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RAPPORTI

Piogge acide in Cina

di Piet Gaarthuis

Supponiamo che siate l'amministratore di un impianto di acido solforico. Il Consiglio di Amministrazione decide di pagare un indennizzo mensile ai lavoratori dell'impianto a causa delle cattive condizioni dovute a nebbie acide. Questo compenso speciale non vi riguarda, dato che il vostro ufficio non si trova nelle vicinanze dell'impianto. Dal Consiglio di Amministrazione vi sono offerte due possibilità: o continuare a lavorare come prima, senza compenso extra, oppure spostare l'ufficio vicino all'impianto di acido solforico e avere così diritto al compenso. Molto probabilmente, per poter valutare se valga la pena di mettere a repentaglio la salute, dovreste conoscere l'entità del compenso extra. Nella valutazione possono anche entrare in gioco la scuola che preferireste per i vostri figli, o, più semplicemente, la birra che preferite consumare con gli amici il venerdì sera.

È proprio quello che si verificava nella provincia del Guangxi, nella Cina Meridionale, all'inizio degli anni '80. I quadri effettivamente trasferivano l'ufficio per poter usufruire del compenso extra mensile di RMB 4, pari all'otto per cento di uno stipendio medio di RMB 50.
La decisione dei quadri amministrativi può essere inserita in una scelta abbastanza consapevole della Cina di dare per scontato l'aumento dell'acidità dell'ambiente purché a questo corrisponda una crescita economica. 

Conosciuto come "la peste invisibile dell'età industriale", il fenomeno delle piogge acide è divenuto sinonimo degli effetti collaterali dello sviluppo economico. Negli anni '70 e '80 si è fatto un gran parlare, nell'Europa Occidentale, nell'America Settentrionale e in Giappone, degli effetti delle piogge acide sull'ambiente. Tutti ricordano le discussioni infuocate a proposito dell'acidificazione dei laghi svedesi e dell'impoverimento delle foreste di pini in Cecoslovacchia. Ė colpa dell'acido solforico e dell'acido nitrico presenti nell'atmosfera, oppure no? Sono o no il risultato dell'emissione di zolfo e azoto per combustione di combustibili fossili in centrali elettriche, forni di fusione di minerali, mezzi di trasporto e stufe a carbone? Certo, è la risposta universalmente accettata. L'acido solforico e l'acido nitrico vengono trasportati molto lontano, per precipitare in zone non ancora affette da inquinamento industriale. L'aumento di acidità riscontrato in Svezia e Norvegia sarebbe l'effetto di emissioni sulfuree e azotate provenienti dalla Gran Bretagna.

Le piogge acide sono una precipitazione (secca o umida), il cui pH è inferiore al livello naturale 5,6, di per sé acido per cause naturali, stabilito che l'ultima soluzione definita come neutra è l'acqua distillata con valore di pH uguale a 7 (la scala va da 0 a 14). Essendo quella del pH una scala logaritmica, un valore pari a 4,6 è dieci volte più acido di 5,6, mentre un valore pari a 3,6 lo è cento volte di più. Valori di circa quattro sono paragonabili al vino e alla birra; valori appena al di sotto di tre sono paragonabili all'aceto.

L'acidità delle piogge, causa di enormi danni in molti paesi occidentali del Nord Europa, varia fra 4 e 5. Pari valori di pH sono riscontrabili nella parte orientale del continente nord-americano, in Giappone e, in questi ultimi tempi, nel Sud della Cina. Ma, naturalmente, in Cina le caratteristiche sono particolari.
Per quanto riguarda la Cina, livelli di acidità paragonabili a quelli delle zone più colpite in Europa e negli Stati Uniti sono caratteristici delle regioni meridionali. A Chongqing, lungo lo Yangtze, sulla punta sudorientale del Sichuan, si registrava, nel 1985, un totale di 157 giorni di pioggia con livello di acidità inferiore a pH 5,6, di cui il 34% al di sotto di pH 4,0. II valore minimo di pH registrato era pari a 3,04, paragonabile a quello del succo d'arancia. Anche Guiyang, capitale del Guizhou, è tristemente nota per gli alti livelli di acidità. Il valore medio relativo al 1988 era del 3,99, di cui il 37,5% al di sotto di pH 4,0, con nessuna misurazione superiore al 5,0.

Questo primato non spetta solo a Chongqing e a Guiyang. Tranne la parte occidentale dello Yunnan, la maggior parte delle regioni meridionali della Cina lamenta la presenza di piogge acide. Anche a Canton, in alcuni periodi dell'anno, i livelli di pH sono simili a quelli del succo di arancia.
Una particolare caratteristica è l'espandersi verso nord della zona affetta da piogge acide. Una città come Shanghai, in cui la prima pioggia acida fu registrata solo nel 1981, è stata gravemente afflitta dal fenomeno alla fine degli anni '80 e al principio degli anni '90. Fino al 1980-1981, a Wuhan, sempre lungo lo Yangtze, non si erano mai verificate piogge acide, mentre verso la metà degli anni '80 il 40% delle piogge era in media di tipo acido. Ultimamente, è stato messo in evidenza l'aumento di acidità e nelle vicinanze di Qingdao, la città costiera dello Shangdong.

