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POLITICA INTERNA

Il 6° Plenum del Pcc tra lotte di potere e "armonia" confuciana

di Marina Miranda

1. La preparazione al XVII Congresso

Il significato politico dell’ultimo Plenum del Partito comunista cinese, svoltosi a ottobre 20061, il 6° del XVI Comitato centrale, può essere colto soprattutto in quanto momento culminante per la preparazione al XVII Congresso del partito, che si terrà nel 2007, presumibilmente in autunno. Proprio in vista di tale importante riunione, per Hu Jintao risulta fondamentale consolidare la propria posizione politica: ne è stato un chiaro segnale l’incriminazione di Chen Liangyu, segretario del partito a Shanghai, consolidata base territoriale di potere di Jiang Zemin2, per il suo coinvolgimento in un grosso scandalo di speculazioni e manomissioni di fondi pensione3. Sebbene nella tradizione politica cinese sia normale che il leader in ritiro mantenga una certa influenza sul proprio successore, Hu Jintao non poteva permettere che l’ombra del suo predecessore si estendesse fino al suo secondo mandato come Segretario generale, conferma che dovrebbe avvenire al XVII Congresso. Per far ciò, Hu si è adoperato perché a Jiang fosse riconosciuta una posizione speciale, quella di indiscusso leader spirituale del partito, una collocazione onoraria e super partes che lo ponesse al di fuori della gestione corrente degli affari politici; in un certo senso una tattica, questa, di dare maggior visibilità all’avversario, per perseguire allo stesso tempo i propri obiettivi strategici. In quest’ottica può essere letta la pubblicazione delle Opere Scelte di Jiang Zemin (Jiang Zemin Wenxuan)4, avvenuta in occasione dell’80° compleanno dell’anziano leader, il 17 agosto 20065. Un ulteriore riconoscimento dell’importante contributo di Jiang al marxismo, attraverso il cosiddetto pensiero de “le tre rappresentatività”6, già inserito nello statuto del partito nel 2002 e nella costituzione del paese nel 20047. Consolidare la propria posizione politica in vista del XVII Congresso, per Hu significa anche iniziare a preparare la successione a se stesso, dato che ci si aspetta che egli si ritiri al termine del suo secondo mandato nel 2012, in occasione del XVIII Congresso.
Infatti, in base a quello che pare ormai un consolidato processo di istituzionalizzazione (zhiduhua) all’interno della leadership, dovrebbe essere rispettato il limite di due mandati per la carica di Segretario generale del partito e quello d’età, secondo cui i membri del Comitato permanente dell’Ufficio politico si dimettano a 70 anni: nel rispetto di tale norma ci si aspetta che al XVII Congresso si ritirino Li Changchun e Jia Qinglin8. Tra le nuove nomine del 2007 nell’organismo ristretto del Politburo vi è quella di colui che potrà essere l’erede designato da Hu, sicuramente uno dei leader della cosiddetta 5° generazione9, su cui già da tempo sono state fatte non poche speculazioni10: tra essi, Li Keqiang11 (n. 1955), Xi Jinping12 (n. 1953), Bo Xilai13 (n. 1949), Li Yuanchao14 (n. 1950). Bisogna, però, ricordare che sono stati necessari dieci anni per preparare la successione a Jiang: Hu infatti è stato nominato membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico nel ’92, all’indomani del XIV Congresso, al 1° Plenum del XIV Comitato centrale e, dieci anni più tardi, Vice presidente della Repubblica alla 1° Sessione della IX legislatura dell’Assemblea nazionale del popolo; una posizione che gli ha dato visibilità internazionale nel ricevere ospiti e diplomatici stranieri. Sebbene la preparazione precedente sia stata molto più lunga, per la successione a Hu il percorso dovrà essere forzatamente accorciato; nel caso in cui, invece, i tempi si rivelassero in realtà troppo stretti e poco maturi, bisognerebbe allora non tralasciare completamente la figura di Zeng Qinghong, il cui prestigio nella gerarchia politica è immediatamente inferiore solo a quello di Hu. Proprio Zeng potrebbe ancora giocare un ruolo importante nel futuro scacchiere politico, sebbene la sua posizione non appaia del tutto chiara al momento: da una parte la stampa occidentale accenna a pressioni affinché gli sia affidata nel 2008 la carica di Presidente della Repubblica15, dall’altra fonti di Hong Kong riferiscono, invece, di una sorta di ridimensionamento della sua influenza, ventilando anche la possibilità di un suo eventuale ritiro16

2. Conflitti sociali e polarizzazione della ricchezza 

