Ho incontrato Zhang Lie per intervistarlo nel maggio del 1992 a Kunming, la capitale dello Yunnan.
Aveva cominciato a scrivere racconti di fantascienza soltanto qualche anno prima, nel 1988 e, pur non essendo ancora uno scrittore esperto, mostrava già di possedere un'idea ben precisa di ciò che per lui doveva essere un racconto di fantascienza cinese:
...La maggior parte dei racconti di fantascienza cinese è scritta in maniera semplice e imita dei modelli già esistenti, robot, dischi volanti, e così via. Io non ho intenzione di scrivere in questo modo. Credo che sia un limite al pensiero dell'uomo moderno e al valore delle sue opinioni1 .
Quando gli chiesi il suo parere sul ruolo che devono giocare fantasia e scienza in un racconto di fantascienza cinese, lui rispose che, dato che oggi la scienza riveste un ruolo fondamentale nell'economia cinese, l'aspetto fantastico, pur essendo importante, va subordinato a quello scientifico.
Zhang Lie è, in realtà, uno pseudonimo. Il vero nome dell'autore di Xun Gen è Zhang Xuekong.
Nasce a Kunming nello Yunnan il 12 marzo del 1944, nel 1968 si laurea in Fisica all'Università dello Yunnan e dal 1980 riveste la carica di responsabile dell'Organizzazione Scientifica e Tecnologica della Difesa Nazionale dello Yunnan e della Produzione Industriale degli Affari Militari.
Zhang Lie cominciò a scrivere novelle nel 1988, quando la Kunming Wenxue Yishu Lianhehui
(Società dell'Arte e della Letteratura di Kunming) creò il Chuncheng Shaoer Gushi Bao
(Giornale delle Novelle per Bambini di Kunming). In questa occasione scrisse un racconto intitolato Shimisi Jiaoshou He Ta de Ernü
(Il Professor Smith e i Suoi Bambini).
Xun Gen (Alla Ricerca delle Radici) è stato scritto nell'aprile del 1992 e
pubblicato su Chuncheng Shaoer Gushi Bao soltanto un anno dopo, il 1° aprile del 1993.
Il titolo del racconto da me tradotto, richiama subito alla mente l'omonima corrente letteraria nata in Cina intorno alla seconda metà degli anni '80, la letteratura delle radici, che nasce dalla necessità dei giovani scrittori cinesi di riallacciarsi all'antichità e alla tradizione per creare qualcosa di nuovo. Con tale obbiettivo si diffonde la "ricerca delle radici" culturali, filosofiche ed etniche volta ad aprire nuovi orizzonti tematici2 .
Il titolo non basta a collocare Zhang Lie all'interno di questa nuova corrente letteraria, ma ci fa notare come l'influenza della letteratura delle radici venga sentita anche da chi si dedica ad un genere letterario di "evasione" come la fantascienza.
Tutti i personaggi principali del racconto di Zhang Lie sono mossi dallo stesso obbiettivo: la ricerca delle radici. Il professor Kawasaki, esperto di Cina e psicologo giapponese segnato dall'esperienza della guerra sino-giapponese, cerca
...le radici della malattia di colei che, a sua volta, era la radice della sua vita, Xiao Qin, la bambina che in passato gli aveva salvato la vita; il professor Smith, antropologo americano, partecipa ad un lavoro archeologico sull'Uomo di Yuanmou per trovare le radici comuni a tutti gli uomini e
...risolvere il problema delle origini dell'umanità. Xiao Qin, durante un esercizio di
qigong, si trova ad affrontare, involontariamente, la ricerca delle radici a nome dei suoi contemporanei, vivendo questa esperienza come un vero e proprio incubo e, infine, Piccolo Angelo, simbolo dell'uomo del futuro, è alla ricerca delle radici della propria civiltà.
Xiao Qin, personaggio intorno a cui ruota il racconto, rappresenta il cinese degli anni '80-'90, con i dubbi e le incertezze di chi si trova in un'epoca di transizione, a cavallo tra le disillusioni dell'epoca postmaoista e di un futuro ancora poco chiaro.
* * *
L'aereo si inoltrava nel cielo dello Yunnan, bianche nuvole apparivano e scomparivano, e un velo senza forma offuscava la vista di quella terra misteriosa.
Lo Yunnan era conosciuto nell'antica Cina come il Sud dalle nuvole multicolori. "Non a caso gli antichi scelsero un nome così!" Ogni volta che il professor Kawasaki guardava quelle nuvole non riusciva a non emozionarsi.
Il professor Kawasaki era un esperto di Cina. C'era stato talmente tante volte e vi aveva vissuto così a lungo da averne perso il conto. Ma la prima volta che andò nello Yunnan nemmeno la morte gliel'avrebbe fatta dimenticare.
Accadde quarant'anni fa, quando aveva solo 22 anni. Non aveva ancora finito gli studi di psicologia all'Università di Tokyo che dovette arruolarsi nell'esercito: la prima volta che arrivò nello Yunnan fu proprio per pilotare un caccia-bombardiere. "Spargemmo semi di morte, assassini!"
