1. Pensare e parlare dell'Asia
A partire dalla seconda metà degli anni '80, presso la Facoltà di Scienze politiche
dell'Università di Milano, sono stati organizzati, con cadenza annuale o semestrale, cicli di conferenze
sull'Asia. Si tratta di seminari voluti e progettati da Enrica Collotti Pischel (Storia e Istituzioni dei
paesi afro-asiatici), innanzitutto per fornire un servizio ai numerosi studenti lavoratori iscritti alla
Facoltà, ma che ben presto, essendo aperti a tutti, sono diventati un appuntamento di rilievo per un pubblico
milanese più vasto, poiché agli studenti universitari si sono uniti anche molti docenti dei licei cittadini,
e più in generale i membri di quel ceto di colti e curiosi che arricchisce il tessuto civile e intellettuale
dell'area metropolitana.
Il successo e la rilevanza di questi seminari, tuttavia, non appare semplicemente legato ai temi
dell'attualità, oggetto peraltro di una trattazione giornalistica al solito superficiale e prona agli
stereotipi di rito. Vi sono infatti due altri aspetti che emergono dallo spirito con cui sono stati pensati e
organizzati i seminari: da un lato la forte esigenza di scavare nella storia e nella cultura di paesi che
hanno lasciato un'impronta indelebile nel paesaggio delle civiltà mondiali, cercando di mettere in luce i
legami con il presente; dall'altro la riflessione sui processi di trasformazione sociale, sulle dinamiche
politiche e istituzionali che hanno accompagnato la nascita dei nuovi stati asiatici (o del cosiddetto "terzo
mondo") dopo la seconda guerra mondiale: dall'indipendenza dell'India e di molti paesi dell'Asia
sud-orientale alla rivoluzione cinese e alla guerra del Vietnam. Un'area cruciale, dunque, nella bufera di
un'epoca cruciale.
2. Asia, e non solo
I temi dei seminari sono in qualche misura rivelatori dell'attenzione prestata ai nodi
delle questioni asiatiche (notando che in questa rassegna saranno esclusi i due seminari del 1995 e 1998
sulla cultura e identità degli ebrei, che in qualche modo esulano dal contesto propriamente asiatico). A
partire dalla seconda metà degli anni '80 inizia il "seminario sul Giappone contemporaneo": cicli di lezion
i affidate agli specialisti che orbitano intorno a Milano e ai suoi centri di ricerca, oltre che ad alcuni
docenti di Napoli e Venezia; un seminario volto ad approfondire i temi del successo nipponico nella
costruzione di un modello di sviluppo indipendente da quello europeo o americano. Quello che si svolge nella
primavera del 1988 è da ritenersi esemplare: con le sue 25 conferenze (e relatori come Giorgio Borsa, Franco
Gatti, Paolo Beonio Brocchieri, Claudio Zanier, Alessandro Valota, Mario Losano, Ichiro Nishikawa, Gianni
Fodella, Corrado Molteni, Jean Chesneaux, oltre a Enrica Collotti Pischel) fornisce un contributo cospicuo e
originale alla comprensione del Giappone. Negli anni successivi questi temi sono ripresi, approfonditi,
riesaminati; spesso vengono fornite interpretazioni magistrali di aspetti apparentemente marginali, o
collaterali (come, nel 1990, le conferenze di Ichiro Nishikawa sull'antinaturalismo di Tanizaki, o su "Il
guerriero e il monaco nella cultura giapponese"); talvolta toccano temi sensibili della storia recente
("Guerra e pace nella cultura giapponese contemporanea", di Paolo Beonio Brocchieri, ancora nel 1990)1.
