Momenti di storia
La nascita del Go (weiqi in cinese) è
databile tra il 4000 e il 3000 a.C. nello stesso momento in cui nacquero sulle rive del
Huanghe (Fiume Giallo) la matematica e lastronomia cinese.
Il riferimento alla matematica e allastronomia non
sono elementi peregrini: il Go-ban, il tavoliere di gioco, con le sue 361
intersezioni supporterebbe una sorta di calendario lunare (360 giorni + 1); le pietre (Ishi)
bianche e nere rappresenterebbero il giorno e la notte; i punti marcati (Hoshi) sul
Go-ban rappresenterebbero le stelle più rilevanti del cielo e così via.
Il Go rimase confinato in Cina per lungo tempo,
esattamente fino allVIII sec., allorché un ambasciatore giapponese lo introdusse
nel suo paese; il Go si afferma così come gioco dellaristocrazia giapponese
(la classe Bushi in particolare). Tuttavia con laffermarsi dello shogunato di
Ieyasu Tokugawa (1542-1616) vengono fondate delle Accademie di Go nelle quali viene
sviluppata e consolidata la teoria del gioco che penetrerà poi, nel successivo periodo
Edo (1600-1868), in tutte le classi della società, divenendo così il gioco nazionale
giapponese (in realtà considerato più che un gioco unarte marziale, un Do,
ossia una via di perfezionamento e disciplina interiore).
In Occidente il Go giunge assai tardi: la prima
menzione è contenuta in un testo del missionario italiano Matteo Ricci (XVII sec.), ma
rimane di fatto sconosciuto sino al XIX sec., quando lemigrazione cinese negli Stati
Uniti favorisce la diffusione del Go in quel paese. Nascono così i primi circoli:
Honolulu e San Francisco. Quasi nello stesso momento, nuclei di giocatori si radunano
anche in Europa e particolarmente in Olanda, Germania ed Austria.
Il momento di forte espansione del Go in
Occidente è collocabile intorno agli anni 60 quando il gioco diventa oggetto di
studi per psicologi e informatici in connessione ai problemi legati soprattutto alle
teorie del qualitativo (riconoscimento della forma, topologia differenziale, sistemi
dinamici e mutamenti di stato, teoria delle percezione ecc.), problematiche tipiche di
quella parte di ricerca chiamata successivamente "Intelligenza Artificiale".
Per queste sue caratteristiche il Go è oggi uno
dei pochi giochi, forse lunico, per il quale non si sia riusciti a scrivere un
software che permetta a un calcolatore di giocare in maniera minimamente accettabile anche
solo a livello di un giocatore medio.
I giocatori di Go nel mondo sono circa 50
milioni, concentrati soprattutto in estremo Oriente: Cina, Giappone e Corea.
I giocatori di ogni paese riuniti in club, sono
organizzati in Federazioni a loro riunite in Federazioni continentali e tutte iscritte
alla Federazione Mondiale con sede in Giappone presso la Nihon Ki-in (Federazione
Giapponese).
(Tratto da "Note di Go" - www.figg.org/areafile/NoteDiGo_Intro.pdf
)
Il gioco
Il gioco del Go (che in giapponese significa assediare,
circondare), appartiene ai giochi finiti di strategia per due giocatori (come gli
scacchi, la dama, lotello ecc.). Per giocare si usa una tavola di legno, detta go-ban,
su cui vi sono 361 intersezioni determinate dallincrocio di 19 linee verticali con
altrettante orizzontali, e un set di pedine (da chiamare propriamente pietre): 181 nere e
180 bianche.
Inizialmente il go-ban è vuoto: il nero inizia
ponendo una pietra su una qualsiasi intersezione libera, seguito da bianco e così in
alternanza. Una volta posate, le pietre non vengono più mosse (salvo in caso di cattura).
Scopo del gioco è creare territori, delimitati da proprie pietre, occupando una certa
area del go-ban. Vince colui che, alla fine della partita, avrà creato i territori
più ampi (la loro dimensione è data dal numero di intersezioni libere allinterno
di essi). Esiste inoltre la possibilità di catturare pietre avversarie, qualora si riesca
a isolarle e a impedire loro di formare del territorio. Tali catture influenzano il
risultato in quanto al termine della partita le pietre catturate vengono collocate nei
territori avversari limitandone così le dimensioni.
Nel Go, come in molte discipline orientali, la
forza del giocatore è data in kyu (per i giocatori deboli) e dan (per i
forti). Nella scala per gradi per i non professionisti ci sono 30 kyu e 6 dan.
Il grado di chi si appresta a imparare il gioco è
classificato 30° kyu e con un minimo di applicazione si giunge in un periodo
ragionevolmente breve (un anno) intorno al 15°-13° kyu, e così via sino a
raggiungere il 1° kyu; il salto successivo è il passaggio al dan. I dan
sono in scala crescente e arrivano fino al 6°. Il grado dei giocatori è
normalmente certificato dalle Federazioni Nazionali. I gradi hanno una grande importanza
nel gioco. Senza una scala delle forze non sarebbe possibile calcolare gli handicap
necessari per disputare una partita tra giocatori di forza diversa. Questo sistema, unico
fra i giochi finiti, permette a due giocatori di forza diversa di disputare una partita
con pari possibilità di vittoria.
Il numero massimo di handicap che si possono dare o
prendere è di nove pietre. Un giocatore può quindi disputare partite eque con un range
di 19 gradi. Il giocatore più debole prende il nero e colloca le pietre di handicap
in punti prestabiliti (gli hoshi), dopodichè gioca il bianco, poi il nero e così
via.
Riguardo ai materiali di gioco, va detto che il go-ban
è rettangolare, cioè le linee verticali distano tra loro meno delle orizzontali, per
compensare la prospettiva. Le pietre nere sono leggermente più grandi delle bianche, ciò
per compensare leffetto ottico che fa vedere un oggetto bianco più grande di uno
nero avente le medesime proprozioni.
Per saperne di più visiti il sito della
Federazione Italiana Giuoco Go: www.figg.org