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RECENSIONI

Recensioni

di Giovanny Stary

Ma Xini, Xiandai Hanyu cihui de xingcheng. Shijiu shiji Hanyu Wailaici yanjiu IX-348, (La formazione del lessico cinese moderno. Studio delle parole della lingua cinese venute dall'estero durante il diciannovesimo secolo), Shanghai, Hanyu dacidian chubanshe, 1997, pp. prezzo 40 yuan.

Questo libro è la traduzione cinese, curata da Huang Heqing, dell'opera di Federico Masini, The Formation of Modern Chinese Lexicon and its Evolution toward a National Language: the Period from 1841 to 1898, pubblicato a Berkeley nel 1993 come supplemento del prestigioso Journal of Chinese Linguistics (Monograph Series n. 6).

Dell'edizione in lingua inglese, che è la rielaborazione della tesi di dottorato di Masini, diedi già una recensione favorevole sulla Rivista degli Studi Orientali, voi. LVII, fasc. 4, 1993, pp. 381-382. Conclusi quella recensione citando Corneille: Masini con quell'opera aveva esordito con un "coup d'essai', che poteva ben dirsi "un coup de maitre". Che nello scrivere tali parole fossi nel giusto e non influenzato dal troppo affetto, che un vecchio professore come me può nutrire per uno dei suoi più brillanti allievi, è confermato adesso proprio da questa traduzione cinese, pubblicata dalla stessa casa editrice che ha curato l'edizione del Hanyu da cidian (Grande dizionario della lingua cinese), un equivalente del nostro dizionario della Crusca o di quello oxoniense della lingua inglese.

Non sono larghi gli studiosi cinesi di elogi e considerazione per i sinologhi occidentali, visti al più come dei volenterosi divulgatori nei rispettivi Paesi della cultura cinese e di conseguenza assai raramente ne traducono in cinese le opere. È un onore infatti riservato finora a pochissimi sinologhi occidentali, di cui quindi Masini può andar ben fiero e di cui io stesso, che con il collega De Mauro lo ebbi come allievo, non posso che rallegrarmi.

Mi rallegro però anche del fatto che Masini ha di recente superato il concorso per la cattedra di professore associato presso l'Università di Roma: per merito di questo libro e delle altre sue opere, per merito anche di una commissione di esame, che ha giudicato secondo giustizia e imparzialità. Quando in un concorso universitario sono presenti questi due fattori: candidati veramente degni e commissari, che si ispirano a criteri di giustizia (e non di consorteria), si può davvero non disperare delle sorti dell'Università italiana.

Giuliano Bertuccioli

R. Cavalieri, Il virus della legalità - Caratteristiche e implicazioni della riforma giuridica cinese, I.S.E.S.A.O., Università Bocconi, Milano, 1996, pp. 62.

In questo agile volumetto, inserito nei "Quaderni di ricerca" dell'Istituto di Studi Economico-Sociali per l'Asia Orientale (I.S.E.S.A.O.) dell'Università Bocconi, Renzo Cavalieri ripercorre rapidamente la storia giuridica della Repubblica Popolare Cinese fino a delinearne le implicazioni per coloro che, a vario titolo, dal commercio agli affari privati, si trovano a dover fare i conti con la "giustizia" cinese.

Nella prima parte del saggio (La Cina e il principio di legalità, pp. 3-21) Cavalieri inquadra storicamente la concezione del diritto in Cina e l'avvento dei principi di legalità importati dall'Occidente e ci conduce dalla tradizione confuciana fino all'abbandono del diritto durante la "Grande Rivoluzione Culturale Proletaria". Nella seconda parte (La riforma giuridica degli anni ottanta, pp. 24-42) esamina il grande sforzo compiuto dai riformatori cinesi per dare al Paese un sistema giuridico moderno e sostituire al "governo degli uomini" il "governo della legge".

Mentre descrive i principali atti normativi emanati in questo periodo osserva, peraltro, che il maggior problema che si trova a fronteggiare la Cina per diventare uno "Stato di diritto" è la scarsità di personale giuridicamente preparato e soprattutto l'assenza di una mentalità giuridica, fenomeno ancora diffuso tra le masse. L'ultima parte (Le trasformazioni degli anni novanta, pp. 43-62) espone i problemi attuali della costruzione giuridica in Cina, soffermandosi in particolare su quelli del sistema giudiziario. Il saggio riuscirà sicuramente utile agli operatori economici ed a quanti, a vario titolo, hanno a che fare con la Cina. Accuratamente documentato, anche sulle fonti cinesi, si segnala per l'accuratezza della trattazione.

L. Sotte - D. Ferraro, Ginnastica medica cinese 1 - Qi Gong, Quaderni di Medicina Naturale, supplemento della Rivista Italiana di Medicina Tradizionale Cinese n. 67 (1-1997), 1997, pp. 148, L. 35.000

La medicina cinese oramai è diventata anche una moda. Però non si può dire che chi la pratica sia sempre un ciarlatano. Esistono centri di studio e riviste specializzate che con grande serietà, cercano di fare conoscere e di praticare questo tipo di medicina che si fonda su tradizioni diverse dalle nostre. Tale è il caso della Rivista Italiana di Medicina Tradizionale Cinese che da tempo va pubblicando articoli di autori cinesi e italiani su diversi aspetti della diagnostica e della terapia cinese. In questo quadro si inserisce il volume in esame, dedicato alla pratica del Qi Gong, una ginnastica di indubbie origini taoiste che ha avuto recentemente un grande sviluppo in Cina e che ora sta conquistando gli ambienti occidentali. Prende in esame i "sei ideogrammi" e i "sei suoni", la "ginnastica dei cinque animali", descrive gli esercizi del "midollo d'oro" e termina con istruzioni per il "massaggio dei meridiani". Il testo è accompagnato da chiare illustrazioni che possono servire da guida anche all'autodidatta.

Piero Corradini


MONDO CINESE N. 96, SETTEMBRE-DICEMBRE 1997

 

 

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