Chi ha avuto occasione di entrare nei suggestivi saloni dell’Istituto
degli Innocenti a Firenze dal 2 al 9 ottobre 2006 è stato accolto
da una serie di immensi cartelloni costellati di caratteri cinesi.
Il primo, che come visual presentava un panda in una fitta foresta
di bambù1, aveva lo scopo di spiegare la presenza della Cina alla
sedicesima edizione di Ad Spot Award, la rassegna internazionale di
comunicazione sociale, pubblica e d’impresa promossa da ADEE2. Il
testo del poster, presente nella versione in cinese e in italiano, era il
seguente:
“Questa è la prima volta che viene esposta in Italia una speciale
raccolta di pubblicità sociali cinesi. Lo scopo della rassegna ‘Dalla Cina,
con amore’ è quello di far affiorare un altro volto della Cina. Questo
volto è rimasto in ombra a causa della forte crescita economica cinese
degli ultimi anni, che è invece riuscita ad attirare l’attenzione del mondo
occidentale e dei media. Tutte le opere di pubblicità sociale qui esposte
sono intrise di cultura e, per gli addetti ai lavori, costituiscono una
valida testimonianza di un modo diverso e nuovo di fare comunicazione
sociale con il quale vale la pena confrontarsi. Ci auguriamo che, anche
per i non esperti, le opere della rassegna possano costituire uno
strumento utile per conoscere meglio questo paese caratterizzato da
una storia antichissima e da una ricca cultura.”
La rassegna speciale “Dalla Cina, con amore” (Juanjuan aixin,
laizi Zhongguo) raccoglieva un’ottantina di opere di pubblicità sociale
cinese3, divise in due grandi categorie: opere cartacee (pingmian
zuopin) e opere audiovisive (yingshi zuopin). I temi affrontati
sono stati i più disparati: dal rispetto ambientale all’importanza del
patrimonio artistico, dalla prevenzione dall’Aids alla pericolosità del
fumo, dalla troppa pressione per lo studio alla necessità di ricevere
un’educazione, dall’appello per la donazione del sangue alla battaglia
contro la corruzione ecc. Numerosi gli sponsor che hanno finanziato
la realizzazione delle opere; tra le organizzazioni non governative: il
Fondo Mondiale per la Natura (meglio conosciuto come WWF, Shijie
ziran jijinhui), che ha promosso la maggior parte delle campagne
ambientaliste, la Croce Rossa Internazionale (Guoji hongshizi hui),
con una campagna sulla donazione del sangue, e la Fondazione
Cinese per i Bambini e gli Adolescenti (Zhongguo ertong shaonian
jijinhui), che ha dato voce ai piccoli più bisognosi d’aiuto. Sul piano
istituzionale non poteva mancare il governo cinese, presente in varie
forme: in particolare, l’Ufficio di Pechino per la costruzione della
civiltà spirituale socialista (Beijingshi jingshen wenming jianshe
bangongshi), il Ministero della Salute (Weisheng bu), l’Amministrazione
Municipale di Pechino per il Patrimonio Culturale (Beijingshi wenwu
ju) ecc. Tra le opere cartacee più significative è il caso di citare alcuni
manifesti che lasciano trasparire la pesante eredità dei vecchi poster
di propaganda, soprattutto nei toni prescrittivi e nelle immagini
poco creative. Da uno sfondo di semplici fotografie di cantieri, con
macchinari d’avanguardia che intendono veicolare l’idea di progresso
e modernizzazione, spiccano degli slogan scritti in rosso: “Rispettare la
legge, avere a cuore la vita!” (Zunzhang shoufa, guan’ai shengming)
e ancora “La sicurezza innanzitutto! Prevenire è fondamentale!”
(Anquan di’yi, yufang weizhu). Questi slogan hanno cominciato a
entrare in uso con il lancio della campagna “Mese della produzione
sicura” (Anquan shengchan yue), portata avanti dalla Municipalità di
Pechino nel 20054. I poster sono stati realizzati con l’intento di ridurre il
numero di infortuni sul lavoro, ennesimo triste primato detenuto dalla
Cina. Sempre in linea con le priorità del governo cinese, la successiva
serie di poster “Regole di buona educazione da seguire nei luoghi
pubblici” (Gonggong changsuo liyi) affronta il tema dell’educazione
civica, elencando in modo semplice e facile da ricordare una varietà
di comportamenti auspicabili da parte dei cittadini5. Tra i più sentiti:
lasciare il posto agli anziani e alle donne incinta nei mezzi pubblici,
dare del “lei” alle persone che non si conoscono, dire sempre “grazie”
e “prego”, comportarsi bene alla fermata dell’autobus ecc. Il copy di
questi poster prende spesso la forma di poesie ritmate, il cui eventuale
umorismo è amplificato da immagini divertenti, in stile fumetto.
