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SAGGI

Cinque ostacoli alla riconciliazione Sino-Vaticana

di Michael C. Mi*

SOMMARIO: 1. Dalla fondazione del governo comunista alla fine dell'era di Mao Zedong, 1949-1978. - 2. Le riforme e l'epoca di apertura. Politica di tolleranza negli affari religiosi, 1978-1995. - 3. I cinque ostacoli alla riconciliazione Sino-Vaticana.

La chiesa cattolica è presente in Cina da più di 700 anni. Giovanni da Montecorvino, francescano, cominciò l'evangelizzazione dei mongoli nel 1294 a Pechino. La storia dei missionari cattolici, benché abbia subito vari cambiamenti, si è sviluppata senza interruzione negli ultimi 400 anni dall'arrivo di Matteo Ricci nel 1583.

Le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Cina vennero interrotte il 4 settembre 1951, quando il Nunzio Apostolico, Antonio Riberi, venne espulso dal governo cinese. La causa non va ricercata solo nella politica dell'estrema sinistra internazionale ma anche in un forte risentimento del popolo cinese, represso nel lungo periodo storico della fase semi-coloniale. Tuttavia la situazione è molto cambiata negli ultimi decenni. Dopo la Terza sessione Plenaria dell'Undicesimo Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese nel 1978, il governo cinese ha avviato una nuova politica di riforme, e, parlando in generale, la politica religiosa è stata sempre più aperta e tollerante, se si esclude il breve periodo che va dall'89 al '921 . Dall'altra parte, sin dal Concilio Vaticano II del 1965, la politica del Vaticano verso la Cina è diventata più morbida e comprensiva. Fu intrapresa una serie di dialoghi segreti attraverso canali diplomatici diretti e indiretti a livelli ufficiali e non.

Poiché l'attuale stato della chiesa cattolica cinese è il diretto risultato degli ultimi 46 anni, penso sia necessario rivedere brevemente la storia della chiesa cattolica in Cina dal 1949, per poter affrontare il problema.

1. Dalla fondazione del governo comunista alla fine dell'era di Mao Zedong, 1949-1978

Una profonda crisi, accentuata da una grande inflazione e da una intensa propaganda comunista sulla riforma agraria e sulla ricostruzione della democrazia politica, portò alla rapida caduta del governo nazionalista e alla instaurazione del regime comunista nel 1949.

In campo cattolico, la prima reazione si ebbe nel Sichuan dove, il 3 novembre 1950, un gruppo di cattolici guidati da un prete cinese, Wang Langzuo, pubblicò un "manifesto" in cui si proponeva la separazione della chiesa dalle forze dell'imperialismo e la nascita di una chiesa autosufficiente, autogovernata e in grado di svilupparsi autonomamente.

Il documento, essenzialmente, condannava il modo in cui gli imperialisti avevano utilizzato la chiesa come strumento di aggressione coloniale e invitava i cattolici cinesi a tagliare ogni rapporto con gli imperialisti, inclusi i rapporti con il Vaticano, e ordinava di stabilire le cosiddette "Tre Autonomie"2 . Altri manifesti simili vennero pubblicati in seguito.

Il primo ministro Zhou Enlai, tuttavia, sapeva molto bene che le relazioni tra la chiesa cinese e il Vaticano dovevano essere tollerate almeno temporaneamente. Quindi affermò che potevano mantenersi le relazioni con il Vaticano finché non vi fosse stata opposizione al potere politico del popolo cinese e non fosse stato dato alcun sostegno all'imperialismo americano3 .

Molti vescovi cattolici cinesi condannarono la cosiddetta chiesa "nazionale" o "indipendente " che si veniva formando, definendola "scismatica" e sostenendo che i cattolici che volontariamente si separavano dalla Santa Sede si separavano da Gesù Cristo e dalla chiesa cattolica universale.

Durante il "Movimento di opposizione all'aiuto americano in Corea” quasi tutte le istituzioni missionarie furono chiuse e le loro proprietà nazionalizzate o confiscate dal governo. Alla fine del 1951, vari missionari lasciarono la Cina, ma la maggior parte dei missionari cattolici restarono ai loro posti, anche dopo l'espulsione del Nunzio Apostolico, A. Riberi.

Il 1955 fu un anno cruciale. La resistenza cattolica fu soppressa con arresti di massa e il termine "Tre Autonomie" fu gradualmente rimpiazzato dall'espressione "Associazione Patriottica". Ci si poteva opporre alle "Tre Autonomie" sulla base che esse intaccavano la struttura tradizionale e la natura della chiesa cattolica, ma nessun cattolico cinese poteva resistere all'amore per il suo Paese. In quell'anno, due vescovi che si opponevano, Ignatius Gong Pinmei a Shanghai, e Dominic Deng Yiming a Canton, furono arrestati insieme a un gran numero di preti, suore e laici4 .

Alla metà del 1957, venne fondata l'Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi (CCPA), e l'arcivescovo Pi Shushi di Shenyang ne fu nominato presidente. Siccome ai vescovi espulsi non era permesso di ritornare nelle loro sedi e alcuni vescovi cinesi erano in prigione, si rendeva necessario riempire le sedi episcopali vuote. I funzionari comunisti proposero e ottennero di eleggere e ordinare vescovi senza l'approvazione di Roma. In questo modo furono nominati vescovi alcuni preti "patriottici". Tra il 20 aprile e il 20 luglio 1958, vennero nominati e consacrati 13 vescovi "patriottici" in sei diverse diocesi cinesi senza l'approvazione di Roma.

