1. La controffensiva dei conservatori a metà degli anni '90
Le diverse fasi di sviluppo del settore privato, a partire dagli anni '80, sono state
influenzate direttamente dalla linea politica adottata dal partito comunista; una linea che non è stata
sempre uniforme, giacché ispirata a valutazioni di carattere ideologico, più che a criteri di natura
economica.
Agli inizi degli anni '90, le cosiddette tendenze ideologiche "di sinistra"1, mai del tutto sopite
all'interno del partito e riportate in auge dopo la repressione del 1989, avevano fatto sì che la politica
di riforma e apertura verso l'estero venisse considerata come "l'introduzione e lo sviluppo del capitalismo",
mentre "i principali pericoli" sarebbero stati individuati proprio nel "settore dell'economia"2. Contro tali
attacchi era riuscita, però, ad imporsi la linea politica di Deng Xiaoping basata sulla cosiddetta "teoria
delle forze produttive", in base alla quale, per valutare i benefici di una determinata componente economica,
non bisogna analizzare la sua presunta natura "socialista" o "capitalista", ma solo stabilire se essa
favorisce o meno lo sviluppo delle forze produttive e l'aumento del tenore di vita della
popolazione3. La
definitiva vittoria della linea di Deng era stata, quindi, sancita in un primo momento al XIV Congresso del
partito, nell'ottobre '924 e successivamente alla 3° Sessione Plenaria del XIV Comitato Centrale,
nel novembre
'935.
Ma a metà degli anni '90 si materializza una nuova offensiva da parte dei conservatori attraverso i
cosiddetti "documenti di diecimila caratteri" non ufficiali (dixia wanyanshu). Il più interessante è il
primo di essi, che risale alla primavera del '95; sull'identità del suo autore permangono molti dubbi: da
alcuni è stato attribuito a Deng Liqun, ma secondo altri sarebbe stato redatto da Li Yanming, a capo
dell'Istituto di Scienze Politiche dell'Accademia delle Scienze Sociali. Intitolato "Alcuni fattori che
influiscono sulla sicurezza del nostro paese" (Yingxiang woguo guojia anquan de ruogan
yinsu), questo
documento è apparso per la prima volta sulla stampa nel gennaio '96, sulla rivista Yazhou zhoukan
(Settimanale Asia) di Hong Kong, per poi essere ripubblicato in altre opere6.
In esso si legge: la Cina è in pericolo, poichè alcuni fattori mettono a repentaglio la sicurezza del paese;
bisogna riflettere su di essi per far tesoro dell'esperienza dell'URSS e dei paesi dell'Europa Orientale.
Nella prima parte, questo wanyanshu tratta delle trasformazioni del sistema di proprietà, provocate da uno
sviluppo incontrollato dell'economia privata, cui dovrebbero essere imposte restrizioni; il settore privato
negli anni 80, invece, avrebbe ricoperto un ruolo complementare e utile per l'economia socialista. La
principale accusa è, quindi, rivolta al partito, incapace di controllare questo settore, che avrebbe
intrapreso la via capitalista.
La seconda parte di questo documento tratta delle trasformazioni dei rapporti di classe: le riforme
economiche e, in particolare, le trasformazioni del sistema di proprietà, avrebbero fatto nascere una
nuova borghesia e nuova ideologia borghese. Per la prima volta assistiamo a un attacco diretto a Deng
Xiaoping e alle sua politica di riforma: i discorsi dell'anziano leader pronunciati durante il suo viaggio
nel sud del paese, nelle Zone Economiche Speciali, nel '92, sono considerati come la principale
"liberalizzazione borghese".
Viene così più volte denunciato l'emergere di una nuova classe borghese, che rivendica diritti di
rappresentanza politica per proteggere i propri interessi economici. Viene quindi ritenuta pericolosa la
presenza degli imprenditori privati eletti tra i membri dell'Assemblea Nazionale del Popolo e della
Conferenza Politica Consultiva. E' interessante la conclusione di questo wanyanshu: la liberalizzazione
borghese è riuscita a farsi strada nonostante siano stati fermati i "tumulti" dell'89; un'osservazione
molto interessante, data l'attualità del dibattito su Tian'anmen7.