Se questa prima parte della mostra ha esposto volutamente
alcuni cartelloni più vicini alla comunicazione politico-istituzionale
caratterizzati dall’impiego di slogan - kouhao - e dal coinvolgimento
del governo, la seconda testimonia invece l’impegno dei giovani
pubblicitari cinesi per rendere più creativa la comunicazione sociale
made in China. Tra le opere cartacee qui esposte quelle che colpiscono
di più sono sicuramente i due poster realizzati dalla Oriental Foremost6,
intitolati rispettivamente “La signora” (Taitai) e “La ragazza” (Shaonü).
Il primo vede protagonista una signora cinese, fotografata in un tipico
mercato di alimentari. La cosa strana è che ha il volto contuso, gli occhi
spenti, indossa un giubbino portamunizioni e tiene in mano un fucile.
Ha il piede sinistro appoggiato sopra una borsa di paglia con della
verdura, come in segno di vittoria. L’headline recita: “Dopo che hai
imbracciato un M16, prova anche con la legge a tutela dei consumatori!”
(Chu le M16 nin hai keyi shishi xiaofeizhe baohufa)7. Il secondo poster
invece ritrae una bella ragazza cinese in un mercato di vestiti. Anche
qui, la cosa che salta all’occhio è che la ragazza ha il volto pieno di
lividi e graffi ma, ciononostante, stringe fiera la canottierina estiva
appena acquistata, guardandosi intorno con aria di sfida. Qui l’headline
compare in un’altra versione: “Dopo che hai lottato con le unghie e
con i denti, prova anche con la legge a tutela dei consumatori!” (Chu le
zhijia he yachi nin hai keyi shishi xiaofeizhe baohufa). Essendo parte
di una stessa campagna il bodycopy è uguale: “Se sei stato vittima di un
comportamento sleale da parte di un commerciante, la legge a tutela
dei consumatori è l’arma giusta per far valere i tuoi diritti.” (Dang nin
shoudao shangjia bu chengxin xingwei de shanghai hou, xiaofeizhe
baohufa shi weihu nin zhengdang quanyi zuihao de wuqi). L’impiego
di iperboli visive di grande impatto e fortemente ironiche rende questi
manifesti promossi dall’Associazione Consumatori Cinesi (Zhongguo
xiaofeizhe xiehui) estremamente efficaci. Oltre all’esposizione di
questi grandi cartelloni, la manifestazione prevedeva la proiezione di
alcune opere audiovisive, che saranno analizzate nello specifico in
altra sede; ci basti qui ricordare lo spot “Mettiamoci in moto!” (Dong
qilai!), realizzato nel 2001 per festeggiare l’elezione di Pechino a città
ospite delle prossime Olimpiadi, e “Diamo importanza alle donne!”
(Guanzhu funü), ideato nel 2004 in occasione della Giornata Mondiale
dell’Aids (1° dicembre).
A partire da quest’anno, per stimolare il dialogo e l’incontro tra i
diversi paesi e lo scambio di idee ed esperienze sui temi di maggior
rilevanza sociale, l’associazione ADEE ha deciso di dedicare ogni
nuova edizione di Ad Spot Award a una nazione emergente. Il 2006
ha visto come protagonista la Cina, cui è stata dedicata la rassegna
speciale “Dalla Cina, con amore”. Da parte sua, la Cina ha risposto
collaborando attivamente alla buona riuscita di Ad Spot Award, sezione
non profit8. Un’occasione importante, quindi, dal momento che le opere
presenti a Firenze non solo hanno testimoniato il crescente interesse
che ricopre la comunicazione sociale nel paese asiatico9, ma hanno
anche messo in luce la creatività dei pubblicitari cinesi nell’affrontare
gli scottanti problemi sociali derivati dal processo di apertura e dalle
riforme. Grazie alle opere cinesi esposte, i numerosi visitatori hanno
avuto modo di apprezzare un quadro quanto mai chiaro e immediato
della società cinese attuale.