Il Vaticano ricevette queste notizie con grande tristezza. II 29 giugno 1958 papa Pio XII emanò l'enciclica "Ad Apostolorum Principis" nella quale esprimeva la sua disapprovazione all'operato della CCPA e dichiarava di non riconoscere l'ordinazione dei vescovi la cui nomina non era stata confermata dalla Santa Sede. Nonostante questa enciclica, il numero dei vescovi illecitamente ordinati dal 1962 ammonta oggi a 425 .

Mentre la tempesta distruttiva della Rivoluzione Culturale si diffondeva nel Paese, ogni istituzione religiosa spariva dalla Cina, ed ogni pubblicazione di carattere religioso fu proibita. Tutte le religioni sopravvissero segretamente. L'Ufficio degli Affari Religiosi e la CCPA smisero le loro attività. Nel 1976, poco dopo la morte di Mao, la "Banda dei Quattro", di estrema sinistra (la vedova di Mao con i tre leader di Shanghai), fu arrestata, concludendo così dieci anni di buio.

La comparsa di Deng Xiaoping come il leader più influente del Partito Comunista Cinese risvegliò l'attenzione del mondo.

2. Le riforme e l'epoca di apertura. Politica di tolleranza negli affari religiosi, 1978-1995

L'epoca post-Mao è soprattutto l'era di Deng Xiaoping. Era necessario, all'epoca, sviluppare una politica relativamente tollerante e indulgente per realizzare le "Quattro Modernizzazioni". Ritengo che l'esperienza di Deng all'epoca in cui era giovane studente in Francia possa aver influenzato le sue idee sulla religione, un po' diverse da quelle di Mao. La politica di Deng è stata infatti più tollerante e flessibile e il suo principale strumento è stato il "Fronte Unito".

Il "Fronte Unito" viene definito un'alleanza creata dal popolo per sostenere la modernizzazione socialista. La sua origine si fonda sulle parole di Lenin: "Si devono unire i nemici minori per lottare contro i nemici maggiori". Tuttavia il "Fronte Unito", rispetto al passato, è cambiato, sia nel significato che negli obiettivi. Adesso lavora per mobilitare ogni elemento positivo, unificare tutte le possibili forze e cambiare gli elementi negativi in positivi allo scopo di raggiungere le "Quattro Modernizzazioni". L'attuale relazione fra "religione" e "politica" in Cina può essere meglio analizzata alla luce del nuovo slogan del "Fronte Unito": "cercare l'unità, conservare le differenze". L'altro strumento è l'Ufficio degli Affari Religiosi (BRA). Le due organizzazioni sono collegate e il loro fine è quello di portare avanti la politica ufficiale religiosa del governo. Mentre il Dipartimento del "Fronte Unito" è un'organizzazione del Partito Comunista, il BRA è un'organizzazione del Consiglio di Stato.

La situazione sfavorevole della chiesa cattolica cinese è migliorata progressivamente, come dimostrano i seguenti eventi.

Nel 1978 due vescovi cattolici e 14 capi di altri gruppi religiosi sono stati eletti come delegati della Conferenza Politica Consultiva.

Dal 1979 molti preti sono stati liberati dalle prigioni o dai campi di lavoro.

Nell'agosto del 1979 papa Giovanni Paolo II ha manifestato per primo la speranza di ristabilire relazioni con la chiesa cinese.

Nell'estate del 1980 sono state fondate due nuove organizzazioni: la Conferenza dei Vescovi Cattolici Cinesi e la Commissione Amministrativa della Chiesa Cattolica Cinese. Molti membri di questa commissione sono anche membri del CCPA, per cui si può dire che il CCPA è come "le due mani di un corpo".

Alcuni dei maggiori seminari e conventi sono stati progressivamente riaperti a Pechino, Shanghai ed in altri luoghi a partire dal 1982. Cinque vescovi asiatici e il cardinale Jaime Sin di Manila hanno visitato la Cina nel 1987.

Nel 1989 la casa editrice Guanqi della diocesi di Shanghai ha cominciato a tradurre i documenti del Concilio Vaticano II.

Ad alcuni preti cinesi ed anche stranieri residenti all'estero è stato permesso di insegnare, per brevi periodi, nel seminario vicino Shanghai, sebbene la nuova Costituzione (1982) contenga ancora delle clausole contro l'intervento straniero nella chiesa cinese.

Le relazioni Sino-Vaticane si raffreddarono nel 1989. Ma, siccome la Cina ricercava un dialogo internazionale, si rese necessario delineare una nuova politica verso la chiesa cattolica. Su questa base il Comitato Centrale del partito e il Consiglio di Stato promulgarono un documento il 3 febbraio 1989 intitolato "Direttive del partito su come trattare con la chiesa cattolica nella nuova situazione." Questo documento contiene un importante cambiamento che permette ai cattolici cinesi di "mantenere relazioni puramente religiose con la Santa Sede". Ciò significa che i cattolici possono riconoscere il Papa come capo della chiesa e possono pubblicamente pregare per lui. Tuttavia i cattolici non possono avere contatti diretti con la Santa Sede e la chiesa cattolica deve continuare a scegliere e ordinare i suoi propri vescovi.

