La scena letteraria cinese dell'anno 2000 è stata caratterizzata da una serie di polemiche
che hanno visto dibattere e contrapporsi varie personalità di spicco. Il celeberrimo Wang Shuo, caustico e
irriverente cantore dei ribelli degli anni 80, ha criticato Jin Yong, l'osannato re dei romanzi di cappa e
spada di Hong Kong, sostenendo che i suoi personaggi mancavano di realismo, la sua lingua era morta, le trame
trite e la violenza eccessiva. Yu Jie, giovane critico letterario laureato a Beida, ha attaccato lo scrittore
Yu Qiuyu con un articolo intitolato "Yu Qiuyu, perchè non ti penti?", a proposito del suo ruolo editoriale
attivo svolto durante la Rivoluzione culturale per promuovere le teorie di estrema sinistra della "Banda
dei quattro". La polemica che ha creato piu' scalpore e attenzione, però, è senza dubbio quella che ha visto
scontrarsi due giovani scrittrici di Shanghai, Mian Mian e Zhou Weihui.
La polemica
Dopo aver letto un lavoro di Zhou Weihui, Mian Mian telefona all'ex amica accusandola di
aver plagiato la sua novella La la la e si sente rispondere: "Non l'ho copiata parola per parola". Rimasta
di sasso decide di affidare ad Internet la sua furia pubblicando un articolo intitolato "Weihui non mi ha
copiato". Per due mesi le autrici si sono scambiate accuse ed invettive che hanno trasceso l'aspetto
puramente letterario della contesa per trasformarsi in veri e propri attacchi personali. Una succosa tenzone
che ha occupato i siti letterari dei principali portali Internet cinesi, Sohu e Netease, soprattutto perchè
ne erano protagoniste due giovani donne disinibite e senza peli sulla lingua che discutevano con disinvoltura
di letteratura, sesso e demi-monde shanghaiese.
I navigatori hanno seguito con passione questo scambio velenoso, parteggiando per l'una o per l'altra e c'è
chi è arrivato a mettere a confronto frasi di Shanghai Baby1
(Shanghai baobei), di cui è autrice Zhou Weihui,
che sono risultate identiche a quelle di La la la2. Anche il mondo letterario si è diviso, con molti
intellettuali schierati a favore di Mian Mian, benchè sia lei stessa la prima a dire di non essere
un'intellettuale e di non scrivere per loro. Han Dong, eminenza grigia del mondo letterario non ufficiale,
ha scritto che "fortunatamente il cielo ha messo una penna in mano a Mian Mian" e che "Mian Mian è
un'eretica, non da un punto di vista ideologico, ma per via della sua fisicità e delle sue azioni che fanno
tremare il mondo letterario"3.
Il polverone sollevato dalla polemica ha finito per attirare l'attenzione delle alte sfere, tanto che Jiang
Zemin in persona sarebbe rimasto costernato alla lettura di Shanghai Baby, scoprendo le "tendenze malsane"
della gioventù del suo paese. Esito scontato la messa al bando del libro di Weihui, e successivamente del
nuovo romanzo di Mian Mian, Tang-Candy uscito nel gennaio del 2000 per i tipi della Casa editrice Zhongguo
xiju.
Accomunate dalla polemica e dal bando delle loro opere - che ha certo aumentato la loro visibilità e
catalizzato l'interesse dell'Occidente - Mian Mian e Weihui sono state considerate insieme, come fossero
un unico fenomeno, due facce della stessa medaglia. Nonostante i molti punti in comune, se si analizzano i
testi e non il glamour che circonda le due autrici, si scopre che si tratta in realtà di due mondi molto
diversi, di due approcci non commensurabili e soprattutto di due tendenze opposte nell'ambito
dell'ultimissima scena letteraria della Cina del nuovo millennio.
