1 - Nouveaux Riches
Da quando il lider maximo Deng Xiaoping lanciò nel 1984 il rinomato proclama 'Arricchirsi
è glorioso' bisogna ammettere che i cinesi hanno cercato di onorare al meglio tale detto. A quasi venti anni di distanza, una parte di cinesi - seppur assai ristretta - ha infatti raggiunto livelli di gloria di tutto riguardo. Nelle aree urbane come in quelle rurali, questa novella borghesia benestante si distingue per
un'identità di classe ben precisa, verificabile oltre che dal sostanzioso conto in banca anche da comportamenti, abitudini, e apparenze.
Il fattore 'gongsi'
Chi ha accumulato fortune in Cina ha prima di tutto aperto una gongsi
(società privata). Di conseguenza, avviare una qualsivoglia gongsi è ben presto divenuto sinonimo di successo imprenditoriale a priori. Se si
è titolari di una gongsi - anche di modeste dimensioni e in deficit cronico - e ne si reca ben scritta la prova sul proprio biglietto da visita, si hanno concrete
possibilità di guadagnare la stima e il rispetto di parenti, amici e conoscenti occasionali. Ma prescindendo ora dal reale volume d'affari delle centinaia di migliaia di gongsi esistenti in Cina,
è interessante notare che i laoban (boss) della società private cinesi siano spesso caratterizzati da un'immagine esteriore
pressochè identica nel contegno, negli abiti, e negli accessori, seguendo i dettami di una moda estetica e comportamentale del tutto precipua: la moda del cosiddetto
dakuan (spendaccione).
L'abbigliamento.
Nella stagione fredda il dakuan veste un completo giacca e pantalone classico - generalmente senza cravatta - indossato su un golfino in cotone a fantasia floreale o marinara, sulle
tonalità del blu scuro, del grigio o del bordeaux. Le calzature consistono di mocassini in pelle, meglio se italiani d'importazione. Anche a temperature polari, il
dakuan non indossa cappotti, giacche a vento o robe simili. Al più un giubbotto di pelle, ma lasciato rigorosamente sbottonato. L'effettivo riparo dal freddo consiste in un completo intimo di lana a base di maglietta e mutandoni alla caviglia, spesso avvistabili da sotto la piega dei pantaloni. La collezione estiva del
dakuan, non differisce molto da quella invernale. Smessi ovviamente il completo intimo e la giacca, il
dakuan indossa in genere delle polo di cotone identiche nei toni e nelle fantasie a quelle indossate nella stagione rigida, ma questa volta a maniche corte.
Gli accessori.
Ogni dakuan che sia degno di tale appellativo possiede un telefono cellulare (senza preferenze particolari per marche o modelli specifici) e un teledrin, di solito tenuti agganciati alla cintura in pelle nera a fibbia dorata, meglio se italiana d'importazione. Ulteriori orpelli constano di anello e orologio da polso, entrambe in oro massiccio. Ma l'accessorio principale del
dakuan, quello che ne conferma l'indubbia appartenenza a tale categoria, è
bensì un altro: il borsello. Munito di zip e rigorosamente senza tracolla, esso viene tenuto in mano o, alternativamente, sotto l'ascella. Chi
può permetterselo, acquista borselli Luis Vuitton i quali, a dire il vero, più che borselli sono in
realtà beauty-case. Poco importa. Nel loro pregiato interno in pelle foderata, il
dakuan custodisce rispettivamente: biglietti da visita, chiavi della macchina, portafogli, agendina telefonica, sigarette estere e accendino, preferibilmente d'oro marca Dupont o Pierre Cardin o, in alternativa, un
più rustico Zippo.
Pratica imprenditoriale e divertimenti annessi.
Il dakuan trascorre poco tempo in ufficio. Egli dirige i propri affari in luoghi pubblici via cellulare, spesso a un volume di voce esagerato, impartendo direttive ai propri subordinati o intrattenendo importanti conversazioni con clienti di altre
città o province della Cina. Il vero luogo dove il dakuan costruisce giorno dopo giorno la propria fortuna finanziaria
è il ristorante, il locale preferito dai cinesi per instaurare e/o consolidare la fitta rete di
guanxi (relazioni interpersonali) che costituiscono il tessuto principale su cui si basano i rapporti sociali in Cina. In Cina, chi ha le giuste
guanxi vince. Sempre.
