Il 24 e 25 ottobre scorsi si è svolto a Roma un convegno internazionale promosso dall'Istituto Italo Cinese per celebrare il quarto centenario dell'arrivo di Matteo Ricci a Pechino (1601/2001): a nessun altro straniero la dinastia Ming aveva mai concesso di abitare dentro le mura della capitale dell'impero. Il convegno è stato ospitato dalla Pontificia Università Gregoriana (anticamente Collegio Romano) dove studiò lo stesso Matteo Ricci.
Ad aprire i lavori un messaggio di Giovanni Paolo II ai convegnisti, letto dal Rettore della Gregoriana, padre Franco Imoda, messaggio tanto importante quanto inatteso. In esso il Papa ha chiesto perdono per gli errori commessi in passato da alcuni membri della chiesa cattolica nella loro azione in terra cinese, ha ricordato la sincera amicizia di Matteo Ricci e di molti missionari cattolici per la Cina e ha auspicato che vengano presto instaurate "vie concrete di comunicazione e collaborazione tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese".
Al messaggio del Papa hanno fatto eco alcuni interventi che hanno toccato temi contemporanei. L'attualità della figura del missionario gesuita è stata infatti sottolineata dal Presidente dell'Istituto Italo Cinese, Cesare Romiti, dal card. Roger Etchegaray e da Giulio Andreotti, Presidente onorario dell'Istituto Italo Cinese.
Andreotti, autore tra l'altro di un recente saggio su Matteo Ricci (Un gesuita in Cina, Matteo Ricci dall'talia a Pechino, Rizzoli, Milano 2001), ha fatto anche cenno alla delicata questione della beatificazione dei martiri cinesi del 1900 avvenuta il 1° Ottobre 2000 dicendo chiaramente che tale gesto, nel contesto del Giubileo, non voleva avere alcun riferimento irriguardoso verso il governo cinese.
Ma è stato soprattutto il prof. Ren Yanli (Accademia Cinese di Scienze Sociali di Pechino - Direttore della Sezione Studi sul Cristianesimo dell'Istituto di Ricerca sulle grandi religioni mondiali) a sviluppare i legami col presente, parlando di una nuova fase del dialogo tra Cina e Occidente. Nella sua relazione egli ha affermato che il crescente rispetto manifestato, a partire dalla fine degli anni '80, dalla chiesa cinese a Giovanni Paolo II va considerato come un "ritorno alla tradizione" ed è un fenomeno promettente: i cattolici cinesi cioè starebbero pienamente recuperando il vero significato del primato del pontefice romano. Il prof. Ren ha poi parlato dei riflessi positivi del Concilio Vaticano II sulla situazione della chiesa cattolica cinese.
Gli interventi dello storico cinese Lin Jinshui, docente presso l'Università di Fuzhou, e dell'italiano Matteo Nicolini-Zani hanno illustrato il crescente interesse che si registra oggi nell'ambito accademico cinese per gli studi sulla figura e l'opera di Ricci e sul cristianesimo in generale.
Altri relatori hanno invece trattato temi legati alla figura e al tempo di Matteo Ricci: della sua opera culturale e missionaria in Cina (Piero Corradini - Università "La Sapienza" di Roma), delle sue pubblicazioni (Gaetano Ricciardolo - Università "La Sapienza" di Roma), del contesto storico in cui Ricci operò (John Witek - Georgetown University di Washington e Yves Camus - "Ricci Institute" di Macao), di alcuni aspetti della storia della Compagnia di Gesù (Flavio Rurale - Università di Udine) e dei rapporti tra Cina e Santa Sede nel XVII secolo (Gu Weimin - Università Normale della Cina orientale di Shanghai).
Il prof. Huang Shijian docente presso l'Università Zhejiang di Hangzhou ha ricordato l'opera cartografica di Ricci e la prima pubblicazione, a Pechino, proprio nel 1601, del planisfero ricciano. Il tema del confronto interreligioso in Ricci è stato poi sviluppato da Pier Francesco Fumagalli (Biblioteca Ambrosiana - Milano).
Durante la conclusione del convegno, affidata a mons. Giuseppe Pittau, è emersa la speranza che si possa cogliere l'occasione di un momento di profonda inquietudine per la comunità internazionale per andare verso una riconciliazione e una normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Vaticano e Repubblica Popolare Cinese.
Il convegno, al quale hanno partecipato più di trecento persone, tra cui personalità di rilievo della chiesa romana, ha avuto un grande risalto sulla stampa italiana e internazionale, che non ha mancato di rilevare l'importanza del messaggio papale.