L'aereo si inoltrò in uno spesso strato di nuvole, fuori dal finestrino la nebbia densa scorreva velocemente lasciando sul vetro piccole perle d'acqua. Guardando quel panorama familiare, Kawasaki sorrise con un pizzico di tristezza, erano state proprio quelle dense nubi a proteggerlo dai colpi di mitraglia delle Tigri Volanti di Chennault durante tutte le battaglie aeree di quegli anni.
Ma quell'infelice senso di colpa dovuto alla guerra lo attanagliava costantemente, era più greve della nebbia là fuori.
Kawasaki si voltò per dare uno sguardo al suo vecchio amico, il professor Smith, che sedeva accanto a lui. Il famoso antropologo americano dormiva tenendo tra le mani una rivista di archeologia cinese.
Kawasaki osservando il suo nasone mormorò tra sé: "Lui non potrebbe, forse, essere uno membri della squadra delle Tigri Volanti?". Qualunque americano o giapponese che abbia preso parte alla II Guerra Mondiale evita di parlare di quell'esperienza.
Smith si stava recando nello Yunnan per partecipare ad una ricerca sull'Uomo di Yuanmou. Si era fermato a Tokyo alcuni giorni per raccogliere del materiale e lì aveva incontrato Kawasaki.
All'aeroporto Haneda di Tokyo, Smith aveva parlato dei motivi diversi per cui entrambi stavano per intraprendere un viaggio nello Yunnan alla ricerca delle radici.
"Ricercare le radici" è un'espressione molto di moda in America, ma per Smith aveva un significato diverso: lui cercava le radici comuni a tutti gli uomini, voleva risolvere il problema delle origini dell'umanità. Egli pensava che Kawasaki andasse a cercare le radici dei Giapponesi. Ne aveva visti tanti andare nello Yunnan portando con sé un libro,
"Yunnan: il luogo d'origine dell'etnia giapponese".
In effetti, Kawasaki stava andando a cercare le radici, ma per lui c'erano delle implicazioni più profonde. Due anni prima aveva assistito ad un meeting dimostrativo sulle "Funzioni paranormali del corpo umano" organizzato dal noto professore Guan Daming all'Università dello Yunnan. Molti bambini con poteri paranormali avevano fatto dimostrazioni di Qigong e, fra di essi, Xiao Qin lo aveva colpito in modo particolare. Era una bambina di dieci anni, che si era cimentata in due esercizi, il "Movimento parapsichico" e la "Rottura dell'ago con il pensiero". Il primo consisteva sia nel tirar fuori delle pastiglie da una bottiglietta di medicine sigillata, lasciando intatti la bottiglietta, il coperchio e il tappo di sughero, sia nel trasportare con il pensiero un uovo da una stanza ad un'altra facendolo passare attraverso la parete. Il secondo esercizio consisteva nel rompere un ago per cucire contenuto in una scatola di legno e nel "saldare" le due metà dell'ago spezzato. Xiao Qin poteva ricongiungere le due parti dell'ago in modo così perfetto da non lasciare segni visibili ad occhio umano. L'ago fu addirittura portato a Shanghai dove fu esaminato con un microscopio ad elettroni che poté dimostrare l'assenza di tracce di frattura sulla catena molecolare.
Xiao Qin aveva anche il potere di vedere attraverso il corpo umano. Per questo, la sera prima che Kawasaki lasciasse Kunming, al momento dei saluti, Xiao Qin gli si avvicinò e, sussurrando, gli disse che aveva visto un gonfiore proprio al di sopra del retto.
Tornato a Tokyo, Kawasaki si fece visitare. Xiao Qin non si era sbagliata: egli dovette operarsi immediatamente per farsi asportare un cancro in stadio avanzato. Questo era il motivo per cui ora considerava Xiao Qin come la sua salvatrice, come la radice della sua vita.
Pochi giorni prima, il professor Guan, aveva telefonato a Kawasaki per comunicargli che Xiao Qin aveva una strana malattia e per chiedergli di recarsi nello Yunnan a farle una diagnosi.
Si potrebbe dire che il professor Kawasaki stava andando a cercare le radici della malattia di colei che era la radice della sua vita.
All'aeroporto Wujiaba di Kunming, il professor Guan Daming aspettava impazientemente l'arrivo di Kawasaki. Guardava a lungo l'orologio, come se più lo guardava più il tempo passasse in fretta.
Studente al Politecnico del Sud-Est, più di quaranta anni fa aveva concluso i suoi studi in fisica sotto il frastuono dei bombardamenti aerei giapponesi. Oggi, tutti, Smith compreso, si chiedono come, in circostanze così pericolose, il Politecnico del Sud-Est sia riuscito a promuovere lo sviluppo di una gran quantità di talenti formidabili, come Yang Zhenning.
Il professor Guan insegnava fisica all'Università dello Yunnan e ora presiedeva le ricerche sulle Scienze Umane che includono anche lo studio dei poteri parapsichici e del Qigong.
Durante questa ricerca aveva stretto una profonda amicizia con numerosi giovani con poteri paranormali come Xiao Qin. Lui era per loro padre e madre, maestro e compagno di lavoro; questa era una particolare caratteristica della sua attività di ricerca.
La scienza moderna abbraccia la Fisica ma non spiega il fenomeno dei poteri parapsichici. Il professor Guan sosteneva che la ricerca su questi poteri avrebbe condotto a una nuova rivoluzione scientifica.
