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"Dove va la Cina? (Seconda parte)
A proposito di un altro recente volume cinese:
Cina Politica. L'epoca della scelta di una nuova struttura

di Alessandra Lavagnino

Nella "Premessa' al saggio di Gao Luyi comparso nel numero scorso di questa Rivista, facevo riferimento ad alcune opere pubblicate in Cina tra la fine del '97 e i primi mesi del '98 (L'età del disgelo, Scontri, La settima rivoluzione)1, ed accennavo a un particolare clima di apertura e di discussione sulla politica e sulle possibilità di realizzare effettivi cambiamenti nelle strutture portanti della società cinese, che proprio in quel periodo stava gradualmente prendendo corpo. Sembrava davvero un clima politico diverso quello che si respirava in Cina nella scorsa primavera-estate, e su questo apparivano d'accordo anche numerosi osservatori stranieri che già parlavano di una nuova 'primavera di Pechino'2.

Erano trascorsi senza incidenti eventi 'caldi' come la solenne commemorazione, il 4 maggio, del centenario della fondazione di Bei Da, con tanto di discorso del Presidente Jiang Zemin ai giovani nel palazzo dell'Assemblea del popolo, e poco dopo, anche il 4 giugno, il IX anniversario dei fatti di Tian'anmen, era passato senza registrare manifestazioni o scontri. Proprio in tale occasione Bao Tong, già braccio destro dell'ex Segretario del PCC, Zhao Ziyang, aveva potuto avere, con alcuni corrispondenti stranieri, un lungo incontro in cui aveva apertamente parlato dei drammatici eventi dell'89 e degli sviluppi della situazione attuale3. Gli faceva seguito, proprio alla vigilia della visita di Clinton in Cina una nuova lettera dello stesso Zhao Ziyang al Comitato centrale del PCC, che era pervenuta anche ai giornalisti stranieri4.

Di lì a poco, (luglio '98), come sull'onda degli entusiasmi innescati dalla visita di Clinton, un gruppo di intellettuali era arrivato persino a fondare un nuovo partito, il Partito democratico cinese (Zhongguo minzhu dang), che sembrava fosse riuscito a coagulare intorno ai propri ideali la maggior parte delle forze progressiste e i dissidenti di tutto il Paese5.

Ed è proprio in questo periodo (agosto '98), mentre il Paese è massacrato dalle inondazioni, che esce "Cina Politica. L'epoca della scelta di una nuova struttura" (Zhenghi Zhongguo. Mianxiang xin tizhi xuanze de shidai), un volume di 383 pagine, curato da due giornalisti, Dong Youyu e Shi Binhai6, presso la Casa editrice Oggi (Jinri Chubanshe, Beijing 1998), volume che si colloca sulla scia di quelli che l'hanno di poco preceduto, sia nella forma che nei contenuti, e sembra in qualche modo scandirne le conclusioni. È infatti strutturato - come già L'età del disgelo, e La settima rivoluzione - nella forma di una raccolta di contributi - 39 in totale - in maggioranza già comparsi su giornali o riviste, di diversi autori (32) intorno ad un unico tema, quello appunto della riforma del sistema politico.

Va detto innanzitutto che questo criterio compilativo, se all'osservatore occidentale può apparire forse alquanto generico, per il lettore cinese - costretto da tempo a districarsi tra complessi funambolismi linguistici delle formule 'consacrate' - risulta, al di là dei contenuti specifici di ogni contributo, di immediata utilità per identificare più agevolmente - conoscendo i profili politici e gli schieramenti di molti dei personaggi che hanno partecipato alla stesura del volume - la reale portata politica delle analisi e delle proposte qui articolate.

Il volume si apre infatti con una firma ben nota, quella del Professor Jiang Ping, ex Rettore della Università di Scienze politiche e Legge (era stato costretto alle dimissioni dopo le dimostrazioni dell'89), il quale esordisce con un esplicito invito, che dà anche il titolo al primo intervento: 'La riforma del sistema politico non può attendere"7, in cui afferma: "Discutere della riforma del sistema politico non è affatto una esercitazione retorica, ma costituisce un processo che non solo contribuisce a chiarire i percorsi futuri della riforma, ma ne crea anche una anticipazione psicologica".

Fanno seguito contributi più o meno articolati di autori provenienti in maggior parte dal mondo del giornalismo e dell'accademia, molti dei quali figuravano già a vario titolo nei volumi di cui si è più sopra parlato. Ad esempio Ma Licheng, che compariva già ne L'età del disgelo8, con un saggio intitolato "Le tre liberazioni del pensiero nella Cina attuale", qui scrive "La supervisione ad opera della stampa non è 'capitalista'"9, in cui rivendica il diritto della stampa di occuparsi di problemi come la corruzione, contro chi considera ancora la stampa di denuncia come qualcosa che 'getta fango' sul socialismo, qualcosa di tipico del sistema 'capitalista'.