Nel marzo 1989 si tenne una seduta della Conferenza dei Vescovi in cui si presero alcune decisioni. La più importante riguardava la leadership della Conferenza dei Vescovi sulla chiesa, piuttosto che quella dell'Associazione Patriottica, la quale doveva funzionare solo alle dipendenze della Conferenza dei Vescovi.

Riguardo al rapporto con la Santa Sede, i vescovi affermarono: "Il nostro rapporto di fede con la Santa Sede non è stato interrotto. Ciò che è stato interrotto è il rapporto politico che ci impedisce di avere contatti esterni con la Santa Sede. La nostra fede rimane immutata”.

Alla fine degli anni '80 il governo si rese conto che le religioni non solo avevano avuto, dopo la Rivoluzione Culturale, una forte ripresa, ma addirittura uno sviluppo senza precedenti. Nel caso del Cristianesimo le autorità governative ed ecclesiastiche stimarono il numero dei cristiani in sei o sette milioni di protestanti e tre milioni di cattolici. Altre stime danno valutazioni molto più alte: da cinquanta a sessanta milioni di protestanti e da dieci a dodici milioni di cattolici. Anche attenendosi alle stime più basse, si riscontra che c'è stato un incremento, negli ultimi quindici anni, di più del 100%6 .

3. I cinque ostacoli alla riconciliazione Sino-Vaticana

Dalla fine degli anni ottanta si cominciò ad accettare, anche da parte della CCPA, l'idea di restaurare le relazioni con la Santa Sede. Anche Papa Giovanni Paolo II ha tenuto in questi quindici anni quattro discorsi in cui ha espresso il suo desiderio di riconciliazione con la Cina (a Roma nel 1983, ai vescovi di Taiwan, nell'agosto del 1985 e nel dicembre del 1990, a Seoul nell'ottobre del 1989 e a Manila nel febbraio del 1991). Egli non fece distinzioni tra i membri dell'Associazione Patriottica e i cattolici clandestini, rivolgendosi all'intera comunità cattolica cinese.

Vi è un desiderio di riconciliazione, ma non si può dire che le condizioni necessarie per ristabilire le relazioni diplomatiche si siano realizzate, anche se la riforma politica del governo cinese sembra favorevole a questo riguardo, e nel 1995 si sono verificati due storici avvenimenti. Infatti la Cina ha inviato la sua delegazione alla Decima Conferenza della Gioventù Cattolica a Manila dall'11 al 16 gennaio. La delegazione era composta da 24 rappresentanti tra cui seminaristi, laici, 5 preti dell'associazione patriottica dei Cattolici Cinesi (CCPA) e alcuni funzionari comunisti dell'Ufficio Affari Religiosi (BRA) del Consiglio di Stato. Essi intendevano promuovere un incontro con Papa Giovanni Paolo II congiuntamente con i rappresentanti di Taiwan, mantenendo però la loro specifica qualificazione.

Inoltre durante la IV Conferenza Mondiale delle Donne (4-15 settembre 1995) c'è stato a Pechino un incontro con i rappresentanti della Santa Sede. Questa è stata la prima delegazione ufficiale della Santa Sede a Pechino dal 1951, benché i rapporti diplomatici tra i due Stati non fossero stati ancora riattivati. La Delegazione della Santa Sede era guidata dal giurista Prof. M. A. Gleden dell'Università di Harvard ed era composta di 21 membri, tredici dei quali donne.

Evidentemente da entrambe le parti c'è un reale desiderio di riprendere le relazioni: perché ciò non è avvenuto? Quali ostacoli ci sono ancora? Come possono essere rimossi?

Il futuro della chiesa cinese dipende dai cambiamenti che si devono realizzare nei seguenti cinque ostacoli. Se non cambiano completamente, non solo non sarà possibile alcuna riconciliazione in un prossimo futuro, ma porterà anche ad una retrogressione.

A) Il potere centrale del governo cinese è ancora completamente in mano ad atei. La loro tolleranza religiosa cambierà secondo le situazioni. L'attuale politica riguardo la Cristianità potrebbe non regredire solo se una delle seguenti tre condizioni sia soddisfatta: alcuni dei funzionari di alto rango si convertano o il numero dei cristiani aumenti fino a diventare una buona percentuale della popolazione cinese. La pluralizzazione dei gruppi religiosi cinesi e dei partiti politici non potrà mai mantenere il potere politico, così come avveniva con le monarchie autocratiche del passato.