Oltre che in chiave di preparazione al XVII Congresso, l’importanza del 6° Plenum va individuata anche sotto un altro aspetto, quello del rafforzamento dello strumento ideologico, indispensabile per il controllo sul partito e sulla società. Il documento politico di questo Plenum17 ha ulteriormente celebrato e legittimato in maniera definitiva la rilevanza di un nuovo modello teorico, quello di una “società armoniosa socialista” (shehuizhuyi hexie shehui). Tale progetto può ritenersi veramente giunto a maturazione solo adesso, dopo che è stato abilmente elaborato nel corso degli ultimi due anni: è stato infatti presentato per la prima volta a settembre 200418, per poi entrare gradualmente a far parte dell’attuale gergo politico, apparendo regolarmente nei successivi documenti ufficiali del partito e del governo19. Nella visione politica dell’attuale leadership viene quindi data ancora maggiore priorità alla realizzazione di una “società armoniosa”, la cui attuazione viene così posta in una posizione di ancora maggior preminenza, in modo da farla diventare la priorità assoluta, lo scopo supremo, il principale slogan della propaganda politica20. La realizzazione di questo modello in Cina è finalizzata a redistribuire più uniformemente la ricchezza creata dallo sviluppo economico, a ridurre contraddizioni e squilibri causati dalla strabiliante ma selvaggia crescita economica degli ultimi anni, a creare maggiore giustizia ed equità sociale. Quello di una “società armoniosa” è un progetto che potrebbe essere attuato solo nel lungo periodo, attraverso un processo lento e graduale, un obiettivo che potrebbe essere raggiunto non prima del 202021. Per la sua realizzazione sarebbero necessarie alcune condizioni basilari, tra cui la stabilità politica, assicurata dal crescente miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. La crescita economica ricopre, infatti, un ruolo importante nell’attuazione di tale modello sociale, la cui essenza è la sempre maggiore diffusione tra la popolazione del benessere prodotto dalle riforme. Il traguardo da raggiungere non dovrebbe essere più solo quello di creare maggiore ricchezza, ma quello di suddividerla più equamente tra tutti, dal momento che l’aumento del benessere collettivo rimane fine a se stesso, se esso non è equamente condiviso dai diversi strati sociali, evitando che alcuni ne beneficino più di altri. E’ opinione comune tra gli studiosi22 che le principali contraddizioni sociali nella Cina contemporanea siano causate da un’eccessiva polarizzazione nella distribuzione della ricchezza, uno dei problemi più gravi che genera antagonismo e conflitti tra i diversi strati, minacciando l’armonia e la stabilità. Se il divario nella suddivisione della ricchezza diventa troppo ampio, la struttura sociale perde il suo equilibrio, sfociando in un’instabilità più o meno acuta. Negli ultimi 27 anni nel corso del processo di riforma, il fenomeno della polarizzazione è stato molto accelerato: in termini di livello del reddito, lo dimostra il valore del coefficiente Gini23, che è vertiginosamente aumentato nel corso degli ultimi trent’anni; esso equivaleva a 0,33 % nel 1979, a 0,382 nel 1988, a 0,434 nel 1994, a 0,4577 nel 1997, a 0,5 nel 200324. Dal momento che il valore medio accettabile di questo coefficiente è compreso tra 0.3 e 0.4, appare evidente come la Cina abbia superato il livello di allerta, al di là del quale le contraddizioni sociali possono sfociare facilmente in conflitti25. In Cina nel 2004 sono stati stimati 236.000 ricchi con un capitale superiore a 1 milione di dollari, che corrispondono allo 0,03% della popolazione economicamente attiva26; al contrario i poveri risultavano essere 29 milioni nel 2003, 800.000 in più rispetto al 200227. Un’equa redistribuzione della ricchezza deve essere, inoltre, accompagnata dal coordinamento degli interessi tra i vari strati, evitando conflitti tra i diversi gruppi sociali, tutelando i diritti e gli interessi dei cittadini, seriamente minacciati da comportamenti illeciti, in modo da assicurare giustizia ed equità sociale per tutti. In una società dove i bisogni sono diversificati ed esiste una molteplicità di gruppi di interesse, l’essenza di una “società armoniosa” consiste quindi nella capacità della struttura sociale di bilanciare e coordinare tale pluralità di obiettivi diversi28. Gli scontri tra interessi economici diversi rappresentano attualmente in Cina le principali contraddizioni sociali; pertanto da parte della nuova leadership vi è una nuova attenzione ai problemi emersi nel processo di riforma che, se non gestiti in maniera appropriata, potrebbero ribaltare il trend di sviluppo e portare a una vera crisi globale. E’ sempre più viva la consapevolezza del fatto che la Cina si sta confrontando con potenziali disordini sociali molto acuti, provocati da ineguaglianze, ingiustizie, fenomeni di corruzione, disparità nello sviluppo e nella distribuzione della ricchezza, verificatisi nel corso della rapidissima crescita economica. In questa visione di “società armoniosa” la stabilità sociale è messa al primo posto, per riequilibrare le disparità, ridurre la disoccupazione e le sperequazioni sociali, combattere efficacemente la corruzione, correggere gli squilibri ed evitare i conflitti che minacciano la conservazione del sistema29. Tali obiettivi possono essere conseguiti se non edificando un vero stato di diritto, almeno migliorando e perfezionando il sistema della “legalità socialista”: a tal fine è prevista una riforma dell’attuale sistema delle petizioni (xinfang), per permettere ai cittadini di far valere con maggior incisività i propri interessi lesi dalle amministrazioni locali. Si calcola che sarebbero più di 10 milioni le petizioni inoltrate ogni anno, delle quali solo una percentuale minima avrebbe trovato risoluzione30