Alcuni giorni prima, quando Xiao Qin era stata sottoposta ad alcuni test di controllo, sia gli studiosi che le apparecchiature avevano rilevato l'esistenza di qualcosa di anormale in lei. L'ago indicatore del registratore si spostava improvvisamente raggiungendo il punto più alto come se fosse colpito da un fulmine, poi improvvisamente riscendeva giù fino allo zero. Il grafico registrato rivelava un'anomalia.
La stessa Xiao Qin sembrava colpita da scosse elettriche e i suoi poteri parapsichici erano svaniti improvvisamente. La sua espressione era imbambolata. Xiao Qin era stanca e senza forze e da quel giorno in poi, tutte le sere, terrificata, chiamava le persone, urlando, piangendo. Quando le chiedevano che cosa avesse, lei non sapeva cosa rispondere. Le erano stati controllati la respirazione, il polso, i battiti cardiaci, la pressione sanguigna, le avevano fatto le analisi del sangue e tutte le altre, e tutti i valori risultavano normali. I medici non sapevano dare una spiegazione, non riuscivano a giungere a una conclusione: chi diceva che fosse a causa dello stress dovuto allo studio, che aveva costretto Xiao Qin ad uno sforzo mentale eccessivo, chi diceva che si era stancata troppo. C'era anche un medico che sosteneva che fosse rimasta scroccata per aver ecceduto nell'esercizio del Qigong.
Più il professor Guan cercava una spiegazione più si sentiva confuso. Per questo motivo aveva deciso di telefonare a Kawasaki e chiedergli di andare nello Yunnan.
Quando Kawasaki e Smith scesero dall'aereo non ebbero neanche il tempo di arrivare in albergo che Guan li stava già conducendo da Xiao Qin.
Dal modo in cui Kawasaki cominciò ad affrontare il problema si poteva ben dire che era anche uno psicologo. Infatti dopo aver appreso quali erano le condizioni di Xiao Qin, non tornò più sull'argomento. Cominciò a comportarsi come un vero turista in visita a Kunming. Ogni giorno andava con Xiao Qin a visitare luoghi di interesse storico, invitando anche Guan Daming e Smith ad unirsi a lui.
Visitarono tutti i luoghi turistici, dal Lago Verde al Palazzo dalla Gran Vista, dal Tempio d'Oro alla Pozza del Drago Nero e, piano piano, Guan Daming e Smith cominciarono a capire che quella era una preparazione alla diagnosi psicologica e alla cura e che serviva a conquistare la fiducia di Xiao Qin.
Al quarto giorno Kawasaki, con aria molto solenne, disse a Guan Daming, a Smith e ai genitori di Xiao Qin che era necessario praticare l'ipnosi.
Ipnotizzò Xiao Qin nel confortevole e tranquillo Hotel del Lago Verde, chiedendo agli altri di rimanere nel salone, in assoluto silenzio.
Nella cameretta interna, la bambina era distesa sul letto mentre Kawasaki le sedeva accanto e tenendole la mano le parlava dolcemente delle bellezze di Kunming, di lei stessa che l'aveva aiutato a sconfiggere il cancro; le diceva che avrebbe fatto venire alcuni bambini giapponesi con cui avrebbe potuto fare amicizia e che voleva che lei e il suo maestro insegnassero a quei bambini ad usare e controllare i poteri paranormali (questo accadde realmente nel 1990: tra sei bambini giapponesi ce ne erano due che potevano vedere attraverso il corpo umano).
Xiao Qin osservava l'espressione gentile di Kawasaki: assomigliava proprio al suo nonno morto poco tempo fa! Aveva un'espressione ora confusa, ora distante; era come i boschi, le montagne, l'oceano e con lei formava un solo corpo.
Seguendo la sua voce soave tornò a quel mondo ormai dimenticato da lei, quel mondo che la faceva piangere e gridare...
Trascorsero alcune difficili ore, poi il professore uscì dalla cameretta e i quattro, che aspettavano nel salone, si alzarono tutti contemporaneamente. Kawasaki aveva l'espressione di chi ha lottato contro il nemico e questo fece capire agli altri che doveva esserci qualcosa di grave.
Tutti chiesero all'unisono: "Che male ha?", "Non è una malattia", Kawasaki prese la tazza e la posò sul tavolino da tè facendo loro cenno di sedersi. "Durante l'ipnosi, Xiao Qin ha raccontato una strana esperienza, un'esperienza che una qualunque bambina di dieci anni non riuscirebbe a sopportare. I suoi sintomi sono il riflesso di stimoli ricevuti dalla coscienza".
"Ma Xiao Qin non è mai andata da nessuna parte!" disse la madre della bambina senza capire.
"Vorrei che il professor Guan ci parlasse dei risultati dei test fatti e dello stato psicologico di Xiao Qin durante quei test" disse Kawasaki rivolgendosi al pensieroso Guan, senza dare una risposta alla domanda fattagli. Il professor Guan spiegò loro che durante il test Xiao Qin doveva "afferrare" gli oggetti con il pensiero e far passare un uovo da una stanza all'altra attraverso la parete. Durante l'esercizio, un registratore misurava la sua capacità di vedere attraverso il corpo umano. Fu quando Xiao Qin cominciò a entrare nella condizione di funzionalità parapsichica proiettando l'energia vitale, che davanti alla sua fronte comparvero centinaia di uova rotanti. Era un fenomeno definito "effetto-schermo dei poteri parapsichici".