I libri
La la la viene pubblicato per la prima volta nel 1997 dalla Casa editrice Xinshiji di Hong Kong nella
raccolta che porta lo stesso titolo e che comprende altri tre racconti: "Nine objects of desire"
(Jiuge
mubiao de yuwang), "Una serata artificiale" (Yige jiaorou zaozuo de
wanshang), "Bella capretta - Dedicato a
Wan Rong" (Meili de gaoyang - Song gei Wan Rong). Copie del libro, in versione pirata e non, iniziarono
successivamente a circolare in Cina, trasformando ben presto l'autrice in una celebrità fra i circoli
underground di Shanghai e Pechino. La la la è il racconto della storia d'amore della protagonista, una
cantante di night club, per il chitarrista rock Sai Ning, un amore totale e maledetto che la precipita in
un vortice autodistruttivo fatto di alcol, tentati suicidi, droga.
Shanghai baby viene pubblicato in Cina nel settembre del 1999 dalla Casa editrice Chunfeng wenyi di Shanghai
e diventa immediatamente un bestseller. Narra la storia di Coco, aspirante scrittrice, divisa fra l'amore per
un sensibile ma impotente giovane cinese, Tian Tian, e la sua relazione fortemente erotica per un uomo
d'affari tedesco sposato, Mark. Il fragile Tian Tian diventa eroinomane e finirà per morire, mentre l'amante
tedesco lascerà la Cina per tornare in patria dalla sua famiglia. Coco resta sola a misurarsi con la
creazione letteraria.
Benchè Mian Mian e Weihui abbiano all'attivo altre opere, è su queste due che si è innestata la polemica e
fissato il giudizio del pubblico e della critica4.
Somiglianze e differenze
Molti sono i punti in comune fra le due autrici. Hanno entrambe la stessa età; sono originarie della stessa
città - Shanghai - della quale entrambe subiscono il fascino; appartengono allo stesso milieu urbano, quello
dei giovani di buona famiglia, i figli dei figli della Rivoluzione culturale, privi delle ipoteche
ideologiche del recente passato della Cina, che sembra alle nuove generazioni appartenere a mille ere
geologiche fa.
Un altro elemento che le unisce è la sostanziale assenza nelle loro opere di riferimenti alla cultura cinese
e le tante citazioni da quella occidentale, dalla musica alla letteratura. Mian Mian riporta i testi delle
canzoni dei Pink Floyd e dei The Doors (ma concede anche spazio alle canzoni dei gruppi grunge cinesi, come
gli Eclissi di luna), cita i Nirvana, la cultura americana degli anni '60 e Allen Ginsberg. Ogni capitolo
del libro di Weihui è aperto dalla citazione di un autore rigorosamente occidentale, cantante, scrittore,
attore o poeta: Joni Mitchell, Henry Miller, Marilyn Monroe, Dylan Thomas, Virginia Woolf, Van Morrison e
tanti altri, compresa la citazione da "Kaddish" di Allen Ginsberg che apre il Capitolo XIX ed era già
comparsa in La la la.
Nonostante questo, più numerosi e sostanziali sembrano essere gli elementi che le differenziano e che
riguardano meno la biografia e più da vicino le opere, il processo di creazione letteraria e la
consapevolezza del ruolo di scrittrice.
Una delle prime differenze che si può rilevare è la diversa collocazione storica dei due libri.
La la la è
ambientato negli anni 80, prevalentemente a Shenzhen, la capitale della prima zona a sviluppo economico
speciale voluta dalla politica delle riforme di Deng Xiaoping. Una città esperimento, di confine in tutti i
sensi dove la gente affluiva per reinventarsi una vita o trovare una via al benessere. Il mondo del rock
cinese era ai suoi albori, alla ricerca dei locali dove suonare; era un fenomeno che stava nascendo, una
comunità in formazione che si rincorreva da una città all'altra. Il clima che si respira nel libro è quello
dell'opaco esordio di un nuovo corso. La storia di Shanghai baby si svolge a Shanghai negli anni '90 ed è una
testimonianza del successo del consumismo, dell'"economia di mercato socialista" realizzata. I ristoranti, le
discoteche, le feste a tema, i club, sono specifici di una recente realtà, per non parlare della moda e dei
beni di consumo ampiamente testimoniata da Weihui, che cita prodotti ed etichette come in un gigantesco
cartellone pubblicitario: automobili Santana, profumo e slip Calvin Klein, rasoi Gilette, profumo Opium,
lozione per il corpo Shiseido, sigarette Seven Stars, cioccolatini Dufour, maglione Esprit, T-shirt Lacoste,
portafoglio Yves Saint Laurent, per non dimenticare il tampone O.B.