3. L’armonia confuciana 

A un esame superficiale il modello di “società armoniosa” potrebbe essere considerato solo un ennesimo vuoto slogan di propaganda31 , se non si cercasse di individuarne i contenuti specifici, analizzando in particolare il concetto di armonia. Tale nozione deve essere messa in relazione con la cultura cinese tradizionale e in modo specifico con la dottrina confuciana, nella quale essa assume grande importanza: è un concetto fondamentale che rappresenta lo stato di stabilità e tranquillità nella società umana, l’unità dialettica tra cielo e terra, l’equilibrio tra l’uomo e la natura, l’ordine del macrocosmo che si riflette nel microcosmo. La natura e l’uomo costituiscono un’unità imprescindibile e inseparabile (tian ren he yi)32: riconoscendo l’intrinseca superiorità della natura rispetto a se stesso, l’uomo le deve grande rispetto, non deve prevaricarla e danneggiarla, come invece è avvenuto nell’era moderna. Se nella concezione confuciana è molto rilevante il rapporto uomo-natura, altrettanto lo è nella visione politica attuale per l’edificazione di una “società armoniosa”: sembra ci si renda finalmente conto di come la crescita economica non possa più essere perseguita a spese dell’ambiente ed è importante che nel nuovo modello teorico abbia un posto di rilievo il problema ambientale così grave in Cina oggi33 . All’armonia generale l’essere umano può fornire un proprio contributo, conducendo una vita ispirata ai principi di virtù e moralità. Come è noto, il Confucianesimo, in quanto sistema etico, ha una visione del mondo e della società regolata da norme morali di condotta, che sono allo stesso tempo norme sociali, necessarie per stabilire l’armonia tra le persone e nello Stato; esse devono essere interiorizzate e messe in pratica per poter risolvere i problemi sociali e dell’umanità. Tali norme etiche danno vita a un vero e proprio sistema di valori, i cui pilastri sono le cosiddette virtù confuciane, che si completano e interagiscono tra loro. La principale tra esse è ren34, la virtù suprema, il più alto livello di sviluppo morale, la cui perfetta realizzazione è nell’uomo moralmente superiore, in colui che, attraverso lo studio e la disciplina, raggiunge la saggezza e la perfezione etica, esaltando così l’armonia tra l’uomo e la natura. Essendo collegata al modo in cui gli individui interagiscono tra loro, ren è un fattore che produce armonia e pace ed è quindi fondamentale per l’armonia sociale. Sono gli elementi confuciani ravvisabili nella teoria della “società armoniosa” che risultano particolarmente interessanti e di notevole attualità. Proprio su questi aspetti cominciano a concentrarsi gli studi di alcuni autori cinesi: in un articolo recentemente apparso su di una rivista accademica del Jilin35, il modello di “società armoniosa” è collegato direttamente ai principi della dottrina confuciana, applicati a loro volta alla realtà contemporanea. L’armonia nazionale è il risultato di quella dei diversi strati e gruppi sociali all’interno di ciascun paese, delle differenti categorie professionali e delle varie etnie e nazionalità. L’armonia è una condizione di pace ed equilibrio nei rapporti interpersonali tra individui e nei rapporti tra l’individuo e la società, nella totale assenza di conflitti personali e sociali. Nelle diverse organizzazioni e unità di lavoro, coloro che vi appartengono e sono in relazione fra loro devono cooperare e impegnarsi insieme per il bene più alto della collettività. Tra questi gruppi assume grande rilevanza per l’etica confuciana un altro sottoinsieme, la famiglia, base fondamentale della società, il primo nucleo in cui deve essere realizzata l’armonia, nella reciprocità, nell’ordine e nella non conflittualità. A un livello diverso deve essere perseguita l’armonia personale, come equilibrio interno dell’individuo, armonia tra mente e corpo, di notevole importanza nella tradizione confuciana, in quanto coltivazione del sé. In questa accezione era intesa anche l’educazione, come stimolazione delle virtù e delle qualità superiori. All’educazione viene data importanza anche nel progetto attuale della “società armoniosa”, sebbene non nel significato classico, ma in uno spirito di tipo moderno, come trasmissione ai giovani di valori più tradizionali, in una società ormai che ne è priva, orientata unicamente alla ricerca del profitto. Inoltre l’educazione del singolo non è intesa tanto come coltivazione di qualità individuali, ma è soprattutto indirizzata al servizio della collettività.