Le uova giravano sempre più velocemente e al loro centro ne comparve uno dal contorno chiaro e luminoso. Mentre il suo pensiero si concentrava su quello, le altre uova scomparivano piano, piano.
L'uovo, lentamente, smise di girare: l'esperimento era riuscito... "La strana esperienza di Xiao Qin cominciò proprio da quel momento" disse il professor Kawasaki, rivolgendosi questa volta alla madre della bambina.
Quando, inizialmente, si era verificato l'effetto-schermo, tra le uova rotanti non era ancora comparso l'uovo splendente di cui aveva parlato Guan Daming, ma c'era una pallina rossa che girando, girando, cominciò a ruotare su se stessa. Più girava più diventava grande, fino a che si trasformò in una grande luce rossa. Xiao Qin si accorse che non era lei a controllare quella luce rossa ma era quest'ultima a controllare lei. Ebbe la sensazione di essere diventata parte di quella luce rossa e anche lei cominciò a girare con essa, sempre più velocemente. Si formò un enorme vortice che, a piena velocità, si dirigeva verso l'alto, come se la sua punta si facesse strada all'interno di un guscio. Poi si fermò e scomparve.
Xiao Qin aprì gli occhi e si accorse che era distesa su un prato a lei non familiare. In base alla descrizione che ne fece in seguito, Kawasaki concluse che quel luogo apparteneva a 50.000 anni fa ed era probabilmente lo stesso posto in cui oggi è situato il laboratorio. Guan Daming e Smith erano d'accordo con lui. Ma per Xiao Qin quello non era altro che uno sconosciuto mondo selvaggio. Tutt'intorno enormi alberi si levavano verso l'alto e fiori di ogni sorta, dall'azalea alla camelia, sbocciavano in maniera disordinata e improvvisa, come se fossero turbati dal suo arrivo. Le ombre dei rami e dei tronchi degli alberi sembravano mostri che, all'improvviso, avrebbero potuto fare un balzo ed agguantarla.
Ma ciò che la spaventava di più era quel silenzio di tomba. Le sembrava di essere in un film dell'orrore.
Come ci si poteva aspettare, degli uomini che impugnavano bastoni sbucarono da chissà dove e in un attimo la circondarono. Tutti quanti avevano i capelli scarmigliati e vestivano con pelli di animale. I loro volti erano simili a quelli degli uomini dei nostri tempi.
La osservavano meravigliati e, gesticolando, emettevano una specie di squittio; sembrava che discutessero su cosa avrebbero dovuto fare di lei.
Uno dei vecchi emise delle urla e gli altri si ammutolirono. Due di loro la tirarono su da terra, poi tutti in gruppo intorno a lei, la portarono al villaggio. Le abitazioni distavano da lì due, tre miglia circa e consistevano in profonde e grandi cavità e in tende fatte con bastoni di legno, rami e pelli d'animale. Erano tutte raggruppate su una pianura, intorno ad un falò sempre acceso.
Xiao Qin diede uno sguardo ai loro utensili: tutte asce e coltelli di pietra. In seguito, Smith, basandosi sul confronto della loro forma con quella degli oggetti del Museo dello Yunnan, confermò che risalivano a 50.000 anni fa, così come sosteneva Kawasaki.
Xiao Qin rimase attonita nell'accorgersi che dall'altura su cui era seduta si poteva vedere il Lago Dian e quella che fin da piccola conosceva come la Montagna della Bella Addormentata. Era terrorizzata, stordita, impaurita. Le acque del Lago Dian e quelle del Lago Verde erano tutt'uno e ricoprivano più della metà dell'area in cui poi sorse Kunming. E Kunming? Non c'era nient'altro che un prato e una foresta. Di palazzi, strade, automobili nessuna traccia. Si voltò di nuovo per dare uno sguardo a quell'uomo primitivo descritto nei libri di storia, nelle illustrazioni, in televisione, senza riuscire a capire che cosa era potuto accadere. Si aggiunse alle altre sensazioni una forte curiosità che attenuò lo stato di paura in cui si trovava.
Arrivarono due bambini di cinque, sei anni che volevano giocare con lei, così piano piano, si calmò. Fu allora che si accorse di trovarsi sul Monte Yuantong, il luogo dove, oggi, sono situate le gabbie degli uccelli acquatici del giardino zoologico...
Il professor Kawasaki raccontò fin qui e ognuno si sentì più rilassato, ma poi il suo tono di voce si fece più grave e preoccupato.
Xiao Qin si accorse subito che il rapporto fra i due bambini non era paritario: era molto evidente che una era una bambina-capo, mentre l'altro era un piccolo prigioniero. Xiao Qin sentiva compassione per lui. Giocarono insieme e poi lei gli mise una ghirlanda di fiori intorno alla testa.
La mattina dopo si alzò tardi. Si infilò la pelle d'animale che le dava una sensazione di disagio e, un brutto presentimento la spinse ad andare a cercare il piccolo prigioniero.
Non riusciva a trovare i luoghi in cui di solito giocavano i bambini, ma da un certo punto udì qualcosa che assomigliava ad un canto, ad un richiamo, ma che non era né un canto né un richiamo.