È ben noto che molti leader cinesi di alto rango hanno studiato in URSS. Come mai sembra che essi non abbiano una sufficiente conoscenza di base sul cristianesimo e non siano in grado di valutare i problemi tra cristiani e non cristiani? Ciò è dovuto al fatto che hanno studiato in URSS durante l'era stalinista, in cui hanno ricevuto una conoscenza ben poco genuina del Cristianesimo mentre la dottrina dell'estrema sinistra insegnava loro come usare lo strumento del "Fronte Unito" per eliminare progressivamente le religioni mediante metodi come: unire-educare-rieducare o arrestare-imprigionare-eliminare. È di qualche interesse la visita di Jiang Zemin, segretario generale del PCC al tempio buddhista Famensi, nello Shaanx,i realizzata nel 1992. Jiang Zemin recitò pubblicamente la famosa poesia atea "Rifiuto del Buddhismo" scritta da Han Yu nell'819 durante la dinastia Tang7 . Il motivo della sua visita era quello di vedere le quattro dita, reliquie del Buddha. Ma egli non dimenticò di affermare la sua posizione atea attraverso la poesia di Han Yu, anche se nel suo cuore egli potrebbe essere stato attratto dal magico potere della reliquia. Molte persone del suo seguito recitarono ad alta voce il sesto verso dopo che Jiang aveva recitato il quinto verso. Probabilmente la maggioranza dei leader cinesi hanno simili sentimenti subconsci nelle loro attività diplomatiche o "religiose".

B) Il governo cinese non ha ufficialmente rinunciato alle teorie marxiste. Le opinioni dell'estrema sinistra - costituita ancora dalla maggioranza dei funzionari di alto rango - sono state solo indebolite o represse temporaneamente dall'autorità di Deng Xiaoping. A volte appaiono in pubblicazioni decisamente demagogiche. L’articolo "An Earnest Learning from the Religious Theory of Marxism and Religious Policy of the Party" scritto dal deputato e ministro del "Fronte Unito" Jiang Ping nel settembre del 1986 è un buon esempio, rappresentativo di questa tendenza:

"È noto che la religione a volte ha avuto ruoli positivi nel processo di sviluppo della storia mondiale e che sia il popolo che i ceti rivoluzionari hanno usato la religione con successo. Ma non si può rinnegare che la classica e celebre tesi marxista LA RELIGIONE È L'OPPIO DEI POPOLI è ancora attuale. Si è dimostrato sia nella storia europea che nella storia cinese che i ruoli negativi delle religioni non possono essere eliminati se... si fa ancora uso di esse".

"Dopo la liberazione del Paese,... la situazione religiosa è cambiata molto ... Per dirla in breve, i cambiamenti indicano che... solo le apparenze delle organizzazioni religiose e le loro inclinazioni politiche sono cambiate; ma quando parliamo della natura della loro ideologia sociale, non vi è alcun cambiamento... La religione è un tipo di ideologia invertita o idealismo sotto il mantello della religione... È completamente opposta all'ateismo per cui non possiamo non negare il suo ruolo anestetico in campo sociale e ideologico... non abbiamo altra scelta che limitare le attività religiose entro certi limiti e gradi".8

C) La Cina sviluppa la sua modernizzazione e il desiderio di modernizzazione dei suoi dirigenti li ha portati a focalizzare la loro attenzione diplomatica in modo particolare verso quei Paesi che hanno una maggiore forza economica o militare. Basandosi sul livello delle loro conoscenze del cristianesimo, essi non sono in grado di valutare lo status internazionale del Vaticano per promuovere adeguatamente ed efficacemente il dialogo della riconciliazione. Essi hanno inconsciamente rivelato questa sottovalutazione nei loro modi arroganti e provocatori nei dialoghi informali.

Vi era un detto, nei Paesi socialisti: "Quante divisioni (di truppe) vi sono nel cosiddetto stato Vaticano?" Questo tipo di opinione snobista e miope ha ancora molta influenza nel pensiero di molti dirigenti attuali. In altre parole, se la forza economica e militare del Vaticano fosse come quella degli Stati Uniti - se la Cina fosse economicamente dipendente dal Vaticano o se il Vaticano fosse una minaccia militare - si verificherebbe una diversa attitudine per un immediato dialogo di riconciliazione.

Riguardo all'influenza e all'autorità del Papa sui problemi del mondo moderno cito le parole di un cinese ateo che è vissuto molti anni a Roma e che riflettono, in parte, l'opinione pubblica tra gli atei di tutto il mondo: "Non capisco perché dovrei rispettare il Papa. Egli parla frequentemente nella TV italiana senza interessarsi a ciò che è successo nei remoti angoli del mondo. I suoi discorsi sembrano autorevoli ma io mi chiedo quante attività criminali e quante ingiustizie siano cambiate dopo i suoi benevoli appelli. Io penso che sia molto meglio che il gentile signore smetta le sue inutili e interminabili chiacchierate. In un anno si è perso molto tempo prezioso in TV e si sarebbero potuti vedere molti film interessanti al posto delle sue inutili dichiarazioni".

D) Gli attuali leader cinesi, oltre al fatto che sottostimano il problema, sono molto preoccupati delle conseguenze che potrebbero verificarsi se la chiesa cattolica cinese fosse un'altra volta controllata dal Vaticano.

Il governo cinese non può tollerare che alcun potere straniero intacchi la sovranità cinese o possa essere al di sopra dell'amministrazione governativa. Questa è una politica di base inamovibile e non è prevista alcuna possibilità di cambiamento.

Nel secolo scorso le potenze straniere si sono riversate in Cina e il popolo cinese ha conosciuto l'amarezza della vita durante la fase di semi-colonizzazione. La madrepatria è stata quasi smembrata in varie concessioni territoriali. Naturalmente sono molte le cause che hanno ridotto la Cina in uno stato di semicolonia ma indubbiamente una delle cause più importanti fu che il governo decadente della dinastia Qing non aveva abbastanza forza per controllare le potenze straniere in Cina. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che oggi il governo cinese sia preoccupato da qualsiasi possibilità di penetrazione o sovversione da parte di poteri stranieri sebbene abbia comunque stabilito un controllo completo sugli affari esteri.