Nello stesso periodo, al seminario sul Giappone si affiancano iniziative che rivelano un approccio più
globale e comparativo. Nel 1991, con il ciclo di conferenze "La voce degli altri", rivestono un maggior
rilievo la povertà, lo sviluppo ineguale, l'emigrazione: temi che rivelano l'attenzione ai modelli falliti
nella corsa all'emancipazione e alla crescita. Il seminario2 affianca alle conferenze sulle caratteristiche
culturali di alcune grandi aree di civiltà, come la Cina, il Giappone e il mondo arabo, interventi specifici
sullo sviluppo ineguale affidati a Umberto Melotti e Luciano Segre. Di rilievo vi saranno anche lezioni dal
carattere più ampio, come quella di Gian Carlo Blangiardo sulla demografia, o approfondimenti di temi
particolari, come la conferenza di Oscar Garavello sul debito internazionale. Non si tratta di un approccio
puramente asiatico, poiché una sezione importante del seminario riguarda l'Africa e l'emigrazione (in
anticipo di vari anni sulla percezione pubblica del fenomeno), con interventi, tra gli altri, di Romain
Rainero, Anna Maria Gentili, Alessandro Migliazza3.
Nel seminario "La democrazia degli altri", che si svolge tra l'ottobre 1992 e l'aprile 1993, si sceglie un
approccio particolarmente efficace, volto ad analizzare e a comparare esperienze politiche, economiche e
istituzionali anche assai diverse, ma confinate all'Asia orientale, dalla Cina al Giappone, alla Corea, al
Vietnam e agli altri paesi del Sudest asiatico. Tra i relatori delle 21 conferenze vi sono, oltre a Enrica
Collotti Pischel, Piero Corradini ("Le conquiste della dinastia Qing e lo stato multinazionale cinese"),
Alessandra Lavagnino ("L'impegno politico nella letteratura cinese del '900"), Minei Masaya, Marco Buttino,
Renzo Cavalieri e chi scrive ("Il traffico di droga in Asia: ipoteca sulla democrazia")4.
Nel 1994 è la volta dell'India. Il grande paese asiatico sarà al centro dell'attenzione del seminario
organizzato tra il gennaio e l'aprile di quell'anno, con la partecipazione di noti esperti di storia e
cultura dell'India: Michelguglielmo Torri (tra i suoi vari interventi: "Nehru e la visione di un'India
moderna e indipendente"), poi Enrico Fasana, con una lezione sugli opposti fanatismi religiosi, Donatella
Dolcini ("Caste e gruppi tra tradizione e modernità"), Simonetta Casci ("La sorte degli intoccabili").
Seguono poi le conferenze di Julian Fernandez, che parla della povertà in India, e di Vaiju Naravane;
intervengono anche Claudio Zanier, Francesco Bortot, Marilia Albanese, Francesco Gallucci.
Il Giappone torna al centro dell'attenzione alla metà degli anni '90 con un seminario su "Essere giovani in
Giappone" . Nel 1995 e nel 1996 vi saranno le due versioni del seminario "Cina e Giappone a confronto",
caratterizzate da conferenze su temi comuni, analizzati in relazione alla Cina e al Giappone. Il primo ciclo
prevede una lezione di Giuliano Bertuccioli sul confucianesimo, e di Massimo Raveri sul buddismo; poi è la
volta di Luciana Bressan e di Ichiro Nishikawa, rispettivamente sulla scrittura in Cina e in Giappone. Dei
caratteri etnici discutono Rosa Caroli ("Unità e diversità etnica in Giappone") e chi scrive ("Han e non han
nella storia della Cina"). Franco Gatti affronta il tema del fascismo giapponese degli anni '20 e '30, e
Guido Samarani quello della modernizzazione autoritaria nella Cina del Guomindang. Enrica Collotti Pischel e
Franco Mazzei tracciano un bilancio della storia della Cina e del Giappone nel corso del XX secolo.