Altri documenti di questo tipo, sebbene dai toni più smorzati, appaiono fino agli inizi del '97: essi non
trovano, però, grande seguito e non riescono a raggiungere i principali media; hanno una circolazione
ristretta soprattutto nei circoli intellettuali ed accademici, dando vita a un dibattito limitato ad
alcune riviste controllate dai conservatori, come, ad esempio, l'organo teorico del partito, la rivista
Qiushi.
In un certo senso, però, gli attacchi dei conservatori sembrano trovare qualche eco nel documento della
6° Sessione Plenaria del XIV Comitato Centrale dell'ottobre '968, nel quale, per la prima volta dopo
l''89, l'ideologia viene nuovamente messa al primo posto nella linea politica del partito. Tema centrale
di questo documento è l'edificazione di una "civiltà spirituale socialista"
(shehuizhuyi jingshen wenming), un concetto che è stato spesso adoperato nei discorsi, nei rapporti e nei documenti ufficiali
del partito a partire dagli anni '809; esso è riferito a un'ampia gamma di principi e valori, tra cui
soprattutto la fedeltà al partito-stato, l'adesione al marxismo-leninismo e soprattutto ai "quattro
principi cardinali" (si xiang jiben yuanze): il socialismo, la dittatura del proletariato, la leadership
del partito e il pensiero di Mao Zedong10. Il documento del 6° Plenum appare come una necessaria
concessione alla sinistra per portare avanti le riforme, come un tentativo di enfatizzare l'ideologia e
allo stesso tempo lasciar sviluppare l'economia; una formula che ha costantemente rappresentato la
contraddizione principale dell'intero processo di riforma, cercando di combinare il totalitarismo in
campo politico con il liberismo in quello economico.
Le risoluzioni di questo plenum rappresentano il primo tentativo di Jiang Zemin di imporre una propria
autorità ideologica, cominciando ad affermare un proprio ruolo al centro della nuova leadership, con
l'aggravarsi delle condizioni di salute di Deng Xiaoping, del quale si prevede a breve la scomparsa.
2. La politica del partito alla fine degli anni '90
E' quindi a partire dal '97 che la linea di Jiang Zemin si impone progressivamente:
con un'aperta critica ai wanyanshu dei conservatori in un discorso alla scuola centrale del partito, nel
gennaio dello stesso anno11 e, successivamente, con le risoluzioni approvate in occasione del XV° Congresso
del partito, nel settembre successivo12.
Il documento redatto in questa sede rappresenta una svolta importante, che sancisce il pluralismo in campo
economico consolidatosi nel corso del processo di riforma: esso riconosce la necessità di uno sviluppo del
settore statale dell'economia, in posizione dominante, simultaneo a quello di altre forme di proprietà
differenziate. Inoltre in questo documento viene fornita una nuova definizione del settore pubblico, il
quale, pur conservando una posizione dominante nell'intero sistema economico, non deve solo coesistere
con "diverse forme di proprietà", ma sviluppare esso stesso forme di proprietà differenziate. Questa nuova
definizione comporta una radicale trasformazione dell'intero sistema economico: il settore pubblico non
include soltanto i settori statale e collettivo, ma anche le componenti a proprietà statale e collettiva
del settore dell'economia mista.
Il documento del XV Congresso fornisce inoltre un importante riconoscimento al settore privato, definito
come una "componente importante" (zhongyao zucheng bufen)13 dell'economia di mercato socialista e non più
solo come "un supplemento necessario e benefico" (biyao de, youyi de buchong)14 dell'economia pubblica
socialista. Quest'ultima è la dicitura in base alla quale era stata definita l'economia privata secondo
l'art.11 della Costituzione, in base agli emendamenti approvati nel marzo 1988, che costituiscono il
primo vero riconoscimento giuridico fornito a questo settore15.