Queste preoccupazioni non derivano solo dalle attuali valutazioni delle differenze tra le convinzioni marxiste e il credo cristiano, ma anche dalle molte differenze storiche tra la cultura tradizionale cinese e le culture occidentali. Solo quando le culture orientali e occidentali saranno fuse (o comunque adattate l'un l'altra) si arriverà a un reciproco punto di comprensione.

All'inizio del XVIII secolo, ad esempio, l'imperatore Kangxi (1661-1722) e specialmente Yongzheng (1723-1736), entrambi della dinastia Qing, espressero questo tipo di preoccupazioni. Come tutti sanno, la Cina allora era un Paese prospero e poderoso che invece di patire l'invasione straniera si espandeva, con l'imperatore Kangxi, verso nord-est e nord-ovest fino ad includere circa cinque milioni di chilometri quadrati. E quando l'imperatore Kangxi venne coinvolto nella Controversia dei Riti, resistette apertamente all'Enciclica del Papa e sia lui che suo figlio bandirono la chiesa.

È necessario, però, ricordare che il giovane imperatore Yongzheng deve aver avuto una buona conoscenza sulla cristianità attraverso il suo tutore, Padre Pedrini, e sembra che ammirasse molti dei suoi principi. La sua ammirazione per la dottrina cristiana fu indebolita, tuttavia, dalla sua credenza che la religione, nel suo insieme, fosse rivoluzionaria e sovversiva per le istituzioni cinesi. Mentre egli tendeva alla stabilità e alla continuazione dello "status quo", vedeva invece preti stranieri disturbare la capitale con dispute che riguardavano le istituzioni fondamentali e che lui, ed i suoi sudditi cinesi, sostenevano fermamente. Yongzheng spiegò le sue preoccupazioni a vari missionari e le sue parole riflettono una prevedibile coscienza del problema:

"Voi dite che la vostra legge non è falsa. Ci credo. Se io avessi pensato che fosse falsa, cosa mi avrebbe trattenuto dal distruggere le vostre chiese e allontanarvi da esse? Cosa direste se io mandassi un gruppo di bonzi e di lama nel vostro Paese per predicare le loro dottrine? Voi volete che tutti i cinesi diventino cristiani; so che la vostra legge lo comanda. Ma in quel caso cosa sarà di noi? Diventeremmo soggetti al vostro re? I convertiti riconoscono solo voi in tempi di agitazioni. Essi devono ascoltare solo la vostra voce. So che attualmente non vi è nulla da temere ma quando le vostre navi arriveranno a migliaia allora vi sarà un gran disordine... L'imperatore, mio padre, perse gran parte della sua reputazione tra gli intellettuali per la condiscendenza con cui vi ha lasciato stabilire qui. La legge dei nostri antichi saggi non permette alcun cambiamento ed io non permetterò che il mio regno sia esposto a questa imputazione9 ".

Un'altra preoccupazione degli imperatori della dinastia Qing era che se i convertiti avessero rispettato ancora Confucio e avessero praticato ancora il culto degli antenati, secondo la tradizione cattolica cinese instaurata da Matteo Ricci, il contenuto della dottrina cattolica si sarebbe mischiata con le leggi, la religione e la filosofia tradizionale cinese. Se non avessero seguito la tradizione di Matteo Ricci, l'intero sistema culturale cinese, specialmente il sistema degli esami civili si sarebbe immediatamente perso. Gli imperatori si chiedevano "da dove si sarebbero selezionati i funzionari e come si sarebbe amministrato il Paese? Non sarebbero stati giorni turbolenti come un incontrollabile cavallo selvaggio?"

Forse non era necessario che i cinesi si preoccupassero, all'epoca, della loro sovranità. Questi problemi erano dovuti soprattutto all'incomprensione delle relazioni tra politica e religione, tra chiesa e governo. In effetti io devo ancora sentire di problemi causati da chiese interferite ingiustamente negli affari interni dei governi locali, dopo la separazione delle chiese dalle istituzioni politiche. Invece vi è la legge canonica che stipula in dettaglio il modo in cui i cattolici sosterrebbero o coordinerebbero giustificati affari secolari.

Per quanto riguarda la Cina, la situazione è cambiata molto sin dalla guerra dell'Oppio Sino-Britannica del 1840 quando la Cina venne sottoposta a un lungo processo semi-coloniale. Era allora un fatto comune, per le potenze occidentali, di sconfinare in territorio cinese e di interferire illegalmente negli affari interni della Cina. Nessun cinese può dimenticare questo incubo nazionale. Siccome il nuovo governo scaturì da questo incubo, preoccupazioni o incomprensioni come quelle dell'imperatore Yongzheng possono essere non completamente superflue neanche oggi. In altre parole, potremmo dire che nessuno può disfarsi di queste preoccupazioni senza le tre seguenti condizioni:

a) la completa fusione della cultura orientale con quella occidentale;
b) la costituzione di una Cina realmente prospera e potente;
c) l'emergenza di una nuova ragionevole struttura internazionale.

