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EDITORIALE

La Cina si prepara alla globalizzazione

di Alessandra Lavagnino

L'appuntamento annuale con la sessione plenaria del Parlamento cinese, la IV della IX Legislatura, ha avuto luogo dal 5 al 15 marzo scorsi, e prevedeva, oltre agli adempimenti consueti della scadenza istituzionale - discussione e approvazione del Rapporto sul lavoro del governo, verifiche dei bilanci consuntivi e di previsione, relazioni della Corte suprema e della Procura suprema - un importante argomento all'ordine del giorno, la presentazione e l'approvazione del nuovo Piano quinquennale, il X dalla fondazione della Repubblica popolare cinese. Una consuetudine anche questa, è vero. Va rilevato però che il Piano appena approvato costituisce il primo progetto organico sulle previsioni di sviluppo del Paese nei prossimi cinque anni elaborato dalla dirigenza cinese dopo gli importanti eventi di questi ultimi anni: la morte di Deng Xiaoping nel febbraio del '97, il ritorno di Hong Kong (sempre nel '97) e di Macao (nel '99) alla madrepatria, e in materia economica, il dilagare improvviso della "crisi asiatica" che ha senza dubbio avuto pesanti contraccolpi anche sull'economia cinese. Si tratta quindi per la leadership collettiva "con al centro il presidente Jiang Zemin" (come vuole la propaganda ufficiale) di un momento veramente cruciale in cui, ormai sdoganate anche presso i "conservatori" più accaniti le riforme di marca denghista ("riforma e apertura", "economia socialista di mercato"), essa si appresta a dovere davvero fare i conti con un sistema economico ben diverso da quello del passato, anche recente. Un sistema in cui, insieme ad una colossale ristrutturazione delle fallimentari imprese di stato, il settore privato dell'economia, ormai non più vergognosamente relegato in una sorta di limbo permissivo ma oscuro, è stato legittimato da recenti modifiche costituzionali (nel '99), ed è sempre più presente nelle percentuali della produzione complessiva del paese (le imprese private, escluse quelle con capitali stranieri, raggiungono il 20%, impiegando circa 50 milioni di persone1); un sistema che ormai prevede una quota strutturale di disoccupazione, peraltro in continuo aumento (3,5% nelle zone urbane, secondo le ultime stime ufficiali2), con i pericolosi contraccolpi di instabilità sociale che ciò comporta, e che si appresta a far fronte ai nuovi obblighi internazionali derivanti dal prossimo ingresso nella Organizzazione mondiale per il commercio. 
È vero che il piano elaborato dagli economisti vicini al Premier Zhu Rongji era già stato presentato (agosto 2000) nell'annuale meeting "riservato" di Beidaihe, ed era poi stato discusso ampiamente sia nel Plenum del Comitato Centrale del PCC lo scorso autunno, sia nell'annuale Conferenza nazionale sull'economia (dic. 2000), quindi circolava da tempo non solo tra le più alte cariche del partito. La sua legittimazione quasi all'unanimità (97.7 % i voti a favore3) da parte dei vertici istituzionali del Paese merita comunque un breve resoconto, almeno, per grandi linee, proprio perché coinvolge le future scelte in materia economica del Paese. 
Al di là del compimento del rassicurante rituale di sempre, e del doveroso pedaggio pagato alla consolidata propaganda di regime, il senso complessivo della presentazione del Piano assume oggi, nella fase cruciale che la Cina sta vivendo, connotazioni e valenze ben diverse da quelle, pesantemente vincolanti, che nel passato ne costituivano la cifra. E infatti il Premier Zhu, nel darne lettura all'Assemblea, ha rilevato che "Il Piano contiene meno obiettivi specifici ma ne definisce di più fra i possibili, adattabili alle modifiche strutturali"4. Esso si articola in base a cinque princìpi-guida, così sintetizzati dallo stesso Premier: "considerare lo sviluppo come tema centrale, concentrarsi sulla ristrutturazione dell'economia; considerare la riforma e l'apertura verso l'estero, insieme con il progresso tecnologico, le forze guida per la crescita economica; avere come scopo principale il miglioramento dello standard di vita della popolazione; coordinare lo sviluppo economico con quello sociale"5. In concreto, il Piano prevede un rallentamento della crescita al 7%, grossi investimenti in infrastrutture, tra cui una nuova linea ferroviaria in Tibet, e un gigantesco gasdotto che porti fino a Shanghai il gas naturale del Xinjiang, finanziati anche grazie all'emissione di Buoni del tesoro per 18 milioni di dollari, un aumento, a partire da quest'anno, del 17,7 % nelle spese militari (ammodernamento degli armamenti, aumento nei salari delle