Una delle novità più significative del mondo editoriale cinese di questi ultimi tempi è costituita dalla pubblicazione di testi che per la prima volta affrontano i grandi temi dell'attualità politica interna ed internazionale. Numerosi sono infatti i volumi, in maggioranza raccolte di saggi scritti a più mani, che analizzano la situazione attuale sia in chiave socio-antropologica, sia economica, sia politologica. Tra questi, ci è sembrato interessante almeno menzionare quelli che, di recente, hanno suscitato più vivo dibatto nei circoli intellettuali della Capitale cinese, e più vasta eco hanno avuto anche tra gli osservatori stranieri di cose cinesi.
Il primo, in ordine di tempo, è stato pubblicato nel novembre del 1997 e s'intitola L'età del disgelo. Memorandum per la terza liberazione del pensiero (Jiedong shidai. Disanei jiefang sixiang beiwanglu), Casa Editrice del Quotidiano dell'Economia (Jingji ribao chubanshe), Pechino. Si tratta di un'antologia (381pp.) che raccoglie scritti e interviste di numerosi funzionari e personalità intellettuali molto note, che esprimono la tendenza "liberale" all'interno del Pcc, come Li Rui (ex segretario personale di Mao Zedong e autore di un appassionato saggio contro il "sinistrismo"), Yu Guangyuan (già consigliere economico di Hu Yaobang), Ren Zhongyi, Gong Yuzhi, ecc. I contenuti del volume si possono brevemente così sintetizzare: le riforme di Deng, l'apertura verso l'economia di mercato debbono essere portate avanti senza riserve, e debbono essere affiancate da adeguate riforme in campo politico, poiché è soltanto la liberalizzazione politica che potrà garantire di estirpare definitivamente i gravi mali che minano il partito: la corruzione e la mancanza di democrazia. Emerge chiaro il pericolo costituito dalle forze "conservatrici", di stretta ortodossia "maoista", che vedono nelle riforme un tradimento degli ideali comunisti, e tentano di minarne la realizzazione. Il libro contiene anche il testo di un discorso di Wan Li in favore delle riforme economiche lanciate da Deng Xiaoping nel '92, testo fino ad oggi pressocchè sconosciuto.
Pochi mesi più tardi (marzo 1998) viene dato alle stampe quello che appare come il primo tentativo, pur se ampiamente lacunoso, di fare i conti con gli ultimi venti anni della propria storia. Si tratta di Scontri: materiali autentici sui tre movimenti di liberazione del pensiero nella Cina attuale (Jiaofeng: dangdai Zhongguo sanci jiefang shilu), Casa editrice Cina d'oggi (Jinri Zhongguo chubanshe), Pechino. Ne sono autori due giornalisti del Quotidiano del popolo, Ma Licheng e Jun Zhijun, i quali focalizzano la propria attenzione su tre importanti momenti nella storia del Paese, identificati, secondo la formula inaugurata da Deng Xiaoping alla fine dell'era maoista, come "movimenti per la liberazione del pensiero " (jiefang sixiang yundong): il primo avvenne nel 1978, fu iniziato dallo stesso Deng, e sancì la fine della "Rivoluzione culturale" e la messa in discussione della figura di Mao ("contro il culto della personalità", come viene definito dagli autori), il secondo nel 1992, venne ancora lanciato da Deng Xiaoping e segnò l'apertura verso il mercato ("contro il culto dell'economia pianificata") e il terzo, nel 1997, ancora oggi in atto, è costituito dal deciso orientamento verso le privatizzazioni voluto da Jiang Zemin, "contro il culto della proprietà statale" (p. 328 e sgg.). Ricca è la documentazione e numerosi sono gli episodi fino ad ora poco conosciuti che vengono qui fatti conoscere al grande pubblico: per la prima volta sono resi noti ampi brani dei "Documenti in diecimila caratteri", testi che a partire dal 1995 vennero fatti circolare tra i quadri del Pcc in cui si criticano apertamente le riforme di Deng Xiaoping, accusate di avere irrimediabilmente avviato il Paese verso la "via del capitalismo". Sono quattro i documenti con questo titolo, la cui paternità risale ai "conservatori" facenti capo a Deng Liqun, che vengono qui ampiamente commentati e decisamente confutati come pericolosi attacchi della "destra". In tanta ricchezza di documentazione, tuttavia, non trova ancora alcuno spazio anche il minimo riferimento ai fatti dell"89, che vengono completamente lasciati nell'ombra.
Per quanto concerne il libro più recente (pubblicato nell'aprile di quest'anno), ci è sembrato valesse la pena dare la parola direttamente ad uno studioso cinese che ha voluto così contribuire in prima persona ad illustrare l'attuale situazione cinese, scrivendo questo saggio appositamente per la nostra rivista. Il Dr. Gao Luyi, ricercatore presso l'Università del popolo di Pechino, autore di saggi e ricerche sulla Cina contemporanea, è un attento osservatore dei mutamenti e delle dinamiche che questa fase di transizione sta producendo negli ambienti politici della Capitale cinese. Ed in particolare, sul tema della riforma delle istituzioni, che costituisce uno dei "nodi" intorno ai quali la nuova dirigenza si sta giocando credibilità, affidabilità e prospettive ci è apparsa particolarmente opportuna questa sua lunga puntualizzazione.
MONDO CINESE N. 98, MAGGIO-AGOSTO
1994