Nelle occasioni importanti, i dakuan pasteggiano a colpi di cognac francese da mille e
più yuan la bottiglia (250mila lire). Per ratificare degnamente una guanxi, dopo una cena luculliana con il cliente di turno, il
dakuan invita l'intera tavolata al karaoke. Scelta la saletta privata, si indulge ancora nel consumo di cognac, si canta a squarciagola e si offre il debito contorno di molteplici
sanpei (accompagnatrici), graziose fanciulle che allietano l'ormai allegra brigata di
dakuan cantando, ballando, servendo da bere o giocando ai dadi. Al momento di pagare il salatissimo conto con il karaoke (comprendente l'affitto della saletta privata, gli alcolici consumati, sigarette ecc.)
è usanza consolidata che il dakuan 'sbotti' (baozha), inveendo violentemente contro chi ha stilato un conto talmente esoso, e richiamando a gran voce il direttore del locale - in genere suo conoscente - per redimere la grana. Ma niente paura, il
baozha non è altro che un rituale atto a riaffermare l'influenza e il prestigio del
dakuan sui massimi vertici dirigenziali del karaoke soprattutto agli occhi del cliente e degli altri
dakuan suoi amici. Ottenuto il suo sconto, il dakuan se ne fa ritorno a casa propria, alla guida della sua fuoriserie. D'importazione, ovviamente.
2 - Taxi Drivers
Tra il milione e mezzo di autoveicoli che girano ogni giorno per le strade di Pechino ce ne sono ben settantamila che appartengono a una categoria del tutto speciale: i taxi. Fatta eccezione per le biciclette, gli autobus e il numero di vetture private circolanti, il taxi rappresenta uno dei mezzi di locomozione preferiti dai pechinesi. Nella capitale coesistono attualmente quattro tipologie di taxi che si differenziano l'una dall'altra in termini di
comodità offerta al passeggero e, conseguentemente, di tariffa al chilometro percorso. Volkswagen
'Santan' e 'Hongqi-Bandiera Rossa' (vettura risultato della joint-venture tra Audi e la leggendaria casa automobilistica cinese), rappresentano il top dell'offerta. Ottima
abitabilità, interni rifiniti, rumorosità contenuta e prezzi che si aggirano tra i 2 e i 2,5 yuan al Km (500 e 650 lire). Al capo opposto figura invece la famigerata
Xiali, modesta autovettura di piccola cilindrata prodotta nella limitrofa Tianjin, che per la
metà dei prezzi suddetti offre un'abitabilità risicata, interni polverosi, cigolii di varia natura e, se si
è oltremodo sfortunati, un molesto olezzo di carburante distribuito uniformemente all'interno dell'abitacolo. Data
l'economicità e la consistente proporzione della domanda, i taxi marca Xiali sono di gran lunga i
più numerosi e usati a Pechino. Nonostante le evidenti differenze tra le varie categorie, tutti i taxi della capitale condividono
però un elemento in comune: una gabbia in metallo di varie fatture e proporzioni che protegge il tassista da eventuali assalti. Tale misura di sicurezza fu imposta dalla
municipalità di Pechino a tutti i taxi cittadini nei primi anni '90, all'indomani di una serie di sanguinose rapine ai danni di malcapitati tassisti. Ma se nei taxi
più costosi tale artificio non influenza più di tanto l'abitabilità, nei già ristretti margini tra sedili anteriori e posteriori di uno
Xiali spesso ciò si traduce in una esperienza di viaggio alquanto disagevole.
Ma a rendere tale esperienza ancor più memorabile contribuiscono fatalmente una serie di altri fattori. In perfetta linea con il mediocre livello generale di attitudine alla guida, il tassista pechinese possiede una cronica
incapacità a destreggiarsi nel marasma del traffico cittadino. Se andate di fretta, mettetevi pure l'anima in pace
poichè nella maggior parte dei casi finirete comunque col presentarvi al vostro appuntamento in notevole ritardo. Infatti, anche in condizioni di traffico assolutamente fluide, il tassista pechinese medio giammai
indulgerà sull'acceleratore, neanche dietro le vostre sollecitazioni più sincere e disperate. Non essendo abituato a procedere a
velocità superiori ai 40 Km orari consentiti, il più volenteroso dei tassisti
asseconderà le vostre esigenze per non più di un minuto, per poi ritornare del tutto inconsciamente alla consueta
velocità di crociera. In alcuni casi può invece accadere che il vostro tassista vi prenda in parola, iniziando a zigzagare nel traffico a una
velocità del tutto esagerata ed evidenziando nel contempo un controllo del tutto precario sull'automezzo. In tali circostanze, sarete voi stessi a intimare impauriti al vostro zelante conducente di rallentare immediatamente. A questo punto, lui vi
squadrerà con aria interrogativa dallo specchietto, innesterà nuovamente il pilota automatico ligio ai 40Km orari e, con tutta
probabilità, penserà a quanto sono strambi e volubili questi laowai (stranieri).
MONDO CINESE N. 106, GENNAIO 2001