forze armate), confermando "lo stato il proprio ruolo dirigente nelle imprese strategiche che riguardano l'economia nazionale e la sicurezza, ma non necessariamente in altri settori". Il che significa in pratica il superamento del più importante ostacolo ideologico, il primato della proprietà statale6. Fondamentale il bisogno di creare una crescita economica bilanciata, per ridurre il divario, che si sta facendo sempre più ampio, tra i redditi delle ormai opulente regioni costiere e l'entroterra agricolo ed arretrato: nel 2000 il reddito pro-capite è stato di 2253 yuan (272 dollari) nelle zone rurali, e 6280 yuan (759 dollari) nelle zone urbane. E ciò andrà realizzato innanzitutto attraverso la razionalizzazione e la radicale riforma del sistema fiscale (ancora assai rudimentale), ma soprattutto "dando pieno esercizio ai meccanismi del mercato", per arrivare a raddoppiare l'economia del Paese entro i prossimi dieci anni. 
Rispetto agli anni passati, maggiore enfasi è stata posta sulla salvaguardia dell'ambiente (misure efficaci per il mantenimento delle 1227 aree protette, che coprono circa il 10% del territorio nazionale) e sulla conservazione delle risorse idriche ed energetiche7.
Secondo l'economista Hu Angang, dell'Accademia delle scienze sociali, i due problemi cruciali che la Cina deve affrontare in maniera risolutiva sono l'aumento della disoccupazione, che in una recente intervista8 prefigura al 9% nelle città, e la corruzione dilagante, che negli ultimi cinque anni avrebbe provocato perdite economiche per 153 miliardi di dollari. La risposta governativa al primo problema prevede il contenimento della disoccupazione al di sotto della soglia del 5%, grazie alla creazione, nei prossimi cinque anni, di ben 80 milioni di nuovi posti lavoro9.
Il secondo problema ha senza dubbio costituito materia di ampie discussioni e di accesi dibattiti anche in sede di Commissioni di lavoro e di incontri informali (va ricordato tra l'altro che l'annuale Sessione dell'Assemblea del popolo si riunisce in concomitanza con la Conferenza politica consultiva, e costituisce l'unico momento istituzionale per incontri e scambi diretti tra i delegati di tutto il Paese, Cfr. la scheda più oltre), ed è stato ampiamente trattato anche nel "Rapporto" di Zhu Rongji, che ha esplicitamente ammesso errori e responsabilità dirette da parte dell'amministrazione. Come si ricorderà, proprio durante la Sessione parlamentare dello scorso anno era stata eseguita la condanna a morte, proprio per corruzione, di Cheng Kejie, già Vice Presidente dell'Assemblea Nazionale. Qualche tempo dopo, con la stessa imputazione, era stato giustiziato Hu Changqing, Vice Governatore del Jiangxi; nel Fujian era poi scoppiato un colossale scandalo legato al contrabbando, per circa 6 miliardi di dollari, che aveva portato alla condanna a morte di ben 14 alti dirigenti a livello provinciale, e proprio in questi ultimi mesi il Liaoning ha visto il forzato rinnovo dei propri vertici politici e istituzionali decapitati in seguito a un altro gigantesco giro di corruzione (arresto del vice sindaco di Shenyang, Ma Xiangdong, del Procuratore generale Liu Shi, e di più di 300 persone)10. Per la prima volta nella sua storia la Corte intermedia della città di Shenyang ha rifiutato di approvare il Rapporto annuale sulla giustizia, ed il fatto è stato riportato, anche questa una grande novità, dal Quotidiano del popolo11.
Non stupisce quindi che i "Rapporti" del Presidente della Corte suprema, Xiao Yang, e della Procura suprema Han Zhubin abbiano registrato il livello di consensi più basso nelle votazioni conclusive dell'Assemblea, rispettivamente il 70 % e il 67,2 %, percentuali sempre più rilevanti (l'anno scorso erano stati del 74,4 % e del 71,2 %)12 nel contesto politico cinese, indice di insoddisfazione e di malcontento dei delegati nei confronti delle misure - evidentemente insufficienti - adottate dal governo per porre fine al pericoloso aumento di qualunque forma di criminalità, soprattutto organizzata. La risoluzione conclusiva contiene anche una forte esortazione agli organi giudiziari a "migliorare la professionalità, la qualità dei funzionari, porre fine alla corruzione giudiziaria e promuovere la riforma"13