Nell’attuale progetto, l’armonia personale è sempre in un certo senso subordinata all’armonia di gruppo, che assume preminenza maggiore. In quest’ottica che valorizza il contesto collettivo rispetto a quello individuale, tra le virtù confuciane è necessario prendere in considerazione zhong e shu: il primo termine rappresenta la lealtà che ciascuno deve agli altri, alla collettività e al paese, il secondo l’altruismo o reciprocità, il modo in cui gli individui sono collegati l’un l’altro e non possono agire in maniera disgiunta e indipendente. Per l’ordine generale è importante il ruolo che ciascuno occupa nella gerarchia sociale: se ciascuno sta armoniosamente al proprio posto, anche il paese sarà in armonia. Essendo l’insieme di più fattori, l’armonia del singolo elemento rispetto agli altri determina l’armonia del tutto e della società nel suo complesso. Se i singoli e i diversi gruppi sociali si uniformano alle norme etiche produrranno assenza di conflitti e quindi armonia generale. Dal momento che le azioni di ciascuno sono connesse a quelle degli altri, il subordinato è vincolato al proprio superiore come quest’ultimo lo è ai propri sottoposti. Occupando degnamente il proprio posto nella società, ciascuno è di esempio morale agli altri: se i soggetti più in alto nella scala sociale forniscono un esempio a quelli più in basso, l’armonia e l’assenza di conflitti è assicurata. Questa concomitanza è valida soprattutto al vertice della gerarchia sociale: l’uniformarsi alla virtù da parte del governante è d’esempio per il funzionario e per il cittadino. E’ molto importante per la società cinese contemporanea questo appello alla moralità e al buon governo: con il richiamo a una condotta morale nella vita politica i leader del partito vanno a intaccare le fondamenta sistematiche della corruzione e del malgoverno, che profondamente affliggono oggi il paese. Proprio nella difficile lotta contro la corruzione è sempre più importante l’appello alla moralità. Un leader stabilisce l’ordine con l’esempio morale e il sistema di governo dovrebbe operare basandosi più sull’esempio morale che sulla legge: questa è l’essenza della filosofia politica confuciana. Come nella Cina tradizionale, la condotta morale retta e la ricerca della virtù legittimano il buon governo e sono alla base del mandato celeste, che altrimenti potrebbe essere revocato. La teoria confuciana di un mandato che permette di governare e di prendersi cura del popolo avalla una sorta di dispotismo benevolmente illuminato, basato su ordine, obbedienza ai superiori, devozione allo Stato, salvaguardia della famiglia e sull’anteporre gli interessi della collettività a quelli dell’individuo. Questo ordine confuciano legittima un sistema politico gerarchico ed è intimamente connesso alle norme etiche che regolano la vita personale di ciascun individuo e della società in generale36. Benché impliciti, attualmente i richiami alla tradizione confuciana sono tuttavia chiari, giacché riconducibili all’ormai affermata diffusione nella Repubblica popolare di un movimento filosofico e culturale noto come Nuovo Confucianesimo contemporaneo (Dangdai xin rujia o Dangdai xin ruxue)37: un movimento che ritiene di essere attualmente depositario della trasmissione dei valori confuciani tradizionali, ma che deve essere però distinto dal Neo-confucianesimo di epoca Song (960-11 27) e dei secoli successivi38. Questo movimento si è affermato in Cina popolare a metà degli anni ’80, con la fondazione dell’Istituto per la Cultura Cinese (Zhongguo wenhua shuyuan), diretto da