DAL
FANGO RIAFFIORA LA MEMORIA
Era
l'estate del 1974 quando un contadino di Lintong, un villaggio a 30 chilometri da Xi’an,
scavando un pozzo per irrigare le sue terre si imbatté in uno dei più
fenomenali complessi archeologici che l'antichità ci abbia lasciato.
Pochi metri sotto il terreno, ordinati in una fila di gallerie parallele,
8.000 soldati di terracotta stavano a guardia della sepoltura di Qin
Shihuang, il primo imperatore cinese, lo stesso che aveva dato inizio alla
costruzione della Grande Muraglia.
quando un contadino di Lintong, un villaggio a 30 chilometri da Xi’an,
scavando un pozzo per irrigare le sue terre si imbatté in uno dei più
fenomenali complessi archeologici che l'antichità ci abbia lasciato.
Pochi metri sotto il terreno, ordinati in una fila di gallerie parallele,
8.000 soldati di terracotta stavano a guardia della sepoltura di Qin
Shihuang, il primo imperatore cinese, lo stesso che aveva dato inizio alla
costruzione della Grande Muraglia.
Per
fortuna la "rivoluzione culturale", che aveva perseguito la
sistematica cancellazione dell'eredità storica a culturale cinese, stava
diventando un pallido ricordo. In un ventennio il paziente lavoro degli
archeologi ha potuto ricostruire, protette da una specie di hangar, quelle
statue così simili eppure dalle espressioni così diverse, opera di
migliaia di artisti. Le avevano trovate per la maggior pane in pezzi,
sepolte sotto cumuli di terra per il cedimento delle volte delle gallerie.
Presto metteranno mano al tumulo principale, che custodisce le spoglie
dell'imperatore, a poi agli altri, che ingobbiscono qua a là la pianura a
nascondono le sepolture degli imperatori Han.
Altrove,
la Cina chiede aiuto a specialisti stranieri: come a Mogao, per la cui
salvaguardia è intervenuto il Getty Conservation Institute, o a Jiaohe,
una delle città abbandonate sulla Via della Seta, consacrata patrimonio
mondiale dall'Unesco. Così, con un radicale cambiamento culturale, il
Paese riscopre la sua storia millenaria, ritrova la sua memoria.
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