Huang Zhong, giornalista del Jingji shibao, nell'Età del disgelo aveva pubblicato tre interventi: una intervista all'economista Dong Furen, Vice presidente della Commissione finanza dell'Assemblea del popolo, intitolata "Riconosciamo nuovamente il socialismo"10, una a Gao Shangquan, Vice direttore dell'Istituto per la riforma del sistema economico, che si intitola "Ogni forma di economia pubblica deve competere equamente"11, e infine aveva ripreso il resoconto, già comparso sul suo giornale, di una tavola rotonda sulla riforma delle imprese di Stato nella quale Dong Furen prendeva in esame il concetto di "proprietà pubblica" (gongyouzhi), che suddivideva in due forme, la "proprietà comune" (gongtong suoyouzhi) e la "proprietà del pubblico" (gongzhong suoyouzhi)12 . In Cina politica Huang Zhong raccoglie un'altra intervista a Dong Furen, che intitola "L'economia di mercato richiede la riforma del sistema politico"13, una al vice direttore del Centro di ricerca per lo sviluppo del governo della provincia di Hainan, Zhou Wenzhang, dal titolo "Superiamo gli ostacoli ideologici alla riforma del sistema politico"14, e infine una a Wang Guixiu, professore alla Scuola quadri del Comitato Centrale del PCC, "La riforma del sistema politico non può più essere rimandata"15.

Il prof. Wang Guixiu, che è uno dei più ascoltati teorici del post-denghismo, (è autore del volume A proposito di democrazia e del sistema del centralismo democratico16, in cui oltre a illustrare la nozione di democrazia, ne sottolinea le differenze - democrazia borghese/democrazia socialista - e, sempre dall'interno del Partito comunista, ne affronta il delicato rapporto con il centralismo) firma un intervento in Cina politica: "La 'via migliore': la riforma del sistema politico deve adattarsi alla riforma del sistema economico"17, in cui continua a sviluppare la sua teoria della improcrastinabilità della riforma18 e, fondandosi rigorosamente su citazioni da opere di Deng Xiaoping mostra come l'attuale sistema politico cinese, "corrispondeva pienamente alla 'lotta di classe come asse', ma non corrisponde più alla 'costruzione economica come centro', corrispondeva al sistema economico pianificato e unitariamente centralizzato, ma non più alle esigenze dell'economia di mercato socialista, corrispondeva all'epoca dei grandi movimenti di massa, ma non più alle esigenze sociali e all'amministrazione di un Paese che vuole l'accordo, la stabilità e l'ordine"19.

Un altro nome ricorrente è quello di Wang Huning, notissimo professore dell'Università Fudan di Shanghai, brillante mediatore tra i classici del marxismo e le esigenze concrete della riforma economica20, che qui scrive "Continuiamo a spingere per la riforma del sistema politico"21, in cui auspica una maggiore separazione tra governo e imprese, e la realizzazione di un efficace quadro normativo che favorisca le riforme. Ma tutto ciò dovrà comunque avvenire sotto la guida del partito comunista, poiché costituirà un perfezionamento del sistema socialista, e non una trasformazione sostanziale.

Li Shenzhi, uno dei più noti studiosi della globalizzazione e dei 'valori asiatici', approfondisce ancora uno dei temi che ultimamente più gli sono cari22, il tema 'governo della legge' (la legge è uguale per tutti) in relazione con il 'governo attraverso le leggi' (la necessità di costituire un sistema di leggi da rispettare), in un contributo intitolato "Bisogna ancora spingere per la riforma politica"23.

Xie Qingkui, professore di Scienze politiche a Bei Da, che ne La settima rivoluzione provava a circoscrivere gli ambiti delle riforme e a identificarne le forze principali24, cerca ora di superarne le difficoltà nel saggio "Usciamo adualmente dalle strettoie delle riforme del sistema politico"25 e si chiede come mai il tanto propagandato sistema di elezioni nei villaggi non venga esteso anche a livelli cittadini o regionali.

Xie Chuntao è autore di un'intervista all'economista Wu Jinlian, uno dei più accreditati consiglieri economici del governo, "Il dibattito tra economia pianificata ed economia di rnercato"26, che ripercorre gli sviluppi ed i contrasti su questo fondamentale argomento a partire dagli anni '70, e puntualizza l'importanza del 'viaggio al Sud' di Deng Xiaoping nel '92.