Anche le due storie presentano similitudini solo in superficie. La protagonista di
La la la è travolta da un
rapporto sentimentale distruttivo che la trasforma in un'alcolizzata prima e poi in una tossicodipendente. E
da questo abisso cerca di risorgere attraverso una ricostruzione lunga e dolorosa. In
Shanghai baby la
protagonista è una donna in cerca di auto-affermazione con due amori che finiranno per lasciarla entrambi.
Non è tanto lei a scegliere gli uomini, ma viene piuttosto scelta da loro, e, nonostante le sue
considerazioni sull'autonomia femminile, appare divisa più che liberata.
Uno dei temi che hanno creato più scalpore attorno alle due autrici e' quello del sesso. Ma anche in questo
caso va notata una differenza di fondo nella resa dell'eros: Weihui descrive, mentre Mian Mian allude. In
Shanghai baby il sesso è rappresentato varie volte e in molte forme: lo spogliarello sulla terrazza del Peace
Hotel, le masturbazioni femminili, il rapporto sessuale nel gabinetto della discoteca, amplessi vari e anche
un sogno in cui la protagonista si vede violentata da una tigre. In La la la le scene sessuali sono
pochissime, appena tratteggiate, e riflettono lo stato di confusione, le aspettative poetiche, e la curiosità
della protagonista.
Sulla copertina dell'edizione cinese di Shanghai baby c'è scritto che si tratta del "romanzo delle esperienze
personali di una donna scritto da una donna per le donne", che sembra alludere ad un ruolo di interprete e
portavoce delle ansie femminili che Weihui vuole ricoprire. Questo è un altro punto importante che delinea
una differenza profonda di approccio alla letteratura fra le due scrittrici. Weihui si sente di poter parlare
a nome delle donne e di dire quello che le donne non osano, mentre Mian Mian sostiene che nessuno può più
parlare a nome degli altri, poichè quella attuale è un'epoca dove nessuno rappresenta nessuno, nella quale
non ci sono ideali e quindi l'unica prospettiva dalla quale partire è sè stessi. Siamo qui di fronte ad uno
dei nodi che caratterizzano l'evoluzione recente della letteratura cinese, il mutato rapporto tra scrittore
e società e la funzione dell'opera. La diversificazione della società, e quindi delle esperienze, lo sviluppo
del consumismo, della televisione, dei media e della pubblicità hanno relegato la letteratura ai margini, lo
scrittore ha perso il ruolo di interprete di istanze ideali o di portavoce di settori della società, ma
produce per un suo bisogno individuale. Arrogarsi il compito di parlare a nome di altri ricorda la fase
utopica ormai tramontata, quando gli scrittori si sentivano depositari di una missione sociale. Forse Weihui
si sente la punta emergente di una nuova classe che cerca una canonizzazione anche letteraria, oltre che
economica. Pensa di non essere sola, ma di incarnare il sentimento della modernità cosmopolita della Cina
del terzo millennio.
Strettamente collegata a questo aspetto, c'è la consapevolezza dell'atto letterario. Per Mian Mian, scrivere
è una terapia, un fatto in prima istanza privato, che è servito a ricostituirla come persona e a darle una
coerenza esistenziale. "Il cielo mi ha messo in mano una penna, è stato un evento un po' misterioso che ha
acceso il cielo notturno e questo a sua volta ha illuminato la mia preghiera, per questo ho deciso che
questo fiume sarà la mia casa, potrò lavarvi dentro tutti i miei dolori"5 scrive in
La la la. Weihui è molto
meno misteriosa, il suo libro anzi è, a ben vedere, la storia di come si scrive un libro. "A casa, davanti
al foglio bianco, mi guardavo di tanto in tanto in un piccolo specchio, per vedere se il mio era il viso
intelligente e fuori dell'ordinario di uno scrittore", e ancora "Avevo pensato ad una sfilza di titoli per
il libro; l'opera ideale doveva avere un contenuto profondo ed un involucro erotico che vende bene"6.