Il successivo, ulteriore riconoscimento come una "componente importante" viene sancito con il nuovo
emendamento apportato all'art.11 della Costituzione nel corso della 2° Sessione della IX Assemblea
Nazionale del Popolo, a marzo 199916. Esso rappresenta una sostanziale rivalutazione del ruolo assunto
dal settore privato nella sorprendente crescita economica sperimentata dall'intera economia nazionale
negli anni '90. In realtà, ormai da tempo il settore privato, in alcune località e province, e per alcune
branche di attività, aveva già ampiamente superato lo status complementare di mero supplemento nel
risolvere il problema della disoccupazione e nel migliorare il tenore di vita della popolazione, sebbene
la sua iniziale crescita fosse stata un'immediata risposta proprio al fenomeno della disoccupazione e
il suo primo sviluppo, soprattutto nelle attività commerciali e nei servizi, fosse stato dovuto
all'incapacità da parte dei settori statale e collettivo a provvedere ai nuovi bisogni di beni e servizi
richiesti dalla popolazione e a soddisfare le nuove esigenze di diversificazione dei consumi.
Ma gli emendamenti non hanno in definitiva fornito alla proprietà privata lo stesso status della
proprietà pubblica socialista, che è ritenuta "inviolabile" in base alla Costituzione (art.12). Infatti
quest'ultima non fornisce ancora garanzie sufficienti alla proprietà privata, non tutelata allo stesso
modo di quella pubblica. Sebbene l'art.13 faccia riferimento alla salvaguardia dei beni personali dei
cittadini, come risparmi, salari, abitazioni e altre forme di proprietà, esso non menziona i mezzi di
produzione posseduti privatamente, cui ogni riferimento è deliberatamente tralasciato perché in
contraddizione con la natura socialista del paese, in base alla quale è allo stato che va la proprietà
dei mezzi di produzione.
3. La legge sulle imprese a capitale singolo individuale
La politica favorevole nei confronti del settore privato della primavera '99 si
concretizza, qualche mese più tardi, in una misura legislativa: l'emanazione della "Legge sulle imprese a
capitale singolo individuale" (geren duzi qiye)17. Proposta dalla 10 Sessione della IX Assemblea Nazionale
del Popolo il 24 giugno '99, approvata dalla 11 Sessione della stessa il 30 agosto '9918, essa è entrata in
vigore a partire dal 17 gennaio 200019.
In base all'art.2 vengono definite "imprese a capitale singolo individuale" quelle imprese nelle quali
l'investitore è una singola persona fisica e la cui proprietà è proprietà personale dello stesso. In tal
modo, con questa nuova configurazione giuridica il legislatore sembrerebbe migliorare in qualche modo lo
status delle piccole imprese individuali (getihu), definito in base alle precedenti "Norme" emanate
progressivamente nel 198120, nel 198321 e nel 198722. Tali imprese risulterebbero, quindi, equiparate alle
imprese a capitale singolo privato (siying duzi qiye), previste dall'art.7 delle precedenti "Norme
Provvisorie per le imprese private", promulgate a giugno 198823; un tipo di società che corrisponde alla
società semplice prevista dal nostro Codice Civile24.
La nuova "Legge" del '99 potrebbe rivestire una particolare importanza dal punto di vista teorico, poiché
sembrerebbe superare la discriminazione di natura ideologica tra imprese individuali e imprese private. In
base a essa, viene infatti finalmente configurato un tipo di impresa per la quale non deve essere
specificato il numero di dipendenti richiesto, eliminando in tal modo il precedente criterio di
discriminazione politica: un risultato significativo in base al quale può essere valutato il mutato
atteggiamento del partito.
Come è noto, mediante una distinzione essenzialmente politica in due categorie ben distinte, all'interno
del settore privato le piccole imprese individuali (getihu) erano state differenziate dalle imprese private
vere e proprie (siying qiye). Le prime sono imprese di dimensioni ridotte, che svolgono attività artigianali,
commerciali e attività di servizi, gestite da un solo responsabile o da un nucleo familiare; invece, le
imprese private sarebbero state caratterizzate dall'impiego di almeno otto lavoratori salariati, oltre che
da dimensioni produttive più ampie, che supererebbero l'ambito della gestione individuale e la conduzione
su scala familiare, con maggiori fondi e capitali. I lavoratori salariati, inoltre, non sarebbero dovuti
essere membri della famiglia del proprietario dell'azienda, al contrario di quanto avviene, invece, per
parte del personale che opera nelle imprese individuali. La principale differenza sarebbe, quindi,
consistita nel numero di lavoratori dipendenti che, nelle imprese private, non sarebbero potuti essere al
di sotto di otto: questo, che sembrerebbe l'unico criterio di differenziazione tra i due tipi di imprese,
ha sollevato inevitabili polemiche di natura teorica25.