Tang Yijie nel 1984 e con l’organizzazione di due Simposi di Studi Confuciani, tenutisi nel 1987 e nel 1989 a Qufu, nella provincia dello Shandong, città natale di Confucio39. Sebbene i principi dell’ideologia marxista ispirassero grande prudenza e cautela, già alla fine degli anni ’80 l’importanza del Nuovo Confucianesimo era ampiamente ravvisata da alcuni eminenti studiosi della Repubblica popolare: questa corrente di pensiero veniva ritenuta da Fang Keli40 ormai come seconda solo al marxismo e da Zheng Jiadong41 come il movimento filosofico conservatore più influente nella storia della Cina moderna. Nell’ambito della presente analisi bisogna sottolineare che Hu Jintao non ha mai espressamente dichiarato di volersi ricollegare a Confucio nel suo nuovo modello politico e non ha effettuato alcuna riabilitazione ufficiale del Confucianesimo42. Tuttavia appare evidente come il richiamo a valori tradizionali largamente condivisi nella cultura cinese serva a dare un maggior spessore etico al nuovo progetto di “società armoniosa”. Tale programma deve essere considerato come il contributo teorico di Hu Jintao, supremo modello ispiratore dell’attuale linea politica: non è escluso quindi che possa essere elevato e codificato come vero e proprio “importante pensiero”. Anzi la recente ulteriore esaltazione del contributo ideologico di Jiang Zemin, con la pubblicazione delle sue Opere Scelte, di cui si è parlato precedentemente, serve forse a preparare la celebrazione dell’apporto personale di Hu al marxismo. Dato che sinora ciascun leader supremo ha ottenuto tale riconoscimento, c’è forse da aspettarsi che, in occasione del XVII Congresso o successivamente ad esso, il modello di “società armoniosa” sia inserito nello statuto del partito.

 

MONDO CINESE N. 129, OTTOBRE-DICEMBRE 2006

Note

1 Il 6° Plenum del XVI Comitato centrale del Pcc si è svolto esattamente dall’8 all’11 ottobre 2006. Si veda, “Shiliu jie Liu Zhong Quanhui kaimu – Zhuozhong yanjiu goujian hexie shehui wenti” (Si apre il 6° Plenum del XVI Comitato centrale - Si da rilievo allo studio del problema dell’edificazione di una società armoniosa), Renmin Ribao, internet ed. (RmRb), 8.10.2006; “Wei goujian shehuizhuyi hexie shehui nuli fendou” (Lottiamo strenuamente per edificare una società armoniosa socialista), RmRb, 12.10.2006.
2 Yong Bing, “Hu Jintao fanfu zong gong Shanghaiban” (Nella lotta contro la corruzione Hu Jintao attacca radicalmente la Banda di Shanghai), Zheng ming (ZM), n.9 (347), settembre 2006, pp.6-7; Gui Aizong, “Chen Liangyu yan bi fanfu quanshen xiang fu” (Chen Liangyu afferma che nel combattere la corruzione bisogna portare avanti una lotta a tutto campo), ZM, n.10 (348), ottobre 2006, pp.21-23.
3 Poon Siu Tao, “Shanghai Gang losing power struggle”, Asia Times, internet ed. (AT), 31.8.2006; “A corruption scandal in Shanghai makes political mileage for Hu Jintao”, The Economist, internet ed., 7.9.2006; Cary Huang, Shi Jiangtao, “With downfall of Chen, the Jiang Zemin era is over”, South China Morning Post, internet ed. (SCMP), 26.9.2006; Jim Yardley, “News Analysis: China’s boom in corruption”, The New York Times, internet ed. (NYT), 22.10.2005. 
4 A questi scritti di Jiang si vuole dare risalto a livello internazionale: si progetta infatti che nel 2007 l’opera sia tradotta in altre lingue, tra cui inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo e arabo. Si veda, “Jiang Zemin Wenxuan gaochou liubaiwan” (I contributi per le Opere Scelte di Jiang Zemin sono di 6 milioni [di yuan] ), ZM, n.9 (347), settembre 2006, p.20. 
