Per iniziativa dell'Accademia Cinese delle Scienze Sociali, dell'Università di Trento, dell'Istituto Italo Cinese per gli scambi economici e culturali, si è tenuto a Pechino, dal 5 all'8 aprile, nella sede dell'Accademia Cinese delle Scienze Sociali, un Convegno Internazionale di studi dedicato alla figura e all'opera di Martino Martini. Il Convegno - svolto sotto l'alto patrocinio del Ministero degli Esteri italiano - ha visto la partecipazione di 35 studiosi cinesi, 25 italiani, 2 tedeschi e 3 di Hong Kong, che hanno contribuito a ricostruire la personalità e l'opera del gesuita trentino.
Il Convegno è stato inaugurato il 5 aprile dal Vice Presidente dell'Accademia delle Scienze Sociali di Pechino che, nel rivolgere il suo saluto ai partecipanti, ha sottolineato il valore dell'approccio martiniano alla realtà cinese. Gli hanno fatto eco le parole del prof. Renzo Leonardi che ha portato agli studiosi ed alle autorità presenti il saluto del Rettore dell'Università di Trento, del Presidente della Regione e della Provincia di Trento. Il prof. Leonardi ha formulato l'augurio che la collaborazione scientifica tra gli studiosi contribuisca a rafforzare i legami di amicizia tra i popoli d'Oriente e d’Occidente facendo tesoro della comprensione, accoglienza, amicizia, disponibilità che hanno guidato la vita e l'opera di Martini.
Martino Martini (Trento 1614 - Hangzhou 1661) ha vissuto con intensità la ricerca di un rapporto totale con la realtà cinese. Negli anni della missione ha dato corpo ad una produzione straordinariamente feconda di opere scientifiche che investono i più diversi campi della conoscenza.
Esponente della seconda generazione di missionari gesuiti, giunti in Cina sulla scia dell'opera di penetrazione nella società cinese condotta da Ricci e Ruggieri, Martini spende molta parte della sua vita e della sua produzione scientifica per promuovere una apertura dell'Occidente alla conoscenza della Cina.
Avvalendosi delle fonti cinesi, delle ricerche e delle osservazioni compiute in prima persona, egli riversa in Europa, in occasione di un viaggio compiuto per difendere a Roma la pratica dei "Riti Cinesi", un patrimonio di conoscenze e di informazioni sul Regno di Mezzo destinato ad incidere profondamente negli studi successivi sulla Cina come nell'immaginario collettivo degli europei.
L'opera più nota di Martini è il Novus Atlas Sinensis, pubblicato a Vienna nel 1655. La qualità e la precisione della parte cartografica dell'Atlas resteranno a lungo ineguagliate ma non di meno sono preziose le notizie che riguardano la vita, l'economia, le tradizioni culturali, religiose e civili delle popolazioni cinesi.
Un anno prima vede la luce ad Anversa il De Bello Tartarico, una sorta di reportage storico di avvenimenti dei quali Martini era stato testimone oculare. II successo editoriale del
De Bello Tartarico - nello stesso anno di pubblicazione l'opera conoscerà tre edizioni e sarà in seguito tradotta nelle principali lingue europee - oltre a testimoniare l'attenzione che i contemporanei riservavano alle notizie provenienti dall'Asia, è indicativa delle qualità di narratore oltre che di storico di Martini.
La Sinicae Hístoriae Decas Prima, data alle stampe a Monaco di Baviera nel 1658, nell'anno in cui Martini fa ritorno in Cina, rappresenta il primo tentativo organico compiuto da uno storico occidentale di scrivere una storia della Cina, dalle origini alla nascita di Cristo, attraverso l'utilizzazione sistematica delle fonti cinesi. Come nelle opere indirizzate ai letterati cinesi, nella redazione della
Sinicae Historiae, l'autore ricorre ad un approccio storico comparativo di grande originalità. L'opera tende a dimostrare che è possibile rintracciare nella filosofia confuciana i
preambula fidei della religione cristiana e di conseguenza a intaccare nei suoi fondamenti la contrapposizione tra civiltà occidentale e civiltà sino-confuciana funzionale alla politica aggressiva e bellicosa delle maggiori potenze europee.
Direttamente legata alle vicende inerenti la difesa dei "Riti Cinesi", la Brevis Relatio de Numero et Qualítate Christianorum apud Sinas (Bruxelles 1654), indirizzata alla Sacra Congregazione De Propaganda Fide, è una difesa appassionata dell'operato dei missionari gesuiti in Cina. Martini porta con sé in Europa anche una
Grammatica Cinese, lasciata ad Anversa in dono a Golio, tuttora custodita nella Regia Biblioteca e mai pubblicata.
La ricchezza dei temi e delle suggestioni contenute nell'opera di Martini ha suscitato nel corso del convegno un confronto denso e ricco di novità tra gli studiosi cinesi ed occidentali. Per il loro esame si rimanda alla pubblicazione degli Atti del Convegno che raccoglieranno il lavoro di circa 60 studiosi.