Durante l’ultimo giorno di Ad Spot Award 2006 è stato organizzato
un convegno che, oltre ad affrontare una varietà di argomenti relativi
alla comunicazione sociale in Italia, ha lasciato spazio anche a un
panel specifico sulla Cina intitolato “Cina: il crescente ruolo del non
profit nella società cinese”. Dopo il caloroso benvenuto da parte di
un rappresentante del Consolato della Repubblica popolare cinese
a Firenze, il panel ha visto – nell’ordine – l’intervento di Patrizia
Tambosso, consultente ed esperta di marketing, che ha fornito un
quadro generale su come viene realizzata la comunicazione in Cina,
mettendone in luce alcuni degli aspetti culturali che non si possono
trascurare e quello di Matteo Michieli, della Nielsen Media Research,
che ha fornito numerosi dati sulla pubblicità commerciale e sociale
nel paese asiatico, illustrandone soprattutto l’aspetto quantitativo. Chi
scrive, inoltre, ha affrontato nello specifico il settore della pubblicità
sociale cinese e, attraverso la proiezione di alcuni spot, ne ha
evidenziato le tematiche principali.
Due sono state le opere vincitrici del premio speciale dedicato
alle pubblicità provenienti dalla Cina: il filmato “Mamma o donna di
servizio?”10 realizzato dalla Yipin Sunshine Advertising Co., Ltd. e il
poster “Il pennello magico di Ma Liang” (Shenbi Ma Liang) ideato dalla
Beijing Dentsu Advertising Co., Ltd.11
Il primo, realizzato in stile cartone animato in bianco e nero,
racconta una giornata tipo di una simpatica nonnina cinese, che si
fa in quattro per i figli - seduti a tavola ad abbuffarsi e fumare - e i
nipotini - che si divertono su un cavallo a dondolo. Il tema che viene
affrontato è quello del rispetto per gli anziani che, come recita il pay
off conclusivo, è una virtù tradizionale (zunjin laoren, chuantong
meide) e quindi va mantenuta in vita.
L’altro, “Il pennello magico di Ma Liang”12, è la foto di un giovane
cinese (visto di spalle) ripreso mentre imbratta i muri con parolacce
e disegni osceni. Davanti a lui una fila di bambini cinesi, in divisa
scolastica, sta seduta e segue la lezione. Il pay off dice: “Anche la
società è una grande aula, fai attenzione al tuo comportamento, dai
il buon esempio ai bambini” (Shehui ye shi da ketang, zhuyi ni de
xingwei, wei haizi zuo hao bangyang).
A questa edizione di Ad Spot Award hanno partecipato
quattrocentosettanta campagne, provenienti da quaranta paesi
del mondo. Oltre alla Cina, ricordiamo le new entry costituite dal
Mozambico, dagli Emirati Arabi e dal Vietnam. Gli sforzi per rendere
nota l’iniziativa alla Cina e per coinvolgere le agenzie pubblicitarie
cinesi non sono stati vani: le diffidenze iniziali sono state superate e il
paese ha testimoniato alle altre nazioni la sua sensibilità nei confronti
del settore sociale. L’auspicio è che la presenza della Cina a questo
evento sia ancora più massiccia per l’edizione del prossimo anno, che
ospiterà una raccolta speciale proveniente dall’India.
MONDO CINESE N. 129, OTTOBRE-DICEMBRE
2006
Note
1 La scelta del panda come immagine dell’iniziativa non è stata casuale: oltre ad
essere il simbolo per antonomasia della Cina, nonché il logo ben riconoscibile
della più grande associazione animalista del mondo, il panda è anche un animale
in via d’estinzione. Quest’ultima caratteristica ben si presta a farlo accostare al
tema della pubblicità sociale cinese, continuamente in pericolo di vita a causa
della mancanza di fondi. Rinvio ai pochi articoli specifici sull’argomento: i due
scritti di Kara Chan e Hong Cheng, “Public Service Advertising in China: Social
Marketing in the Making”, in M. S. Roberts e R. L. King (a cura di), International
Conference Proceedings of the American Academy of Advertising, 2001 Asia-Pacific
Conference, 2001, pp. 119-125, e “Zhongguo gongyi guanggao: xuanchuan
shehui jiazhi xin gongju” (Pubblicità sociale cinese: un nuovo strumento per diffondere
valori sociali), Xinwen yu chuanbo yanjiu, aprile 2003, pp. 16-25. Si veda
anche Steven W. Lewis, “‘What can I do for Shanghai?’ Selling spiritual civilization
in China’s cities”, in S. H. Donald, M. Keane e Y. Hong (a cura di), Media
in China: Consumption, Content and Crisis, London, RoutledgeCurzon, 2002, pp.