5 “Chuangxin de lilun chengguo, kexue de shijian zhinan – Relie zhuhe Jiang Zemin Wenxuan chuban faxing” (Un risultato teorico completo, una guida pratica scientifica – Ci congratuliamo vivamente per la pubblicazione delle Opere Scelte di Jiang Zemin), RmRb, 8.10.2006.  
6 In base al pensiero de “le tre rappresentatività”, il partito rappresenterebbe “le esigenze di sviluppo delle forze produttive più avanzate, gli orientamenti della cultura più avanzata e gli interessi fondamentali di larghissima parte della popolazione”. Si veda, M. Miranda, “Il Partito comunista cinese da ‘partito rivoluzionario’ a ‘partito di governo’”, Mondo Cinese (MC), n.113, ottobre-dicembre 2002, pp.15-28. 
7 M. Miranda, “‘Sviluppo scientifico’ ed emendamenti costituzionali - I lavori della 2° Sessione della X Assemblea Nazionale del Popolo”, MC, n.118, gennaio-marzo 2004, pp.3-15.
8 Yong Bing, “Xin jie Zhengzhiju ren xuan re zhengyi” (Nella recente riunione dell’Ufficio politico la scelta dei nominativi genera contrasti), ZM, n.9 (347), settembre 2006, p.9.  
9 La cronologia delle diverse generazioni dei leader della Repubblica popolare è costruita non in base agli anni di nascita, ma secondo le date di avvento al potere. Infatti Deng Xiaoping, pur essendo più giovane di solo nove anni rispetto a Mao Zedong (erano nati rispettivamente nel 1904 e nel 1893), è considerato come appartenente alla “seconda generazione”, avendo consolidato definitivamente il proprio potere a partire dalla fine degli anni ’70, dopo la morte di Mao. Inoltre l’ex-segretario generale del Pcc, Jiang Zemin, è ritenuto come appartenente alla “terza”, essendo arrivato al potere nel 1989, dopo l’epurazione di Zhao Ziyang, mentre il suo successore, Hu Jintao, alla “quarta”. 
10 Nathan, Andrew J., Gilley, Bruce, China’s New Rulers – the Secret Files, London, Granta Books, 2003, pp.57-61 e 120-135. Quest’opera è la versione inglese di un noto best-seller in cinese, Di-si Dai (La Quarta generazione), a cura di Zong Hairen, New York, Ming jing chubanshe (Mirror Books), 2002.
11 Attualmente Segretario del Pcc nel Liaoning dal 2004, Li Keqiang è forse il candidato più accreditato, data la sua lunga militanza nella Lega della Gioventù comunista a partire dal 1980. 
12 Figlio di Xi Zhongxun, un veterano della Lunga marcia, Xi Jinping è attualmente Segretario del Pcc nel Zhejiang dal 2002. 
13 Figlio di Bo Yibo, il più anziano dei veterani in ritiro, recentemente scomparso il 15 gennaio 2007 all’età di 98 anni, Bo Xilai detiene attualmente una carica nel governo centrale, quella di Ministro del commercio.
14 Attualmente Segretario del Pcc nel Jiangsu, Li Yuanchao vanta anch’egli una lunga militanza nella Lega della Gioventù comunista. 
15 “Hu is urged to cede his position to the Vice president”, The International Herald Tribune, internet ed. (IHT), 10.1.2007; David Fullbrook, “Rumors of a split in China’s elite”, AT, 16.1.2007. 
16 Yong Bing, “Zeng Qinghong zheng Junwei fu zhuxi yu cuo” (La lotta di Zeng Qinghong per la vice presidenza della Commissione militare centrale incontra difficoltà), ZM, n.9 (347), settembre 2006, pp.10-11; Id., “Shiqi Da Choubeizu Zeng Qinghong xue quan” (Nel Comitato preparatore al XVII Congresso si riduce il potere di Zeng Qinghong), ZM, n.349, novembre 2006, pp.8-9; Id., “Zeng Qinghong tu yan tui” (Zeng Qinghong inaspettatamente dichiara di ritirarsi), ZM, n.350, dicembre 2006, pp.6-7. 
17 “Zhonggong Zhongyang guanyu goujian shehuizhuyi hexie shehui ruogan zhongda wenti de jueding” (Risoluzioni del Comitato centrale del Pcc su alcuni importanti problemi riguardanti l’edificazione di una società armoniosa socialista), Rm- Rb, 18.10.2006.  