Anche Li Rui, già notissimo come segretario di Mao Zedong e suo autorevole biografo, che per L'età del disgelo aveva delineato "Pensieri e suggerimenti su come difendersi dalla 'sinistra'"27 è presente in Cina Politica con un contributo, "Impariamo la lezione dalla storia, rafforziamo la democrazia interna al partito"28, in cui torna nuovamente ad affrontare il tema della lotta al 'sinistrismo', e quello dell'esercizio della supervisione e del controllo in seno al partito, come strumenti privilegiati per costruirne la democrazia interna.

Altri autori, pur se non figurano nei volumi precedenti, sono ben noti ai lettori cinesi, ad esempio Liu Junning, un politologo dell'Accademia delle scienze sociali, vede qui raccolti quattro suoi contributi, "Protezione del diritto di proprietà e governo a responsabilità limitata", "Uomo, sistema, selezione, elezione", "Mercato e governo costituzionale", "Da Stato governato da leggi a governo della legge"29, in cui affrontando in maniera articolata i più importanti nodi di questa fase politica auspica maggiori garanzie a livello giuridico per la proprietà privata.

Yu Keping, politologo dell'Università di Pechino, scrive due contributi, "Usciamo dalle due strettoie riforma politica - stabilità sociale", dove pone il problema dei contraccolpi sociali delle riforme economiche, e "Politica dei diritti o politica del welfare"30 in cui esamina l'idea dell' 'indebolimento dello Stato' secondo le teorie del liberalismo di Dworkin e di Nozik e del "comunitarismo" (shequnzhuyi) di Taylor e di Walzer.

Tra gli altri saggi ricordiamo ancora "Libertà di pensiero e governo democratico" di Hu Weixi31, "Leggi in materia di informazione e sviluppo sociale"32, che affrontano il tema della libertà di parola e di stampa, e del rapporto dei media con il potere...

Sono tutti argomenti di vitale importanza, soprattutto in questa fase "di transizione" nella vita politica della Cina, ma che per il lettore occidentale (che pur comprende l'importanza di poter finalmente dare una voce collettiva ad istanze di rinnovamento troppo a lungo represse) risultano poi, una volta superata la curiosità suscitata dai titoli, trattati in maniera piuttosto astratta, senza cioè riuscire effettivamente ad entrare nel merito delle cose. Nessuno dei saggi infatti, pur affrontando i grandi temi della riforma politica, arriva poi concretamente ad articolare proposte risolutive, o progetti definiti, ma soprattutto nessun contributo sembra voler minimamente mettere in discussione il ruolo guida del PCC nella politica del Paese: il volume appare anzi costellato da dichiarazioni - esplicitate o meno da parte degli autori - di volersi porre all'interno dell'attuale sistema per cercare di migliorarlo (si veda, a titolo di esempio, il saggio di Wang Huning citato più sopra).

Ed è proprio l'assenza totale di un qualunque accenno problematico alla leadership del partito che più ne fa percepire oppressivo e soffocante il peso, perché è proprio il partito, mai nominato, a dominare completamente lo scenario. Nessuna voce, tra quelle che sono presenti nel volume in oggetto, si leva in favore di un eventuale governo che non sia concordato in precedenza dalle alte gerarchie del Politburo, nessuno evoca anche lontanamente la probabilità che la legittimazione al governo per il PCC possa anche solo venir conquistata attraverso una competizione elettorale in cui altri partiti politici possano contendere liberamente. E nulla sembra trapelare su queste pagine del fermento e del dibattito che pure viene registrato sulla stampa internazionale dove, in maniera forse un po' semplicistica, questo volume viene velocemente ricondotto nei territori della tradizionale dissidenza politica, che pure proprio in questo periodo tenta di dare vita al nuovo Partito democratico cinese33.

Questa pubblicazione allora costituirebbe soltanto una nuova 'operazione di facciata', un altro utile strumento che il partito stesso abilmente impiega per meglio continuare a mantenere il proprio 'mandato celeste', e riuscire a controllare direttamente i tempi e i modi del processo delle riforme?

La risposta non è semplice, certo è che questo volume, non essendo opera di un gruppo di dissidenti in aperta contraddizione con il potere, si pone decisamente all'interno dell'intero processo di riforme gestite dal partito, per le quali vuole costituire uno stimolo e un incoraggiamento, pur nel rispetto dei tempi lunghi che la non evitabile gradualità di questo complicato processo richiede. Ed allora tutta questa operazione editoriale andrebbe a collocarsi nell'ambito di quel medesimo e inevitabile processo di riforma che il partito stesso ormai da tempo sta cercando di operare al proprio interno e che, soprattutto, vuole gestire direttamente e controllare in prima persona, senza cioè lasciare deleghe a personaggi o a associazioni esterne alle proprie.