L'Assemblea ha comunque, anche quest'anno, diligentemente assolto i propri compiti istituzionali, e neppure gli imprevisti dell'ultima ora sembrano aver turbato più di tanto il calendario dei lavori tanto meticolosamente scandito. Imprevisti che comunque, per la loro drammaticità, hanno provocato intensi dibattiti tra i delegati e un inusuale ma deciso mutamento nelle posizioni governative. I fatti sono stati riportati con grande rilievo anche - soprattutto - sulla stampa internazionale: il 6 marzo nella cittadina di Fanglin, nel Jiangxi, un incendio distrugge la scuola elementare, muoiono almeno 42 persone, soprattutto bambini, che sembra fossero impegnati a fabbricare fuochi artificiali, essendo il piano terra dell'edificio adibito a fabbrica di pericolosissimi razzi e petardi. Il governo, dopo un fallito tentativo di mettere a tacere la cosa (il Quotidiano del popolo ne dà notizia solo il 9 marzo, e non certo in prima pagina14), tenta dapprima di negare tutto, attribuendo la responsabilità ad un tentativo di suicidio (intervista di Zhu Rongji alla televisione di Hongkong l'8 marzo), ma si trova, di fronte alle proteste dei familiari raggiunti telefonicamente dai giornalisti stranieri e dalle denunce della più coraggiosa stampa locale, a dover ammettere pubblicamente responsabilità ed errori. Nella Conferenza stampa internazionale che il Premier tiene a conclusione del lavori dell'Assemblea, in un raro atto di contrizione teletrasmesso in diretta in tutto il Paese (e rilanciato sul Quotidiano del popolo il 16 marzo), egli si scusa ufficialmente e, con voce rotta dall'emozione afferma: "Sono profondamente addolorato ed esprimo tutto il nostro cordoglio e la partecipazione…. L'inchiesta viene ora condotta da 6 funzionari della Pubblica Sicurezza appositamente inviati da Pechino, ed ha accertato che nell'edificio si sono fabbricati fuochi artificiali fino al 1999. Non abbiamo ancora elementi sufficienti per fare completa chiarezza, ma continueremo l'inchiesta fino ad accertare completamente le colpe e le responsabilità"15. La crescente frequenza con cui si verificano incidenti di questo tipo suggerisce riflessioni innanzitutto sulla estrema gravità dei medesimi: a Luoyang, nel rogo di una discoteca lo scorso 26 dicembre perirono 309 persone, e a Shijiazhuang, lo scorso 16 marzo alcune misteriose esplosioni provocarono almeno 108 morti, per citarne solo alcuni esempi recenti. Si evidenzia poi il ruolo del tutto nuovo che il sistema dell'informazione sta oggi giocando, soprattutto nei confronti di grandi eventi di attualità o di casi esemplari, che sempre più spesso rimbalzano dai media internazionali e trovano coraggiosi riscontri ed appoggi, un tempo impossibili, da parte della stampa locale. Il controllo del partito sulla stampa, esercitato un tempo in maniera davvero capillare, sembra ormai mostrare sempre più spesso pericolose falle, e il Governo si trova a volte a dover fronteggiare in posizione difensiva gli umori della pubblica opinione16
Nulla di nuovo, almeno per quanto concerne i documenti fino ad ora pubblicati, riguarda i grandi temi della politica estera, dove il Governo si dichiara sempre più orientato verso il consolidamento delle posizioni più volte enunciate; il nuovo millennio nasce all'insegna della quanqiuhua, la globalizzazione, e la Cina vuole porsi in maniera sempre più qualificata all'interno di un mondo multipolare. Ma queste sono le posizioni ufficiali prima dell'incidente nei cieli dell'isola di Hainan: il primo aprile scorso un aereo americano entra in collisione con un caccia cinese, che si inabissa poi nell'oceano scomparendo con il pilota, ed è costretto per guasti ai motori ad atterrare in territorio cinese, innescando una intricata crisi diplomatica tra Cina e Stati Uniti. Se la complessa soluzione della controversia porterà a nuovi, diversi posizionamenti sulla scena delle relazioni internazionali costituisce, ad oggi, materia di speculazioni tra gli specialisti, ancora in attesa degli ultimi, decisivi sviluppi. Infatti, al di là delle scuse formali che la Cina ha preteso, e finalmente ottenuto l'11 aprile pur se con complicati escamotages verbali, molti rimangono ancora, allo stato attuale, i punti sui quali fare completa chiarezza17.
Rimane ancora da citare l'approvazione, da parte dell'Assemblea, della revisione della "Legge sulle imprese a capitale misto cinese-straniero", che prevede tra l'altro l'abolizione delle misure che richiedono a tali imprese il presentare alle autorità cinesi un rapporto sui piani operativi e di produzione, e dell'obbligo a dare la priorità, nell'acquisto di componenti per la manifattura, a materie prime e prodotti cinesi18.
Quattro i nuovi eletti nel Comitato permanente: Jia Zhijie ex segretario del PCC dello Henan, Sheng Huaren, ex Vice presidente della Commissione di stato per l'economia e il commercio (la sua elezione ha visto un alto numero di voti contrari, 177, e 108 astensioni19), Wang Xueping in rappresentanza dell'isola di Hainan, e He Yicheng, della Commissione economica di Macao.