Nonostante che la presenza di inquinanti quali l'acido solforico e l'acido nitrico siano più abbondanti nelle regioni settentrionali che in quelle meridionali, le prime sono relativemente esenti da precipitazioni acide. Il motivo di tale fenomeno si presume sia l'alto contenuto di particelle di polvere nell'aria, che ha un effetto neutralizzante sugli inquinanti acidi. Succede, pertanto, che nelle città con più alto indice di inquinamento, Shenyang e Pechino, per il momento non si registrino piogge acide.

L'anidride solforosa, principale causa del fenomeno delle piogge acide in Cina, si sviluppa per combustione del carbone, una fonte di energia che in Cina si trova in abbondanza. Le province del nord sono dotate di enormi riserve di carbone. Quanto alle miniere, molte sono sotterranee, ma ce ne sono anche parecchie in superficie. In questo caso, l’"oro nero" viene raccolto quasi senza sforzo, ma centinaia di chilometri quadrati restano coperti di polvere nera e i fiumi sono inquinati dagli scarti per gran parte del loro percorso. Probabilmente, l'abbondanza rende superficiali e inefficienti. Anche se, nei rigidi inverni, è possibile osservare molti cinesi raccogliere diligentemente le polveri di carbone per pressarle in mattonelle da utilizzare nelle stufe, la resa totale di combustione del carbone è estremamente inadeguata. In Cina la resa del carbone è solo del 30%, a paragone del 60% in Giappone (paese completamente dipendente dalle importazioni, in fatto di energia) e del 50-55% in Europa e negli Stati Uniti.

L'uso del carbone è anche caratterizzato dai seguenti aspetti negativi:
- Neppure un quinto del carbone cinese viene lavato o selezionato prima dell'uso. Ne deriva una marcata emissione di polvere e cenere nelle città della Cina.
- Una volta estratto dalle miniere del nord, il carbone deve essere trasportato alle industrie del sud-est. Il trasporto richiede un alto consumo di energia e rende estremamente alto il carico dei trasporti già superutilizzati.
- Lo sfruttamento delle miniere del nord è caratterizzato dal forte consumo d'acqua, scarsamente disponibile, mentre al sud il rifornimento idrico è molto abbondante.
- Una delle cause principali di inquinamento è l'emissione di anidride solforosa da parte di grandi centrali elettriche a carbone, più di 200 in Cina, di cui solo quattro provviste di sistemi di abbattimento.

Ne consegue che il carbone non costituisce una fonte di energia particolarmente attraente. Purtroppo la Cina non ha molte altre scelte. Con la sua produzione annua di 15 milioni di tonnellate di zolfo, la Cina occupa, con gli Stati Uniti, la prima posizione a livello mondiale per quanto riguarda l'emissione di anidride solforosa. Nel 1990 il consumo energetico pari a 1000 milioni di tonnellate di carbone equivalente (tce), il 74% si basava sull'uso di carbone. Nel 1993 il consumo di carbone per produrre energia è stato del 76% e, nonostante i molteplici tentativi di trovare fonti energetiche alternative quali gas naturale, petrolio, energia idroelettrica e nucleare, si prevede che il carbone continuerà ad essere ancora a lungo la principale fonte di energia. Con un consumo energetico complessivo di almeno 1380 milioni di tce previsto per l'anno 2000, è presumibile che per più del 72% la fonte sia il carbone, con un'emissione di anidride solforosa pari a circa 20 milioni di tonnellate. Volendo fare una stima prudenziale, nel 2020, cioè fra 25 anni, si può prevedere che l'emissione di anidride solforosa sarà il doppio dei 15 milioni di tonnellate del 1990. Facile intuire le conseguenze relativamente alle piogge acide.

Sulle riviste scientifiche cinesi, sono sempre più numerosi gli articoli che trattano degli effetti delle piogge acide sull'agricoltura, sull'ambiente e sulle condizioni igieniche. La provincia del Sichuan è quella in cui si registrano le conseguenze ambientali più marcate (danni al patrimonio forestale o diminuzione della produzione agricola). Una ricerca cinese effettuata nel 1986 parla di una pineta di 15.000 ettari già distrutta e di una da 38.000 ettari ormai irreparabilmente danneggiata nella Wan County, Sichuan. 
Altre relazioni parlano di distruzione della vegetazione anche nei sobborghi della città di Chongqing.
La Cina è alla ricerca di alternative al carbone e tenta di introdurre impianti di desolforazione. Per un paese ancora in via di sviluppo, si tratta, tuttavia, di soluzioni molto dispendiose. Altre soluzioni quali quelle adottate nei paesi occidentali negli anni '60 e '70, ad esempio l'innalzamento dei camini, hanno determinato un inquinamento su un'area ancora più estesa. Alcune industrie vengono trasferite da aree già ad alto tasso di inquinamento in zone relativamente non inquinate, con una riduzione dei danni ambientali in città come Chonqing. Da recenti articoli apparsi sui giornali, si apprende che grazie a queste misure si è registrata una riduzione dell'emissione di anidride solforosa pari al 10%.

MONDO CINESE N. 89, MAGGIO-AGOSTO 1995

 

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