Tale principio sembrerebbe rappresentare quasi una linea di demarcazione ideologica, in base alla quale,
al di sotto di un certo numero di operai salariati, un'impresa non può produrre abbastanza profitto da
diventare "capitalista". Infatti, fino a metà degli anni '80, il settore privato è stato identificato
principalmente con l'economia individuale e, quindi, maggiormente tollerato.
Nelle imprese a capitale singolo individuale essendo i mezzi di produzione e l'intero capitale di
proprietà di un unico individuo, il profitto conseguito è un reddito individuale e l'indebitamento cui
può essere sottoposta l'impresa è un onere personale del proprietario. In base all'art.2, l'imprenditore
si assume responsabilità illimitata per l'impresa, mentre, in base all'art.32, se i beni utilizzati
nell'esercizio dell'attività dell'impresa sono insufficienti a saldare i debiti, devono essere adoperati
i restanti beni personali dell'imprenditore. Siccome, però, dal punto di vista patrimoniale, non esiste
alcun obbligo per l'investitore di registrare i propri restanti beni personali, nella prassi è difficile
poterli accertare, come è già avvenuto in alcuni casi specifici26. Infatti la nuova "Legge" del '99, che
costituisce un importante incoraggiamento per la costituzione di nuove società, stabilisce che non deve
essere più specificata la quota minima di capitale da versare, che può simbolicamente ammontare a un solo
yuan. Condizione che ha coniato un nuovo modo di dire: "con un solo yuan si può fare il boss"
(yi yuan qian
dang laoban)27.
La maggiore innovazione della nuova "Legge" del '99 consiste nella chiara tutela degli interessi
dell'imprenditore, i quali vengono garantiti contro i frequenti abusi e vessazioni da parte della burocrazia
amministrativa, più volte denunciati anche dai media28. Infatti in base all'art. 25, l'impresa ha il diritto
di rifiutare richieste illegali materiali o pecunarie da parte di uffici e organismi governativi e di
denunciare i responsabili di tali atti, i quali saranno perseguiti civilmente o penalmente (art. 41).
Inoltre vengono enormemente semplificate le procedure burocratiche per ottenere la licenza di esercizio e
la registrazione, che può essere ottenuta direttamente presso gli organismi amministrativi competenti a
livello locale dell'industria e del commercio, senza dover ottenere l'autorizzazione di molteplici altri
uffici, semplicemente sulla base di una certificazione dell'identità personale e della precedente
occupazione. La registrazione deve avvenire entro 15 giorni dalla data di presentazione della domanda
(art.12).
Un'ulteriore garanzia degli interessi degli imprenditori consiste nel fatto che, al fine di evitare azioni
illegali da parte delle autorità locali, qualora la richiesta di registrazione fosse negata, il richiedente
ha il diritto di esigere un'indagine amministrativa agli organismi competenti (art.44). Inoltre, in caso di
registrazioni illegali da parte delle autorità, gli interessati saranno soggetti a sanzioni amministrative
o a procedimenti penali (art.45).
Come incentivo alla costituzione di nuove società è prevista l'esenzione dalle imposte per tre anni; infine,
tra le possibilità di ottenere finanziamenti, date le notevoli difficoltà di procurarsi prestiti bancari, è
estesa alle imprese a capitale singolo individuale la stessa possibilità concessa alle imprese statali,
quella di accedere al mercato azionario. Ottenere finanziamenti per le aziende è così difficile che molte di
esse sono state costrette ad accettare prestiti a condizioni onerose da imprese statali, le quali
generalmente ottengono finanziamenti da banche pubbliche a un tasso del 14% circa e li concedono a loro
volta a un tasso almeno doppio29.
4. Il cosiddetto pensiero delle "tre rappresentatività"
Le prospettive future di ulteriore sviluppo e trasformazione del settore privato sono
strettamente legate alle nuove elaborazioni ideologiche in seno al partito e, in particolar modo, al
cosiddetto pensiero de "le tre rappresentatività" ("san ge daibiao"
sixiang), da molti attribuito a Liu
Ji, ex vice-presidente dell'Accademia delle Scienze Sociali. A "le tre rappresentatività" ha fatto
riferimento per la prima volta Jiang Zemin nel corso del suo viaggio nel Guangdong dal 21 al 25 febbraio
200030;
un viaggio che è stato quasi immediatamente paragonato al nanxun di Deng Xiaoping nel sud del paese, nelle
Zone Economiche Speciali, agli inizi del '9231.