18 Il modello di una “società armoniosa” è menzionato per la prima volta nel documento politico del 4° Plenum del XVI Comitato centrale: “Zhonggong Zhongyang guanyu jiaqiang dang de zhizheng nengli jianshe de jueding” (Risoluzioni del Comitato centrale del Pcc per rafforzare la capacità di governo del partito), Beijing Qingnian Bao, 27.9.2004, pp.1-3.  
19  A tale modello ha fatto riferimento il documento ufficiale del 5° Plenum del XVI Comitato centrale a ottobre 2005 (RmRb, 19.10.2005) e i rapporti sull’attività di governo presentati dal Primo ministro a marzo 2005 e a marzo 2006 (rispettivamente RmRb, 6.3.2005 e RmRb, 6.3.2006). 
20 “CPC key plenum elevates social harmony to more prominent position”, People’s Daily, internet ed. (PD), 12.10.2006; Joseph Kahn, “China Makes Commitment to Social Harmony”, NYT, 12.10.2006; Ting Shi, “Harmony the word at party meeting”, SCMP, 9.10.2006. 
21  Su Huizhi, “Dui Zhonggong goujian shehuizhuyi hexie shehui zhi fenxi” (Un’analisi dell’edificazione di una società armoniosa socialista dei Comunisti cinesi), Zhonggong Yanjiu, vol.39, n.6, giugno 2005, pp.35-49; Zhang Suyun, Li Shaoyan, “Woguo shehui jieceng jiegou bianqian yu goujian shehuizhuyi hexie shehui” (I cambiamenti della struttura sociale del nostro paese, l’edificazione di una società armoniosa socialista), Liaoning Daxue Xuebao, vol.34, n.1, gennaio 2006, pp.19-24. 
22 Li Qiang, Shehui Fenceng yu Pinfu Chabie (Stratificazione sociale e disparità tra ricchi e poveri), Xiamen, Lujiang chubanshe, 2000, pp.82-104; Lu Xueyi, Dangdai Zhongguo Shehui Liudong (La mobilità sociale nella Cina contemporanea), Pechino, Shehui Kexue Wenxian chubanshe, 2004, pp.15-23.
23 I valori numerici del coefficiente Gini, spaziano da 0 a 1: se i suoi valori numerici si avvicinano a 1, stanno ad indicare un grado molto alto di squilibrio nella distribuzione del reddito, mentre, al contrario, un maggior equilibrio nell’avvicinarsi a 0.
24 Li Qiang, “Jingji fenceng yu zhengzhi fenceng” (Stratificazione economica e stratificaizone politica), Shehuixue Yanjiu, n.4, dicembre 1997, pp.25-32. 
25 “Party school journal warns against China’s widening income gap”, PD, 21.9.2005; Elaine Wu, “Five years until income ‘red alert’”, SCMP, 4.10.2005. 
26 “How many wealthier people does China have after all?”, PD, 14.9.2004; i dati riportati sono quelli forniti dal Merrill Lynch Annual Global Fortune Report.
27 Mure Dickie, “UN calls for reform in China to narrow growing income gap and aid stability”, The Financial Times, internet ed. (FT), 17.12.2005.
28 Lan Xinzhen, “Building a Stable Society - The government vows to create more social harmony in the effort to build a moderately well-off society”, Beijing Review, internet ed. (BR), n.3, 20.1.2005.
29 Richard McGregor, “Data show social unrest on the rise in China”, FT, 19.1.2006; “Protests and riots on the rise, Chinese state media says”, IHT, 8.12.2006; “Unrest is challenging party rule, Xinhua says in rare appraisal”, SCMP, 9.12. 2006. 
30 Ting Shi, “Petition system reform due after party plenum”, SCMP, 6.10.2006.
31 Bao Tong, “Lun ‘hexie shehui’” (La ‘società armoniosa’), ZM, n.11 (349), 2006, pp.33-37.
32 Per l’applicazione dei principi confuciani al moderno problema ambientale, si veda Elizabeth C. Economy, The River Runs Black – The Environmental Challenge to China’s Future, Ithaca & London, Cornell University Press, 2004, pp.27-57. 
33 Tuttavia la sensibilizzazione dell’attuale leadership è solo molto recente, dato che al 2005 risale il primo documento ufficiale di programmazione economica in cui viene dato ampio risalto ai problemi dell’impatto dello sviluppo economico sull’ambiente: si tratta del documento ufficiale del 5° Plenum del XVI Comitato centrale del Pcc, che si è svolto a ottobre 2005, i “Suggerimenti del Comitato centrale del Pcc per l’elaborazione dell’11 ° programma quinquennale” (RmRb, 19.10.2005, op.cit.).
