindi di appurare se e quando gli ostacoli cui abbiamo accennato potranno essere affrontati in modo diverso. Non si può escludere che in seno alle istituzioni di entrambe le parti sia in atto un processo di maturazione dell'interesse reciproco. Anzi, l'avvio di nuovi progetti sembra deporre a favore di una disponibilità comune a perseverare nello sforzo congiunto22.
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