Ma altrettanto certo è che del partito questa opera non rispecchia affatto il monolitico volere di un tempo, ma le idee e le aspirazioni al rinnovamento comuni soltanto ad una parte (fazione? corrente?) di esso34.

Di quanto complessa e di difficile lettura risulti oggi essere la situazione si ha un esplicito riscontro nel fatto che proprio uno dei due curatori del volume, il giornalista Shi Binhai, sia completamente scomparso dalla scena a partire dai primi giorni del settembre '98, mentre l'altro, Dong Youyu, pare non aver avuto alcun problema con le autorità di polizia. Tra le illazioni che la stampa internazionale ha formulato, la più accreditata risulta essere una mai pubblicata intervista a Zhao Ziyang che Shi Binhai avrebbe realizzato nell'agosto, e che ne avrebbe provocato quindi la mai confermata detenzione35.

Tutta l'operazione rientrerebbe quindi nell'ambito della lotta interna al partito dove, in nome del mantenimento della stabilità del Paese ("wending" è l'obbiettivo principale per tutto il '99, secondo gli ultimi discorsi di Jiang Zemin36) stanno ora riprendendo quota le posizioni "conservatrici", che fino a qualche mese fa sembravano essere decisamente in sottordine. Questo potrebbe allora spiegare la recente 'stretta di freni', registrata a partire dallo scorso novembre, e culminata con le pesanti condanne inflitte a tre esponenti di spicco della dissidenza alla fine dello scorso dicembre37.

Ma ancora una volta l'utilizzare modalità che si vorrebbe appartenessero ormai al passato per tentare di mettere sotto silenzio le voci discordanti ha prodotto un facilmente prevedibile effetto-boomerang: Cina Politica, la cui prima edizione aveva tirato trentamila copie, è ormai introvabile, e viene clandestinamente ristampato e venduto con successo, e il dibattito sulle riforme non si è certo spento.