Resta comunque il fatto che solo pochi grandi Paesi sviluppati dominano la scena internazionale. Il nazionalismo, principio base di ogni stato, è ancora un fenomeno popolare.

Per esempio, le potenze egemoni (come gli Stati Uniti), hanno interferito, senza alcun bisogno, negli affari interni di Paesi deboli come il Panama, la Somalia ed anche l'Iraq allo scopo di sviluppare il proprio nazionalismo. E la Cina, un Paese gigante, ma in via di sviluppo, malato di gigantismo sin dal 1840, per alcuni aspetti si lamenta ancora debolmente. Come possono i governanti cinesi rischiare di ammainare per primi la propria bandiera nazionalista dopo la notte del semi-colonialismo?

Alla luce delle caratteristiche della sua organizzazione universale, per quanto riguarda alcune opinioni secolari, la Chiesa cattolica è simile a una corporazione transnazionale. Ma ciò che essi lamentano è che non vi è alcun sistema amministrativo da corporazione transnazionale così saldo, efficiente, penetrabile e perseverante come il sistema Vaticano. Sembra che il Papa e la Segreteria di Stato del Vaticano possano ancora influenzare la strategia diplomatica di Paesi cattolici come l'Italia, la Spagna, la Francia ecc. sebbene non vi siano truppe di questi Paesi all'interno del Vaticano.

E) Sia la Cina che il Vaticano girano intorno al problema dell'ordinazione dei vescovi da più di 40 anni. Nel corso della storia la Santa Sede ha raggiunto molti accordi con molti Paesi in varie circostanze. Perché non potrebbe verificarsi un accordo con la Cina? Perché, come si chiede il Reverendo Jeroom Heyndrickx nel suo saggio "The Need for Reconciliation ", il governo cinese insiste ostinatamente nella sua opinione e non "inizia a sottoporre alla Santa Sede i nomi dei candidati da nominare come vescovi? In futuro per quanto tempo ancora la nomina dei vescovi avverrà secondo la costituzione cinese e l'autorità del governo cinese?"10

Naturalmente questa è un problema complesso e vi sono molti ostacoli per raggiungere un accordo. Prima di tutto vorrei evidenziare che la procedura designata dalla tradizione vaticana non potrà essere mai essere accettata dall'attuale governo cinese. Perché? Possiamo dedurre una risposta dall'esame delle altre politiche e dalle altre attività diplomatiche, ma certamente non possiamo leggere risposte chiare dai resoconti dei dialoghi non pubblici.

Si possono dedurre alcune intuizioni dalla politica verso i problemi tibetani. Secondo la regolamentazione del "Golden Urn", nell'ordinanza in 29 articoli degli Affari Tibetani, stabilita alla corte dei Qing nel 1793, la successione dei capi religiosi tibetani e mongoli (Dalai Lama o Panchen Erdeni) avviene per selezioni progressive. In primo luogo si scrivono i nomi di tre candidati, attentamente selezionati, su tre stecche di legno o di bambù. Poi, sempre come parte della cerimonia di conferma dell'incarnazione, un nome viene estratto dall'Urna d'Oro situata a Lhasa. Finalmente il nome del candidato deve essere sottoposto a Pechino per la conferma ufficiale11 .

In altre parole, secondo la tradizione storica cinese, il governo è sempre l'autorità suprema sia degli affari secolari che quelli religiosi, senza eccezioni! Se i cattolici cinesi sottopongono i nomi dei candidati a vescovo alla Santa Sede, sembrerebbe che la sovranità cinese sia soggetta ad altra autorità straniera. Ma perché dovrebbe essere impossibile, per la chiesa cattolica cinese, di essere trattata, nella selezione dei capi, come la setta buddhista?

Inoltre le differenze tra la cultura orientale e quella occidentale hanno impedito ad alcuni cinesi una chiara comprensione della tradizione cattolica. La civiltà cinese è l'unica, tra le civiltà che non usano una lingua indo-europea, ad aver raggiunto un pensiero filosofico elaborato. Non si poteva immaginare una lingua diversa dal greco, dal latino, dal sanscrito.

Le peculiarità linguistiche hanno svolto un ruolo sommerso nel ragionamento umano e possono aver favorito certi orientamenti di pensiero. E comunque, le tradizioni intellettuali, modi di pensare e visioni del mondo dei cinesi sono molto diversi da quelli europei. Queste differenze, insieme alle tradizioni sociali ed all'organizzazione politica della Cina, costituiscono un considerevole ostacolo alla evangelizzazione, come si è visto, nel diciassettesimo secolo, dalle reazioni ai missionari cristiani.

I missionari protestanti del XIX e inizi del XX sec. si lamentavano della difficoltà di esprimere idee cristiane in cinese. Uno di essi diceva: "Il cinese è uno strumento imperfetto per comunicare verità spirituali12 ". La situazione è molto cambiata, oggi, ma vi sono ancora problemi di lingua. Per esempio, il sacro status e l'alto prestigio della parola "Santa Sede" è ben espresso nelle lingue europee e non sembra necessario, per un cinese educato cristianamente indicare quale è l'autorità suprema, tra la Santa Sede e eventuali altre "sedi" del governo secolare: a chi spetta l'autorità della nomina dei vescovi cattolici. Ma in cinese l'espressione "Santa Sede" viene tradotta con "Jiao Ting" per cui l'originale significato di status sacro e alto prestigio viene a cadere e scompare nelle numerose concezioni di altre organizzazioni religiose " jiao" che non hanno ancora un sistema amministrativo universale.