34 Il termine ren può essere tradotto come umanità, benevolenza, compassione: è l’incapacità di mostrare indifferenza verso le sofferenze altrui e l’attitudine a simpatizzare con le altrui miserie. 
35 Yi Xiaoming, Zhou Zhonghua, “Hexie shehui de sange cengci” (I tre livelli della società armoniosa), Shehui Kexue Zhanxian, n.4 (142), 2006, pp.234-38. 
36 Jiang Qing, Zhengzhi Ruxue: Dangdai Ruxue de Zhuanxiang, Tezhi yu Fazhan (Il Confucianesimo politico: sviluppo e re-orientamento del Confucianesimo contemporaneo), Pechino, Shenghuo, dushu, xinzhi sanlian shudian, 2003. 
37 La periodizzazione del movimento confuciano contemporaneo è piuttosto controversa, dato che le sue radici, secondo alcuni, risalirebbero agli inizi del XX secolo, per poi svilupparsi negli anni ’40-’50; tuttavia la tesi più attendibile appare quella di John Makeham (New Confucianism: a Critical Examination, Palgrave- Macmillan, New York, 2003,) secondo cui il Nuovo Confucianesimo si sarebbe affermato come scuola filosofica con caratteristiche proprie e ben distinte solo a partire dagli anni ’70 del 1900. Si veda inoltre, Daniel A. Bell, Hahm Chaibong, (a cura di), Confucianism for the Modern World, Cambridge, Cambridge University Press, 2003; Umberto Bresciani, Reinventing Confucianism: The New Confucian Movement, Taipei Ricci Institute for Chinese Studies, Taipei, Taiwan, 2001; Seong Hwan Cha, “Modern Chinese Confucianism: The Contemporary Neo-Confucian Movement and its Cultural Significance”, Social Compass, n.50, 2003, pp.481-491; John Makeham, “Guo Qiyong and Zheng Jiadong on New Confucianism”, Contemporary Chinese Thought, vol.36, n.2, inverno 2004, pp.3-17. 
38 A differenza di altri sistemi filosofici, il Confucianesimo ha avuto la straordinaria capacità di sopravvivere attraverso le varie epoche e fasi della storia della Cina, grazie alla sua estrema adattabilità e permeabilità, incorporando e riadattando dottrine e filosofie diverse. Il pensiero di Confucio subì una sostanziale trasformazione durante il periodo Song, ad opera di Zhu Xi (1130-1200), il quale, elaborando la metafisica buddista, dette vita a un nuovo sincretismo filosofico che prese il nome di Neo-confucianesimo. Successivamente la scuola neo-confuciana fu arricchita da nuovi contributi: in epoca Ming (1368-1644), Wang Yangming (1472-1529), ampliando il processo della “conoscenza intuitiva”, sviluppò all’interno di essa una corrente “idealista”. 
39 Wei Liming, “Confucianism: still a subject of interest”, BR, vol.32, n.51, dicembre 1989, pp.17-21. 
40 Fang Keli, “Guanyu Xiandai Xin Rujia yanjiu de jige wenti” (Alcuni problemi riguardanti gli studi sul Nuovo Confucianesimo contemporaneo), in Guanyu Xiandai Xin Rujia yanjiu lunji (Raccolta di saggi riguardanti gli studi sul Nuovo Confucianesimo contemporaneo), a cura di Id. e Li Jinquan, Beijing Shehui Kexue chubanshe, 1989, vol.I, p.7. 
41 Zheng Jiadong, “Rujia yu Xin Rujia de mingyun” (Il destino del Confucianesimo e del Nuovo Confucianesimo), Zhexue yanjiu, n.3, 1989, p.14. 
42 Come è noto, i comunisti cinesi avevano considerato il Confucianesimo come lo strumento di oppressione sul piano ideologico della vecchia società, rigettando completamente i valori dell’antica tradizione classica. Agli inizi del XX secolo una violenta ribellione al sistema confuciano si era sviluppato durante il movimento di “Nuova Cultura”, negli anni dal 1915 al 1921. Si veda, Lin Yü-sheng, The Crisis of Chinese Consciousness: Radical Anti-Traditionalism in the May Fourth Era, Madison, University of Wisconsin Press, 1979; Vera Schwarcz, The Chinese Enlightment: Intellectuals and the Legacy of he May Fourth Movement of 1919, Berkeley- Los Angeles, University of California Press, 1986. 

 

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