MONDO CINESE N. 99, SETTEMBRE 1998

Note

1 Cfr. Mondo cinese 98, pp. 41-45.
2 Cfr. S. Mufson "Liberal Thought Blooms in a New Beijing Spring", Herald Tribune, 20 apr. 1998.
3 L'intervista, dal significativo titolo "Now I can speak my mind", è di Jasper Becker, corrispondente a Pechino del South China Morning Post, e si legge su quel giornale nell'edizione del 4 giugno. Va peraltro rilevato che immediatamente dopo l'intervista, a Bao Tong era stato nuovamente intimato il silenzio con la stampa estera che non avesse preventivamente concordato, in base ai regolamenti locali, interviste o incontri con le autorità competenti. Cfr. "Purged aide silenced after talk with media", ivi, 5 giugno 1998.
4 Una prima lettera a firma di Zhao Ziyang era stata resa nota nei giorni del XV Congresso del PCC (Cfr. South China Morning Post, 12 sett. 1997) , la seconda, diffusa il 25 giugno 1998, auspica una nuova soluzione per i fatti dell'89 e l'avvento di una nuova "era di democrazia".
5 "In a bold challenge to the Communist Party's commitment to legal reform, 79 Chinese dissidents from 19 provinces and cities have signed their names to an open letter...", così esordisce il corrispondente da Pechino dello Herald Tribune, per descrivere il sostegno alla fondazione del nuovo partito che ovunque si stava muovendo nel Paese in quei giorni. Cfr. M. Laris " Chinese Dissidents Launch Campaign to Back New Party", Herald Tribune, 17 lug. 1998.
6 II primo è redattore del Guangming ribao, il secondo del Jingji shibao.
7 Zhengzhi tizhi gaige bu neng huanxing, ivi, pp. 1-2.
8 Cfr. Jiedong Niandai (da ora Jiedong...), Jingji ribao chubanshe, Beijing 1997, pp.368-381, Dangdai Zhongguo sanci sixiang jiefang. Il saggio verrà successivamente sviluppato nel citato volume, di cui Ma Lijun è autore con il collega del Renmin ribao Jun Zhijun, Scontri, Materiali autentici sui tre movimenti di liberazione del pensiero nella Cina attuale (Jiaofeng: dangdai Zhongguo sanei jiefang shilu, Jinri Zhongguo chubanshe , Beijing 1998.
9 Xinwen jiandu bu xing, Zhengzhi Zhongguo, (da ora Zhengzhi ....), pp. 129-31.
10 Zhongxin renshi shehuizhuyi, Jiedong..., pp. 309-318.
11 Gezhong suoyouzhi jing ying pindeng jingzheng, ivi, pp. 319-326.
12 L'articolo si intitola "L'azionariato è un tipo di proprietà del pubblico" (Gufenzhi shi yizhong gongzhong suoyouzhi), ivi, pp.330-332.
13 Shichang jingji yaoqiu gaige zhengzhi zhidu, Zhengzhi.., pp. 152-159.
14 Zhaoyue zhengzhi tizhi garge de sixiang zhang'ai, ivi, pp 132-136.
15 Zhengzhi tizhi gaige buneng tai xiang houtui, ivi, pp. 288-293.
16 Lun minzhu he minzhu jizhong zhi, Zhongguo Shekeyuan chubanshe, Beijing 1995.
17 Youxuan zhi lu, zhengzhi tizhi gaige bixu yu jingji tizhi gaige xiang shiying, Zhenzhi..., pp. 293-313.
18 Si vedano le pp. 51-53 del lavoro di Gao Luyi, "Osservazioni e commenti in merito al volume La settima rivoluzione...", Mondo Cinese 98, pp. 45-62.
19 Zhengzhi..., p. 313.
20 Cfr. La settima rivoluzione ( da ora Di qici...), p. 15 e sgg.
21 Jixu tuijin zhengzhi tizhi gaige, Zhengzhi .... , pp. 15-18.
22 Cfr. Di qici.. pp. 39-42, e Gao Luyi, op. cit. p. 53.
23 Ye yao tuidong zhengzhi gaige, Zhengzhi..., pp. 19-22.
24 Cfr. Di qici.., pp. 170-178 e Gao Luyi, op. cit. p. 57.
25 Zhubu zou zhengzhi tizhi gaige de kunjing, Zhengzhi..., pp. 108-115.
26 Guangyu jihua jingji yu shichang jingji zhenglun, ivi, pp. 196-215.
27 Guangyu fang zuo de gangxiang yu yijian, in Jiedang..., pp, 292-305.
28 Jieshou lishi jiaoshun, jiaqiang dang nei minzhu, in Zhengzhi..., cit. pp. 368-381.
29 Changquan baohu yu youxian zhengfu, ivi, pp. 40-48, Ren, zhidu, xuanba, xuanju, pp. 160-168, Shichangyu xianzheng, pp. 190-195, Cong fa zhi guo dao fa zhi, pp. 233-266.
30 Zouchu 'zhengzhi gaige-shehui wending' de liang nan jingdi, ivi, pp. 49-53, Quanli zhengzhi haishi gongyi zhengzhi, ivi, pp. 281-288.
31 Sixiang ziyou yu minzhu zhengzhi, ivi, pp. 120-123.
32 Xinwen fazhi yu shehui fazhan, ivi, pp. 124-128.
33 Cfr. E. Eckholm "Intellectuals in China Hail Book on Reform", Herald Tribune, 26 ago. 1998.
34 Questa tesi viene espressa anche da Luo Bing, nell'articolo "Una nuova generazione di politici all'attacco di Zhongnanhai", comparso sul mensile di Hong Kong Qianxiao, (12. 1998, pp. 12-17). Oltre ad affermare che "Cina Politica è il primo libro in cui dopo il 'Quattro giugno' si chiede apertamente una riforma della struttura politica del Paese" (p. 13), qui egli traccia anche un interessante profilo del curatore principale del volume, il giornalista Shi Binhai. Oggi trentenne, nato a Shanghai, dove si è laureato in Scienze Politiche nell'Università Huadong, giornalista del Jingji shibao. Già messosi in luce nell'89 come sostenitore del movimento degli studenti, ha scritto nel '95, dopo il suicidio del Vicesindaco di Pechino Wang Baosen, un duro articolo, "Una morte non basta ad espiare tutti i crimini", in cui sostiene l'assoluta necessità della riforma delle strutture, e prevede un periodo di grandi agitazioni.
35 Cfr. "Group fears sensitive interviews led to journalist detention ", in South China Morning Post, 16 sett. 1998.
36 Cfr. "Jiang signals return to Hard Line ", in South China Morning Post, 24 dic. 1998.
37 Cfr. E. Eckholm e J. Pomfret, "Beijing Broadens on Dissent", Herald Tribune , 24-25 dic. 1998. A proposito di "riformatori e conservatori" si veda l'ultima parte dell'articolo di Liu Binyan, pubblicato su questo numero di Mondo Cinese.

 

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