Lo stesso avviene con la parola "Papa", che in cinese si traduce con "Jiao Zong" o con "Jiao Huang" e che significano "Imperatore della religione" o "Imperatore degli affari religiosi". Siccome nessuna enciclopedia, dizionario o libro di testo spiega chiaramente la relazione esistente tra l'imperatore secolare cinese (attualmente il presidente ecc.) e “l'imperatore religioso" del Vaticano, molti cinesi si chiedono chi abbia l'autorità suprema in affari bilaterali come l'ordinazione dei vescovi. Inoltre la Cina è molto più grande del Vaticano, per cui vi è chi si meraviglia che l'imperatore di un grande Paese debba essere soggetto ad un piccolo Paese.

C'è da aggiungere, anche, che alcuni cinesi potrebbero anche proporre questo tipo di ragionamento: "Venite e sottomettete la candidatura dei vostri vescovi al governo di Pechino come fanno altre organizzazioni religiose". E di recente più e più studiosi cinesi hanno sottolineato che quasi tutte le culture straniere hanno subito un processo di sinizzazione nel corso dei loro scambi culturali con la Cina. Il buddhismo Mahayana è diventato Dhyana o Zen durante un processo di trasformazione durato più di mille anni. Questo è un esempio tipico di sinizzazione. Perché il cristianesimo non può essere assimilato o sinizzato come il buddhismo?

Il problema dell'ordinazione dei vescovi è cruciale per entrambe le parti e non può essere né evitato né superato facilmente. Sembra che la tradizione di una monarchia centralizzata o di un monismo politico porti il governo cinese a non capire e a non accettare le procedure vaticane. I problemi religiosi sono inseparabili dagli affari di Stato ed il culto è autorizzato solo se è stato riconosciuto ufficialmente ed integrato nella gerarchia delle religioni, con il patrocinio del governo. Così, in passato, sia il buddhismo che il taoismo sono stati associati alla tradizione letteraria. E il governo (in passato gli imperatori) concedeva titoli onorifici al clero così come li concedeva ai propri funzionari.

L’idea occidentale che distingue tra autorità politica ed autorità religiosa nelle figure del re e del Papa era vista, in Cina, come una aberrazione:

"È come se vi fossero due soli in un cielo, due capi in un solo Paese. Questo vuol dire che se uno potesse immaginare che i principi di Yao e Shun (due sovrani mitici) venissero sostituiti da quelli dei sutra il nostro stesso imperatore dovrebbe sottomettersi a questo sovrano religioso e inviargli tributi? Quanta audacia in questi barbari che vorrebbero sconvolgere l'unità (politica e morale) della Cina introducendo la barbara consuetudine dei due sovrani13 ".

Questa opinione è della stessa natura di quella attuale di Jiang Ping menzionata nell'ostacolo B), e questo tipo di opinioni sono ancora popolari in alcuni "circoli letterari" attuali. La sola differenza è nello stile del linguaggio: le vecchie parole sono imbevute del forte complesso di superiorità della monarchia autocratica della dinastia Ming (1368-1644), ma le nuove parole sono ancora più forti per il complesso di superiorità della dittatura del proletariato di Mao Zedong.

Non avendo familiarità con l'idea di una chiara distinzione tra spirituale e temporale, gli atei cinesi ritengono inammissibile che una religione possa separarsi da un ordine generale e possa dominarlo invece di esserne integrata. Dal punto di vista dei circoli letterari e governativi le religioni possono essere accettate solo se rafforzano l'ordine generale che è, allo stesso tempo, politico e religioso. Devono cioè rafforzare la morale pubblica con i loro insegnamenti e devono contribuire alla stabilità del Paese ed alla prosperità collettiva con le benedizioni soprannaturali in cui credono per essere integrati in tutto il Paese. A queste condizioni potrebbero essere incoraggiate e riconosciute. Se, invece, esse minacciano il benessere generale e la pubblica tranquillità e moralità, diventano oggetto della legislazione repressiva. Il clero buono è quello del CCPA che serve lo Stato ed è sotto il suo controllo; il clero cattivo come quello delle chiese sotterranee consiste in individui non raccomandabili e che eludono il controllo.

Il conflitto tra la Cina ed il Vaticano è un tipo di scontro tra differenti civiltà, come è stato segnalato da Samuel P. Huntington nel 1993:

"Le relazioni internazionali, che storicamente riguardavano sostanzialmente solo le civiltà occidentali, devono deoccidentalizzarsi e diventare rapporti in cui le civiltà non-occidentali siano attori e non semplici oggetti". "All'interno del genere umano i motivi principali di conflitto saranno culturali, gli Stati e le Nazioni resteranno gli attori più dominanti nei rapporti mondiali, ma i principali conflitti di politica globale avverranno tra Stato e gruppi di diverse culture. Lo scontro culturale dominerà la politica generale"14 . Ma io non posso essere d'accordo con la seguente opinione: "I punti di incomprensione tra culture diverse saranno le battaglie del futuro". "I conflitti tra culture diverse saranno le battaglie del futuro." "I conflitti tra gruppi di diverse culture saranno più frequenti, più sostenuti e più violenti... i conflitti tra gruppi di diverse culture saranno i motivi che più facilmente e più pericolosamente possono portare a guerre globali".