La progettualità di Weihui si riflette anche nella sua scrittura, tradizionale, descrittiva, talvolta
incongrua nel tentativo della ricerca dell'effetto: "Lui è un feto immerso nella formaldeide", "L'inverno di
Shanghai è umido e noioso, come le mestruazioni di una donna"7. Quella di Mian Mian è di getto, intima, con
scarsa punteggiatura e scorre come un fiume emotivo, densa e incontrollata.
Il diverso stile è certamente anche il frutto del diverso livello di istruzione delle due autrici. Weihui si
è laureata presso la prestigiosa Università Fudan di Shanghai, ha letto molto e lavorato anche come
redattrice in una rivista. Si presenta in tutto e per tutto come un'intellettuale, guarda a Marguerite Duras
e ad Henry Miller come suoi maestri e in più ricorre a pose amiccanti ed effetti speciali che mirano a
costruire un bestseller, come nelle migliori tradizioni del mercato editoriale occidentale. Mian Mian non ha
finito il liceo, ha letto poco e non ha mai svolto attività editoriale. E' un'anti-intellettuale che attinge
la sua riserva di materiale narrativo dal malessere e dal disadattamento esistenziali proprie della sua
esperienza, dall'essere stata una "ragazza con dei problemi", dall'aver avuto una
gioventù difficile.
In Shanghai baby ci sono molte descrizioni della città di Shanghai, nuovo luogo ideale sul quale si concentra
l'immaginario della Cina moderna, vissuta costantemente su due livelli: quello della
città attuale in
formazione e quello stratificato del passato coloniale. E anche se Mian Mian non fornisce molte descrizioni
urbane, entrambe contribuiscono consapevolmente alla ricostruzione del mito della vecchia Shanghai, ricca e
cosmopolita, ma anche coloniale e decadente degli anni 30. Shanghai torna a sfidare il ruolo di Pechino,
incarnando il dinamismo degli affari contro la solennità del potere politico.
Nonostante una presa di posizione, francamente sconcertante, che si trova in Shanghai baby a proposito di
Freud: "Del sistema teorico immondezzaio di Freud, credo solo al legame misterioso tra istinto di vita e
istinto di morte"8, la protagonista Coco "parla" con un medico che definisce psicoanalista. Il dottor Wu
Dawei è una delle prime figure del genere a comparire nella letteratura cinese contemporanea. Non apprendiamo
molto sul tipo di terapia che impartisce ai suoi pazienti, Weihui però ci dice che dopo aver iniziato non lo
invitava più spesso a cena o a giocare a tennis o in discoteca, segno che l'approccio non ha ancora il rigore
della professione come intesa in Occidente9. Essa è infatti ai suoi esordi in Cina, dopo secoli in cui la
malattia mentale è stata considerata prima un tabù e poi una debolezza che si poteva curare con il Maoismo.
Gli psichiatri sono solo 13.000 a fronte di una popolazione di oltre un miliardo e trecentomilioni di
persone, insufficienti per curare i malati e ancora molto lontani dalla pratica di tipo occidentale che
suggerisce Weihui, un consumo di massa dell'analisi per curare le ansie che colpiscono i membri di una
società che in poco meno di venti anni hanno sperimentato sulla loro pelle cambiamenti drammatici.
In conclusione, si può dunque affermare che le differenze tra le due autrici sono notevoli e le pongono su
piani profondamente diversi. Una, Weihui, è la testimonianza della nascita di una letteratura per la nuova
classe yuppie urbana, audace, ottimista, proiettata verso il futuro. L'altra, Mian Mian, incarna invece le
frange marginali di questa nuova società, sbandate, pessimiste, senza nessuna direzione.
Liu Xiaobo, controverso critico letterario che ha scontato anni in prigione dopo i fatti di Tian'anmen, non
vede di buon occhio la piega presa dall'ultima letteratura cinese e ne considera gli autori privi di forza
eversiva, edonisti, qualunquisti, indulgenti verso sè stessi. Affrontando in un recente articolo la contesa
fra Mian Mian e Weihui, ha così sintetizzato la differenza fra le due scrittrici: "La desolazione senza
vergogna di Mian Mian non è frutto di un lamento senza malattia confezionato per gli impiegati, ma del vuoto
e dell'impotenza del vivere ai margini della società e possiede l'energia scatenata di chi ricerca la gioia
nel dolore"10.
MONDO CINESE N. 107, APRILE 2001