Si incamminò nella direzione di quel suono e, in uno spazio aperto, alle spalle di un'altura, vide una decina di persone intorno ad un fuoco che mangiavano carne arrostita: era il piacere di quel ricco pasto che le faceva ridere e gridare.
Quando si avvicinò per veder meglio, cominciò ad urlare terrorizzata...
"Erano le stesse urla che emetteva durante la notte" disse il professor Kawasaki rivolgendosi al padre di Xiao Qin.
Le prime cose che vide furono la ghirlanda fatta da lei e la testa del piccolo prigioniero in cima alla quale era stato fatto un buco in cui era stato inserito un omero a mo' di cannuccia che traforava la scatola cranica. La bambina-capo tenendola fra le mani, ne succhiava le cervella. A Xiao Qin si rizzarono i capelli… "Tu! Tu" balbettò puntando il dito verso la bambina-capo senza riuscire a parlare per la rabbia. La bambina-capo credeva, invece, che Xiao Qin volesse prenderle il cibo, così spalancò gli occhi, aprì la bocca digrignando i denti ed emise un verso felino: non c'era nulla in lei che la facesse rassomigliare a una bambina.
Gli altri che erano lì vicino e ridevano compiaciuti, stavano arrostendo le carni del piccolo prigioniero. Xiao Qin piangendo, salì su quella altura dove nei giorni precedenti aveva giocato con il piccolo prigioniero, e gettandosi sul mucchio di fiori avanzati dopo aver intrecciato la ghirlanda, scoppiò in un pianto disperato. Quando smise di piangere, si mise lentamente a sedere e attraverso le lacrime che le riempivano ancora gli occhi, vide che quella gente era già lì, ai piedi della roccia, disposta in semi-cerchio.
Uomini e donne impugnavano coltelli di pietra insanguinati. I loro sguardi rivelavano intenzioni omicide. Due bambini erano in testa: la bambina-capo, che aveva ancora tra le mani la testa del piccolo prigioniero e uno che non aveva mai visto e che, con uno sguardo rapace, fissava la testa di Xiao Qin come se ne stesse già pregustando le cervella.
Xiao Qin capì subito che sarebbe stato inutile chiamare aiuto, chi avrebbe potuto salvarla?
Fu come in uno di quegli incubi in cui, nel momento di massimo pericolo si trova sempre una via d'uscita, magari saltando dal precipizio di una montagna o prendendo il volo o chissà in quale altro modo. Xiao Qin in quel momento ebbe un'improvvisa ispirazione o si potrebbe forse dire un suggerimento.
Sedendo sull'altura con le gambe incrociate, e con gli occhi semi-chiusi, cominciò, piano piano, a concentrare il suo pensiero finche davanti alla sua fronte comparve quella piccola sfera rossa che l'aveva condotta in quel mondo selvaggio...
Detto questo gli animi dei presenti si tranquillizzarono un po’.
"E quella luce rossa riporterà Xiao Qin indietro?", l'espressione della madre di Xiao Qin era preoccupata al punto di far pensare che la bambina non fosse lì accanto.
Kawasaki non rispose e guardando Guan Daming disse: "E tu che cosa ne pensi?"
"Tutto ciò ha provocato in Xiao Qin un travaglio temporale di dimensioni piuttosto grandi che deve essere bilanciato: Xiao Qin non può tornare ora." Il professor Guan parlando guardava il professor Kawasaki: soltanto lui, con la sua abilità, poteva giudicare se era così oppure no.
"Sono perfettamente d'accordo per quanto riguarda la necessità di ristabilire l'equilibrio. Infatti Xiao Qin non è tornata ai nostri giorni, ma ad un futuro di 50.000 anni dopo di noi".
"Ma allora lei ha visto gli uomini che vivranno fra 50.000 anni!?". Ciò che interessava maggiormente al professor Smith, in quanto antropologo, era proprio l'uomo del futuro.
"La prima cosa che Xiao Qin ha visto sono proprio gli uomini, uomini che vivranno fra 50.000 anni" disse il professor Kawasaki, come se li avesse visti con i suoi propri occhi.
Quando la luce rossa scomparve Xiao Qin si ritrovò seduta nello stesso luogo di prima, ma quella che era un'altura, si era trasformata in pianura. Intorno tutto era lucido e splendente. Quegli uomini primitivi che volevano mangiarla erano scomparsi.
Alzò la testa e la prima cosa che si vide davanti era un bambino molto bello di circa 6 anni. Rispetto ai bambini di oggi aveva pochi, fini capelli, il naso un po' grosso, gli occhi molto grandi. Il suo sguardo emanava bontà e tenerezza. Sembrava che avesse percepito la paura di Xiao Qin e che volesse comunicarle solidarietà e accoglienza. I suoi vestiti brillavano come il metallo ed erano morbidi come la seta.
I loro sguardi si incontrarono e Xiao Qin si sentì come se una scossa elettrica avesse attivato in lei qualcosa. Entrò subito nella condizione parapsichica e sentì che le loro intelligenze erano entrate in comunicazione. Pensò: "È davvero un piccolo angelo!" e l'altro le rispose subito: "Sì, puoi chiamarmi Piccolo Angelo".
Quella che in cinese viene definita "Affinità spirituale" è l'essenza del legame che unirà per sempre Xiao Qin e Piccolo Angelo.
