Autori | YU Hua 余华 |
Editore | Feltrinelli, Milano |
Prima edizione | Maggio 2024 |
Titolo originale | 文城 Wencheng Il libro in lingua originale |
Traduzione (dal cinese) | Silvia Pozzi |
Pagine | 154 |
N. ISBN | 979-1221462739 |
Un uomo del Nord umile come un salice e silenzioso come i campi approda dopo mille peripezie in una città del Sud sotto una bufera di neve. Ha una neonata al collo: cerca la madre della bambina e una città che non c’è. Ma questa non è soltanto la sua storia. È l’inizio del Novecento. L’impero millenario è in ginocchio. La Cina, dilaniata da lotte intestine, eserciti allo sbando e scorrerie di briganti, comincia il viaggio verso una modernità ancora lontana, che intanto ha acceso le prime luci elettriche a Shanghai. Questa è una storia di mestieri scomparsi, antiche usanze e torture feroci. È una storia di violenze gratuite, amori ingenui e amicizie profonde. Ed è soprattutto una storia di storie: l’indovino cieco con la Mauser, la puttana in cima a una scala cigolante che odora di pesce, il manipolo di soldati agguerriti senza un orecchio, il ragazzo venduto come schiavo che piange nella stiva di una nave in rotta verso l’Australia. Yu Hua racconta un’epopea inesorabile come il tempo, affinché nessuno dei suoi personaggi venga dimenticato.
Yu Hua è nato nel 1960 ad Hangzhou. Figlio di medici, trascorre lunghi pomeriggi dell’infanzia a giocare nel cortile dell’ospedale. Di quel periodo ricorda il passaggio dei morti verso l’obitorio e il camice del padre sporco di sangue all’uscita dalla sala operatoria. Lì fa il suo apprendistato di scrittore. È considerato uno dei migliori autori cinesi della nuova generazione. Con Einaudi ha pubblicato Torture (1997), Cronache di un venditore di sangue (1999) e Le cose del mondo sono fumo (2004; con Donzelli Vivere! (1997), con il quale ha vinto il premio Grinzane Cavour e da cui è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou, e L’eco della pioggia (1998); con Feltrinelli, i due volumi di Brothers – Brothers (2008) e Arricchirsi è glorioso (2009), la riedizione (2009) di Vivere!, da cui è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou, La Cina in dieci parole (2010), Il settimo giorno (2017), La città che non c’è (2024).
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