139-151. Mi permetto di citare anche i miei contributi “La pubblicità sociale in
Cina: un quadro generale”, Mondo Cinese, n. 123, aprile-giugno 2005, pp. 33-40
e “La pubblicità sociale cinese in bilico tra finalità opposte: il ‘Caso di zia Gong
Li’” (Asiatica Venetiana, in corso di stampa).
2 L’associazione culturale ADEE, Ad European Events, è specializzata nell’organizzazione
di eventi nel campo della comunicazione sociale. Si veda il sito Internet:
http://www.adee.it.
3 Le pubblicità qui esposte erano di varia provenienza: alcune partecipavano ufficialmente
al concorso Ad Spot Award 2006, altre erano state gentilmente concesse
da grandi agenzie pubblicitarie cinesi, altre ancora erano state selezionate dalla
collezione privata della scrivente.
4 Entrambi i poster, da me reperiti nel 2005 a Pechino, affrontano il tema conduttore
della campagna di quell’anno, appunto: “Rispettare la legge, avere a cuore
la vita!”. La prima campagna “Mese della produzione sicura” è stata lanciata nel
mese di giugno 2002 sul tema: “La responsabilità della sicurezza è della massima
importanza!” (Anquan zeren zhongyu Taishan).
5 Il tema appare ricorrente nella pubblicità sociale soprattutto a partire dalla fine
del 2001, anno in cui il Comitato centrale del Pcc ha emanato il “Programma per
l’implemento della costruzione morale dei cittadini” (Gongmin daode jianshe
shishi gangyao).
6
Si tratta di una delle prime agenzie pubblicitarie cinesi che si è cimentata nella
produzione di pubblicità sociali, per questo la sua partecipazione era molto attesa
a questa edizione di Ad Spot Award. Purtroppo però la cassetta contenente i filmati
è stata trattenuta in dogana ed è arrivata troppo tardi per partecipare al concorso.
Per questo motivo e per l’amicizia che mi lega al direttore generale dell’agenzia,
ritengo doveroso descrivere questi due manifesti della mia collezione
privata, a mio avviso molto creativi e interessanti dal punto di vista semiotico.
7 Il testo originale utilizza la forma di cortesia nin, da me risolta qui e nei casi successivi
con l’uso della seconda persona singolare.
8
Ad Spot Award si compone di due sezioni distinte: quella non profit e quella
low
budget (riguardante le campagne commerciali prodotte con un budget fino a
centomila euro).
9 Le ultimissime testimonianze di questo interesse sono la creazione di vari siti Internet
specifici sulla pubblicità sociale (come il China Public Advertisement Website,
Zhongguo gongyi guanggao wang) e il continuo dibattito sull’eventuale
creazione di una legge ad hoc. Si veda anche l’ultimo speciale “Ruhe jianli gongyi
guanggao changxiao yunxing jizhi” (Come creare un meccanismo operativo duraturo
per la pubblicità sociale), in Xiandai guanggao, ottobre 2006, pp. 16-33..
10 Il titolo originale del filmato è “Ma bu
shi ma” (letteralmente: la mamma non è un cavallo), tradotto in inglese
con “Mum or Maid?”. Per la resa in italiano ho preferito rimanere fedele
alla versione inglese, che risulta più immediata.
11 La Dentsu è la più grande agenzia pubblicitaria
giapponese, presente sul mercato cinese con un branch office a Pechino
(nato nel 1994), varie filiali (Shanghai, Canton, Qingdao e Shenzhen) e alcuni
uffici di rappresentanza (Wuhan, Chengdu e Shenyang).
12 Il poster trae spunto dall’omonima favola scritta nel 1954 da Hong Xuntao e molto
nota a tutti i bambini cinesi. Il protagonista è Ma Liang, un orfanello povero
con la passione per il disegno. La pubblicità sociale “Il pennello magico di Ma
Liang” e altre opere cartacee che hanno partecipato alla manifestazione di quest’anno
si possono vedere nel sito Internet dell’Istituto degli Innocenti: http://
www.istitutodeglinnocenti.it/adspot/adspot-galleria.htm.
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