Può essere che lo scontro tra l'Occidente e gli Stati islamici sia così serio come egli dice, ma per quanto riguarda Stati di origine confuciana sembra che egli abbia esagerato il fenomeno minore e sopravvalutato gli aspetti principali. La fusione culturale tra gli Stati cristiani e gli Stati confuciani è tendenza storica. Prima o poi il cristianesimo sarà ampiamente accettato dal popolo cinese così come il buddhismo venne accettato dopo un periodo di 500 anni di conflitti e scontri. E non vi sono affatto segnali di scontri che possano portare ad una guerra globale nel futuro immediato.

Sulla base delle precedenti analisi, spero che la storia possa offrire, alla chiesa cattolica universale, una chiara comprensione delle difficoltà che incontra la chiesa cattolica cinese che porti ad una crescita ed a un più maturo tipo di unità - una unità caratterizzata da uguaglianza ed un reale mutuo rispetto per il proprio background culturale.

La scoperta di identità diversificate non dovrebbe impedire l'unità all'interno della chiesa universale: al contrario, un nuovo incontro tra varie tradizioni in assenza di valutazioni sulle differenze culturali può far sì che la chiesa universale cresca con relazioni internazionali mature e con un'unità interna ispirata al Vangelo.



MONDO CINESE N. 96, SETTEMBRE-DICEMBRE 1997


Note

1 EDMOND TANG & JEAN-PAUL WIEST, The Catholic Church in Modern China, Orbis Books Press, Mary Knowl, NY, 1993, p.30. Prima e dopo l'incidente di Tian’anmen del giugno 1989 e fino all'ispirato discorso di Deng Xiaoping durante il suo viaggio d'ispezione nel Sud della Cina, la politica religiosa fu rigida e circa trenta preti furono arrestati nel Paese. Anche due laici cattolici furono uccisi e 350 feriti durante l'incidente di Youtong nella provincia dello Hebei.. 
2 Il testo del manifesto del Sichuan fu pubblicato in China Missionary Bulletin, 1, gennaio 1951, p.149-151.
3 RICHARD C. BUSH, jr., Religion in Communist China, Nashville TN, Abingdon Press. 1970, p.105-107.
4 Bush, Op. cit., pp. 121-124; vedi Papal Documents Related to the New China, pp. 38-45.
5 Bush, op. cit., pp. 132-135, 139-157.
6 EDMOND TANG, Op. cit., p. 40.
7 I dettagli che ho illustrato sono presi dall'affissione sulla porta del Famensi del mese di settembre 1994. Han Yu (768-824), famoso poeta e scrittore della dinastia Tang, fu esiliato dall'imperatore Xiang Zong per essersi opposto alle grandi cerimonie previste all'arrivo di una reliquia di Buddha dall'India. Han Yu era ateo e considerava qualsiasi tipo di religione un'offesa alla morale pubblica. La poesia "Rifiuto del Buddhismo" (Zuoqian zhilanguan shizhi sunxiang), in otto versi, fu composta mentre viaggiava da Chang’an a Chaozhou, nel Guangdong. Cfr. ZHu TONGRUN, The Chinese Anthology through Ages, Book 1, vol. I, Shanghai, Antiquity Press, 1963, p.158.
8 JIANG PING, "An earnest Learning from the Religions Theory of Marxism and Religious Policy of the Party", Hongqi, rivista ufficiale del Partito Comunista Cinese, n. 9, 1986, pp. 25-30.
9 A. H. ROWBOTHAM, Missionary and Mandarin. The Jesuits at the Court of China, University of California Press, Berkeley, 1942, p. 177-178; cfr. DE MAILLA (1669-1748), Histoire de la Chine, XI, p.392.
10 EDMOND TANG, Op. cit, p. 205.
11 Vedi il resoconto di NING SHIQUN e LIU WEI: "Come è stata confermata la reincarnazione del Panchen Erdeni X", People's Daily, the overseas edition, 5 dicembre 1995, Pechino; cf. JIN HUl e altri, Social History of Tibet, China, documentated and illustrated, China International Press, Beijing 1995, pp.25-28.
12 JACQUES GERNET, China and the Christian impact, a Conflict of Cultures, The Press Syndicate of the University of Cambridge, New York, 1985, p.239. Cf. "In what Form Shall We Give The Bible?", Chinese Recorder (1890), p. 454.
13 GERNET, Op. cit., p. 108; cf. anche Pixie Zhaiyao Lueyi, Huangzhen, Poxie ji (Raccolta di saggi per la distruzione delle dottrine eretiche), 1639, Vol. V, p.286. La collezione consiste in otto volumi ed è la più ampia raccolta di scritti anti-cristiani. Lultima edizione è quella riprodotta in Giappone nel 1855.
14 S. P HUNTINGTON, "The Clash of Civilizations?", (Foreign Affairs), Vol. 73, n. 3, New York, 1993, pp. 48, 22.
* L’autore di questo saggio è professore all'Istituto di Storia della Università del Popolo (Renmin Daxue) di Pechino. Riteniamo interessante presentarlo ai nostri lettori perché esprime un punto di vista cinese sulla scottante questione (La Direzione).



 

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