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RAPPORTI

La Divina Commedia in lingua cinese a Ravenna

di Federico Masini

Nell'ambito della manifestazione "La Divina Commedia nel mondo", organizzata da Walter Della Monica con la consulenza scientifica di Enzo Esposito, il 18 settembre si è svolto a Ravenna nella Basilica di S. Francesco un incontro dedicato alla conoscenza di Dante in Cina. Il Centro Relazioni Culturali di Ravenna, dopo aver organizzato nel triennio 1995-97la lettura pubblica ed integrale della Divina Commedia in cento serate, ad opera di Vittorio Sermonti, quest'anno ha preparato tre incontri sulla fortuna della Commedia all'estero: il primo dedicato al mondo anglofono con il traduttore inglese Allen Mandelbaun, il secondo dedicato alla Cina con il traduttore cinese Huang Wenjie e il terzo dedicato alla lingua francese, con la partecipazione della traduttrice Jacqueline Risset. La serata dedicata alla Cina, dopo la presentazione della manifestazione da parte di Walter Della Monica ed una breve introduzione dello scrivente (intervenuto al posto di Giuliano Bertuccioli, assente per motivi di salute) sulla fortuna di Dante in Cina, prevedeva la lettura integrale del XXVI canto dell'Inferno, il canto di Ulisse, prima in lingua cinese a cura delle giovane e brava Lu Jing, figlia dell'italianista cinese, Lu Tongliu, e quindi in italiano a cura del noto dicitore Vittorio Sermonti. Si è trattato di un'ottima occasione per far conoscere ai molti estimatori di Dante intervenuti la notevole fortuna che ha arriso al nostro poeta in Cina, fin da quando, come scrive Bertuccioli in un articolo apparso su questa rivista nel 1991 (n. 73, pp. 7-15). Dante in Cina fu prima considerato un campione di patriottismo, poi un riformatore della lingua, quindi fu paragonato ad uno sfortunato poeta della più remota antichità cinese che come lui era stato costretto a morire in esilio. Solo un autore, Guo Moruo, mostra un sincero interesse per Dante poeta, quando compone una breve poesia dedicata a Paolo e Francesca o, prendendo commiato dalla moglie, la saluta dicendo: "Addio mia Beatrice!" Soltanto dopo la fondazione della Repubblica Popolare, la Divina Commedia sembra venir apprezzata appieno. Dopo la prima traduzione, in lingua cinese classica, di un canto apparsa nel 1921, nel 1949, esce infatti la prima traduzione integrale, condotta sulla versione francese. Questa fu più volte ristampata fino al 1980, così come la traduzione dall'inglese apparsa nel '59, alla quale arrise notevole fortuna editoriale, come provato dal fatto che l'edizione del 1984, tirata in oltre 112.000 copie, fu già ristampata nel 1990. Infine è solo sul finire degli anni Ottanta che appare la prima versione basata sull'originale a cura di Tian Dewang: i primi quattro canti furono pubblicati nel 1986, seguiti poi da tutto l'Inferno nel 1990. Mancava quindi una traduzione integrale dall'originale e a questo lavoro si sta dedicando Huang Wenjie, che a Ravenna ha presentato la sua versione del XXVI canto dell'Inferno. Resta da chiedersi cosa possano apprezzare i lettori cinesi di un’opera cosi distante dal loro mondo culturale. L’argomento del viaggio negli inferi, in compagnia di una guida, non è completamente estraneo alla cultura cinese: lo si ritrova infatti nella tradizione buddhista. Sia questa che una possibile lontana eco dell'opera di Dante ispirarono forse una novella composta in dialetto cantonese durante il secolo scorso, tradotta dallo scrivente e pubblicata su questa rivista nel 1991 (n. 73, pp. 27-48), sotto il titolo "Una Divina Commedia cantonese".

MONDO CINESE N. 98, MAGGIO-AGOSTO 1994

 

 

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