L'anno successivo il seminario "Cina e Giappone a confronto" assume un carattere ancora più ampio. Nei primi
due incontri Franco Mazzei e Enrica Collotti Pischel affrontano temi squisitamente ideologici, discutendo
rispettivamente del pensiero politico nel Giappone contemporaneo, e delle "idee di Mao". La questione agraria
sarà al centro delle conferenze di Pina Merchionne (Cina), e di Rosa Caroli (Giappone). Ancora Rosa Caroli,
con un intervento sullo shintoismo, a cui si affianca la lezione di Massimo Raveri sul taoismo in Cina. Gli
aspetti economici sono trattati da Gerry Bissolino (Cina) e da Gianni Fodella ("Il modello economico del
Giappone d'oggi"). Rispetto alla prima edizione del seminario, trova anche maggiore spazio l'analisi delle
dimensioni culturali e sociali, come le questioni di "genere", la condizione femminile, l'amore. Alessandro
Valota parla del condizionamento della vita familiare in Giappone e chi scrive di "Eros, sesso e famiglia in
Cina". Sara Bigatti e Patrizia Farina discutono dei nuovi modelli femminili in Cina, mentre Maria Teresa
Orsi affronta il tema "Donne e amori nel romanzo giapponese oggi". Gli aspetti istituzionali sono trattati
da Franco Gatti, "Politici, burocrati, governo in Giappone", e da Renzo Cavalieri "Diritto, diritti, partito,
potere in Cina". Le conclusioni saranno di Enrica Collotti Pischel, sul supposto "pericolo" cinese, e di
Ronald Dore che parla del "Giappone e il mondo".
Nel 1997, il titolo del seminario richiamerà esplicitamente i temi della crescita asiatica, alludendo al
ruolo del Giappone. Con "Quella "Grande Asia orientale"", in particolare, vengono sottolineati gli aspetti
comuni della civiltà di matrice cinese, con la conferenza di Enrica Collotti Pischel sul mondo sinico e di
Federico Masini sulla "Scrittura in caratteri" come base della grande cultura di matrice cinese. Gianni
Fodella parla dell'economia dell'Est-Asia e Carlo Maria Santoro delle questioni strategiche regionali, mentre
Paolo Calzini definisce la questione del rapporto della nuova Russia con l'Asia orientale. In questo
contesto, Renzo Cavalieri affronta il tema della "Grande Cina" e dell'integrazione della Repubblica popolare,
di Hong Kong e di Taiwan, mentre chi scrive tratta del rilievo socio-economico delle comunità cinesi del
Sudest asiatico. Aspetti più specifici, concernenti Corea, Singapore, Taiwan saranno affrontati da Tonino
Puggioni, Ivo Gaspari e Antonio Tescari, mentre Enrica Collotti Pischel analizzerà quella che definisce
"l'esperienza unica" del Vietnam.
L'Asia sud-orientale trova infine uno spazio autonomo nel 1998, quando l'originalità di questa regione
rispetto al mondo sinico (o indiano) viene sottolineata dall'antropologo francese Charles MacDonald ("Il
quadro etnico dell'Asia di sud-est e la formazione degli stati-nazione") e da chi scrive, che affronta il
tema delle società tradizionali e delle loro caratteristiche antropologiche. La formazione degli stati
moderni dell'Asia sud-orientale, e dell'impatto coloniale, sono ancora al centro degli interventi di Enrica
Collotti Pischel e di chi scrive, mentre le ultime conferenze trattano gli aspetti economici attuali (con
Antonio Tescari, Carlo Filippini e Gianni Vaggi).
Nel 1999-2000, il seminario assume un carattere propedeutico (poiché è destinato agli studenti dell'ultimo
anno delle scuole secondarie, per favorire l'orientamento nella scelta degli studi universitari), con un
ciclo di conferenze concernente il mondo islamico (relatori Luca Alberti e Manuela Giolfo), l'India
(Donatella Dolcini), la Cina (Enrica Collotti Pischel e Alessandra Lavagnino), il Giappone (Corrado Molteni),
l'Asia sud-orientale (chi scrive).
