Queste poesie di Mao Zedong sono una “ri-scoperta”, dal momento che da quasi 50 anni non vengono ristampate né tradotte in Italia nonostante la notorietà a livello mondiale del loro autore. Le poesie raccolte in questo volume furono composte tra il 1925 e il 1965. Le prime diciotto furono pubblicate per la prima volta nel 1957 sulla rivista “Shi Kan” alle quali seguirono via via le altre, e in tempi brevissimi comparvero traduzioni in tutte le lingue. Eppure, il Presidente Mao tutto ciò non lo avrebbe voluto, ufficialmente perché, come da sempre ha fatto ogni cinese di elevata cultura, aveva composto le poesie seguendo metri e schemi prosodici della migliore tradizione antica. Non avrebbe voluto correre il rischio di fornire un modello così superato ai giovani concittadini che, a suo avviso, avevano invece il dovere di esplorare percorsi nuovi per aprirsi alla modernità e per traghettare la Cina nel mondo contemporaneo. Probabilmente l’iniziale diniego dell’autore nasceva anche dal fatto che non aveva mai considerato le sue composizioni poetiche come “scritti ufficiali”, ma piuttosto come personali espressioni dei propri pensieri e delle emozioni più intime. C’è tutto Mao in queste poesie: gli ideali politici, i sentimenti più profondi, l’entusiasmo per i successi, le speranze per le sorti del popolo, le nostalgie malinconiche, i ricordi… Comprensibile la sua ritrosia nel renderle di pubblico dominio. Questa nuova traduzione condotta sul testo originale cinese e l’Introduzione di Oliviero Diliberto – che impreziosisce il volume fornendo una dettagliata panoramica di tutte le traduzioni italiane delle Poesie del Grande Timoniere – ci offrono la possibilità di ricordare la figura di Mao Zedong, riscoprendo e mettendo in luce, al di là del personaggio politico, l’uomo e il poeta.
Mao Zedong (Shaoshan 1893 – Pechino 1976) è stato un ideologo, politico, rivoluzionario, presidente del Partito Comunista Cinese e presidente della Repubblica Popolare Cinese e anche poeta. Durante la sua guida della Cina sviluppò una forma di marxismo-leninismo “sinizzata”, imperniata sul mondo agricolo più che sulla classe operaia, riuscendo soprattutto nell’intento di assicurare lavoro e mezzi di sostentamento per l’intera popolazione. Gli è attribuito il merito della creazione di una Cina unificata e libera dalla dominazione straniera, oltre che di aver portato in trent’anni il tasso di alfabetizzazione della popolazione dal 20% a oltre il 65%, migliorando anche notevolmente la condizione femminile. La rapidità che ha imposto alle trasformazioni ha comportato inevitabilmente anche gravi contraccolpi, ma negli anni Settanta è riuscito ad attuare una distensione nei rapporti con il resto del mondo (e in particolare con gli Usa) arrivando a ottenere per la RPC il seggio all’Onu e gettando le basi per l’affermazione mondiale della Cina attuale.
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