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LA CINA DELL'ULTIMO MAO

 


Autore

Alberto Cavallari

Editore

Aldo Garzanti, Milano.

Prima edizione

1975

Pagine

289

N. ISBN

 

Alberto Cavallari è forse il solo giornalista italiano cui la critica abbia riconosciuto una indiscutibile autorità nel « saper vedere » la Cina. La sua Lettera da Pechino, pubblicata nel '74, ha superato la difficile prova, che spesso scrittori e sinologi falliscono, di rendere la Cina com'è, grazie a un metodo d'osservazione e a uno stile di scrittore giudicati esemplari. Maria Antonietta Macciocchi ha scritto: « Per questo libro si deve parlare, citando Mao, dî stile corretto di lavoro. Esso va oltre la Cina di Moravia, di Parise, di Antonioni, perché ideologicamente ricco, forte, onesto. » Per François Fejto < Cavallari è un eccezionale osservatore delle cose cinesi, un modello di grande indipendenza intellettuale ». Per Guido Piovene « nel libro c'è straordinaria acutezza, nel giornalista una rarissima onestà ». Dalle più diverse angolazioni, « Corriere della Sera », « l'Unità », « Paese Sera », « Il Giorno », « Osservatore Romano », « La Stampa », « Relazioni internazionali », la lettera è apparsa « lucida », « rigorosa », « singolarmente aperta », « piena d'intuizioni politiche rare nei sinologi ». Ha scritto Giorgio Bocca: « Lettere così noi italiani non le sappiamo più scrivere. » Con questo libro, Cavallari torna in Cina ed è tra i primi scrittori europei a studiare sul posto, con un lunghissimo viaggio, i cambiamenti avvenuti nel 1975. Le nuove istituzioni, le nuove campagne ideologiche, la nuova economia, la nuova diplomazia, la nuova cultura, il problema dei vinti, dei vincitori, dei riabilitati, l'estrema parabola del « maotsetoung-pensiero » vengono analizzati nella visione di una « terza Cina » che nuovamente cambia mentre, sullo sfondo, esiste la prospettiva del « dopo Mao » e del « maoismo in un solo paese ». L'esemplare discorso iniziato con la Lettera da Pechino continua quindi e va oltre, sfociando in un contributo eccezionale ai fini del dibattito su ciò che il mondo cinese oggi è, su ciò che sarà domani.

Alberto Cavallari (nato nel 1927, giornalista dal 1945) è stato fino al 1968 un inviato speciale assai noto, autore d'inchieste che hanno lasciato il segno negli anni sessanta e di reportages d'eccezione: l'assedio di Budapest, la caduta di Kruscev, la prima intervista a un Papa della storia. Gli è stato riconosciuto un ruolo di protagonista nel nuovo giornalismo italiano, e le sue opere sono state giudicate « un esempio di giornalismo che non serve interessi e non teme ricatti » (Domenico Bartoli). Nel 1968 si è dimesso dal « Corriere della Sera », nel 1969 ha diretto un giornale a Venezia, nel 1970 è stato costretto ad abbandonare queste incarico dal potere democristiano insofferente della sua indipendenza. Dal 1973 vive a Parigi, corrispondente de « La Stampa ». Dopo un lungo silenzio è tornato ai grandi reportages solo per occuparsi della Cina. Ha pubblicato i seguenti volumi: L’Europa intelligente (1963), L'Europa su misura (1963), La Russia contro Krushev (1964), II Vaticano che cambia (1967), II potere in Italia (1967), Una lettera da Pechino ( 1974)

 

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