MONDO CINESE N. 106, GENNAIO 2001

Note

1 I dati riferiscono al 1999, e non comprendono le imprese controllate da stranieri. Cfr. Smith C.S., "China's tiny private sector faces giant obstacles", in International Herald Tribune, (da ora IHT), 13.7.2000, p.7.
2 Cfr Agenzia Reuters, "China academic tallies corruption, jobless", 15.3. 2001 (ed. Internet).
3 Cfr. O'Neill M. e Pik-kwan V., "Delegates express disgust", in South China Morning Post, ,16.3. 2001 (ed. Internet).
4 Cfr. "Zhonghua Renmin Gongheguo guomin jingji he shehui fazhan dishige wunian jihua gangyao", (Prospetto del piano quinquennale di sviluppo della società e dell'economia nazionale della RPC), in Renmin ribao (haiwaiban), (da ora RMRB), 19.3.2001, p.1.
5 Ivi, p.2.
6 E' questa l'opinione degli analisti occidentali più accreditati. Cfr. Pan P.P., "Beijing calls for reform to enliven irs economy", in IHT, 6.3. 2001, p. 6.
7 Il par. 4 del Piano si intitola " Popolazione, risorse naturali, ambiente", cfr. RMRB, cit.,p. 3. 
8 Cfr. sopra, nota 2.
9 Cfr. RMRB, ivi..
10 Cfr. Agenzia France Presse "Communist princeling promises clean government, jobs in North China", 14.3. 2001 (ed. Internet).
11 Cfr. nelle pagine successive la traduzione dell'articolo.
12 Cfr. sopra, nota 6.
13 Cfr. "Jiujie Renda sici huiyi guanyu zuigao renmin fayuan gongzuo baogao de jueyi ", (Risoluzione della IV Sessione della IX Assemblea nazionale del popolo in merito al Rapporto della Corte suprema), in RMRB, 16.3. 2001, p. 2.
14 Cfr. "Jiangxi tuoshan chuli Fanglincun xiaoxue baozha shanwang shigu " (Il Jiangxi con il dovuto impegno affronta il mortale incidente dell'esplosione nella scuola elementare di Fanglin), in RMRB, 9.3..2001, p. 4.
15 Cfr. RMRB, 16.3.2001, p. 5.
16 Si vedano al proposito le riflessioni del corrispondente da Pechino del quotidiano Le monde, Bobin F.," Les dirigéants chinois craignent de perdre le controle de l'information", 17.3. 2001, p. 3.
17 Maggiore spazio all'argomento verrà dedicato nel prossimo numero.
18 Cfr. RMRB, 16.3. 2001, p. 3.
19 Cfr. Li C., "Four new faces win seats on committee", South China Morning Post, 16.3. 2001, (ed. Internet)

 

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