Xiao Qin si incamminò felice con lui nella prateria. Aveva la sensazione che i fiori, l'erba, gli alberi di lì, le dessero il benvenuto.
Era interessante notare che 50.000 anni dopo lì ci sarebbe stato ancora lo zoo, ma Xiao Qin non vedeva né gabbie per animali, né sbarre di ferro. Al contrario, tutti gli orsi, i leoni, le tigri, le giraffe, erano diventati come i visitatori dei nostri zoo e passeggiavano su e giù per il giardino zoologico contenti e a loro agio.
Una voce melodica giungeva da lontano e tutti gli animali carnivori cominciarono ad arrivare nella prateria. Piccolo Angelo fece cenno a Xiao Qin, facendole capire che quello era il pasto. Si vedeva soltanto una coppia di animali di taglia diversa, che assomigliava un po' a conigli e che facevano la fila per entrare nella prateria; e poi c'erano leoni, tigri, leopardi... ognuno di loro, riconosciuto il proprio partner, si stendeva sulla pancia e mangiava fino a lasciare soltanto una testa e le ossa nude dello scheletro.
Quando avevano finito di mangiare, se ne andavano e tutti gli scheletri rimasti si alzavano e facevano lo stesso mettendosi in fila.
Naturalmente Xiao Qin aveva capito che quelli non erano altro che capre-robot e conigli-robot e in quel momento si rese conto di non essere tornata a "casa sua": la civiltà di lì era molto più evoluta di quella del mondo a cui lei apparteneva. "Ma allora dove sono?"
Il bambino si mise a ridere "Siamo a 50.000 anni di distanza”.
La paura di Xiao Qin per aver dovuto affrontare i cannibali-primitivi non era ancora scomparsa che già si imbatteva in un nuovo problema.
Era confusa e non sapeva cosa fare. Guardò istintivamente verso est e verso sud, il Lago Dian e la Montagna della Bella Addormentata erano ancora lì, ma la Kunming che lei conosceva tanto bene era cambiata.
Nel luogo in cui prima era situato il centro di Kunming, si ergeva ora una pagoda di cristallo che si innalzava imponente oltre le nuvole. Era composta da quattro prismi e la sua sezione orizzontale presentava una forma triangolare. La superficie della pagoda era completamente liscia: non c'erano né porte né finestre.
Più Xiao Qin la guardava, più le sembrava strana; poi, improvvisamente, ebbe la netta sensazione che la pagoda la stesse osservando che la guardasse e la ascoltasse, ebbe la particolare sensazione che lei e la pagoda avessero il comune desiderio di fare la reciproca
conoscenza.
Non c'erano altre costruzioni oltre alla pagoda e ad una fila ordinata di serre di cristallo. Tutt'intorno si stendevano praterie, boschi, giardini.
Xiao Qin si chiedeva come si potesse entrare nella pagoda se non c'erano porte. Non c'erano stanze, non c'erano strade, non c'erano macchine. Ma dove viveva la gente? Come usciva di lì?
Piccolo Angelo lesse i suoi pensieri e mettendosi a ridere sembrò dirle: "Andiamo a vedere".
Erano già di fronte alla pagoda di cristallo, quando una forza che le era familiare si impossessò di Xiao Qin; era la stessa sensazione che si impadroniva di lei quando spostava gli oggetti con il pensiero. Si sentì fondere in un sol corpo con la pagoda di cristallo e in un batter d'occhio si ritrovò nel salone dell'edificio insieme a Piccolo Angelo.
Il salone aveva lo stesso aspetto della parte esterna della pagoda: non c'erano porte, né finestre, né scale e non assomigliava nemmeno a ciò che aveva visto nei film di fantascienza al cinema o in televisione, dove c'erano ovunque quadri di comando e micro-strumenti. Lì non c'era neanche una lampada e tuttavia vi si diffondeva una luce splendente. Una parete era costituita da uno schermo sulla cui superficie appariva tutto il paesaggio che avresti pensato di vedere guardando in quella direzione.
Le stanze del salone sembravano grandi gusci di vetro incastonati nelle pareti. Non c'erano porte. Piccolo Angelo tirò Xiao Qin per le mani e in un attimo passarono attraverso il guscio e furono nella stanza. Lì non c'era nulla. Sembrava molto piccola, ma se saltavi non riuscivi a toccare il soffitto, se correvi non riuscivi ad avvicinarti alle pareti. Ti ci potevi sedere o sdraiare, ma non c'erano né sedie né letti.
Xiao Qin non faceva in tempo a fare una domanda che Piccolo Angelo le aveva già risposto. Ognuno aveva una stanza così, quello era il loro mezzo per vivere, studiare, lavorare, uscire. Le stanze partendo dal tetto della pagoda di cristallo, potevano essere proiettate verso l'alto, fin sulla Luna, su Marte, su Venere, oppure verso il basso fino a raggiungere le profondità sotterranee. Però ai bambini era proibito andare in quelle due direzioni, essi potevano muoversi soltanto nello spazio circostante.
"Allora andiamo fuori a dare un'occhiata", si dissero telepaticamente e allo stesso tempo, la stanza-bolla, obbedendo ai loro desideri, li portò fuori come se fosse una gran bolla di sapone soffiata via dalle pareti della pagoda. Poi, quella grande sfera trasparente che aveva preso forma cominciò a fluttuare nello spazio.