In base a questa nuova teoria, il partito dovrebbe rappresentare "le esigenze di sviluppo delle forze
produttive più avanzate, gli orientamenti della cultura più avanzata e gli interessi fondamentali della
larga maggioranza della popolazione"32. Ciò sta a significare che il partito, quindi, non rappresenterebbe
più soltanto il proletariato e le masse lavoratrici, ma anche gli imprenditori, i manager, i professionisti,
gli intellettuali, gli scienziati, i tecnici, gli operatori della new economy. Questa nuova formulazione,
che abbraccia tutti i nuovi strati emergenti nella società, esplicita la necessità da parte del partito di
adeguarsi al mutamento in corso della compagine sociale, allargando la propria base di supporto. Inoltre
essa propone un'analisi della società cinese contemporanea scevra da qualsiasi tipo di connotazione di
classe e da ogni principio legato alla lotta di classe nell'esame dei diversi strati; in particolare, la
definizione di "classi lavoratrici" inserisce tale concetto nel contesto di uno sviluppo economico
estensibile a tutti gli strati della popolazione.
Il pensiero de "le tre rappresentatività" riveste particolare importanza nel progetto di riedificazione del
partito, riformulandone i compiti nelle mutate condizioni storiche della Cina, ridefinendone i principi
ispiratori rispetto alle nuove sfide del XXI secolo, cercando di preservarne il ruolo creativo di
avanguardia, la vitalità e la natura di forza avanzata della società. La necessità della ricerca di una
nuova identità da parte di un partito che si è già trasformato, da avanguardia rivoluzionaria, in partito di
governo è stata ampiamente sottolineata nel rapporto riservato, preparato da Pan Yue, a capo del Comitato
per la Riforma del Sistema Politico, in occasione degli 80 anni della fondazione del partito33.
Sebbene sia presentata quasi come una panacea per sanare molti dei mali che affliggono l'organizzazione del
partito, come ad esempio il problema della corruzione, questa dottrina si presta alle interpretazioni più
svariate, che possono trovare applicazione negli ambiti più diversi. Il riferimento alla "cultura più
avanzata" sostanzialmente può essere considerato un'ennesima conferma della politica di riforma e apertura
verso l'estero, essendo esso una chiara allusione al necessario apporto di tecnologia e know-how dal mondo
esterno di cui la Cina ha bisogno nel corso del processo in atto di modernizzazione economica. Il richiamo
alle "forze produttive più avanzate" potrebbe essere considerato, invece, una giustificazione teorica per
una più risoluta ed energica attuazione della riforma delle imprese statali, con la drastica chiusura di
quelle in deficit e i conseguenti licenziamenti di massa.
Nella primavera del 2000, nel corso di un viaggio nelle province del Jiangsu, Zhejiang e nella municipalità
di Shanghai, dall'8 al 15 maggio, Jiang Zemin ha ribadito che: "tutti i membri del partito e i quadri
dirigenti devono conoscere e padroneggiare "le tre rappresentatività", al fine di uniformare a tali principi
il proprio pensiero e il proprio comportamento; solo in questo modo possono fare in modo di diventare
davvero dei membri del partito e dei quadri dirigenti qualificati"34. Proprio a partire da questo discorso,
tenuto a Shanghai il 14 maggio, viene lanciata, nello stesso mese, la campagna di propaganda e di ampia
diffusione del pensiero de "le tre rappresentatività" sui media nazionali, a cominciare dai principali
quotidiani direttamente controllati dal partito, il Renmin ribao (Quotidiano del Popolo), il
Guangming
ribao (Quotidiano Chiarezza) e il Jiefangjun ribao (Quotidiano dell'Esercito Popolare di Liberazione).
L'ulteriore stadio di diffusione de "le tre rappresentatività" è rappresentato dal discorso tenuto da
Jiang il 20 giugno a Lanzhou, durante un viaggio nelle province del nord-ovest del Gansu e del
Ningxia35.