Aprendo la prima sessione del Convegno, il prof. Giuliano Bertuccioli, che ha curato recentemente la traduzione in italiano del breve trattato
De Amítia, redatto in cinese e pubblicato ad Hangzhou nel 1661 - testo che fornisce un'indispensabile chiave di lettura della personalità di Martini e dei valori che ispirano tutta l'opera dello scienziato trentino - ha sottolineato il valore storico ed originale che conserva l'approccio martiniano alla realtà cinese.
Il prof. Xu Mingde dell'Università di Hangzhou e il prof. Piero Corradini dell'Università "La Sapienza" di Roma hanno tracciato un affresco della vita culturale della Cina nel sec. XVII e dei rapporti culturali tra Cina e Occidente.
I contributi del prof. Xu Minglong (Istituto di Storia Mondiale - Accademia Cinese delle Scienze Sociali) e di Aldo Caterino hanno ricostruito i viaggi transoceanici ed interni compiuti da Martini.
Una lettura complessiva del particolare approccio storico-geografico alla realtà cinese operata dal gesuita è stata al centro dell’esposizione del prof. Orlando Lentini (Università di Roma) mentre sul rapporto tra la Cina e Martini si è concentrata l'attenzione del prof. Liu Jiantang (Istituto Culturale Sino-Occidentale - Tianjin) e del prof. Gu Weiming (Istituto dell'Educazione - Shanghai) che hanno tracciato un interessante quadro dei recenti studi storici cinesi sull'argomento.
Uno spaccato della burocrazia cinese durante il processo di successione dinastica nel XVII secolo, illustrato dal prof. Zingerle (Università di Bayreuth) ha ulteriormente definito il contesto generale di riferimento.
La questione dei Riti Cinesi, che ha visto Martini protagonista di una difficile trattativa romana, peraltro coronata da successo, ha trovato spazio nelle relazioni di Shen Dingping (Istituto di Storia - Accademia Cinese delle Scienze Sociali) e di Severino Vareschi (Università di Trento).
Stimolanti osservazioni sull'Atlas e sui caratteri specifici della ricerca geografica di Martini sono venute da Gao Yongyuan (Istituto di Geografia - Accademia Cinese delle Scienze Sociali).
La struttura della Sinicae Historiae Decas Prima ed i complessi problemi storiografici sollevati dalla sua pubblicazione sono stati presi in esame da Claudia Von Collani (Università di Wurzburg).
Il tema dell'amicizia, grazie alla suggestiva illustrazione che il prof. Bertuccioli ha dato del trattato ad esso dedicato dal Martini, ha avuto spazio considerevole negli interventi di molti relatori. Le differenze e le convergenze nel modo di intendere e di vivere l'amicizia in Cina e nel mondo Occidentale sono state esposte dal prof. Hao Guiyuan (Istituto di Storia Mondiale - Accademia Cinese delle Scienze Sociali). Il prof. Bruno Sanguanini (Università di Trento) ha tratteggiato i lineamenti dell'idea di amicizia nella cultura europea dell'età moderna.
Al termine dei lavori, grande soddisfazione è stata espressa dal prof. Franco Demarchi (Università di Trento) e dal prof. Lü Tongliu (Direttore della sezione di Lingua Italiana dell'Accademia Cinese delle Scienze Sociali), ideatori ed artefici del convegno di Pechino. Il prof. Demarchi, già organizzatore del primo convegno internazionale su Martino Martini (Trento 1981), al quale partecipò una numerosa e qualificata rappresentanza di studiosi cinesi, ha voluto rievocare in modo particolare la capacità di amicizia del Martini. Lo ha fatto con le parole del letterato Xu Erjue che descrive così il gesuita trentino: "Nella sua grande virtù e saggezza Egli illustra e spiega in maniera semplice e dettagliata. La sua mente è limpida come uno specchio e i suoi sentimenti giusti come una bilancia. Stringe amicizia con la mentalità di chi ama gli altri come se stesso e fa sì che i buoni diffondano a lungo la loro benefica influenza e i cattivi si correggano".
Il prof. Lü Tongliu ha formulato l'auspicio che, anche grazie alle giornate di studio dedicate a Martino Martini, possano divenire più intensi la collaborazione scientifica ed i legami di amicizia che legano Italia e Cina.
Il convegno è terminato ad Hangzhou, con la visita al sepolcro di Martino Martini. Il monumento funebre, che è stato restaurato dalle autorità cinesi, testimonia l'eccezionale favore del quale ha goduto e gode la figura di Martino Martini presso il popolo cinese.
La visita nella città, nella quale il gesuita trentino ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, ha dato occasione di consolidare i legami di collaborazione tra le istituzioni accademiche, turistiche e religiose di Hangzhou e quelle di Trento.
In particolare gli studiosi dell'ateneo trentino si sono proposti di dare vita ad un Centro permanente di ricerche dedicato ai rapporti tra le due città.
Wei Guangguo, il nome assunto in Cina dal gesuita, significa "difendere il Paese per salvarlo". Le armi che Martino Martini ha scelto per assolvere a questo compito - da una parte studio appassionato della storia e della cultura cinese, dall'altra amicizia, compenetrazione nell'orizzonte esistenziale e religioso - sono una indicazione preziosa per poter proseguire in modo proficuo il cammino di avvicinamento tra Oriente ed Occidente.
MONDO CINESE N. 85, GENNAIO-APRILE
1994