Xiao Qin guardò il Monte Xi di fronte a sé e in un attimo la sfera volò sulla sua cima. In lontananza, sotto i raggi splendenti del tramonto, la pagoda di cristallo sembrava una lampada cilindrica al neon infilata nel terreno; era meravigliosa.
In quel momento, stanze-bolle come la loro, cominciarono ad arrivare da ogni parte, una dietro l'altra. Dirigendosi verso la pagoda di cristallo, si ammucchiavano l'uno all'altra e come enormi chicchi d'uva si attaccavano all'edificio.
Poi anche la loro fluttuò verso l'edificio, diventando uno dei tanti "chicchi d'uva". E in quel piccolo "chicco d'uva", loro parlavano, comunicavano e Xiao Qin raccontava di sé, dei suoi amichetti dai poteri paranormali e del lavoro di ricerca cominciato con il suo maestro.
Il giorno dopo, Piccolo Angelo invitò Qin ad andare a trovare i suoi piccoli amici e giocare con loro.
Nella grande sala una decina di bambini simili a Piccolo Angelo giocavano a visualizzare i loro più grandi desideri. In un istante questi si trasformavano in immagini olografiche che venivano mostrate a tutti per esser commentate. Erano decine di immagini, ognuna diversa dall'altra. Una di esse mostrava il fluire del magma sotterraneo. Sembrava un film tridimensionale e Xiao Qin ebbe un sussulto di paura. Un'altra faceva vedere l'evoluzione del corpo celeste in proporzioni e tempi ridotti; un'altra ancora presentava l'ingrandimento di matrici delle molecole del DNA e mostrava come si riparavano i difetti al suo interno. Xiao Qin guardava senza riuscire a capire, le sembrava una scala a chiocciola.
L'immagine da cui lei era più attratta, era quella di strani animali di altri pianeti ...
Ad un certo punto tutti quei bambini volsero i loro sguardi verso Xiao Qin: volevano che anche lei provasse ad esprimere un suo desiderio.
Ma quale poteva essere il suo più grande desiderio?
Fu visualizzato non appena chiuse gli occhi: era tornata a casa ed era con la sua mamma, il suo papà, il maestro e i suoi compagni. Suo padre uccideva un pollo per farne del bollito, sua madre cucinava del maiale alla brace in salsa di soia e lei, felice, aveva già l'acquolina in bocca.
Improvvisamente ebbe una sensazione di gelo. Aprì gli occhi: le immagini erano ancora lì. Allora guardò gli altri bambini: Piccolo Angelo piangeva tristemente e tutti avevano un'espressione indignata e piena di disprezzo.
Quell'espressione lei la conosceva bene. Era la stessa con cui aveva guardato la bambina-capo che portava tra le mani la testa del piccolo prigioniero succhiandone le cervella.
Ora Piccolo Angelo e i suoi compagni la vedevano proprio come una primitiva che mangiava i suoi simili, per loro non c'era alcuna differenza nell'uccidere un uomo o un animale. Nessuno era dalla sua parte.
Ferire il suo orgoglio, era come ferire profondamente l'orgoglio dell'umanità, era come infliggerle un duro colpo.
Xiao Qin scoppiò di nuovo a piangere, piangeva davanti ai posteri dell'uomo contemporaneo, davanti ai posteri che vivranno fra 50.000 anni.
Piccolo Angelo si voltò lentamente e i loro sguardi si incrociarono. Il luccichio delle lacrime che annebbiava ancora i loro occhi era come una barriera che li faceva sentire parte di due specie diverse e impediva loro di stare insieme. Poi qualcosa li mise di nuovo in comunicazione, una parola che comprendevano entrambi: "Addio".
Xiao Qin diede ancora uno sguardo a Piccolo Angelo in lacrime, mentre la sua immagine diventava sempre più indistinta. La piccola sfera rossa che le aveva fatto fare un balzo di 100.000 anni sembrò cadere dalla cima della pagoda di cristallo; fece girare Xiao Qin ancora una volta e fu così che finalmente tornò ai nostri giorni, fra di noi.
Così il professor Kawasaki finì di raccontare tutta l'esperienza narratagli da Xiao Qin sotto ipnosi.
Gli occhi dei presenti si riempirono di lacrime. Sapevano che quello non era né un sogno ne una supposizione personale. Era quell'anomalia comparsa improvvisamente sulla curva del grafico ottenuto attraverso i test fatti da Xiao Qin, o meglio, era l'esperienza che, a distanza di 100.000 anni, si compiva all'interno di una spaccatura temporale che l'uomo comune non era in grado di percepire. Ci si creda o no, era proprio così.
"Allora è in questo modo che la mia bambina è ritornata!?" chiese la madre di Xiao Qin singhiozzando.
"La mia cura psicologica consiste nel confortarla e nel farle capire che nel farsi dell'umanità, ogni generazione ha un suo compito. I nostri antenati avevano quello indegno di mangiarsi l'uno con l'altro. Ma, oltre a questo, essi dovevano combattere contro la natura e in questo modo diedero un enorme contributo all'evoluzione dell'umanità.