"Civiltà e identità dell'Asia orientale", è il tema del seminario del 2001. Nelle venti conferenze di questo
ciclo sono trattati argomenti fondamentali, come "La terra e l'uomo in Asia orientale", che richiama il
titolo del classico libro di Gourou, e "Mito e realtà della burocrazia celeste" (di Enrica Collotti Pischel),
oppure la lezione di Alessandra Lavagnino sulla scrittura cinese. Renzo Cavalieri affronta la questione del
diritto cinese, mentre Patrizia Farina parla dell'emigrazione dalla Cina a Milano. A Lina Tamburrino è
affidato il compito di analizzare le caratteristiche del modello maoista e delle trasformazioni dell'epoca
di Deng Xiaoping. Il Giappone tra passato e presente è al centro degli interventi di Alessandro Valota, Rosa
Caroli e Corrado Molteni, mentre chi scrive affronta i temi dell'esperienza rivoluzionaria vietnamita, e in
particolare la questione del "mito del vietcong".
3. Chi parla dell'Asia?
Tra il 1988 e il 2001 (sulla base di una documentazione conservata con cura, ma
probabilmente non completa e dunque all'origine di qualche imprecisione) partecipano ai seminari organizzati
da Enrica Collotti Pischel almeno 95 relatori. Si tratta di un numero ragguardevole che merita qualche
riflessione. Innanzitutto, non sono coinvolti solo accademici e ricercatori di professione (anche se questi
costituiscono naturalmente la gran parte dei relatori), poiché vengono invitati esperti di formazione e
origine diverse: tra di essi vi sono giornalisti, tecnici, funzionari, esponenti del volontariato o di
organizzazioni non governative, alcuni studenti brillanti, missionari. In secondo luogo, e per evidenti
ragioni di bilancio, vi è la tendenza ad assicurarsi la collaborazione di relatori residenti in Milano, o che
possono raggiungere la città senza i costi gravosi di trasferimenti da sedi particolarmente remote: per
questa ragione, gli studiosi stranieri sono poco numerosi, anche se assai qualificati. Infine, è di qualche
rilievo considerare che non pochi relatori sono chiamati al tavolo delle conferenze all'inizio della loro
attività (di ricerca o professionale), e hanno modo di "crescere", e di maturare intellettualmente.
I dati che si possono desumere dalla documentazione meritano ancora considerazioni, forse marginali ma non
inutili: la frequenza con cui alcuni relatori partecipano ai seminari nel periodo considerato è notevole
proprio per il ruolo da essi rivestito come docenti o ricercatori della Facoltà. Altri assicurano una
presenza più discreta, ma non per questo meno preziosa. Sarà di grande rilievo il ruolo di personalità
prestigiose come Paolo Beonio Brocchieri (prematuramente scomparso), Giuliano Bertuccioli, Giuliano Boccali e
Giorgio Borsa, Piero Corradini, Enrico Fasana, Franco Gatti, Franco Mazzei, Maria Teresa Orsi,
Michelguglielmo Torri. Tra i relatori stranieri, si contano Jean Chesneaux, Ronald Dore, Fernandez Julian,
Charles MacDonald, Minei Masaya, Vaiju Naravane, Zhang Zhilian. Talvolta, soprattutto nel contesto di
seminari volti a fornire un quadro complessivo del mondo del sottosviluppo, partecipano anche africanisti
di prestigio, come Anna Maria Gentili, o esperti di America Latina come Daniele Pompejano.
Alcuni giornalisti contribuiscono con interventi frutto di un'esperienza asiatica spesso invidiabile, come
nel caso di Renata Pisu e Lina Tamburrino; come è prezioso l'apporto di diplomatici (Roberto Palmieri e
Tonino Puggioni), o missionari come Giuseppe Pittau, studioso di straordinaria esperienza culturale e umana.
Tuttavia, e soprattutto, l'originalità del progetto e il vigore intellettuale dei seminari sull'Asia
organizzati alla Facoltà di Scienze Politiche di Milano rimane legato alla costante opera di progettazione e
di organizzazione di Enrica Collotti Pischel.
MONDO CINESE N. 107, APRILE 2001