A partire da questo terzo discorso, incentrato ancora sulla necessità di mettere in pratica "le tre
rappresentatività", viene lanciata l'ulteriore fase di propaganda di tale teoria, che durante tutta
l'estate del 2000 investe le principali riviste e mensili controllati dal partito:
Qiushi (La ricerca
della verità), Zhongguo Gongchandang (Il Partito Comunista Cinese), Dang jian (L'edificazione del partito),
Dang jian yanjiu (Ricerche sull'edificazione del partito), Zhongguo dangzheng ganbu luntan (Tribuna dei
quadri del partito), Liaowang xinwen zhoukan (Settimanale panorama).
A ciascuna di queste tre fasi progressive36 nella diffusione de "le tre rappresentatività" corrisponde la
pubblicazione di un volume da parte delle principali case editrici: uno a fine marzo a cura della Casa
Editrice del Popolo37, uno a fine maggio a cura della Casa Editrice Bandiera Rossa38 e un altro a fine giugno
a cura della Casa Editrice del Quotidiano Chiarezza39.
A "le tre rappresentatività" ha fatto, poi, riferimento anche Zhu Rongji nel suo rapporto alla 4° Sessione
della IX Assemblea Nazionale del Popolo40 a marzo 2001; e per promuoverne ulteriormente la diffusione, a
febbraio 2001, proprio a Gaozhou nel Guangdong, dove Jiang Zemin ha trattato per la prima volta di questa
teoria, è stato organizzato un convegno cui hanno partecipato quadri dirigenti del partito, dell'esercito
e lo staff editoriale del suo organo ideologico, la rivista Qiushi, dove sono state poi pubblicate tutte le
sintesi degli interventi41.
"Le tre rappresentatività" sono parte integrante del cosiddetto "pensiero di Jiang Zemin", oggi così
attuale, alla cui elaborazione e sistematizzazione stanno partecipando gli ideologi della scuola centrale
del partito vicini a Zeng Qinghong, Huang Ju e ad altri esponenti della cosiddetta "fazione di Shanghai",
che stanno curando la prossima pubblicazione delle Opere Scelte di Jiang. Questa elaborazione teorica
eleverebbe così l'attuale segretario del partito allo stesso status dei suoi predecessori, Deng Xiaoping
e Mao Zedong: essa dovrebbe essere considerata il contributo di Jiang al marxismo e raccoglierebbe
ufficialmente l'eredità ideologica di Deng, al cui insegnamento essa si riallaccia direttamente,
sviluppandolo ulteriormente42.
Non sono poche le critiche a "le tre rappresentatività", soprattutto da parte dei conservatori, secondo i
quali, avvicinandosi più ai principi della socialdemocrazia che a quelli del comunismo, questa dottrina
farà sì che il partito abbandoni la propria connotazione socialista43. Al fine di superare le diverse
resistenze interne, da parte del Comitato Centrale, del Consiglio degli Affari di Stato e della Commissione
Militare Centrale è stata emanata una direttiva a circolazione interna, poi pubblicata dalla stampa di Hong
Kong44. In tale documento neibu45 non vengono menzionati i nomi dei quadri e dirigenti accusati di boicottaggio
e opposizione; ma alla fine di esso vengono pubblicamente biasimate solo alcune unità: le scuole di partito
del Hebei, Hubei, Shanxi, Hainan, e l'Accademia delle Scienze Sociali dell'Anhui
Se il pensiero de "le tre rappresentatività" verrà incorporato nello statuto del partito, in occasione del
XVI Congresso nel 2002, è innegabile che sarà modificata ufficialmente la natura stessa di questa
organizzazione, la quale non potrà più essere ancora considerata avanguardia della classe operaia e
rappresentare principalmente il proletariato e le classi lavoratrici. Nel corso del XVI Congresso il
partito sarà comunque costretto a presentarsi con una nuova immagine, al fine di permettere la transizione
verso una nuova generazione di leader, i quali non hanno un rapporto così stretto con le masse lavoratrici,
come quelli della generazione precedente. Tuttavia questa nuova elaborazione teorica dovrà poi essere
valutata alla luce dei nuovi scenari internazionali, determinati dal processo di globalizzazione in atto e
dall'imminente ingresso della Cina nel WTO.