La nostra generazione ha le guerre, ci si uccide a vicenda. Io vi ho partecipato .... e provo ribrezzo per me stesso. Ma il nostro intento è quello di promuovere la pace e lo sviluppo tecnologico e sociale. L'uomo del futuro dovrebbe valutarci correttamente."
Kawasaki sollevò la testa e guardando la madre di Xiao Qin disse: "Quella praticata su Xiao Qin è un'ipnosi a livello profondo di cui lei non ricorderà più niente una volta sveglia. Le esperienze e i traumi subiti andranno a depositarsi nei luoghi più reconditi della sua mente e non potranno più influenzarla. Ora può andare a vederla."
I tre professori rimasero a sedere. Da un punto di vista scientifico erano, in realtà, piuttosto dispiaciuti sapendo che Xiao Qin avrebbe dimenticato tutto.
"Se ci mettiamo a confronto con l'uomo del futuro, dobbiamo ammettere che le nostre conoscenze sono molto scarse. Questa esperienza a lungo raggio fatta da Xiao Qin resterà inspiegabile" pensò Kawasaki ad alta voce. "Le cose inspiegabili non sono stupide fantasie". Guan Daming dando un'occhiata alla camera di Xiao Qin disse: "Nei nostri esperimenti sui poteri parapsichici è già comparso un effetto bidirezionale notevole. Un compagno di Xiao Qin, ad esempio, può trasformare le gemme in fiori e, poi, di nuovo, far tornare gemme i fiori che aveva fatto sbocciare, facendo sì che nel mondo naturale si invertano dei processi che sarebbero altrimenti irreversibili. Se davvero riusciamo a comprendere e a fare nostri i principi che stanno alla base di ciò, allora, l'esperienza di Xiao Qin non è assolutamente immaginaria. Stiamo cercando di chiarire che cosa ha tentato di trasmetterci attraverso Xiao Qin l'uomo del futuro".
"Sono d'accordo," Smith aveva già pensato a lungo a questo problema, "il Piccolo Angelo visto da Xiao Qin non era più l'uomo con lo stesso significato che ha per noi. In seguito allo sviluppo scientifico il genere umano dovrà approfondire la conoscenza di sé stesso, accelerare e rendere dinamica l'evoluzione e, allo stesso tempo, si alienerà dal proprio corpo. Lo sviluppo dell'uomo che vivrà fra 50.000 anni non può essere paragonato al nostro, così come noi non possiamo paragonarci all'Uomo di Neanderthal.
L'esperienza di Xiao Qin è quella di tre bambini che rispecchiano tre stadi diversi dell'evoluzione umana.
Dietro alle mie considerazioni si cela un importante aspetto dell'evoluzione, e cioè il fatto che le persone che, oggi, come Xian Qin possiedono poteri parapsichici, in futuro arriveranno a sviluppare un sistema di idee superiore. Questa sarà una proprietà comune a tutti e diventerà una sola cosa con la società, la tecnologia e l'ambiente circostante, proprio come la Pagoda di Cristallo descritta da Xiao Qin. Se lo sviluppo, l'uso e l'evoluzione dei poteri parapsichici dell'uomo, faranno sì che questo raggiunga i massimi livelli biologici, allora, potremo considerarci gli antenati di Piccolo Angelo. Bisogna comprendere che quando l'uomo comincerà a evolversi in quella direzione, quando comincerà a studiare i poteri parapsichici fisici e le Scienze Umane, solo allora si comincerà ad avanzare verso uno stadio superiore nell'evoluzione del genere umano. Accadrà la stessa cosa che avvenne per l'uomo-scimmia che noi oggi studiamo sui libri, egli cominciò a camminare sulla terra, imparò ad usare il fuoco e gli utensili .......
“Vorresti dire che secondo te l'uomo del futuro sta ricercando le sue radici?" A Kawasaki vennero improvvisamente in mente le parole spiritose che Smith gli disse all'aeroporto Haneda. "Certamente, signor Kawasaki!", Smith lo guardò furbamente, "ricercare le radici è un istinto naturale dell'uomo, indipendentemente dallo stadio di sviluppo da lui raggiunto. La differenza sta nel fatto che noi frughiamo nella terra rossa di Yuanmou per trovare fossili, mentre loro, dominando il tempo, vengono tra di noi a cercare fossili viventi!"
Cercare le radici, questo spiega tutto chiaramente! I tre professori non avevano altro da dire.
Andarono tutti contemporaneamente sul balcone per ammirare il bellissimo Parco del Lago Verde dove la gente giocava con i gabbiani.
Ne arrivava in volo un grande stormo; erano come fiocchi di neve venuti dal Nord. Riempivano il cielo danzando nell'aria, poi scendevano in picchiata fino alla superficie del lago, e di nuovo si innalzavano tra le nubi multicolori del cielo e risplendevano in lontananza come nuvole bianche.
Kawasaki sentiva dei tuffi al cuore che assomigliavano alle picchiate di quelle nuvole bianche: il dinosauro Lufeng di alcune decine di milioni di anni fa, l'uomo di Yuanmou nello Yunnan del futuro… Sollevò di nuovo la testa a guardare le nuvole dello Yunnan: Il Sud delle nuvole, il Sud delle nuvole multicolori, paese magico, dalle mille meraviglie!
(Traduzione di Daniela Petroni)
MONDO CINESE N. 88, GENNAIO-APRILE
1995